La Grotta Monterin

Magari se evitavano la scritta di carburo...

Fabio

ma chi sono questi INCIVILI , che vanno nel cuore del deserto e scrivono sulle pareti di una grotta le loro iniziali ?

MALEDUCATI ed INCIVILI

sono da bannare o meglio da denunciare .

Mi trovi d'accordo , ma i loro nomi sono nell'articolo , poi SAG è la loro sigla associativa

Anch'io non l'avrei fatto, ma non mi pare un grande affronto all'Africa, tanto potranno andare a vedere quella scritta solo altri appassionati di speleologia che potrebbero essere interessati a questi riferimenti.
In modo non molto diverso potrebbe essere considerato il lasciare una bandiera sulla cima dell'Everest.
Molto peggio sono gli scarabocchi in arabo a fianco di pitture rupestri....
Rispettare il deserto si deve, ma senza rischiare il fondamentalismo.

Non so se con i bannamenti che volano in queste ore il mio intervento possa essere frainteso, ma mi pare corretto dire che si potrebbe farlo presente direttamente all' autrice,che tra l'altro ha appena inserito un report:
http://www.sahara.it/bm/saharaThree/viaggi/resoconti/laghi-mandara-mujiezzin-e.shtml

Anzi, non sarebbe male che la segnalazione la facesse la Staff di Sahara.it, visto che presumo sia abbastanza poco conforme con le linee guida del sito

Allora diciamo che si poteva usare metodi un po' più "fini" ,come ad esempio, una bella targa con un chiodino , magari quelli che verrando dopo vedendola avrebbero lo stimolo a non avere gli stessi istinti perchè altrimenti (anche se non in tempi brevi presumo) scritta su scritta tra qualche migliaio di anni avremmo una Foggini .
Diciamo che è stata una leggerezza da non ripetere , forse può sembrare un intervento duro ma non voleva essere tale , ma comunque dettato dalla nostra riverenza e rispetto di luoghi che amiamo.

Per essere sinceri noi ci troviamo più in sintonia con il commento di Raskebir.
Anche noi non l'avremmo fatto e anche noi riteniamo che "lasciare il proprio segno" non è cosa furba. Una volta si usava molto fra gli esploratori. Adesso non più (per fortuna).

Però siamo più colpiti dalla interessante spedizione e dalla bella impresa realizzata che dallo scarabocchio di fuliggine (per fortuna reversibile) lasciato in un luogo che i militari adoperano come mondezzaio da tempo immemorabile.
E riteniamo anche che sia un peccato che le (giuste) critiche a questo piccolo gesto (sbagliato) arrivino a sostituirsi ai commenti all'interessante impresa.

Di solito per le testimonianze al giorno d'oggi credo siano sufficienti le fotografie. Noi quando siamo stati alla grotta per la prima volta (aprile 2006) non ci siamo sognati di lasciare tracce del nostro passaggio. Ma forse si tratta solo di soggettiva sensibilità che alberga in ognuno di noi in maniera differente.

Nell'articolo vi sono alcune imprecisioni, per raggiungere la zona della grotta sono sufficienti 45 minuti, il sentiero è ben marcato fino alla zona della guelta dove gli italiani prelevavano l'acqua, ovvero nella zona in cui ci sono (o per lo meno c'erano...) alcuni pezzi di una pompa. Il percorso di discesa è lo stesso della salita, non vedo quindi come si possa smarrire la strada.

Non è vero che nella zona del Jebel Uweinat non piove dal 2005, prova ne è che quando siamo saliti sul Bagnold nei primi di gennaio 2008, la vegetazione era oltremodo rigogliosa per quell'area, inoltre in quei giorni la grotta era piena di acqua già fin dall'ingresso.

Anche nel Tassili, ad esempio, ci sono le numerazioni che gli studiosi hanno lasciato preso i siti come catalogazione, ma questo non è deturpare. Non ho visto la scritta in carburo (sigh), ma se lo scopo è simile non ci vedo nulla di male. Non credo che sia stata fatta a caratteri cubitali, uno appassionato/studioso che si sciroppa tutto in viaggio per arrivare lì credo che abbia rispetto del luogo molto più di altri.