Mi presento subito dopo essermi registrato e quale miglior posto di un bar per fare conoscenza!
Sono Elia, ho 53 anni, vivo a Fano (protempore!) e, tanto per non essere in pieno OT, ho a lungo lavorato in Libya, a Tripoli, Sirte, Bengazi e Sheba.
L'itinerario nel deserto che conosco meglio (avanti e indietro almeno 30 volte), è quello che da Sebha (27,0333N 14,3333E) scende a sud su asfalto verso Ghadduwah (26,4333N 143000E) e Umm Al Aranib (26,1333N 14,7500E), superata la quale, niente più asfalto ma solo pista, verso Hummayra (26,0667N 14,8333E) e poi il niente, un deserto solo sassi e pietre, montuoso, al tempo senza piste tracciate (ricordo che i primi picchetti per segnarla li mettemmo noi insieme ai militari libici) lasciandoci a ovest Al Katrum (24,9514N 14,6486E) e Tajarhi (24,3700N 14,4708E), si giungeva a Al Wigh (24,2703N 14,9756E).
Ad Al Wigh si doveva costruire un supersegreto aereoporto militare (supersegreto ai tempi -1980- con la guerra in corso con i ribelli Tchadiani del Nord) ed era il motivo per cui mi trovavo lì.
Ho l'impressione che quella zona sia ancora interdetta al turismo, del resto la strada per raggiungere l'aereporto, solo battuta e compattata, che stavano costruendo delle società cubane (in reltà militari), non l'ho trovata sulle mappe che ho consultato.
Non vado però in Africa da molti anni, attualmente mie zone d'interesse professionale sono ad est, Romania ed Ukraina.
Ritornando a questo itinerario, ricordo un trasferimento, sud-nord da Al Wigh a Sebha,di cui domani è il 25° anniversario.
Il 21 gennaio 1981, ho fatto tutto quello che non si deve fare nel deserto. GPS e telefoni satellitari al tempo non c'erano, quando un convoglio partiva, si comunicava a mezzo radio oc l'orario di partenza alla base di destinazione. In presenza di un consistente ritardo di arrivo, partivano le ricerche, quasi alla cieca su un territorio immenso.
Io sono partito con una sola macchina, che ero l'unico in grado di condurre (mia moglie al tempo non guidava, mia figlia aveva 5 anni), nel primo pomeriggio con la prospettiva di fare una parte del viaggio al buio, mentre si preannunciava un inizio di tempesta di sabbia e con troppa fretta.
In effetti si è fatto buio, il vento ha alzato polvere e sabbia e la visibilità notturna non superava le poche decine di metri, viaggiavo troppo veloce e troppo a lato della pista battuta. Ho perso cognizione esatta di dove mi trovavo e, prima di raggiungere Al Aranib, quindi l'asfalto, ho fatto fare diverse "capriole" al toyota.
Sono stato fortunato! In primo luogo perchè mia moglie e mia figlia sono uscite quasi illese (a vedere la vettura si stenta a crederlo), poi perchè dopo qualche ora sono stato soccorso da un convoglio portoghese che transitava (il cielo mi ha veramente aiutato!) a poche decine di metri.
Ho avuto il braccio sinistro gravemente lesionato in più punti, un intervento di un chirurgo bulgaro presso l'ospedale di Sebha, altri quattro, con due trapianti di osso, a Roma, ma ho evitato l'amputazione. E' proprio il caso di dire che tutto è bene quel che finisce bene. Non amo parlarne spesso, solo l'imminenza dell'anniversario mi ha portato a pensarci e a scriverne.
Dopo un anno di tribolazioni ospedaliere, son tornato in Libya, in Cirenaica e nella Sirte. Dovevo farlo, non potevo sentirmi menomato a 30 anni! Appena mi è stato possibile, ho preso un volo Bengazi Sebha e, ottenuti i permessi, son tornato nel luogo esatto dell'incidente, ho rifatto parte del percorso e ho metabolizzato le enormi imprudenze che avevo commesso e che, del resto, avevo pagato.
Ho rubato troppo tempo e attenzione, chiedo scusa per la prolissità.
A risentirci, ciao, Elia