Iniziamo questo giretto sahariano con lo scopo di raggiungere quel fortino sulla 953 in pieno erg chech, il Bordj Flye Sainte Marie.
Al momento siamo soli, ma presto si fa la conoscenza di altre famiglie abituate a girellare qua e la con i propri figli…
Perché l’ Erg Chech ? Non è facile dare una risposta certa alla domanda; possiamo dire che ci sono svariati motivi per pensare ad un viaggio con questa destinazione ma, come al solito, il colpevole principale, la causa scatenante, la forza trainante è sempre la solita “Michelin 953”
A nostro parere, essa costituisce la migliore medicina per chi veramente soffre di “mal d’Africa”; sì, perché solamente chi ha contratto questo morbo contagioso non può fare a meno di averla tra le mani per sognarci sopra almeno una volta al giorno, fosse solo per un attimo; è una malattia, una forma di dipendenza che può produrre alterazione della psiche e talvolta della carne; un malessere che può essere curato solo con l’assuefazione ad una congrua dose quotidiana di questa droga, che ci catapulta la mente in una proiezione a volo d’angelo, sui grandi spazi aperti e sotto gli infiniti cieli d’Africa, alla ricerca di qualcosa sempre nuova, sempre diversa, imprevedibile o nascosta, capace di catalizzare e calamitare i nostri desideri, i nostri pensieri, le nostre passioni.
L’Erg Chech può essere attraversato su tre direttive: a Nord Chinguetti Chegga Chenachen Adrar, al Sud Chinguetti Agaraktem Taoudenni El GuettaraTessalit, al centro Chinguetti Agaraktem Trhaza Dune a Sud di Grizim Adrar. Le prime due lo costeggiano, l’ultima, quella da noi percorsa lo attraversa da SW a NE nella zona dei lunghi ordinati cordoni visibili anche sulla carta Michelin.
Noi c’eravamo già messi l’animo in pace poiché la destinazione pareva già decisa da mesi (Tunisi -Dakhla) ed eravamo concentrati sul tris di primi che avevamo nel piatto. In effetti, questi ultimi parevano ben più impegnativi del lunghissimo “trasferimento” che ci sarebbe toccato patire da lì a poco. Ma ecco che il nostro grande Capitano dice (sputacchiando un po’ di prezioso ripieno di tortellino) che aveva cambiato idea e che saremmo andati a GRIZIM. Silenzio di tomba. Sguardi interrogativi serpeggiano per la tavolata. Il Capitano ridacchia. La truppa non si fa’ cogliere impreparata e tosto le mitiche 953 compaiono per incanto e si distendono su piatti e bicchieri. Zero risultati. Ma dove è ‘sto Grizim?! In Algeria, ci viene riferito. Alla fine un fortunato lo becca. La notizia viene diffusa e ritornano gli sguardi interrogativi. Verso il Capitano. Ma non e’ un TANTINO in culo?! Ovviamente si. E cosi’ siamo partiti per Grizim. A Adrar ci si conta: la spedizione è assai variegata. I fuoristrada spaziano da un Pinin al Defender passando per un vecchio Pajero: totale 13. I centauri invece contano su due ramarri, tre indistruttibili dierrini, un navigato TT e due ciccione bicilindriche (Transalp e Africa). Totale otto. Ole’ ole’ che si parte! Tira molla e martella finalmente alle 15 la carovana è in marcia. Non sorprende che il Capitano sbagli immediatamente l’imbocco della pista. Qui bisogna aprire una piccola parentesi riguardo al nostro Condottiero: tra le sue varie deficienze si annovera pure l’assoluta incapacità di seguire una pista. Non lo fa’ apposta, è più forte di lui: se ha anche solo una traccia davanti al muso del Defender va’ in tilt. Il fisico ammosciato e l’occhio spento certificano il grave malessere che lo assale. Ed è curioso come poco alla volta devii sempre più fino a perdere ogni riferimento di passaggio umano. Allora come per magia rinasce. E la sua truppa lo segue ovunque con la certezza che:
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