By Stefano Tironi
Originally Posted Saturday, July 24, 2004
Una pagina per incuriosire i viaggiatori sahariani del terzo millennio
Due fari d’auto si stanno velocemente avvicinando a noi: siamo sulla pista che porta in Ciad mentre nella notte ci allontaniamo dall’ultima città ai confini del deserto libico-ciadiano. No, non può essere già finita, questo tentativo di attraversare il confine fra Libia e Ciad è stato troppo breve: solo 30 km! Pochi secondi ma lunghi attimi di tensione. Maledizione! ci siamo fidati, e ci hanno fregato: invece di iniziare, questo viaggio sta per finire, tutto il contrario di quello che volevamo.
…. e invece via ! liberi ! si può andare avanti!!!! (ma cosa è successo?)
Anche adesso a due mesi di distanza non è ancora chiaro come è stato possibile, comunque in Ciad ci siamo stati e abbiamo attraversato una frontiera dove il passaggio non è permesso agli stranieri. Fortuna? Questo è solo uno dei tanti misteri delle frontiere che io credo, noi europei non capiremo mai: ma lasciamo stare, per favore!
In ordine, per maggiore chiarezza, eccovi in elenco le località dove abbiamo approdato, sì proprio così perchè il Ciad a me ricorda un mare, un mare di sabbia fra un villaggio e l’altro, perchè è di villaggi che si deve parlare: Onianga Kebir e Onianga Serir con i loro laghi stupefacenti e bellissimi, Uadi Doum con i resti dell’aereoporto di approvvigionamento delle truppe libiche che oramai è invaso dalla sabbia e in parte è stato smontato dai ciadiani che vivono ai margini di questo squallido posto, Fada con il fortino ex-francese e un mercato omogeneamente povero, Archei con la sua guelta e gli inverosimili ma esistenti (ci dicono)(ma sarà vero??) coccodrilli, Niola Doa sull’altopiano di Guirchi con strane e altamente artistiche incisioni rupestri di fanciulle danzanti, e poi più a sud sulla “strada nazionale” Kalaite dove si trova gasolio e benzina a volontà in un vivace mercato permanente, Biltine con le sue biciclette, Abeche che è la prima porta incontrata verso il Sudan, così polverosa frequentata da macchine, genti e animali. Poi nel sahel numerosi i piccoli villaggi anche senza nome per noi viaggiatori di passaggio, qualche capanna, delle persone a piedi o con gli asini in cammino verso un mercato, An Timan con i camion dipinti a motivi naif, sovraccarichi di gente e mercanzie in partenza verso il Sudan, gli animali nella Parco Nazionale di Zakouma, quindi sulla strada per N’Djamena il Pic de Guera che al tramonto diviene fiabesco, i pozzi d’acqua in superficie per l’abbeverata degli animali, i piccoli pastorelli seminudi che scappano terrorizzati alla vista delle nostre macchine, …
…questo Ciad così poco conosciuto dai viaggiatori, questi viaggiatori così sconosciuti ai ciadiani.
Ormai a N’djamena l’asfalto vola sotto le nostre ruote che con un rumore nuovo divorano la strada: questo suono ci appare a dire poco estraneo, dopo tanti giorni di sabbia. E la linea tratteggiata per sorpassare … queste idee bisogna superarle. Siamo ancora in Africa.
Silvia e Stefano Tironi hanno girato in Ciad due volte, ma non c’è due senza tre. Ciao a tutti.