> Chissà se qualcuno che prima di leggere questo 3ad non conosceva Laszlo E. Almasy ne ha poi comprato il libro? <
Mi ricorda la mia vicenda personale, ma, in un certo senso, all'inverso.
Come ti dicevo, dopo la storia del messaggio, dell'incontro a Londra, ecc., non mi era sfuggito che lo spettro di Almasy (di cui non sapevo nulla al tempo) aleggiava ancora nei racconti dei sopravvisuti della saga di Zerzura. Erano riferimenti strani, un misto di odio-ammirazione, come quando Bagnold mi disse (+ o -): "Dove passava A. non potevi sbagliarti, c'erano sempre degli inconfondibili mucci di sigarette messi lì, in verticale sulla sabbia!". Col senno di poi, consapevole della mentalità di A., e B. penso che ne fosse perfettamente consapevole, quello era il suo personalissimo "imprinting", era semplicemente la soddisfazione di far sapere a B. che lui era stato lì, prima di lui!
Conoscendo chi era B., ciò non è da poco...
Riguardo la vicenda di A. sul Gilf, sì è raccontata molto bene...
A. rischiò tre volte la vita:
La prima la racconta Eppler: dopo una notte di bagordi al Cairo, A. gli propose di fare un "giretto" nel deserto per vedere l'alba. Presero la Ford A, ma A. fece più di 300 km non si sa dove nel deserto, ad un certo punto si ruppe il semiasse della Ford. Ormai era giorno fatto, Eppler racconta che A. scese dalla macchina, e disse tranquillamente (+ o -): "Non abbiamo acqua, siamo in un posto impossibile: per noi è giunta l'ultima ora; non ci resta che aspettare...!". Detto ciò si infilò sotto la Ford e si mise a dormire.
Eppler era evidentemente esterefatto: proprio non riusciva a rendersi conto come potesse succedere un fatto così fatale, solo per aver fatto un "giretto" nel deserto.
Fortuna volle che Penderel, che aveva passato parte della nottata al Cairo con loro, il giorno dopo, non vedendoli tornare, riuscì a segure le tracce sulla sabbia di quella "passeggiata nel deserto", e trovò i due malcapitati.
Le altre due le racconterò, magari, un'altra volta.
Riguardo la mia storia su A.: come ti dicevo, ad un certo punto ero convinto di essere entrato dentro una storia meravigliosa. Controllai su internet: cercando A. non dava alcun risultato. Una sera, mentre guardavo rinco la TV, durante un intemezzo pubblicitario, vidi la sequenza di un aereo che cadeva nella sabbia e una voce che diceva "Il paziente inglese".
Ricordo che ebbi la netta impressione che mi crollasse il mondo addosso!