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Messaggio inizialmente inserito da -Elia-:
In effetti il topic del tread, evidentemente ben oltre la mia volontà, si è trasformato in maniera "corale" in una saga sugli errori che ho commesso.

Sto volentieri al gioco, argomentando un poco più approfonditamente su quali sono state le considerazioni che mi hanno portato ad assumere la decisione di partire (con l'aggravante della famiglia al seguito) e di non tornare indietro alle prime difficoltà, pur essendo di normale intelligenza e ben lontano dall'approccio della "impresa estrema".

Prescindo dall'incidente! Sono su questo abbastanza fatalista, avrebbe potuto accadermi anche sulla Roma-Napoli.

Il tragitto da Sebha ad Al Wigh, era su asfalto sino ad Umm Al Aranib, da cui si proseguiva sempre su asfalto verso est in direzione di Meseguin. Ben prima di arrivare a quest'ultima località, si lasciava la strada e si proseguiva su pista verso sud.

La pista era segnata da picchetti numerati, uno ogni 10 km (se non ricordo male!) sino a Al Wigh.

E' intuitivo che il tragitto nord-sud era molto impegnativo, avendo come "bersaglio" un puntino nel deserto che era il cantiere.

Chi ha viaggiato nel deserto sa quanto sia "basso" l'orizzonte in un luogo senza alture, a poco aiuta salire sul tetto del toyota. Anche per la "volpe del deserto" più smaliziata non c'era alternativa al seguire i picchetti. Per assurdo era più semplice localizzarlo di notte, nel buio assoluto, la luminiscenza dell'illuminazione del campo era visibile a decine di km di distanza.

Molto più semplice in direzione sud-nord! Il "bersaglio" era la strada che da Umm Al Aranib portava a Meseguin e poi a Zawilah, un nastro d'asfalto in direzione est-ovest di oltre 50 km, impossibile da mancare tenendo la rotta verso nord. In effetti per sicurezza, piegavo sempre di qualche grado verso ovest, perchè se l'avessi "mancato", sarei finito o sulla Umm Al Aranib - Ghadduwah o dentro Al Katrum.

Questo spiega perchè ho scelto di partire verso Sebha, nonostante le condizioni avverse e perchè nelle stesse condizioni, non sarei mai partito per il tragitto inverso. Spiega anche perchè nonostante il buio e la bassissima visibilità, non son tornato indietro, ritenendolo più difficile e pericoloso.

Il "peccato originale" è invece essere partito con una sola vettura ed un solo autista.

Tralasciamo la ovvia sopravalutazione delle proprie capacità, che si acquisisce inevitabilmente con l'abitudine, anche nelle attività più pericolose, per cui un anno prima non mi sarebbe neanche venuto in mente di fare quel tragitto da solo.

Diciamo che con decine e decine di mezzi in giro nel deserto da due anni, non avevamo avuto una sola panne. L'efficenza dei mezzi era garantita da una manutenzione di stile aereonautico, per cui ogni vettura o mezzo di trasporto, al rientro da un trasferimento, subiva un accurato tagliando nelle nostre officine, prima di ripartire.

Questo è tutto! Quindi una imprudenza (non credo completa dabbenaggine) che è stata resa "indimenticabile" dall'incidente sofferto, senza il quale difficilmente sarebbe sopravvissuta nei ricordi.

Magari per il 2006 ne ho già parlato troppo.................. la ricorderò di nuovo nel 2031, per il 50° anniversario. (....... ma ci sarò???? Ma si! Dovrei essere a quella data un arzillo vecchietto di 78 anni! \:D )

Di nuovo ciao a tutti e ben trovati!

Ti stai rivelando sempre più saggio e simpatico ,ma soprattutto i tuoi ricordi della vita in un cantiere "sperduto" nel Sahara sarebbero MOOOLTO interessanti: in attesa del 50° anniversario dell'incidente,non ci racconteresti qualche altro episodio, non necessariamente drammatico , magari nemmeno "istruttivo", ma semplicemente vero , di vita vissuta nel Sahara non da turista "mordi e fuggi" ma da abitante non autoctono?
Grazie in anticipo!
:)Luca

[ 24 Gennaio 2006: Messaggio editato da: l.a.leoni ]
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Z.C.50