By Renato Civilitico
Originally Posted Friday, January 10, 2003
Il vento continua a soffiare con forza, piu’ forte che mai. Stasera e’ la notte di capodanno, ultimo giorno dell’anno e soffia un potente vento quasi a voler trascinare via l’anno intero, ma e’ un vento freddo e violento che fa oscillare le pareti di questa tenda, riempiendole di sabbia e di polvere; e quest’atmosfera non si concilia con il mio riposo.
Sono gia’ da qualche giorno nel deserto Algerino e come sempre al campo si va a dormire presto. Con gli altri del gruppo, dopo aver chiacchierato per gran parte della serata attorno al fuoco, abbiamo deciso di festeggiare la fine dell’anno prima del solito, portando avanti i nostri orologi mentali. Gli autisti hanno organizzato anche un piccolo spettacolo, e per poco uno di loro non s’immolava con una bottiglia ricolma di benzina. Improvvisamente quest’uomo si e’ avvicinato al fuoco, rischiando cosi’ di diventare il primo tuareg abbrustolito del Sahara. Ma non sempre e’ possibile addormentasi subito la sera, spesso ci sono i pensieri di un’intera giornata che volano liberi su questi spazi immensi ed anche l’immaginazione puo’ concedersi liberamente, piu’ che altrove. E poi c’e’ sempre questo vento che dondola la tenda con le sue improvvise raffiche, ed e’ un potente soffio che scuote il silenzio. Un sibilo che spezza questo silenzio infinito. Non per altro, ma c’e’ sempre un qualche meraviglioso rumore che porge alla vita il minuscolo o enorme fragore a cio’ che poi diventera’ un indelebile ricordo. Sono gia’ alcuni anni che decido di trascorrere piu’ giorni in questi luoghi remoti del mondo. Di sicuro gli album fotografici, le foto e le riproduzioni di questi paesaggi hanno favorito la scelta e la scoperta per questi spazi.
Ma e’ anche vero che in questi ultimi anni, c’e’ stato un interesse maggiore dei mas media, verso questa realta’ geografica. Nuove pubblicazioni, nuovi articoli e nuovi servizi televisivi hanno stimolato il desiderio di visitare questi paesi. Quest’anno poi, ho trovato attorno a me molta piu’ gente del solito! Trovo folla nel deserto ed in questa specifica regione del pianeta, forse c’e’ una riscoperta collettiva verso questi luoghi e verso questi abitanti? Ma cosa spinge l’uomo a ripercorrere queste lunghe piste desolate, ad affrontare una natura cosi’ ostile ed a scrutare nel nulla? Nelle agenzie di viaggio troviamo vari cataloghi e vengono studiati anche specifici itinerari di viaggio, un po’ per tutti i gusti, nonche’ sempre piu’ avventurieri si cimentano in gare podistiche o in guide spericolate, solcando gli erg di questo mare di sabbia. Ma cosa affascina l’uomo verso queste terre e cosa lo attira qui? Sul nostro pianeta ci sono molte regioni desertiche e tra i vari articoli che ci parlano di questi argomenti, apprendiamo che il deserto avanza sempre piu’. Ma la velocita’ con cui avanza il deserto, esercita una forza eguale nell’attirare sempre piu’ viaggiatori verso questa frontiera? E soprattutto c’e’ un legame tra questi due aspetti cosi’ distanti, e questo legame esiste realmente o trattasi solamente di pura fantasia? Uno e l’altro sicuramente, si’ credo che sia proprio cosi’. Ho letto e sentito da molti raccontare le sensazioni e le emozioni che spingono l’uomo ad affrontare un viaggio nel deserto: la bellezza degli spazi solitari e irraggiungibili, la meraviglia ed il terrore dell’infinito, il dilatarsi del tempo, la quiete ed il silenzio e per ultima la solitudine. Ma queste non sono le sole immagini e le sole aspettative che spingono l’uomo a scegliere una vacanza cosi’ diversa. In questi casi quello che ci viene proiettato nel nostro immaginario, e’ solo una diversa dimensione da scoprire. Penso invece che ci siano altri motivi che si celano dentro di noi, quando decidiamo di solcare queste terre. Ed oltre all’aspetto romantico, c’e’ sicuramente anche un piccolo substrato di narcisismo e di basso orgoglio. Una vaga vanita’ nel sentirsi superiori e vivi in condizioni estreme e inusuali, quasi un bisogno di riscoprire le risorse sopite. Ma anche quest’aspetto e queste frasi sono gia’ state scritte ed argomentate da piu’ libri, ma allora cosa c’e’ ancora che ci affascina verso questi luoghi? Forse e’ la mancanza di segni, di certezze, di idoli e di promesse che qui non ritroviamo? Arrivare ad una verita’ chiara e sicura dentro di noi? Il deserto allora diviene la pienezza del vuoto, come la negazione di ogni illusione. Una vita allo stato puro, fragile e felice, piena o assurda, un infinto presente in ogni istante. E vivere questi momenti e’ vivere sicuri di essere puri, perche’ non c’e’ ne’ un prima, ne’ un dopo c’e’ solo un momento, quello davanti a noi. E risorge l’idea indispensabile di disintossicarci da tutto quello che ci ha circondato alla partenza. Dimenticare tutto per assaporare l’attimo. Il deserto e la sua dimensione viene riscoperta ciclicamente da piu’ generazioni e da sempre molti film parlano ed illustrano questi spazi. Ripercorrono i secoli di storia o scelgono semplicemente questi luoghi per ambientarvi avventure e racconti, ma tutte queste pellicole lasciano allo spettatore un alone di mistero e di fascino. Ci fanno ammirare le dune di sabbia o le oasi sperdute nel nulla, che simboleggiano nell’immaginario di ognuno di noi un luogo fiabesco, un mondo diverso dal quotidiano. E sovente il deserto rappresenta la fuga dalla citta’, come puo’ essere il mare o la montagna. In altre parole, uno degli ultimi luoghi naturali che e’ riuscito a sfuggire dall’impoverimento e dalla cementificazione delle nostre citta’. Ma questo spazio rappresenta anche un luogo di riferimento, che offre un’alternativa alla nostra societa’ del consumo. Si parte sempre dalla scoperta del deserto come di un luogo ricco di significati mitici, ma poi il pensiero si evolve. Dopo qualche giorno passato a passeggiare tra le dune o dopo essersi lasciati cullare dal calore del sole pomeridiano o dal dolce scricchiolio del suono dei passi sulla sabbia, nasce la quinta essenza che cerca in un altrove reale, l’immagine di una societa’ piu’ consona ai propri bisogni. Il deserto e’ il punto di riferimento contro la fugacita’ della civilizzazione moderna, simbolo di un tempo statico e ciclico, opposto al senso animato di progresso. Questo ruolo d’immagine alternativa al mito di progresso non e’ nuova, ma tende ad essere rafforzata oggi dalla crisi dell’idea stessa di progresso, come testimoniano anche altre visioni di ricercatezza che sbocciano in un ritorno verso le piu’ semplici origini della nostra societa’. L’idea di un posto tranquillo dove trascorrere un fine settimana o la ricerca di un ristorante che ci faccia riscoprire un piatto tipico della nostra tradizione, non sono forme molto piu’ semplici ma analoghe? Piu’ la societa’ corre verso il suo futuro e piu’ c’e’ voglia di fermarsi, per godere di attimi di purezza. Ripercorro con la mente i giorni appena trascorsi e scopro improvvisamente di aver avuto molto tempo durante l’arco della giornata, da dedicare a me stesso. Le lunghe giornate trascorse in auto, la possibilita’ di osservare con tranquillita’ i luoghi e le piacevoli passeggiate sulle dune di sabbia all’imbrunire, hanno trasmesso calma alla mia mente. E non sempre e’ possibile conciliare i vari momenti della giornata con tutti gli stati d’animo che mi accompagnano in viaggio. La fatica fisica che provo e la tranquillita’ di questi luoghi, si mescolano assieme e mi fanno gioire di tutto quello che mi circonda. Sara’ anche per questo piacevole clima che mi accompagna e per un cielo sempre azzurro sopra di me, ma il costante ripetersi di questa sensazione d’imperturbabilita’, unita a questo paesaggio immutevole allarga i sensi. Non c’e’ altro da fare che osservare e pensare. Guardare senza preoccuparsi del tempo che trascorre inesorabile. E posso ammettere che nell’arco di una vita quotidiana ci sono sempre giornate trascorse a dipanare situazioni e momenti nei posti piu’ insensati ed inusuali. E’ una giornata cosi’ tranquilla come oggi, si puo’ ben impigliare anche in un paesaggio qualunque. I Mauri, i Tuareg ed i Toubou sono gli abitanti del Sahara. I Mauri, la “gente delle nuvole”, cosi’ chiamati per il continuo inseguimento delle rare piogge, sono gli abitanti della regione a nord della Mauritania e dell’ex Sahara spagnolo. I Tuareg, l’etnia piu’ conosciuta e mitizzata sono gli abitanti della regione centrale del Sahara, mentre gli ultimi, i Toubou sono concentrati soprattutto nel massiccio del Tibesti, in alcune regioni del Ciad e nella parte orientale del Niger. Popolazioni quasi mai stanziali, nomadi sempre in cerca di pascoli e di pozzi d’acqua. Il nomadismo e’ il contrario della nostra vita quotidiana e rappresenta per un viaggiatore, il riappropriarsi della liberta’ e l’apertura verso nuovi spazi. Il fascino per questi abitanti, le loro semplici abitudini di vita e la curiosita’ per la loro storia, aumenta con il trascorrere dei giorni. E’ pur sempre un’immagine di vita che si contrappone alle mie abitudini quotidiane, e che genera entusiasmo nel riscoprire questa diversa possibilita’ d’essere. L’essenziale che si contrappone alla quantita’, con la scoperta di potersi accontentare anche di quel poco che mi sono portato dietro. Ma e’ anche la scoperta di poter vivere lontano dal tutto il resto del mondo. Poco importa dell’ultima decisione presa dai vari capi di stato o la prossima scadenza che assilla la mente, qui conta solo risolvere il presente. Il nomadismo quindi assume il significato di liberta’, perche’ il visitatore riesce a concentrarsi solo sul presente. Un uomo sale lentamente sulla cima della duna. Un uomo sale lentamente sulla duna con un turbante sulla testa per proteggersi dal sole. Ha le mani lungo i fianchi, i passi regolari e cammina con lo sguardo verso l’alto. Tutti possono vederlo mentre risale la cima e tutti stanno giu’ a guardarlo, perche’ sanno che tra poco arrivera’ dove ha deciso. Ecco e’ questa l’immagine che ho nella mente, l’immagine di un uomo che cammina nella quiete di un paesaggio che non ha voglia di finire. E domani ci attende un’altra giornata intensa, con una lunga pausa all’ora di pranzo, che sara’ dedicata per fare quattro passi. E’ il solo esercizio fisico che c’e’ concesso durante tutto l’arco della giornata, ma assume un significato di felicita’. Sulla sabbia si cammina faticosamente, ed i piedi non sempre trovano un terreno duro quando sprofondano nella sabbia. Bisogna allora esercitare uno sforzo sulle gambe per poter proseguire. Sulla cima di una duna non sai mai cosa troverai, puoi scoprire nuovi orizzonti o ritrovare lo stesso identico paesaggio che hai lasciato dietro di te. Puoi pero’ andare ancora avanti, passeggiando tranquillamente nel silenzio che ti circonda. E domani scegliero’ una bella cima da scalare e mi godro’ l’aria d’alta quota, sperando che non mi faccia perdere la testa per le immagini che potro’ scorgere. In molti sostengono che durante un viaggio, bisognerebbe tenere un diario e la miglior cosa sarebbe scrivere gli avvenimenti che accadono giorno dopo giorno o ancor di piu’, ora dopo ora. Questo per non lasciarsi sfuggire le piccole sfumature o le grandi immagini che si presentano davanti a noi, ma anche per ricordare i piccoli fatti. Anche se talvolta non sembrano avere alcuna importanza, ma ci possono aiutare a ricordare. Ricordare. Ecco per esempio, quel paesaggio o quella colorazione cosi’ forte della sabbia, saro’ ancora in grado di raccontarla, richiamandola alla mente per quello che mi ha dato? Gia’ dopo alcuni giorni trascorsi in viaggio, occorre ripercorrere con la mente le giornate appena trascorse e determinare con esattezza l’estensione dei luoghi attraversati. Bisogna ricordare come ho visto questi luoghi, quello che ho provato e l’espressione delle persone che mi sono state accanto. Ecco, questa sera bisognerebbe raccontare anche questo vento .. ma questo e’ anche un grosso problema, perche’ quando si tiene un diario bisogna mettere dell’inchiostro sulla carta e qui e’ piu’ difficile che altrove, perche’ dovrei dare un significato a tutto cio’ che mi circonda, e tutto quello che mi circonda non ha bisogno di essere raccontato. L’affermazione della supremazia della scrittura ha poco valore qui. Qui dove sembra che non accada nulla! Ma oggi ho scoperto che non corro di questi pericoli, perche’ mi sono accorto che mi sono entrate negli occhi gran parte di queste sensazioni. Durante la giornata e’ come un’istantanea percezione duratura di gioia! Perche’ e’ cosi’ che ti prende il deserto, ti prende gia’ dal mattino quando hai ancora l’anima addormentata e ti pianta dentro un’immagine che nulla te la toglie piu’. E con quest’immagine puoi rimanere a pensare per ore ed ore…
“.. Ma la grande lezione del deserto, le regole fondamentali da seguire nel suo approccio sono sempre la pazienza, l’umilta’, la sottomissione alla realta’. Esercizio salutare per l’orgoglioso primate uomo, che si lascia troppo spesso tentare dal considerarsi il centro del mondo e il re della creazione destinato a dominare un pianeta troppo spesso considerato una preda da saccheggiare senza tanti scrupoli piu’ che una realta’ da rispettare.”
Theodore Monod.