Cala la sera, siamo al crepuscolo

Fu Giuseppe Antonio Borgese che coniò la definizione "crepuscolare", in un articolo apparso su La Stampa il primo settembre 1910, dal titolo Poesia crepuscolare, intendendo definire la collocazione storica di questa poesia, che si svolgeva ormai ai margini, in una zona umbratile di crepuscolo, trascorsa ormai la luce meridiana della grande tradizione dei maestri dell'ultimo Ottocento.
Secondo Borgese i crepuscolari esprimevano "la torpida e limacciosa malinconia di non aver nulla da dire e da fare".