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Messaggio inizialmente inserito da Alberico:
Ciao a tutti.
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Credo che tutti noi, in un modo o nell'altro, ci siamo fatti un "cinemino" nella testa in cui ci trasferivamo nella "nostra" Africa e mollavamo tutto. [cut]
Cosa voglio dire con ciò? Che se si "stacca" con il nostro mondo, bisogna farlo sul serio. Quindi complimenti Robo se riuscirai nell'intento.
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Al tempo stesso però, non mi sento più così sicuro nel condannare il nostro sistema. Non solo per motivi puramente economici.
Ma politici (cosa che il nostro tanto deprecato sistema ci permette di discutere senza rischiare lapidazioni, fatwe, arresti o quant'altro).
Mi spiego.
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Ma la domanda che dovremmo porci è: perchè sentiamo il dovere di dire che non ci sentiamo colpevoli guardando a ciò che ha portato la decolonizzazione in termini di progresso politico sociale ed economico in quei paesi?
In fondo la libertà così duramente conquistata da quei popoli faceva pensare ad un futuro difficile ma pieno di promesse. Invece a cosa abbiamo assistito? Ad una serie impressionante di dittatori sanguinari, di stragi di milioni di persone, di carestie senza fine, eccetera, eccetera...


Tiri fuori una questione di dimensioni bibliche, per affrontare correttamente la quale credo sia necessario fare due premesse:

-primo: Le società dell'europa occidentale sono quelle con la maggiore tradizione politca sulla faccia della terra. Politica intesa come dottrina del governo della polis e della civitas, meglio se numerosa.
Questa infatti ha origine ai tempi di Aristotele e Platone (di quest'ultimo ricordiamo il concetto di uomo come essere che in tutti i suoi bisogni, materiali e spirituali he bisogno dei suoi simili. Dunque vita associata)

-Secondo: Quanto sopra non vuole dire che le nostre politiche siano perfette ma che hanno alle spalle una grande tradizione ed esperienza, in particolare dall'epoca Romana, primi questi ultimi infatti a dover governare un territorio così ampio.

Il colonialismo (a partire dall'era Romana) ha sempre applicato nei paesi colonizzati un modello politico ben preciso, atto a stabilizzare le condizioni senza dare respiro alle dinamiche locali.
Questo, se da una parte poteva impedire un certo cammino politico-evolutivo, dall'altra manteneva un certo ordine sociale.
Ripiombati nell'indipendenza questi paesi hanno ricominciato a gestirsi come facevano prima, ma in un mondo più moderno, e soprattutto con una classe dirigente inadeguata.
Ne è un esempio il Rwanda, da quando ebbe l'indipendenza, credo nella metà degli anni 60, si manifestò la questione della principato, imposto dai colonizzatori, della minorarnza Tutsi; la soluzione fu una serie inenarrabile di trucidazioni ad opera degli Hutu, ultime quelle dell'84 (ho ancora impresse in testa le foto di Nachtwey). Questo episodio, se da una parte evidenzia come le scelte dei colonizzatori possono alterare gli equilibri, dimostra anche l'obsolescenza, la primordialità dei metodi di governo degli odierni capi locali. Pochi esclusi.
A questa analisi, credo non possa sfuggire la situazione aldilà del bacino del mediterraneo, in particolare la questione Israelo-palestinese. Il modello politico israeliano, pur se avanzato rispetto a quello dei paesi limitrofi perchè cresciuto in seno ai paesi occidentali, è comunque arretrato nei metodi e negli obiettivi rispetto agli standard attuali. Prese di posizioni come quelle di Sharon sono da fine anni '70, quasi a voler dimostrare come i modelli politici, come quelli economici, se esportati in certi ambiti tendono a fossilizzarsi, a non evolvere.

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Quando gli stati che organizzano gli aiuti umanitari chiedono garanzie ai governanti degli stati aiutati, vengono trattati come gente che commette il delitto di "ingerenza negli affari interni di uno stato" (e così anche le varie ONG). [cut]
Oggi ritengo che la battaglia che possiamo combattere per cambiare il nostro mondo sia quella di "spingere" i paesi africani (e non solo) verso la democrazia. [cut]
Quindi ingerenza, ingerenza, ingerenza!
E al diavolo tutti i distinguo "pelosi" a cui ci ha abituato la nostra intellighenzia più o meno di regime.


Credo sia molto difficile governare "da fuori" paesi così diversi e, se mi viene permesso, così arretrati dal punto di vista politico. Ritengo che il risultato potrebbe essere simile all'avergli fatto conoscere la plastica.
Il governare un paese come lo sono alcuni dell'Africa, lo trovo difficile soprattutto perchè le popolazioni sono legate ad una cultura non "nazionale" nella nostra accezione del termine, ma arcaicamente fanno riferimento ad una più piccola dimensione diciamo "tribale" e poi, in taluni casi, ad un transnazionale senso di appartenenza al "mondo arabo". Perciò sentimenti non fortemente legati all'unità nazionale dettata dai confini geografici.
Questo dipende da una peculiare evoluzione storica e culturale conveniente a popolazioni vissute in ambienti diversi dai nostri. Dove la territorialità in senso stretto ascrivibile ad una civitas non era determinante.
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Ciao.
Alberico.
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bye, massi

ps:

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Messaggio inizialmente inserito da Peter:
Altrettanto indubbiamente un lavoro dipendente ha dei limiti ben precisi nel tempo libero continuativo che ci si riesce a ricavare.
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infatti io sono INdipendente e sto passando la domenica a lavorare

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Oppure ci si va con un pakko di soldi, si investe e si crea il lavoro PER i locali. Cosi' facendo si rischia proprio di fare del bene alle popolazioni locali ma e' molto, molto difficile impiantare attivita' che non rischino l'accusa di sfruttamento.


credo comunque che, a fronte dell'essere tacciati di sfruttamento, anche se si iniziasse qualche attività potenzialmente speculatoria metteresti comunque in funzione un certo ingranaggio..

[ 06 Ottobre 2002: Messaggio editato da: massi[+] ]
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To the traveler the night can conceal both the wonder and the devil
(From the ancient sumerian Instructions of Šuruppag)

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