Il mezzo è stato importato dalla Germania l’anno di prima immatricolazione è 2002 e quando l’ho preso aveva 45.000 km con solo un viaggio in Africa, praticamente nuovo.
La parte camperizzata realizzata con pannelli in vetroresina da 2,5 cm, in maniera artigianale ma robusta, è direttamente ancorata su autotelaio TOYOTA HZJ 79 non turbo.
Il mezzo è omologato camper 4 persone: 2 posti in cabina e 2 nella cellula, quindi con dei vantaggi per spese di bollo e assicurazione.
Vi voglio descrivere, in questa prima parte di resoconto, la mia realizzazione, a quanto ne so, prima ed unica nel suo genere, di posizionamento dell’intercooler sotto il cofano della Toyota serie 80 e non, come nella norma, dietro la mascherina frontale. In effetti durante le varie fasi di lavorazione e memore delle difficoltà incontrate, tutte comunque fino ad ora superate con un minimo di attenzione, posso capire perché molto più semplicemente, anche le grosse ditte che producono kit di trasformazione si accontentino di mettere l’intercooler sul frontale della macchina. Inoltre nessun costruttore vi direbbe che dovete sfondare il cofano per montare un pezzo… Ho voluto tentare questa nuova strada, partendo da zero, senza nessun documento o foto ad aiutarmi.
Avevo l’esigenza di montare una tenda da tetto sul mio Hi Lux doppia cabina per un utilizzo in fuoristrada, anche duro. Su barre portatutto neanche a parlarne, troppo deboli e inadeguate soprattutto nei supporti di fissaggio previsti per i tetti senza grondine. L’hard top in vetroresina cosi com’è risultava troppo debole. Allora ho pensato di costruire una struttura di rinforzo adeguata, interna all’hard top, che sopportasse i carichi e le conseguenti sollecitazioni soprattutto nei percorsi più duri. Ecco la “gabbia”.
In previsione del ritorno in terra d’africa con la nuova vettura (la ho sognata più di 10 anni) sto realizzando, in questi giorni di ferie, qualcosa di vagamente somigliante a quello che Danilo Baggini, sempre su questo forum, ha realizzato sul suo toyotone HJ e che ha pubblicato nell’area tecnica dedicata ai 4X4. In realtà il mio progetto è assimilabile solo lontanamente al suo in quanto sulla mia realizzazione ho volutamente limitato al minimo il peso accessorio dovuto a scaffalature e scomparti in legno.
credo che l’esplicare nei dettagli la preparazione di un mezzo da diporto africano possa essere di stimolo e, forse, d’aiuto per chi si trovi nella necessità di rendere il proprio 4×4 idoneo ad un raid in deserto. Le indicazioni di produttori di particolari after market e di specialisti nella preparazione dei mezzi sono a mio parere voci utilissime nell’ambito di un portale che ha, come scopo, l’informazione rivolta a coloro che “vivono” l’Africa come passione. Molti di questi produttori e preparatori sono miei sponsor, e questo non da ieri; cio’ non toglie che, a prescindere da questo, essi siano tra i migliori del panorama nazionale del settore e proprio in virtù della loro professionalità ho accettato di esserne testimonial; credo pertanto che la loro segnalazione sia utile a tutti i lettori di queste pagine.
Sia per la preparazione della moto che della macchina ho cercato sempre di fare tutto da me, eccettuando la preparazione meccanica finale del mezzo 4wd (cambio olio, filtri, ingrassaggio giunti), affidata ad una officina meccanica della mia zona, di proprietà di 2 amici fuoristradisti espertissimi nella preparazione meccanica delle vetture off-road, nonché amanti dei viaggi in Africa e non .
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