purtroppo il problema è annoso, la tutela del patrimonio, ma soprattutto il problema della tutela da chi e da che cosa..
ora vi faccio uno scialappone... :p
Partiamo dal presupposto di aver già deciso (non è vero) cosa valga la pena di essere tutelato e cosa no*. Bene, ora dobbiamo decidere da cosa tutelarlo.
a) dall'oblio.
b) dal passare del tempo e dunque dal suo decadimento/trasformazione
c) dai cosidetti vandali/cioè dal prematuro decadimento per mano scellerata
Il primo punto forse è all'origine degli altri. Finchè il nostro bene è sconosciuto, nessuno lo ha mai visto, esso è abbandonato al suo destino; e se il destino è diretta volontà del Supremo, tutto sembra filare in maniera naturale. Il nostro tempio/la nostra macina, nati dalla pietra, percorreranno il loro naturale cammino e pietra ritorneranno ad essere.
Tutto bene, tranne che l'essere celato alla conoscenza, implica che nessuno possa trarne insegnamento**, pertanto occorre che qualcuno vada a scovarlo per consegnarlo alla conoscenza*** a imperitura memoria di ciò che esso testimona (ma anche di chi lo ha scovato
).
A questo punto si deve fare i conti con i punti b) e c) infatti, affinchè il nostro bene possa essere meglio studiato e goduto da tutti **** e soprattutto perchè possa costituire davvero imperitura memoria, dovrà essere "tutelato".
Improvvisamente le piogge, il succedersi di fasi antropiche, la luce, il troppo caldo/troppo freddo, gli arbusti; da fattori ambientali che riappropriatisi di qualcosa che in origine era prettamente appartenente al loro mondo, diventano ora motivo di degrado.
Qui inizia il primo, delirante, passo dell'
Homo restaurantiis :rolleyes: cioè di colui che ha la pretesa di re-instaurare lo stato di leggibilità del bene, ma soprattutto che si erge a giudice di ciò che è necessario rendere leggibile e a scapito di cos'altro.
Ovviamente questo comporta una serie di attività volte ovviamente allo studio per ricavarne informazioni di tipo storico etc etc (e fin qui tutto bene con le moderne tecnologie non invasive...) ma anche a conservarlo nello stato attuale, o peggio, talvolta in quello relativo ad una fase precedente a quello attuale.
Questo comporta integrazioni, pulizie, ripristini che innescano una catena di alterazioni di quel processo di invecchiamento che rappresenta la capacità di un bene, che è sopravvissuto per secoli, di testimoniare non un preciso istante storico bensì un'avvicendamento di cicli -spesso antropici-. Proprio questa pratica di "manutenzione"***** ha distorto quello che è il più ampio concetto di "conservazione".
La conservazione, almeno secondo il mio modesto parere, non ha lo scopo di vendere l'immagine del prodotto, bensì di tutelarlo dall'uso distorto, ivi compresa ( a parer mio)la divulgazione ad ogni costo che invece sembra essere diventata parte integrante del processo. Da qualche tempo assistiamo all'incessante sequela di: "restituito ai cittadini il monumento xx" "restituita al mondo la statua yy", come se il fare l'inaugurazione e poi esporre il bene -ritrovato?- fosse lo scopo principale.
Con questo, neppure appoggio chi, con il pretesto (spesso fondato in realtà): "tanto 2000 visitatori non capiscono un casso" la staua anzichè darla al museo se la tiene in salotto.. In realtà poco cambia...viene comunque strappato quel filo che colloca il bene
all'interno di un processo storico da intendersi continuo. Mi spiego: se un bene lo piazzo dentro una teca questo sarà preservato anche ciò da cui non dovrebbe essere preservato, lasciandolo cioè legato al passato ma non al futuro. Esso non sarà testimone del tempo che passa esattamente come se andasse completamente distrutto nel momento in cui viene posto nella teca.
Bisogna rendersi conto che attualmente gli unici beni che ancora assurgono al loro primario scopo testimoniale sono:
-Quelli che ancora devono essere portati alla luce e che pericò si permeano del valore dell'antico******,
-Quelli che senza sosta hanno continuato ad essere in uso.
Il valore storico è solo una parte del valore dell'oggetto e se la necessità è quella di farlo prevalere su quello dell'antico.. beh, allora viva le riproduzioni, ottime per mostrasi con maggiore immediatezza al pubblico e, perchè no, ricevere qualche bella pennata nella tela.
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* ieri il mio panettiere ha fatto una focaccia che l'avrei tutelata come bene individuo...
** il valore che diamo all'oggetto storico è puramente testimoniale, molte volte si va alla ricerca di qualcosa che già si conosce e il carattere testimoniale si riduce a mera conferma di un dato, una notizia che già era giunta tramandata in altra maniera..
*** anche qui la cosa è dubbia perchè è celato alla conoscenza dei contemporanei ma non di chi lo costruì, ciò impone -almeno in linea di principio- che tale sapere, amenochè non sia andato perduto dovrebbe già far parte della tradizione.
**** siamo in democrazia..
***** hai voglia a fare carte del restauro...e dettare linee di comportamento..
******in riferimento alle tesi di Alois Riegl
bye, massi
[ 15 Maggio 2003: Messaggio editato da: massi[+] ]