By Francesco Immordino ENEA Bologna GISImage – Laboratorio GIS e Telerilevamento
Originally Posted Sunday, July 18, 2004
TELERILEVAMENTO: PROCESSI E interpretazione DELLE IMMAGINI
Con i termini GIS (Geographic Information Systems), e telerilevamento, si intende la tecnologia di rilievo a distanza ed analisi della superficie terrestre (o di un corpo celeste) attraverso satelliti artificiali. In particolare il telerilevamento (Remote Sensing) è l’acquisizione di informazioni su oggetti e fenomeni con uso di strumenti lontani dall’oggetto di studio. La fotogrammetria è il rilevamento planimetrico e altimetrico di una zona mediante fotografie, soprattutto aeree.
Le immagini satellitari permettono una visione generale del paesaggio e sfruttando la notevole risoluzione geometrica (30m del Landsat 7 sino ai 15m di ASTER) e spettrale (visibile, infrarosso e termico) è possibile esaminare in maniera dettagliata le caratteristiche del territorio.
L’interpretazione delle immagini telerilevate si fonda sullo studio dei suoi parametri spettrali e geometrici (tono, tessitura, struttura e forma), sviluppata attraverso le fasi successive della “individuazione”, “identificazione”, “classificazione” e “deduzione”. Risulta importante ricordare la necessità di un confronto tra i dati tematici estratti dall’immagine con il processo interpretativo e quelli rilevati direttamente a terra con varie tecniche per definire una serie di “chiavi interpretative” valide in generale; di conseguenza è indispensabile che l’interprete possieda un valido bagaglio culturale e una solida esperienza di campagna
Individuazione e Identificazione Le prime due fasi del processo, indicate assieme anche con il termine “lettura”, permettono un’osservazione preliminare dei principali aspetti fisiografico-morfologici e antropici del territorio ripreso. Classificazione e Deduzione
Le due ulteriori fasi della classificazione e deduzione costituiscono lo stadio più avanzato di “analisi” dell’immagine. Gli “oggetti” identificati sono classificati secondo categorie funzionali all’obiettivo della ricerca; cosi si possono distinguere litotipi con variazioni tonali, tessiturali e strutturali molto diverse (calcari, argille, graniti, scisti, sedimenti sabbiosi, argillosi, ecc.), oppure organizzazioni del paesaggio ordinate secondo schemi più o meno omogenei. Attraverso un’analisi degli elementi di fotointerpretazione (topografia, patterns, tono, tessitura, erosione, forme, vegetazione, uso del suolo è possibile identificare le differenti condizioni dei terreni e determinare i limiti fra questi. Il fotointerprete considera ciascun elemento dell’immagine in maniera individuale ed in combinazione con altri caratteri, per identificare le caratteristiche e le condizioni del territorio osservato. Nell’interpretazione di un’immagine risulta molto importante individuare le sue principali caratteristiche, quali: tono, tessitura, pattern, forma, distribuzione oggetti e rapporti fra questi
Foto 1 – Campi di dune trasversali costiere (immagine satellitare ASTER)
In questo testo, queste chiavi interpretative vengono applicate per descrivere un territorio molto particolare ed affascinante, l’ambiente desertico.
Il carattere principale di questo sistema morfoclimatico è la scarsità d’acqua che non permette una copertura vegetale sufficiente a proteggere efficacemente la roccia dai fenomeni di disgregazione ed erosione; questi ambienti sono inoltre caratterizzati da forti escursioni termiche giornaliere ed intensa evaporazione favorita dal vento. I caratteri strutturali, tettonici e litologici favoriscono condizioni di aridità, ostacolando lo sviluppo della vegetazione; buona parte delle morfologie desertiche è costituita da forme relitte, cioè modellate in passato da condizioni climatiche differenti dall’attuale. A causa della degradazione di tipo litologico-selettivo, i rilievi degli ambienti desertici sono caratterizzati da una morfologia che rispecchia la natura litologica e la disposizione tettonica. Nelle aree dove sono presenti giaciture rocciose sub-orizzontali si osservano dei tavolati caratteristici chiamati hamada (Algeria – Sahara settentrionale).
Foto 2 – Campi di dune trasversali (immagine satellitare ASTER)
Il reticolo idrografico delle regioni aride non è collegato o alimentato da sorgenti, ma dipende essenzialmente dalle precipitazioni; molto spesso l’idrografia rappresenta una forma relitta modellata durante periodi più umidi dell’attuale. In genere è caratteristico l’endoreismo e le acque confluiscono in conche salate di evaporazione, alimentate da esse (sebka) o da sorgenti (chott).
Le sabbie di deflazione eolica si ammassano in corpi mobili con forma più o meno regolare, le dune, che risultano le “morfologie tipiche” dell’ambiente desertico; le forme principali sono le seguenti:
Barcane: con forma a mezzaluna, convessa sottovento, sono in movimento continuo sotto l’azione del vento che spira in una direzione dominante;
Foto 3 – Megadune lineari complesse (immage ASTER)
Trasversali: presentano forme allungate e si distribuiscono ortogonalmente alle direzione dei venti dominanti;
Foto 4 – Particolare dei campi di magadune lineari: si osserva la struttura complessa del sistema dunare (immagine ASTER)
Longitudinali: cordoni di sabbia che si sviluppano parallelamente alla direzione dei venti dominanti;
Lineari: sono dune di accumulo e allungate nella direzione del vento e con andamento generalmente sinuoso;
Foto 6 – Dune a stella (star dunes) (immagine ASTER)
Piramidali (star dunes): sono dune complesse e di grandi dimensioni legate aventi che spirano periodicamente con direzioni diverse; formano degli estesi campi e sono forme essenzialmente stabili (le perdite sono compensate dagli apporti).
Foto 7 – Immagine Landsat 7ETM: il sistema dunare si appoggia al basamento roccioso cristallino; nelle aree di contatto si formano campi dunari complessi