Bellissima intervista, spiega con poche e semplici parole il fenomeno terrorismo islamico.
Una donna coraggiosa, con idee molto chiare che condivido totalmente.
Spiega come il serbatoio, sia ideologico che poi di effettivo reclutamento, di chi poi compie queste azioni siano le persone che vivono in estrema povertà, senza istruzione, senza lavoro, e da li l’ignoranza e la disperazione.
Non per niente tutti gli attentatori suicidi sono ragazzi giovani, facilmente influenzabili e manovrabili, ragazzi che di fronte alla mancanza di un futuro, di una speranza di una vita migliore, si fanno convincere che l’unica cosa che possono fare per ribellarsi a quella situazione, sia agire nell’unico modo (per loro … ) possibile.
Saranno martiri, guadagneranno il paradiso con le sette vergini e alle loro famiglie il sostentamento sarà garantito dall’organizzazione che lo ha arruolato. Cosi funziona.
Una cosa poi mi ha colpito molto nell’intervista, una cosa che penso da quando è successo l’attentato di Charlie Hebdo.
Nell’intervista la donna chiede che per gli avvenimenti del Bardo, ci sia la stessa mobilitazione della società civile INTERNAZIONALE che c’è stata per gli avvenimenti di Parigi, perché questa sarebbe la risposta che ci dovrebbe essere. Ma non ci sarà, lo sappiamo.
Non c’è stata per tutti i massacri in Africa, e non c’è stata neppure per gli attentati di Londra, Madrid ecc., dove i morti sono stati molti di più, gli attentati molto più complessi a livello di organizzazione e logistica, e quindi molto più preoccupanti.
E perchè allora per Charlie Hebdo, si ?
E come possono capire questo strano (perché è davvero illogico …) atteggiamento ?
E il messaggio che arriva agli islamici qual è ? O meglio, possibile che non si capisca come sia facile da parte dei fondamentalisti distorcere tale messaggio ?
A quel punto è facile per loro affermare : “Vedete come difendono chi ci attacca e chi ci insulta ? A loro non interessa nulla della cultura e della società civile ! vogliono solo distruggere l’islam e noi ci dobbiamo difendere !”
Stiamo facendo il loro gioco … isolando i moderati, che esistono, ma sono lasciati soli.
Infine, e chiudo il pippotto, l’intervistata si sofferma, come è giusto che sia per lei, sulla questione tunisina, e non parla della questione terrorismo nel suo aspetto globale.
La guerra è, in primis, tra sciiti e sunniti, conflitto che si protrae dal 600 d.c. … e che oggi, alcune fazioni hanno deciso di portare a risoluzione con l’eliminazione fisica dei “miscredenti”.
Anche l’attentato di ieri nello Yemen ne è la dimostrazione.
Noi, gli occidentali, ci entriamo di sponda, in quanto sostenitori (politicamente, economicamente e materialmente) della fazione avversa, che poi non è sempre la stessa, ma dipende da paese a paese e dall’interesse del momento.
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Ciao e bonne route