turistiviaggiatori v2.0 (beta)
Posto quindi sono Pubblicato su il reporter – parole Nomadi – F come Facebook
In questa manciata di anni il viaggio è mutato così radicalmente e repentinamente come mai nel passato. Solo marginalmente le cause del cambiamento sono riconducibili a eventi come la crisi economica, l’11 settembre, il prezzo del petrolio o le rivoluzioni del nord Africa. Il cambiamento più profondo e senza possibilità di ritorno è stato invece causato dall’avanzamento della società globale e dalla rivoluzione tecnologica, in particolare da quella informatica.
E’ soprattutto internet ad aver rivoluzionato il viaggio, permettendo a tutti di accedere alle informazioni per scegliere e ritagliarsi su misura il proprio viaggio. Anche una volta partiti (ma si parte davvero?) la “nuvola” ci segue ovunque con una connessione permanente attraverso un hardware diventato poco hard e molto light e mobile. E’ sufficiente un semplice smartphone per avere aggiornamenti in tempo reale e aggiornare continuamente (e spesso innecessariamente) gli “amici” dei social networks. In un rettangolo di dieci per cinque centimetri e meno di uno di spessore, disponiamo di GPS, macchina fotografica, orologio, calcolatrice, convertitore di valuta, rubrica, agenda, lettore mp3, videoregistratore, torcia, guida, addirittura proiettore e presto useremo il telefonino intelligente per pagare al posto della carta di credito. E siamo solo all’inizio della fine: quanti altri apparati tecnologici scompariranno a breve fagocitati da questo oggetto cult?
Il vero e profondo cambiamento del nostro modo di viaggiare non è però solo l’uso dello strumento, ma anche le reazioni che genera nel nostro comportamento. Illuminante a questo proposito un recente articolo sul supplemento “Lettura” del Corriere, dal titolo esplicativo “Facebook dunque sono: vivere la vita per documentarla” di Nathan Jurgenson. I viaggiatori nativi digitali, i turisti 2.0, non solo sono sempre connessi con casa e amici quando sono altrove e viceversa con l’altrove quando sono a casa, non solo per loro vicino e lontano sono due variabili passate di moda (“ET… casa”… vi ricordate il film? Non è più così!). Sono passati dal viaggio come meta al metaviaggio, cioè a qualcosa che va oltre gli elementi contingenti dell’esperienza sensibile, ma esiste soprattutto, o addirittura solo, se raccontato e condiviso, trasformandosi così da esperienza reale in virtuale e mediatica. Chi utilizza i social networks in modo intensivo, osserva il mondo non come un viaggiatore tradizionale. Lo guarda attraverso lo specchio deformante, o comunque condizionante, di Facebook, un po’ come fa il fotografo con la macchina fotografica. Cerca nel viaggio (e nella vita) solo ciò che può condividere attraverso foto, video o post e sceglie soprattutto quegli elementi capaci di raccogliere un buon numero di “mi piace”. “Il vero potere dei social media è di cambiare il modo in cui la nostra coscienza percepisce il mondo, anche quando siamo disconnessi”, scrive Jurgenson. Ecco la vera grande mutazione che sta avvenendo sotto i nostri occhi o meglio sotto l’occhio di FB.
Consiglio di lettura: Mario Gerosa – Sara Magro, Nuovi Turismi, Morellini 2011
Anna