By Giovanni Mereghetti
Originally Posted Tuesday, June 15, 2004
Fotografare nel deserto
La nostra fuoristrada è ormai carica di ogni cosa, siamo pronti per la partenza e la mitica Habib è già ancorata al porto di Genova che ci aspetta. Ogni accessorio è al suo posto: pezzi di ricambio per l’auto, tenda e cucina da campo, il cibo necessario per l’intera spedizione, le taniche per il gasolio e quelle per l’acqua, il gps ritarato per l’occasione… manca solamente un’ ultima cosa: “la macchina fotografica”.
La nostra amata attrezzatura che in ogni viaggio ci accompagna per registrare i momenti più belli e avventurosi viene lasciata sempre per ultima!
Ogni volta che partiamo ci vengono mille dubbi: nel viaggio precedente le foto mi erano venute un po’ chiare, alcune diapositive erano rigate, la fotocamera si era inceppata e la sabbia era entrata nelle lenti dello zoom.
Ma allora come mi devo comportare in questo viaggio per avere delle belle fotografie da mostrare agli amici?
Ecco alcuni consigli per tutti gli appassionati di Africa e di deserto, una sorta di dieci comandamenti semplici e sintetici per non fallire, per essere sicuri di portare a casa belle immagini da mostrare a “quelli” che il deserto si ostinano a volerlo vedere in cartolina. Insomma, un modo come un altro, magari sottile, per far morire d’invidia quelli che vanno a Rimini.
- La preparazione dell’attrezzatura
- Gli accessori
- La scelta delle pellicole
- Come proteggere l’attrezzatura durante il viaggio
- La pulizia e la manutenzione dell’attrezzatura durante il viaggio
- La pulizia e la manutenzione dell’attrezzatura durante il viaggio
- Come proteggere le pellicole durante il viaggio
- Come fotografare le persone
- Come trattare le pellicole dopo il viaggio
- Come archiviare le nostre immagini
- La conservazione del materiale fotografico
- PhotoCDTM e archivi digitali
- da discussioni sul forum ecco qualche approfondimento
La preparazione dell’attrezzatura: nonostante gli ultimi modelli di fotocamere elettroniche siano affidabili, personalmente, per un viaggio nel Sahara, preferisco affidarmi alle tradizionali macchine fotografiche meccaniche o professionali (quest’ultime molto costose e pesanti). Nella borsa ci devono essere almeno due corpi da poter utilizzare con pellicole diverse oppure da poter sostituire una all’altra in caso di guasto (nel deserto la sabbia e le vibrazioni bloccano facilmente le tendine). Per quanto riguarda gli obiettivi scarterei a priori gli zoom, troppo delicati nei loro meccanismi. Un grandangolo (24 o 28 mm), un medio tele (85 o 105 mm) e un piccolo tele con una focale massima di 200 mm sono più che sufficienti. Si potrebbe portare qualcosa in più ma poi tutto questo materiale deve essere trasportato sulle nostre spalle e vi posso garantire che a 40 gradi magari dopo ore di viaggio il peso si fa sentire. Un altro accessorio importante è la borsa che dovrà contenere tutto il nostro corredo. Quelle rigide sono ottime perché proteggono totalmente le fotocamere e gli obiettivi dagli urti, però hanno il grosso difetto di essere ingombranti e scomode quando si caricano sulla spalla. Personalmente uso una semirigida (Tenba) con imbottiture in gommapiuma e sottofondo rigido. Questo tipo di borsa è ottima per i viaggi africani in quanto dispone di due tipi di chiusura: una a clips veloce e pratica per quando si deve lavorare velocemente e un’altra a cerniera che permette di chiudere quasi ermeticamente tutti gli accessori all’interno quando ci si muove in luoghi polverosi.
- Gli accessori: oltre alla normale attrezzatura non dobbiamo dimenticare alcuni accessori di complemento che potrebbero servire nelle situazioni fotografiche più critiche:
- Il cavalletto: deve essere leggero ma allo stesso tempo robusto.
- Il flash: possibilmente TTL da poter usare anche come lampo di schiarita nelle situazioni di luce critica.
- Lo scatto flessibile o cavetto: vanno bene tutti purchè siano sufficientemente lunghi (almeno 25/30 cm).
- Il sacchetto in piombo per proteggere le pellicole dai raggi-x degli aeroporti.
- Un piccolo kit per la pulizia e la manutenzione dell’attrezzatura comprendente una pompetta con pennellino, un panno antistatico o in fibra per la pulizia delle ottiche e un piccolo cacciavite sono più che sufficienti.
- Le pile di ricambio per le fotocamere e il flash (in Africa è molto difficile reperirle).
- I filtri sky light o ultravioletti per proteggere le lenti degli obiettivi.
- Un filtro polarizzatore.
Nella lista degli accessori inserirei anche una distinta di tutto il nostro materiale con relativi numeri di matricola. Alle dogane, spesso può essere utile per evitare perdite di tempo e inutili controlli al nostro corredo.
La scelta delle pellicole: diapositive o stampe? Bianco e nero o colori? Vanno bene tutte purchè siano quelle giuste.
- Diapositive: Fuji Velvia 50 asa (ottime per i paesaggi)
- Kodak E100S (per fotografare in condizioni di scarsa illuminazione o per ritratti)
- Kodak E100VS (per realizzare immagini dove si vuole avere un tono di colore più caldo)
- Negative (stampe): Fuji Reala 100 asa (va bene per ogni situazione e ha una grana finissima)
- Fuji NPH 400 asa (è ottima per realizzare immagini in condizioni di scarsa illuminazione)
- Bianco e nero: Kodak Tmax 100 asa per uso generico e Fuji Neopan 400 asa per fotografie in condizioni di luce critica.
Attenzione: consiglio di sviluppare le pellicole bianco e nero personalmente oppure affidarle ad un laboratorio specializzato altrimenti il risultato finale potrebbe essere troppo casuale o addirittura di scarsa qualità.
Come proteggere l’attrezzatura durante il viaggio: durante gli spostamenti in auto è consigliabile riporre tutta l’attrezzatura nella borsa e possibilmente non lasciare il tutto sotto i raggi diretti del sole. I due nemici principali per le nostre macchine fotografiche in un viaggio in Africa sono: la polvere e le vibrazioni.
Alla polvere possiamo rimediare con alcune piccole attenzioni:
Durante le tempeste di sabbia riporre la borsa ben chiusa in un sacchetto di plastica.
Non aprire mai il dorso della fotocamera per cambiare la pellicola in un luogo polveroso. L’auto con i finestrini completamente chiusi potrebbe essere un ottimo luogo dove compiere questa operazione.
Anche durante il cambio degli obiettivi bisogna fare molta attenzione, la sabbia finissima del deserto potrebbe danneggiare i sofisticati e delicati meccanismi interni di ottiche e fotocamere (vale la stessa regola sopracitata per il cambio della pellicola, eseguire l’operazione in auto).
Per quanto riguarda le vibrazioni la soluzione è un po’ più critica. Si sa, la tole ondulee è una brutta bestia per la meccanica dei nostri automezzi e vi posso garantire che lo è altrettanto per le nostre care macchine fotografiche. Personalmente quando la strada è “tosta” cerco di tenere la borsa sulle gambe (se non guido) per poter ammortizzare i colpi. Quando non mi è possibile la mia borsa sta sul sedile dietro come una bella signora e … spero in Dio.
La pulizia e la manutenzione dell’attrezzatura durante il viaggio:
come già detto polvere e vibrazioni sono i nemici numero uno per la nostra attrezzatura. Dopo migliaia di chilometri percorsi su piste bisognerebbe dare un’occhiata alle viti degli obiettivi e della fotocamera. Per quanto riguarda gli obiettivi basta controllare la ghiera di messa a fuoco e assicurarsi che non ci siano giochi strani, se ciò si manifesta basta intervenire con un piccolo cacciavite sulle viti che tengono unita la ghiera di messa a fuoco alla calotta dell’ottica. Per verificare le lamelle dei diaframmi bisogna controllare attentamente che il loro movimento e il loro diametro di chiusura siano quelli che avevano prima della nostra partenza. Non è facile capire ma se il diaframma non è fluido lo si intuisce subito in quanto le lamelle rimarrebbero impastate tra di loro e si aprirebbero molto lentamente.
Controllare la fotocamera è molto più complesso. In teoria basterebbe non perdere i pezzi nella borsa ma in pratica le parti mobili e l’esposimetro potrebbero essersi starati senza dare segnali apparentemente evidenti. Con il corpo smontato (obiettivo e dorso aperto) eseguire qualche scatto a vuoto e controllare che le tendine si aprino correttamente. Un cattivo funzionamento potrebbe provocare un’errata esposizione e di conseguenza un risultato finale con fotografie o troppo chiare o troppo scure. Controllare inoltre che lo specchietto si sollevi nel modo corretto senza trascinare residui di sporco o parti di guarnizioni della fotocamera staccatesi per l’eccessivo calore.
Ogni qualvolta ci sia la possibilità sarebbe opportuno eseguire la pulizia delle ottiche e della fotocamera. Le lenti dei nostri obiettivi devono essere prima soffiate con una pompetta e successivamente strofinate in modo delicato con un panno antistatico o con un panno di misto seta-poliestrere. Il corpo macchina anch’esso deve essere soffiato con una pompetta sia nella parte esterna che in quella interna dove alloggia la pellicola. Attenzione una buona pulizia della zona di trascinamento e di riavvolgimento della pellicola può sicuramente evitare la spiacevole sorpresa di avere negativi rigati e instampabili.
Come proteggere le pellicole durante il viaggio: lo sanno tutti, le pellicole soffrono il caldo e l’umidità. Per quanto riguarda l’umidità possiamo stare quasi tranquilli, nel deserto non c’è mai un tasso così alto da poter mettere in pericolo il nostro materiale. Al contrario, il caldo si fa sentire spesso e a volte può diventare un problema. Per ovviare all’inconveniente c’è poco da fare, o si dispone di un piccolo frigorifero o si cerca di proteggere il più possibile le nostre pellicole da forti fonti di calore con piccoli accorgimenti. La regola numero è quella di non lasciare mai il sacchetto dei rullini direttamente sotto i raggi del sole. Quando lasciamo la macchina al sole preleviamo il sacchetto delle pellicole e portiamolo con noi in un posto più fresco. Durante gli spostamenti riponiamo le pellicole all’interno dei nostri zaini, magari avvolti tra gli asciugamani al riparo dal sole cocente.
Ultima raccomandazione: quando cambiamo il rullino facciamolo in una zona d’ombra, la luce intensa del deserto potrebbe velare la pellicola rendendo poi le nostre fotografie poco gradevoli.
Come fotografare le persone: in linea di massima non ci sono grossi problemi per fotografare le persone che abitano nel deserto, basta un po’ di cortesia e rispetto.
Personalmente mi sono sempre avvicinato alla gente cercando di farmi accettare prima come “occidentale” e poi come fotografo. In questo modo sono sempre riuscito a scattare bellissimi ritratti anche a donne velate (quando non c’erano uomini nei dintorni). Agli arabi piace molto farsi fotografare ma alcuni hanno ancora il problema dell’ormai famoso “furto dell’anima” spesso risolvibile con un piccolo regalo. Credetemi, un reportage di viaggio nel Sahara senza i bellissimi volti della gente che lo abitano sarebbe come aver viaggiato nel nulla … e chi ama veramente questi spazi sa che il nulla del deserto è solo apparente.
Come trattare le pellicole dopo il viaggio: appena torniamo a casa è buona norma far trattare immediatamente le pellicole presso il nostro laboratorio di fiducia. Le diapositive devono essere trattate nei normali bagni di sviluppo denominati E6 mentre le negative nello sviluppo C41. Non spaventatevi, sono comunissimi trattamenti che ogni buon laboratorio conosce benissimo. Invece, un po’ più di attenzione deve essere fatta per lo sviluppo delle pellicole bianco e nero. Non basta affidarci ad un laboratorio professionale, a volte sarebbe opportuno dettare personalmente il tipo di sviluppo da effettuare per ogni singola pellicola. Facendo riferimento alle pellicole consigliate nel paragrafo dedicato alla scelta dei materiali sensibili, consiglio di sviluppare il Kodak TMAX100 in bagno TMAX e il Fuji Neopan 400 in chimico D76. Il primo ha una resa molto neutra con grana praticamente inesistente mentre il secondo, grazie anche all’alta sensibilità della pellicola, la resa è più aggressiva con una grana ben evidente e contrasti medio-alti.
Come archiviare le nostre immagini: premesso che durante il viaggio numeriamo progressivamente le nostre pellicole esposte e prendiamo qualche appunto in modo da avere alcuni riferimenti sulle foto scattate, al ritorno, ci troviamo ugualmente davanti ad una montagna di diapositive o fotografie da ordinare e catalogare con una logica precisa. E’ un lavoro spesso lungo e impegnativo ma decidere di riporle alla rinfusa senza un minimo di catalogazione sarebbe un grosso errore, a distanza di anni potremmo dimenticarci i nomi delle località, i riferimenti della pista, i nomi delle piante o dei siti archeologici ecc… Ripeto, è un lavoro di grande pazienza e abbastanza noioso ma è anche uno di quei lavori che, se fatto bene, rimane per sempre. Quando proiettiamo le nostre diapositive a “quelli” che non conoscono il deserto o sfogliamo i nostri bellissimi album in compagnia della nostra famiglia, come possiamo raccontare il viaggio se non ci siamo costruiti un nostro piccolo diario, dove abbiamo annotato gli spostamenti e magari anche i nostri segreti più intimi capaci di far invidia agli amici che il deserto lo stanno vedendo solo attraverso le nostre immagini?
La conservazione del materiale fotografico: se volete conservare le vostre diapositive o fotografie per molto tempo, magari per mostrarle un giorno ai vostri nipoti, riponetele in un luogo fresco e asciutto evitando di rinchiuderle in mobili di legno dove i vapori delle vernici potrebbero danneggiare l’emulsione e virare i colori.
A distanza di anni l’invecchiamento sarà inevitabile, i colori cambieranno, il bianco e nero acquisterà una dominante dai toni seppia e qualche stampa avrà le ditate dei nostri amici ormai impresse nell’emulsione. Non preoccupatevi. Il sapore, il fascino e soprattutto i ricordi del nostro Sahara non si cancelleranno mai.
PhotoCDTM e archivi digitali (a cura di Alvise): Se volete mantenere il vostro materiale senza modifiche cromatiche potete pensare ad un piccolo “investimento” e fare scansionare le vostre foto o le vostre piu’ belle diapositive da qualche laboratorio specializzato. Una volta scansionate le foto non invecchieranno piu’ e potrete stamparle quando vorrete a casa o su carta fotografica tramite un laboratorio. La tecnologia Photo CD TM di Kodak utilizza scanner di alta qualita’ ed e’ incomparabilmente migliore di qualsiasi scansione “casalinga” specialmente se si opera da negativi.
Investire in uno scanner per diapositive (uno scanner mediamente serio costa sui 10 milioni) non e’ conveniente a meno che lo si faccia come lavoro. Una alternativa puo’ essere fare scansione partendo da stampe con uno scanner piano (il cui costo ormai e’ di qualche 100mila) , in questo caso i risultati non sono cosi male, magari non buoni per un ingrandimento spinto o una stampa fotografica, ma per uno slideshow sono del tutto accettabili.
Per i piu’ informatici e ordinati archiviare in questo modo le fotografie puo’ essere integrato all’interno di un programma di gestione e se insieme alla foto inseriremo la data, il soggetto e altre informazioni sara’ un gioco da ragazzi reperire velocemente le foto che cerchiamo.