By Alberto Rossi
Originally Posted Monday, November 20, 2006
Preparazione di un DRZ400E per un viaggio in Libia
Il bello di ogni nuovo viaggio è, come tutti ben sappiamo, la preparazione dello stesso e del mezzo che ci accompagnerà nella nostra avventura motoristica.
La preparazione di una moto per un raid africano è senza ombra di dubbio imposta dal tipo di viaggio che si decide di affrontare, se con o senza appoggio di mezzi 4×4 (ho scoperto l’acqua calda). Per quel che mi riguarda ho passato gli ultimi anni 80 e metà dei 90 viaggiando senza nessun appoggio e quindi con tutte le problematiche che impone un raid di quel tipo, magari in agosto ed in Algeria. La preparazione che vi sto sottoponendo è una di quelle che è prevista per chi viaggia a moto scarica con 4×4 al seguito e si deve preoccupare solo di non finire a saggiare la consistenza del terreno e possibilmente di non perdersi.
Ma veniamo alla preparazione di un Suzuki DRZ400E, questa moto è molto versatile ed affidabile, è dotata di motorino di avviamento e volendo anche del kick starter, il mio modello dell’anno 2003 non ne era provvisto mentre le precedenti versioni si , non è una moto “spinta” ma se guidata in maniera adeguata, senza pretendere prestazioni esagerate da enduro specialistica da le sue soddisfazioni. Non dimentichiamo che molti piloti privati con questa moto hanno partecipato e raggiunto la spiaggia di Dakar per cui questo suona esser un buon biglietto da visita per questo modello di moto.
Gli interventi da me fatti su questa moto sono stati molto semplici ed alla portata di chiunque desideri fare da se la preparazione del mezzo, qui di seguito li elenco:
-sostituzione del manubrio
-montaggio di paramani chiusi in plastica
-montaggio di un cockpit artigianale per road-book e portagps
-sostituzione del serbatoio
-montaggio di un paramotore in alluminio
-sostituzione del terminale di scarico
-montaggio di borsa di cuoio portattrezzi
-sostituzione pneumatici.
La sostituzione del manubrio è stata fatta con un modello della X-Fun piega MX4, caratterizzato dal fatto di essere un buon manubrio adatto alla guida in piedi con una buona resistenza agli urti e ad un prezzo onesto, per il mia altezza avrei dovuto anche montare dei rialzi che purtroppo per il modello Suzuki non è stato possibile trovare tra le aziende produttrici, in quanto l’interasse dei fori differisce dalla altre marche giapponesi, per le quale tale rialzo è invece disponibile.
Ho montato dei paramani chiusi modello Rallye della Acerbis, per proteggere in maniera migliore le leve durante le possibili cadute
Utilizzando il deflettore d’aria anteriore in plexiglass sagomato di un vecchio bmw k75 ho realizzato un schermo protettivo che facesse da riparo estetico al supporto dedicato al fissaggio di un semplice porta road-book manuale in plastica sempre della Acerbis, e al porta gps realizzato con alluminio saldato con un’imbottitura interna di neoprene spessa 15mm che fungesse da smorzatore di vibrazioni. L’alimentazione del gps dalla batteria della moto è stato realizzato con il collegamento diretto dalla batteria ad una presa accendi sigari montata sul traversino del manubrio che mediante il cavo di alimentazione originale della Garmin con relativo maschio ,avente il fusibile incorporato, garantiva la continua operatività del gps anche a motore spento.
Per avere maggiore autonomia ho sostituito il serbatoio originale da 10lt con uno da 16lt della americana IMS, acquistato usato, l’ho preferito ai modelli Acerbis perché fatto con i convogliatori d’aria dei radiatori incorporati allo stesso serbatoio, ottimo serbatoio sia come estetica che come resistenza agli urti, tenete conto però che non tutta la benzina veniva utilizzata dato il pescaggio del rubinetto più basso del carburatore. Quindi un mezzo litro circa rimaneva non fruibile.
Accessorio molto importante per questo tipo di moto è il paramotore, un difetto se così lo si può definire (e chi non ne ha…!!!) della DRZ è avere i carter frizione e carter accensione di lega molto sottile e delicata tanto che a caldo un semplice sasso rimbalzato sopra potrebbe danneggiarli e causare la perdita dell’olio motore. Il paramotore è stato costruito come quelli che si usa vedere nei rallye africani, con due contenitori laterali che in questo caso non servivano da serbatoi d’acqua di scorta, ma a contenere attrezzi e piccoli ricambi. Inoltre sporgendo rispetto agli ingombri motore di circa 6cm per parte contribuiva a proteggere i piedi da eventuali sassi sparati dalla ruota anteriore.
L’unica modifica effettuata per così dire al “motore” è stata quella di sostituire lo scarico originale in acciaio molto pesante con uno scarico decisamente più leggero e performante ai bassi regimi.
Costruito in alluminio dalla Silmotor ed omologato per l’uso stradale era dotato di db-killer asportabile per incrementare prestazioni ed anche tonalità di sound, io personalmente non l’ho eliminato, preferendo mantenere un profilo basso nell’attraversamento dei villaggi, senza cercare di attirare troppo l’attenzione dei bambini che con le pietre sono dei cecchini.
La Borsa portattrezzi di cuoio su una moto che viaggia in africa a mio dire è come la ruota di scorta con le xs sul cofano delle vecchie land-rover 88/109, per cui questo accessorio sulle moto con le quali sono andato in africa nel corso degli anni non è mai mancato, ho sempre costruito da solo le borse ed anche questa volta il risultato è stato soddisfacente. Nella borsa ben riposte due camere d’aria, tre cacciagomma ed una pompa minuscola, oltre che il razzo di segnalazione in caso di problemi.
Ultimi ma non ultimi la sostituzione dei pneumatici con gli ormai classici Michelin Desert, una garanzia di lunga durata soprattutto per i monocilindrici come il DRZ.
Per ciò che riguarda la trasmissione rigorosamente con corona di ferro e catena DID X-Ring ho mantenuto i rapporti originali 15/47, non avendo il problema di trasferimenti in asfalto e quindi di mantenere delle medie di percorrenza elevate. Contrariamente a quanto mi aspettavo il filtro dell’aria non si è mai veramente sporcato, ma in ogni caso lo sostituivo ogni due giorni con un filtro pulito più per scrupolo che per effettiva necessità. La moto si è sempre comportata bene senza palesare mai difetti se non per l’eccezionale interruzione del contatto tra pipetta e candela, dovuto con buona probabilità alle vibrazioni, che mi ha costretto a smontare serbatoio per arrivare a ripristinare il contatto.
Nel reparto sospensioni sono intervenuto solamente indurendo un po’ la molla posteriore e regolando le forcelle in un setup un po’ più duro, una volta rientrato dal viaggio il tempo per rimettere la moto nel vestito originale è stato di una mezza giornata di lavoro.
Buona preparazione, ma soprattutto buon divertimento a voi che vi state apprestando a partire.
Alberto Rossi