Soleva dire un mio vecchio professore di matematica che:
"difficile è ciò che non si sa fare. Il resto è facile!" Dopo la premessa vi riporto la descrizione della "Vecchia Gæsavatnaleið" così come descritta dalla Lonely Planet:
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"…se qualcuno vi dice che la vecchia Gæsavatnaleið non è più percorribile, sappiate che si sta riferendo al vecchio percorso sud, noto per essere la srada seguita dall'eroe fuggitivo Alan Stewart nel thriller “corsa nel buio” di Desmon Bagley. In realtà non è impraticabile, ma fino ad ora nessun gruppo l'ha voluta affrontare e con l'apertura della nuova Gæsavatnaleið non è più nemmeno soggetta a manutenzione. Perciò questo è uno dei viaggi più accidentati d'Islanda e potrebbe essere affrontato con un potente fuoristrada solo da persone che sanno quello che fanno.
Venendo da ovest, la pista incomincia a Tòmasarhagi, a nord di Nyìdalur, poi attraversa labirintici campi di lava, tratti di neve perenne e fiumi non sormontati da ponti, fino a raggiungere la piacevole oasi verde di Gæsavötn (“laghi delle oche” ;).
Sfortunatamente la difficoltà del percorso non diminuisce.
Da Gæsavötn la pista sale su un fondo di sabbia e lava fino al passo ghiacciato di 1000 m di Trölladingjuhàls disseminato di ciottoli, con la nera calotta glaciale di Dyngjujökull (uno sperone del Vatnajökull incrostato di sabbia nera di origine vulcanica) situata a sud e il vulcano spento di Trölladyngja a nord. Il ghiaccio sciolto, le distese di neve, il vento e la sabbia trasportata dal vento sono tutte possibili rischi.
A questo punto la strada devia a nord e diventa pianeggiante sulla pianura di Vatnajökull, sabbiosa e spesso limacciosa per l'erosione dell'acqua. Quando il terreno non è troppo caldo, bagnato o secco è possibile avanzare in questo deserto sino al rifugio di Dreki sull' Öskjuleið."
(da: ISLANDA – Lonely Planet-EDT – 1998)
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Adesso vi dico la mia
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Io ho tentato due volte (con il mio 4-Runner):
La prima da ovest, così come riportato dalla Lonely Planet. erò ero stato avvisato prima di partire (rifugio di Nyìdalur se non ricordo male) che non era praticabile causa lo straripamento di un lago subglaciale (evento tutt'altro che raro in Islanda, che causa un alcuni straipamenti e piene che rendono spesso impraticabili alcuni tratti).
Essendo ancora poco smaliziati abbiamo tentato ugualmente.
Al secondo guado mi sono reso conto ch3e non valeva la pena rischiare. Era un torrentello all'apparenza da poco, ma PROFONDO ed impetuoso.
Il mio amico con il MAGIRUS-IVECO 4x4 passava avanti e indietro senza difficoltà, ma... era più di 1 metro di profondità, con una grossa rampa...ed era solo il secondo!
Abbiamo continuato il giro per altre vie (c'è l'inbarazzo della scelta) e...
Dopo circa 3 giorni abbiamo deciso di riprovare a ritroso (venivamo dalla (bellissima!) pista dell'Askia.
Questa volta le difficoltà descritte (con molta enfasi, lo ammetto) dalla Lonely Planet ci si sono presentate "al contrario"!
Nulla di insuperabile comunque. Ammetto che il tempo era eccellente!
A parte il resto (sabbie e ghiacci e lava compresi) mi resta memorabile l'attraversamento di una (apparentemente) innocente sterminata pianura con ghiacciaio sullo sfondo:
Erano circa le 15. Ero in testa (come sempre). Improvvisamente scorgo un rivolo d'acqua che mi viene incontro. Esattamente come se qualcuno avesse scordato il rubinetto della vasca da bagno aperto!
Dopo pochi minuti il rivolo si allarga, poi si allarga ancora e poi...
In circa 20 minuti l'intera pianura diventa prima una palude e poi il letto (larghissimo) di un fiume che scorreva velocissimo.
Procediamo il più velocemente possibile verso l'altopiano con l'acqua che saliva velocemente.
Arriviamo in salvo senza problemi, ma con il cuore in gola! (tratti piu profondi = circa altezza ruote).
Poi osserviamo dall'altopiano (mentre pranzavamo) il passaggio di un gruppo di fuoristrada sopraggiundo dopo circa 1 ora in senso opposto al nostro e ci rendiamo conto che continuava ad essere praticabile (seppure con estrema prudenza).
Verso le 8 di sera (sole alto quindi) arriviamo finalmente al sopracitato penultimo guado (quello che abortì il primo tentativo).
Ahimè era esattamente come tre giorni prima
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Consapevoli della difficoltà del tornare indietro (eravamo in auto da circa 12 ore) abbiamo deciso per una manovra estrema:
E' passato prima il MAGIRUS e poi io al traino (con il motore spento)
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Dopo poco eravamo al rifugio di Nyìdalur (credo), al termine di una delle giornate di fuoristrada più belle della mia vita!