Allo scopo di contribuire positivamente allo spirito di riflessione/informazione di questo interessantissimo tread, ho pensato di proporvi il testo integrale di una "riflessione" di mia moglie (architetto che ha lavorato per anni nel campo della catalogazione e tutela dei beni culturali) ...e appassionata di archeologia e dell'Africa in genere!
Ci tengo (teniamo) a precisare che mia moglie
non ha mai letto il famoso traead "censurato" nè altre polemiche che sono (ahimè) apparse su SEK ultimamente. Ogni riferimento a fatti avventuti è pertanto casuale(...io e lei abbiamo solo discusso del problema "informazione" e le ho chiesto di aiutarmi con una sua opinione)!
I PREDONI DEL DESERTOSembra che in Niger, in Libia e in altre aree del Sahara esistono dei predoni che usano assaltare gruppi di turisti o viaggiatori solitari e che a volte gli rubano la moto nuova di zecca o la jeep superattrezzata.
Ognuno di noi quando sente di queste storie di ruberie resta “ovviamente” indignato, e pertanto commenta che questa gente è incivile, che meriterebbe di essere punita con anni di galera e che non gli si dovrebbe permettere più di girare indisturbata lungo le piste o negli immensi spazi del deserto.
Non ci accorgiamo però che i veri predoni del deserto, troppo spesso, siamo noi popoli civili che con la nostra “cosiddetta” cultura derubiamo i paesi africani e l’umanità intera di testimonianze millenarie di antiche civiltà.
Pensiamo, ”Che vuoi che sia se mi porto a casa una punta di freccia o un manufatto litico di sette o ottomila anni fa ; ce ne sono tanti in giro per il Sahara!”.
Non pensiamo mai lo stesso però se si tratta del nostro bellissimo Toyota.
Perciò se fossi un pedone nigeriano potrei dire ”In fondo ce ne sono tanti di Toyota che li aspettano nelle loro bellissime concessionarie!”
Tutta la nostra “brillante cultura” non ci permette di capire che derubando pian piano il Sahara del suo patrimonio archeologico si commette un atto molto, ma molto più grave che rubare un fuoristrada o tutti i soldi a dei turisti, perché quello che rubo o sposto da un sito archeologico non si potrà mai più ne ricomprare ne rimettere esattamente dov’era.
Molti forse non sanno che tutti i reperti archeologici, i dipinti rupestri, le incisioni con tutto il contesto ambientale in cui si trovano, come ad esempio il TASSILI N’AJJER in Algeria, il TADRART ACACUS in Libia, o il massiccio dell’AIR e del TENERE in Niger (oltre a molte altre regioni in Mali o in Egitto ecc.) fanno parte dei siti censiti dall’UNESCO come
PATRIMONIO MONDIALE DELL’UMANITA’ quindi sono considerati come
zone di valore universale eccezionale dal punto di vista storico, artistico, etnologico, antropologico e naturalistico.
Quindi sono beni (dice la “convenzione sulla protezione del patrimonio mondiale culturale e naturale”) che i 153 paesi che aderiscono alla convenzione, con loro le associazioni e i semplici cittadini, hanno
l’obbligo, per il loro valore eccezionale, di tutelare, conservare e trasmettere alle future generazioni.
Proprio come il centro storico di Firenze, la piazza del Duomo di Pisa, il sito archeologico di Pompei o la Città del Vaticano.
Forse il valore e l’importanza dei siti Sahariani ci sarebbe più chiara nel vederli circondati da recinzioni, magari di filo spinato; o il pagare un biglietto per ammirare i graffiti dell’ouadi Mathendusc ne farebbe aumentare il loro valore storico-artistico?
Se continueremo a depredare, a non capire e a non tutelare i tesori dei popoli del deserto forse un giorno sarà così, non si potrà più godere di questo enorme museo all’aperto.
Infatti non capisce anche colui che sposta reperti da un posto all’altro, secondo lui per catalogarli o fotografarli, non capisce, che facendo così distrugge la storia del sito dove erano collocati.
Lo scavo archeologico e la catalogazione deve essere un lavoro svolto solo da professionisti!.
Perché è di fondamentale importanza (forse non è ovvio a tutti) la posizione anche del più piccolo “coccio” all’interno di uno strato archeologico per portene leggere la datazione e ricostruire la storia del sito.
Questa è un’operazione delicatissima che richiede la massima attenzione da parte dei professionisti che lavorano sullo scavo, per cui ogni reperto anche minimo deve essere registrato e segnalato attraverso il rilievo grafico scritto e fotografico.
Per cui non distruggiamo, non deprediamo i popoli africani, il loro patrimonio che oltre a essere loro è anche patrimonio di tutta l’umanità; la memoria del passato ci consente di ricostruire il complesso mosaico della nostra identità storica e culturale, non distruggiamolo per sempre!
Ho detto delle cose “ovvie” ma forse “ovvie” non sono per tutti.
Peccato solo che i fuoristrada li rubino anche a chi ama veramente il Sahara e ne rispetta l’ambiente e le popolazioni.
(Meditazioni nate dopo aver fatto quattro chiacchere, con Giuliana Fea davanti a un piatto di couscus e a delle brochettes nel camping di Illizi).
Lalla