Il leader della Jihad islamica egiziana accusa al-Qaeda di essere al servizio degli Usa
Peacereporter Il dottor Fazel, nel suo libro di memorie, accusa Bin Laden e al-Zawahiri di aver ucciso più civili musulamni dell'esercito israeliano
Sayd Imam, noto anche come dottor Fazel, è un nome che non dice molto ai non addetti ai lavori. Si tratta dello storico leader della Jihad Islamica egiziana, molto rispettato nel mondo islamico e uno dei primi teorici della lotta armata.
Ma su modelli differenti da quelli propugnati da al-Qaeda. La differeza di vedute sul coplire i civili, per esempio, a causato al dottor Fazel una serie di attacchi di al-Zawahiri, numero due di al-Qaeda e egiziano lui stesso. Nel suo libro di memorie Promemoria sul libro della discolpa, il dottor Fazel risponde punto per punto alle accuse di al-Qaeda, che lo accusa di essere diventato in carcere al Cairo una spia del governo di Mubarak. ''Il numero di musulmani uccisi da al-Qaeda supera di gran lunga quello dei musulmani uccisi da Israele'', dice Fazel citato oggi dal quotidiano arabo al-Sharq al-Awsat, ''sia il Corano che la Sunna ci insegnano che i problemi dei musulmani non vengono dalla presenza dei miscredenti, ma dai musulmani stessi. Ci insegnano che i problemi dei musulmani sopraggiungono a causa della loro corruzione. Chi dice, come fanno loro, che le disgrazie dei musulmani avvengono a causa degli americani e degli ebrei, mente e nega il Corano e la Sunna. Ma Bin Laden e Zawahiri analizzano le cose in modo superficiale senza indagare a fondo e scoprirne la verità, e non dicono che il male viene da noi. La maggior parte dell'ultimo libro di al-Zawahiri, 'La discolpa', si basa proprio su questa idea sbagliata. Chi ha permesso l'ingresso degli americani in Iraq e Afghanistan nel 2001 se non al-Zawahiri e Bin Laden? Chi ha fatto aprire la prigione di Guantanamo se non la stupidità di Bin Laden?''.
Il Dottor Fazel accusa Bin Laden di aver assunto alcune posizioni solo per scopi personali. Infine racconta ciò che avvenne in Afghanistan alla vigilia dell'11 settembre e parla di una divergenza di opinioni tra il terrorista saudita e il capo dei talebani, il Mullah Omar. ''I preparativi degli attentati dell'11 settembre sono iniziati circa due anni prima la loro esecuzione - scrive -. Quando tutto era pronto, nel giugno del 2001, Bin Laden annunciò che a breve ci sarebbe stato un grosso attentato contro gli Stati Uniti senza specificare dove e senza fornire ulteriori particolari. Allora fu criticato da alcuni membri della commissione sharaitica, tra cui il Mullah Omar, secondo il quale il suo piccolo emirato islamico dell'Afghanistan non avrebbe avuto la forza di affrontare una guerra contro gli americani. Allora Bin Laden introdusse una cosa nuova nella sharia, perché rispose che il Mullah Omar era il loro emiro limitatamente a ciò che avveniva in Afghanistan, ma non poteva intromettersi in quanto era in preparazione all'estero. Durante la sua permanenza in Afghanistan, dal 1996 all'ottobre del 2001, Bin Laden ha sempre tenuto in poca considerazione il governo dei talebani e per avendo giurato fedeltà al Mullah Omar li considerava come un mezzo per raggiungere il proprio obiettivo personale, distruggere l'America, sacrificando l'Afghanistan e i talebani, così come prevedeva l'alleanza fatta con il suo amico di sempre il capo dei servizi segreti pakistani, il generale Mahmoud Ahmad, che considerava quello dei talebani uno stato all'interno di un altro stato''.