Ben ritrovati a tutti e anche ai nuovi che sono venuti a trovarmi. Peccato che a differenza del bar di Alvise qui si tracanni solo veleno, ma a mio parere un po cera già nelle vostre borracce.
Pero i chip del mio PC mi hanno riferito che qualche messaggio era meno ruvido rispetto ai primi, sembra infatti che compaia una predisposizione al dialogo ( i religiosi la chiamano ecumenismo, invece i politici, apertura bilaterale).
Vi assicuro che ho dovuto faticare non poco per trattenere il carattere un pò stizzito della mia tastiera, che avrebbe invece voluto continuare sul terreno delle provocazioni.
Ma essa è rinsavita, quando in alternativa ai duelli virtuali gli ho proposto (dopo non qualche disappunto da perte sua) di parlare di comete
La cometa è la metafora del turista “mordi e fuggi” che per il solo fatto di aver pagato un biglietto all'agenzia viaggi crede anche di aver comperato quelle zolle di terra e si aggira tra quella gente pensando a un teatrale “ facci ride ! ”
Ma purtroppo ne ho viste di peggio, come ad esempio nei paesi dell'est, dove i nostri connazionali (e non solo loro) comperavano, come fossero calzini gettati su un banco del mercato, donne e ragazzini per qualche minuto di “divertimento”. Sappiamo purtroppo che ciò avviene anche in molti atri luoghi del pianeta.
Tutto diventa merce, usa e getta, da consumare nei brevi istanti del passaggio dell'oggetto cosmico, incurante degli effetti devastanti lasciati dalla coda.

Devastazioni sociali;
Infatti popoli che da millenni vivono in spirituale armonia con quei luoghi, sono ora ridotti a venditori di souvenir, disturbati da un popolo d'intrusi che loro percepiscono come ostile estraneo della loro dimensione. Quelle antiche civiltà sono ricche di spiritualità in armoniosa simbiosi con la natura, ma purtroppo fragili e incapaci di difendersi dalle orde di turisti.
C'è da dire per di più, che i berberi e i Tuareg non hanno subito solo la colonizzazione nazionalistica europea, e quella ultima dei turisti paganti, ma, molto prima, anche quella arabo-islamica.

Devastazione ambientale;
provocata dai vacui villaggi turistici, che contrappongono l'asettico ambiente da cartolina, all'angosciante germe della distruzione paesaggistica relegando tutti i luoghi a un parco dei divertimenti. Per non parlare poi delle montagne di rifiuti nascosti appena pochi centimetri sotto il suolo sabbioso lasciati da allegre carovane di gitanti, e infine molti altri aspetti che tutti quanti conosciamo bene.

Non bisogna però dimenticare il turista in quanto uomo, che non è altro che il risultato della scienza dei profitti, svuotata da qualsiasi contenuto spirituale. Un turista burattino, mosso da abili mani, corteggiato ma avvilito, lusingato ma privato in realtà, delle vere emozioni poiché gli vengono messi sul piatto di portata miseri cibi alterati con frode.

La mia esperienza è molto simile a quella scritta da robiceci (4-novembre in: viaggiare o timbrare il passaporto) che considera il viaggio come una parte integrante della vita e con lo scopo di arrivare ad una maggiore maturazione. Permettetemi una citazione:
“Adesso so che gli esseri umani sono creature di consapevolezza, coinvolte in un viaggio evolutivo di consapevolezza, esseri sconosciuti a se stessi, pieni fino all'orlo di risorse incredibili che non sono mai usate.” [Castaneda]

Non importa se tutti non abbiamo avuto le stesse esperienze, ma quello che conta è condividere gli stessi obiettivi. Ognuno di noi infatti, percorre le proprie strade e alla fine la sua visione può essere condivisa da molti altri.

A questo punto le cose si complicano,
infatti credo che non basti lo sdegno,la rabbia, il rimorso, questi sono solo la risposta a una presa di coscienza. E' un peccato rimanere passivi d'innanzi a queste problematiche e perciò io credo che bisognerebbe far nascere quei sentimenti che portano a prendere posizione e ad agire. Non si tratta di intraprendere nuove crociate in terra islamica, ma di collaborare a un riscatto del Sahara e delle sue genti, ma forse anche di noi stessi di quelle popolazioni e pure di quegli odiosi turisti che popolano tutti i luoghi incontaminati. Si può e si deve fare turismo in un modo più giusto e molti, se lo volessero, potrebbero contribuire a divulgare questo concetto.
Ma la strada che porta verso questo traguardo va percorsa con molta attenzione, ci vuole molta, disponibilità e preparazione. La battaglia si sviluppa lungo ardui percorsi di ordine sociologico, antropologico, psicologico, politico, economico, religioso.
Questa per me questa è la vera avventura, che t'inebria e ti rende libero, perché è anche l'avventura della vita. Qui si percorrono gli enormi e affascinanti spazi della mente e dei sentimenti, dove per muoversi non servono ne cammelli ne motori ma è necessaria solo la voglia di aprirsi a se stessi per scoprirsi ricchi dentro. E come diceva Robo Gabr'Aoun, l'animo del bambino che ha ognuno di noi, (mi ci sono messo anch'io) potrà finalmente diventare adulto.


Molte altre persone, amano come voi la natura e quindi anche il Sahara, amano le genti e quindi anche quelle genti, ma non hanno la possibilità o l'autonoma capacità di raggiungerle, o magari non vogliono farsi impachettare dalle agenzie di viaggio. Una volta là anche loro potrebbero dimostrare che ci sono altri modi per viaggiare.
In quest'ottica immaginavo di propormi , e non per portare nuove comete da quelle parti. Ma ahimè, non è facile trovare le parole giuste per esprimersi e quindi non sempre si riesce a dire quello che si vorrebbe. Per questo io avevo proposto una “baracca”, proprio là sul campo, intesa come un ritrovo per coloro che volessero far crescere questa passione e anche come avamposto per tutte le battaglie da portare avanti, magari sarebbe potuto diventare un luogo simbolo di riscossa.

A presto
Roberto