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VIAGGIO DA SABRIA A TIMBAINE, PER AIN OUDETTE ED EL MIDA, FINO A KSAR GHILANE

– Posted in: Africa, Nord Africa, Resoconti di viaggio

By Paolo Macorig
Originally Posted Wednesday, April 27, 2005

VIAGGIO DA SABRIA A TIMBAINE, PER AIN OUDETTE ED EL MIDA, FINO A KSAR GHILANE

APRILE 2005, IN TUNISIA



I partecipanti e le auto

Auto: Land Rover Discovery

Fabio Marano
, istruttore di fuoristrada della FIF. Gira i deserti africani da una decina di anni ed e’ capace di risolvere qualsiasi problema. Ha una Range Rover dotata di tutti, ma proprio tutti, gli accorgimenti necessari per affrontare le situazioni più assurde. Ottimo cuoco, ma non fatelo sapere alla moglie, perché a casa non muove un dito.

Ciccio Zerilli, allievo del sopramenzionato istruttore, esperto di meccanica ed atletico spalatore di sabbia. E’ stato fondamentale nei momenti critici con i suoi consigli ed il modo originale di risolvere i problemi.

Auto: Mitsubishi Pajero Sport

Paolo Macorig
, allievo del sopramenzionato istruttore (che Fabio abbia scelto tra i suoi allievi più bravi, o si fida perché li ha addestrati personalmente?). Ama viaggiare in ogni dove e con qualsiasi mezzo. Da qualche anno ha scoperto queste auto 4×4 che possono arrivare dovunque. Il Sahara lo conosce bene perché lo ha girato in lungo ed in largo ma su mezzi guidati da altri.

Maria Cesaro, moglie del succitato Paolo vuole sempre seguirlo nelle sue avventure (oramai non si sa da quanti anni) ma ogni volta prima di partire ci pensa e ripensa mille volte. I giorni prima della partenza sono sempre drammatici, con i figli che per stare soli e fare “festazza” la spingono a non abbandonare il marito (!) ed il marito che minaccia di partire da solo. Tra questi tira e molla il fido cane Yari si preoccupa molto e diventa estremamente nervoso non sapendo se anche lui dovra’ andare in una gabbia di un pensionato per animali.

Auto: Toyota pick-up.

Ifa, la guida
. Molto preparato, ha percorso a piedi chilometri e chilometri per indicare la strada migliore per superare i cordoni di dune. Ci ha raccontato molte barzellette sui Libici ed ha fatto il pane cotto nella cenere. Senza di lui o ci saremmo persi o avremmo impiegato 10 giorni per percorrere il tratto descritto.

Mohamed, l’autista della guida. Simpatico grassone non aveva mai guidato nella sabbia. Ha fatto un corso veloce di guida sotto il comando della vecchia volpe Ifa che ha promesso di utilizzarlo anche nelle prossime occasioni di viaggio. Divertentissime le litigate quando si insabbiava perché non seguiva con perizia le istruzioni del suo capo.

I luoghi nel deserto

“Timbaine” e’ una montagna mitica per coloro che attraversano il deserto tunisino. In mezzo al nulla, ma relativamente vicina al pozzo di El Mida ed all’oasi di Ksar Ghilane, e’ circondata da dune e ricorda, anche se da lontano, l’Ayers Rock dell’Australia. Dalla sua sommità si vede il deserto a 360 gradi ed il vento soffia violento. Al mattino, quando siamo arrivati, ha affascinato tutti per la sua bellezza e grandiosità.

“Ain Oudette” e’ una sorgente di acqua calda nata da una fallita ricerca di petrolio. Anziché bucare un pozzo petrolifero hanno trovato una cavità piena di acqua. In mezzo a dune, anche abbastanza alte e che si susseguono intramezzate da catini di qualche centinaio di metri, e’ un luogo da raggiungere solo con una guida per le difficoltà di individuarla. Spesso si legge nelle relazioni di viaggio di tentativi falliti di raggiungerla usando i punti GPS segnati da altre spedizioni. Come ci spiegavano Ifa e Mohamed, le dune si modificano in continuazione grazie ai venti che soffiano costanti nel Grande Erg Orientale e modificano di conseguenza continuamente la fisionomia di questa parte di deserto sabbioso.

Il luogo è frequentato da cammelli e cammellieri provenienti dall’Algeria che fanno rifornimenti di acqua nei caratteristici contenitori una volta di pelle e adesso di gomma. La civiltà e la praticità hanno colpito anche i nomadi.

“Bir El Mida” e’ un semplice pozzo nel mezzo di una piana pietrosa. Bisogna sapere dov’e’ perché non risalta molto dal terreno. Quando siamo arrivati non c’era assolutamente nessuno nei dintorni.

“Dekamis Kebir e Sgir” sono altri due monti, uno più grande ed uno più piccolo, vicino ai quali abbiamo campeggiato due notti tra la conquista della sorgente di Ain Oudette.

Il cibo ed il sonno

Un’ora prima del tramonto ci si fermava ovunque si fosse arrivati. Si montavano le tende, chi sul terreno chi sopra la macchina (Discovery di Fabio), si apriva il tavolo e si sistemavano intorno le sedie. Fabio accendeva il fornello e metteva a bollire l’acqua per la pasta. Si tirava fuori il bidoncino del vino e cominciava il primo spettacolo: il tramonto ultracolorato. Poi dopo un’ottima spaghettata e qualche scatoletta a scelta ed un pò di frutta disidratata si spegnevano tutte le luci ed intorno al fuoco iniziavano i racconti. Nelle vicinanze un tappeto, comprato in Libia, dove ci si distendeva per osservare il cielo stellato. Uno spettacolo indescrivibile con la Via Lattea, le varie costellazioni, satelliti di passaggio, ed una stella cadente piuttosto grande. A dormire intorno alle 22.00 (io, gli altri più tardi) e sveglia al mattino alle 06.00 senza il minimo sacrificio. Notti piuttosto fredde con temperatura intorno ai 10 gradi e senza le solite sirene palermitane (uno dei miei incubi cittadini). Colazione con caffè, biscotti, marmellata e dopo i controlli alle auto partenza per sfruttare la sabbia ancora fredda e più solida. Intorno alle 13.00 sosta per il pranzo di scatolette, pane fatto sotto la cenere e datteri. Non ci sono stati grossi sacrifici, possiamo confessarlo…

La guida in fuoristrada

Abbiamo sperimentato tutti i tipi di sabbia ed i conseguenti insabbiamenti. Dal morbidissimo e simile al borotalco, “fetch-fetch”, alle pietraie o alle zone con un tipo di vegetazione secca che buca le gomme come un chiodo di acciaio ed al “tôle onduleè” della Pipeline. La guida è stata divertente e molto faticosa soprattutto per i copiloti che hanno spesso dovuto scendere dalla macchina ed iniziare a scavare la sabbia. Per fortuna avevamo l’atletico Ciccio che non si e’ dispensato nel disinsabbiamento delle ruote. Abbiamo avuto i sottoscocca spesso appoggiati completamente sulla sabbia dopo un fallito salto di qualche cunetta. Lavorare cosi alle 14.00 del pomeriggio con una temperatura di 48 gradi richiede forza e doti atletiche. La nostra guida tunisina Ifa ha sempre sostenuto che si esce da tutte le insabbiature, basta avere pazienza e lavorare sodo. Il tempo e’ una questione secondaria. E’ anche successo di finire in un fossato di sabbia ed allora si e’ vista l’utilità del verricello che piano piano, ma inesorabilmente, ti tira fuori dalle situazioni più terrificanti. Al mattino presto la sabbia e’ un po’ più dura e quindi si viaggia con più facilità. Andando avanti nella giornata, con il sopraggiungere delle ore più calde, si ammorbidisce, diventando sempre più impalpabile. Si guida sempre con le ridotte inserite e preferibilmente in seconda marcia. Il freno non deve essere mai toccato e ci si sposta con un sensibile dosaggio dell’acceleratore. I frequenti stop avvengono con la macchina già “scollinata”, in modo da approfittare della forza di gravità al momento della partenza. Prima di affrontare una salita con relativo “scollinamento” se non si vede la macchina davanti conviene chiedere via radio l’autorizzazione alla partenza per non rischiare di finire addosso al fuoristrada che precede e che magari si e’ dovuto fermare per qualche ragione. Bisogna stare estremamente concentrati anche per più di otto ore al giorno. D’altra parte il divertimento e la sfida sono proprio questi.

Problemi meccanici

Problemi meccanici gravi nessuno, per fortuna, o grazie ad un buon lavoro di prevenzione prima della partenza. Alle gomme invece parecchi. Avendo portato la pressione da 2,0 atmosfere a 1,2 per galleggiare sulla sabbia (cambia tutto con la pressione dimezzata!) e avendo colpito lateralmente con forza una duna ho stallonato. In pratica la gomma tubeless si e’ di colpo sgonfiata perché uscita dalla sede. Sostituita rapidamente, tipo Ferrari ai gran premi, ho avuto un ulteriore sgonfiamento che si e’ scoperto, una volta ritornati a casa, essere dovuto alla valvola che perdeva. Ma in attesa del gommista di fiducia siamo andati da quello di Ksar Ghilane che dopo averci chiesto il compressore e la camera d’aria (che non possedeva, aiutoooo!) l’ha riparata. In caso di emergenza avremmo comunque fatto la riparazione da soli. Problemi alle gomme anche per il Toyota Pick Up della nostra guida che ne aveva comunque due di riserva e gli sono servite entrambe. Ho pulito il filtro dell’aria una sola volta a metà tragitto e poi l’ho sostituito totalmente una volta tornato a casa. Fabio con la Discovery ha lo snorkel e la guida Ifa non si e’ preoccupata più di tanto per il filtro.

Tabella dei percorsi chilometrici e dei tempi

giorno 1 Tunisi – Hammamet ………………km 63 …..ore 01 e 30min

giorno 2 Hammamet – Douz ………………..km 510 ….ore 07

>>percorso nel deserto

giorno 3 Douz – Timbaine ………………..km 138 ….ore 10 e 1/2

giorno 4 Timbaine – Dekemis ……………..km 59,9 …ore 08 e 11min

giorno 5 Dekemis – Auin Oudette – Dekemis …km 26,5 …ore 05 e 47min

giorno 6 Dekamis – El Mida ………………km 73,3 …ore 09 e 22min

giorno 7 El Mida – Ksar Ghilane ………….km 46,6 …ore 03 e 29min

>>fine percorso nel deserto

Ksar Ghilane – Monastir …………………km 432 ….ore 06 e 34min

giorno 8 Monastir – Tunisi ………………km 140 ….ore 02

consumi deserto: litri gasolio 74 + 40…….deserto: consumo medio 3,5 km al litro, tutto con le ridotte inserite

km totali: 1490, di cui nel deserto km 344

 
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