http://m-n-j.blogspot.com/

le due campane:
airactualites

air-info

L'insicurezza rischia di estendersi in altre zone del paese.

In una nota apparsa sulla home page del portale: http://www.agadez-niger.com lunedì scorso ci sono stati 2 morti e 4 feriti gravi nelle città di Maradi e di Tahoua a causa delle mine.
L'accaduto è grave in quanto questo potrebbe estendere la zona del conflitto in altre località del Niger. In particolare a Tahoua dove da martedì 18 dicembre inizieranno i festeggiamenti del 48° anniversario della Repubblica, e dove è atteso il presidente Tandja per l'inaugurazione.

Donato

LIBERATI I DUE GIORNALISTI FRANCESI
La news è apparsa sulle agenzie di stampa francesi http://www.lemonde.fr
I due reporter Thomas Dandois e Pierre Creisson, sono stati liberati venerdì 18 e sono arrivati oggi sabato 19 in Francia.
Arrestati il 17 dicembre per la realizzazione di un reportage sulla ribellione tuareg (hanno incontrato esponenti del MNJ), con l'accusa di attentato alla sicurezza nazionale. Per la loro liberazione è stato pagato un riscatto di 10 milioni di CFA (15.257 euro) per ognuno.
Purtroppo restano in carcere i due giornalisti nigerini:
Moussa Kaka, corrispondente di RFI e Ibrahim Manzo Diallo, direttore di Air Info. Per loro c'è il rischio di una lunga detenzione!
Donato

Rimane in carcere a Niamey il giornalista nigerino Moussa Kaka, direttore di una radio privata nigerina e corrispondente di RFI. Arrestato lo scorso settembre con l'accusa di favoreggiamenti ai ribelli del MNJ.
Nel frattempo la situazione nell'Air è sempre precaria. Il direttore della scuola di Dabaga (la ns associazione ha un progetto in loco), informa che la maggior parte delle scuole sono rimaste chiuse, a causa dell'instabilità e del pericolo delle mine sulle piste.
L'oasi di Iferouane continua ad essere drammaticamente deserta.
Ecco un appello del sindaco diffuso dalla Misna:

“Restiamo convinti che la soluzione a questa crisi debba passare attraverso il dialogo. In passato lo abbiamo raccomandato al governo e stiamo ancora sperando in un’apertura. Bisogna sedersi intorno a un tavolo per parlare dei problemi, tra fratelli. Non abbiamo a che fare con un piccolo gruppo di banditi isolati, la questione è molto più seria”: un anno dopo la nascita della ribellione del Movimento dei nigerini per la giustizia (Mnj)contro il governo di Niamey, si esprime Brigi Rafini, sindaco di Iferouane, ultima città nell’estremo nord, disertata dai suoi abitanti dal novembre scorso. “La nostra località – ha detto Rafini al canale televisivo privato ‘Dounia’ – è un po’ l’epicentro di questa crisi e l’insicurezza ha avuto conseguenze pesantissime: prima di tutto, non c’è più un solo abitante, tutti sono scappati temendo scontri tra ribellione e soldati, unici presenti, e spaventati dall’eventuale prezzo che potrebbero pagare” ha detto il sindaco, riferendosi a eventuali abusi da parte dei soldati su civili accusati di collaborazionismo con la ribellione a maggioranza tuareg. Sul piano economico, ha continuato il dirigente amministrativo, “tutte le attività legate al turismo, principale vocazione di Iferouane, sono congelate mentre le altre attività, come la coltivazione, sono rallentate. La circolazione sulle strade è diventata impossibile, ogni convoglio deve essere scortato da militari. La situazione è invivibile”. Lo Mnj ha preso le armi contro la gestione del potere da parte del governo del presidente Mamadou Tandja - in particolare nell’amministrazione dei proventi dello sfruttamento dei giacimenti di uranio, concessi a multinazionali straniere, presenti nell’antico territorio tuareg – ma anche a causa dell’inquinamento dell’ambiente naturale e della marginalizzazione del popolo tuareg, nonché per la mancata o incompleta applicazione degli accordi di pace firmati nel 1995 al termine di quattro anni di ribellione. Per Tandja, i membri dello Mnj sono “banditi armati, tra cui criminali e mercenari di varie nazionalità”.

Donato
di Itinerari Africani

Rimane in carcere a Niamey il giornalista nigerino Moussa Kaka, direttore di una radio privata nigerina e corrispondente di RFI. Arrestato lo scorso settembre con l'accusa di favoreggiamenti ai ribelli del MNJ.
Nel frattempo la situazione nell'Air è sempre precaria. Il direttore della scuola di Dabaga (la ns associazione ha un progetto in loco), informa che la maggior parte delle scuole sono rimaste chiuse, a causa dell'instabilità e del pericolo delle mine sulle piste.
L'oasi di Iferouane continua ad essere drammaticamente deserta.
Ecco un appello del sindaco diffuso dalla Misna:

“Restiamo convinti che la soluzione a questa crisi debba passare attraverso il dialogo. In passato lo abbiamo raccomandato al governo e stiamo ancora sperando in un’apertura. Bisogna sedersi intorno a un tavolo per parlare dei problemi, tra fratelli. Non abbiamo a che fare con un piccolo gruppo di banditi isolati, la questione è molto più seria”: un anno dopo la nascita della ribellione del Movimento dei nigerini per la giustizia (Mnj)contro il governo di Niamey, si esprime Brigi Rafini, sindaco di Iferouane, ultima città nell’estremo nord, disertata dai suoi abitanti dal novembre scorso. “La nostra località – ha detto Rafini al canale televisivo privato ‘Dounia’ – è un po’ l’epicentro di questa crisi e l’insicurezza ha avuto conseguenze pesantissime: prima di tutto, non c’è più un solo abitante, tutti sono scappati temendo scontri tra ribellione e soldati, unici presenti, e spaventati dall’eventuale prezzo che potrebbero pagare” ha detto il sindaco, riferendosi a eventuali abusi da parte dei soldati su civili accusati di collaborazionismo con la ribellione a maggioranza tuareg. Sul piano economico, ha continuato il dirigente amministrativo, “tutte le attività legate al turismo, principale vocazione di Iferouane, sono congelate mentre le altre attività, come la coltivazione, sono rallentate. La circolazione sulle strade è diventata impossibile, ogni convoglio deve essere scortato da militari. La situazione è invivibile”. Lo Mnj ha preso le armi contro la gestione del potere da parte del governo del presidente Mamadou Tandja - in particolare nell’amministrazione dei proventi dello sfruttamento dei giacimenti di uranio, concessi a multinazionali straniere, presenti nell’antico territorio tuareg – ma anche a causa dell’inquinamento dell’ambiente naturale e della marginalizzazione del popolo tuareg, nonché per la mancata o incompleta applicazione degli accordi di pace firmati nel 1995 al termine di quattro anni di ribellione. Per Tandja, i membri dello Mnj sono “banditi armati, tra cui criminali e mercenari di varie nazionalità”.

Donato
di Itinerari Africani

MAE: ieri

Dal 26.03.08 - Si sconsigliano viaggi non necessari nel Paese.
Il governo del Niger ha annunciato la possibilità di azioni terroristiche e di sabotaggio nei centri urbani.

Alla recente esplosione di mine sui principali assi stradali nigerini in direzione nord hanno fatto seguito anche gli attentati, sempre con l‘uso di mine, realizzati nelle località di Maradi e Tahoua, al centro e centro sud, non lontano dal confine con la Nigeria.


In particolare, a causa del ripetersi di aggressioni da parte di bande armate sono particolarmente pericolose le seguenti aree:

- Azawagh, tra la frontiera maliana e la linea che va da Tahoua a Ingall e fino alla frontiera algerina;


- Zona ad est del Massif de l’Air e a nord dell’Iferouane, fino alla frontiera con l’Algeria.

La nuova ondata

...La tensione appare già al posto di blocco alla periferia della città. Un ufficiale, sempre con gentilezza, vuole trattenere il passaporto. "Questa è la frontiera", dice: "Agadez in questo momento è come se non fosse in Niger. Qui comandiamo noi". Lasciare il passaporto ai militari significa però rischiare di perderlo. E dover poi affrontare l'ignoto della burocrazia di guerra. L'ufficiale accetta un compromesso: "Allora facciamo così...

AGGHIACCIANTE!
E noi italiani, in questa situazione di catastrofe umanitaria,oltre ad alimentarla ci facciamo pure la figura dei fessi, paghandoo Gheddafi per mandarci più clandestini!

quello che trovo davvero agghiacciante è che i media nazionali non danno queste informazioni. I francesi in pratica finanziano la ribellione ed i giornali e le televisioni non fanno più giornalismo d'inchiesta e quindi in pochi sanno davvero quello che succede, come in questo caso. Come se poi, in un mondo globalizzato come questo, la cosa non ci riguardasse e invece ci riguarda eccome.