By Alessandro e Cristina Bignami
Originally Posted Monday, September 26, 2005
TURCHIA & SIRIA IN MOTO
GIUGNO 2005
INTRODUZIONE
Questo racconto, a differenza dei precedenti su Tunisia e Marocco, necessita di una breve introduzione al fine di poter valutare al meglio costi, distanze e tempi di trasferimento che questo viaggio ha implicato, consentendo a chi legge di poter pianificare con maggior accuratezza un eventuale tour analogo al nostro.
Valute
Le valute utilizzate in questo viaggio sono state principalmente 2: la lira turca e la sterlina siriana.
Il disorientamento maggiore lo genera la lira turca: poiché 1 lira turca non vale nulla, bisogna abituarsi a ragionare in milioni di lire e, soprattutto, bisogna capire quanto vale un milione di lire turche… cosa che sarà sempre diversa da viaggio a viaggio perché, in Turchia, la svalutazione è ancora abbastanza alta (in un documentario recente si parlava del 10 – 12 % annuo).
Nel nostro caso, al cambio del porto di Cesme, il cambio è stato 1 USD = 1.348.000 TL (Turkish Lira) che, avendo usato dei dollari cambiati a 1 USD = 0,81 € si traduce in 1.000.000 TL = 0,60 € = 1164 Lire Italiane. Per comodità, durante il viaggio, abbiamo considerato 1.000.000 TL = 1.200 Lire Italiane.
Ovviamente questo è il cambio usato da noi –temporalmente riferito al 4 giugno 2005-; chi intendesse intraprendere un viaggio in Turchia in futuro dovrà effettuare nuovamente il conteggio per vedere il cambio del momento.
NOTA: un suggerimento che ci è stato dato nel corso del viaggio da persone del posto è quello di cambiare gli euro perché il cambio è più stabile e più vantaggioso.
Nonostante tutto, il discorso sulla valuta turca non è finito: in Turchia coesistono due valute, la LIRA TURCA (simbolo TL) e la NUOVA LIRA TURCA (simbolo YTL). Concettualmente non cambia nulla, si ragiona sempre in milioni, solo che sulle YTL sono stati tolti 6 zeri. Quindi:
1.000.000 TL = 1 YTL
5.000.000 TL = 5 YTL
10.000.000 TL = 10 YTL
20.000.000 TL = 20 YTL
50.000.000 TL = 50 YTL
100.000.000 TL = 100 YTL
Bisogna prestare un minimo di attenzione quando si pagano i conti e si riceve il resto durante i primi giorni di viaggio, soprattutto con le monete che seguono lo stesso principio.
Inoltre, si tenga presente che spesso i tagli più grossi vengono cambiati con fatica. Solitamente non ci sono problemi dai benzinai mentre, per negozi e alberghi di categoria economica, tagli superiori ai 20 YTL possono essere un problema.
Per quanto riguarda la sterlina siriana le cose sono più semplici. Il sistema bancario è statalizzato e, quindi, il cambio è fisso e uguale ovunque. Per noi è stato di 1 USD = 53,8 S£. Per semplicità di calcolo abbiamo considerato, nel conteggio dei nostri costi, un rapporto di 1 USD = 50 S£. Conviene informarsi prima sul cambio in corso perché a noi in frontiera è capitato che l’impiegato applicasse un tasso leggermente più favorevole per l’ufficio cambi e solo grazie all’aiuto di un altro impiegato siamo riusciti ad ottenere il cambio corretto. Nei posti dove vengono cambiate le valute (es. a Damasco e Aleppo) vi diranno che non applicano commissioni ma, in realtà, le “recuperano” imponendo un cambio di 1 USD = 52 S£.
Benzina
La grossa sorpresa di questo viaggio è stato il costo della benzina in Turchia: un litro di verde, durante la tratta di andata, lo pagavamo 2,52 YTL = 2950 ITL = 1,523 € e, durante il ritorno, 2,63 YTL = 3077 ITL = 1,589 €. La cosa importante che ci è stata spiegata è che questo prezzo è dovuto ai problemi di approvvigionamento di petrolio e che, quindi, il prezzo aumenta di settimana in settimana.
Il diesel era sulle 2 YTL = 2340 ITL = 1,208 € al litro. Non ci sono mai problemi nel reperire la “verde”: le pompe di benzina presenti sul territorio sono tutte modernissime.
In Siria le cose sono molto diverse: la benzina costa 24,35 S£ = 0,389 € (755 ITL) al litro e il gasolio circa la metà (ma bisogna pagare una tassa sui veicoli diesel in frontiera su cui non siamo informati).
In Siria, ad Aleppo e in qualche altro distributore, abbiamo trovato la “verde”, in tutti gli altri posti abbiamo trovato la Super che, però, era uguale all’altra per colore e prezzo e, quindi, non abbiamo mai avuto chiaro cosa si metteva di preciso nel serbatoio. La moto, in ogni caso, non ha dato problemi anche se il numero di ottani è probabilmente un poco più basso di quello delle nostre benzine.
Strade e circolazione
In Turchia la circolazione è quasi ordinata, ma alcune precauzioni, dettate dalla condizione dell’asfalto, sono necessarie:
- L’asfalto è SEMPRE con un coefficiente d’attrito più basso del nostro e, quindi, è SEMPRE scivoloso anche se è asciutto. Quando è bagnato diventa come ghiaccio.
- Sul bordo delle carreggiate, sugli accessi alle aree di servizio e di sosta, sui raccordi degli svincoli tra una strada principale e un’altra strada è quasi sempre presente uno strato di ghiaia a volte anche spesso due o tre centimetriNon è infrequente trovare dei buchi nell’asfalto
- Quando rifanno le strade, i Turchi sono “originali”: se hanno una strada a 2 carreggiate con due corsie per ognuna, loro rimuovono l’asfalto su ENTRAMBE le carreggiate e poi, su una si marcia a doppio senso e, sull’altra, si eseguono i lavori. Non è raro farsi 8/10 km di sterrato con sassi, polvere, TIR fumosi e automobilisti turchi frettolosi che corrono non poco. In moto non è il massimo (preparatevi a delle belle impolverate!). In ogni caso i lavori in corso sono sempre ben segnalati.
- Le strade principali (ma non solo) sono molto pattugliate e le pattuglie sono dotate di telelaser. Noi siamo stati fermati da un agente della stradale che intendeva congratularsi per la moto e ci ha ragguagliato sul fatto che velocità tra gli 80 e i 100 km/h sono sicure sulle strade principali (nel senso letterale del termine relativo al tipo di strada) e consentite dalla polizia.
- Attenzione sulle strade a tre corsie con quella di mezzo per il sorpasso: anche se la segnaletica dice che l’uso è per chi viaggia nella vostra direzione, la segnaletica dall’altra parte consente il sorpasso. Quindi conviene sorpassare solo quando la visibilità è buona anche se la segnaletica sembra “dalla vostra parte”.
Conclusioni:
- Attenzione a come si usano i freni, in particolare quello anteriore
- Un buon trucco per vedere se c’è ghiaia sulla carreggiata è guardare se il mezzo che precede solleva improvvisamente polvere. In quel caso è bene rallentare SENZA usare i freni
- Non esagerare mai con la velocità e attenzione ai sorpassi
In Siria le cose cambiano:
- L’asfalto è ancora più scivoloso ma mai da disperazione
- All’ingresso e all’uscita dei paesi e delle città più piccole ci sono dossi artificiali non contraddistinti da segnaletica verticale e non colorati di giallo
- Le regole stradali, in particolare nelle città, sono state scritte per poter essere conservate come ricordo in qualche ministero, mentre la segnaletica, spesso, ha scopo puramente decorativo. Quasi nessuno usa l’indicatore di direzione e la svolta improvvisa tagliando la strada ad altri non è rara, qualcuno (pochi per fortuna) non rispetta il semaforo rosso, tutti suonano il clacson (per salutare, segnalare la propria presenza, incitare, arrabbiarsi… per tutto); non esitate a suonare, a rendervi “presenti”: è di vitale importanza. In autostrada le cose vanno un po’ meglio ma, attenzione, in realtà parliamo di una superstrada con incroci a raso e quindi:
- È attraversata da veicoli e persone a piedi
- Non è difficile incontrare qualcuno che fa dei tratti in contromano
- I taxi collettivi si fermano ovunque per far salire e scendere persone
- I camion stracarichi a volte, a causa del vento e dell’incuria, perdono il carico… non state molto vicini a mezzi troppo carichi
- C’è sempre vento, legate bene la borsa sul serbatoio o i bagagli “esterni” al veicolo
Conclusioni:
Circolare in Siria richiede MOLTA attenzione, bisogna dimenticarsi del freno anteriore (o usarlo con ESTREMA delicatezza) pena un bel bloccaggio della ruota, bisogna usare molto il clacson e non eccedere MAI con la velocità. Sulle statali 70/80 km/h e 110 km/h sull’autostrada sono velocità sicure. Entrare o uscire dalle grosse città di venerdì o la mattina presto (prima delle 7,30) aiuta a evitare il traffico intenso. In ogni caso basta solo un po’ di prudenza.
Quanto esposto sopra, farà capire meglio perché alcune tappe hanno richiesto intere giornate, anche se le distanze erano di poche centinaia di chilometri e perché durante il viaggio abbiamo scelto di “tagliare” la Giordania: la scelta era tra passare un mese in sella o poter avere dei momenti da trascorrere con la gente, assaporando l’atmosfera dei diversi luoghi.
Detto questo “partiamo” insieme per questa esperienza che, per noi, è stata molto intensa.
Sabato 04/06/2005 – MILANO – porto di ANCONA (Km 433)
Quest’anno la partenza è di tutto riposo: la nave salperà alle 22,30 e a noi basterà essere in porto per le 19,30. Alle 13,30 salutiamo la nostra casetta e montiamo in sella.
Il viaggio trascorre tranquillo e alle 17,45 siamo in porto: sempre meglio essere un po’ in anticipo.
Lascio Cristina con la moto e i bagagli e vado a ritirare i biglietti al banco della Marmara Lines. Dopo 10 minuti eccoci a far controllare i passaporti e alle 18,30 siamo davanti alla nave.
Il numero di macchine, camion, bus è notevole ma confidiamo di imbarcarci presto. Alle 19,30 l’ufficiale di carico dà il via alle operazioni e i motociclisti (noi, 4 tedeschi e un austriaco) veniamo imbarcati… per ultimi! Alle 22 siamo in cabina: per fortuna che abbiamo dei viveri da consumare alla spicciolata durante l’attesa!
Durante l’imbarco il personale ritira i passaporti e i documenti del veicolo dandoci la chiave della cabina. Tutti i documenti con i fogli di registrazione per la dogana saranno restituiti 2 giorni dopo dietro pagamento di una tassa di registrazione di 2 €.
Domenica 05/06/2005 – NAVIGAZIONE
Fortunatamente il mare è liscio come l’olio.
Ci gustiamo una bella colazione turca (olive, formaggio, pomodori, cetrioli, uovo, pane, burro, marmellata, miele) e trascorriamo la giornata leggendo, dormendo e godendoci il panorama.
A bordo non ci sono italiani, solo tedeschi, turchi tedeschi e inglesi.
NOTA: nel prezzo del biglietto del traghetto è inclusa solo la colazione. Per gli altri pasti ci sono un ristorante e un self service. Non è raro che i passeggeri rechino con sé le provviste per i 2 giorni e 3 notti di navigazione.
Lunedì 06/06/2005 – NAVIGAZIONE
Giornata analoga alla precedente con l’unica variante della restituzione dei passaporti e dei documenti della moto corredati dei moduli precompilati necessari alla dogana.
Martedì 07/06/2005 – CESME – KONYA (km 650 – 10 ore)
Attracchiamo puntualissimi alle 7,30 e con un po’ di pazienza riusciamo a sbarcare.
Le formalità doganali implicano:
- Acquisto di due visti (10 € l’uno) al botteghino posto prima di quello dei controlli dei passaporti
- Timbratura dei passaporti
- Cambio della valuta
- Registrazione della moto
La trafila non è difficile, solo un po’ lunga perché la gente scesa dalla nave è tanta e si è formata un po’ di fila: è la prima occasione per entrare in contatto con la mentalità turca. Un signore turco che vive in Francia da 35 anni ci dà qualche dritta sulla valuta e su qual è la strada migliore per raggiungere Konya (che corrisponde a quella che desideriamo percorrere noi).
Alle 10 siamo finalmente fuori dal porto e pronti ad imboccare l’autostrada per Izmir, che si rivela essere un’ottima arteria, praticamente deserta.
SUGGERIMENTO: arrivando vicino ad Izmir si vedono i cartelli per Ankara, Istanbul, Manisa. Se non volete finire in centro ad Izmir (che è abbastanza caotica) seguiteli. In questo modo si percorre la “tangenziale” di Izmir e, seguendo per Manisa, e Usak, ci si ritrova sulla strada giusta per Konya.
Approfittiamo dell’attraversamento di Izmir per fare il pieno scoprendo che la benzina costa più di 1,5 € al litro. Usciamo dalla città e subito la strada si inerpica molto velocemente sull’altopiano anatolico. In pratica si viaggia in pianura a quasi mille metri di quota, circondati da colline e, in lontananza, da montagne più alte.
La strada è a doppia carreggiata e, con le dovute attenzioni, i chilometri scorrono veloci.
A Sula ci fermiamo presso un benzinaio per chiedere dove possiamo trovare un supermercato – cosa non facile in Turchia – e, con l’occasione, abbiamo modo di iniziare a conoscere l’ospitalità turca: subito ci vengono offerti due bicchieri di bibite e, nonostante nessuno parli né inglese né francese, riusciamo a spiegare cosa vogliamo e un poliziotto ci fa strada con la sua auto di servizio fino al supermercatino del paese.
Durante tutto il viaggio, ad ogni sosta per far benzina e riposare un po’, ci verranno offerte sedie, bibite o tè all’insegna della gentilezza e dell’ospitalità. È una cosa veramente piacevole che nel nostro Paese – almeno nel Nord – è assolutamente dimenticata.
Riprendiamo il nostro viaggio attraverso l’altopiano, ora coltivato con alberi da frutto, ora con ampi prati, ora punteggiato da villaggi o città più grandi ognuna con la propria moschea e i relativi minareti che qui hanno uno stile che li fa somigliare a dei razzi pronti al lancio!
Verso le 19 arriviamo ai confini di Konya che conta 1.000.000 di abitanti, è sede di un’università ed è una delle città più conservatrici della Turchia.
Dalla periferia al centro città si contano 10 km. Fatte varie soste per chiedere informazioni, arriviamo in Metvlana Caddesi vicino al quale troviamo l’Hotel Petek. L’alloggio è modesto ma pulito e, dopo aver parcheggiato la moto nel loro “garage”, riusciamo a farci una doccia e a riassumere l’aspetto di esseri umani.
Trascorriamo la serata con i fratello del proprietario dell’albergo che parla bene inglese e ha un negozio di tappeti. Da lui apprendiamo che Konya è famosa per la produzione di zucchero, grano e tappeti; questi ultimi vengono venduti in tutta la Turchia ai venditori di tappeti i quali li rivendono ai clienti finali. In effetti abbiamo notato che ovunque i prezzi dei tappeti sono più alti che a Konya.
In quest’occasione scopriamo anche il perché del prezzo esorbitante dei carburanti: problemi di approvvigionamento di petrolio e derivati; il prezzo aumenta di settimana in settimana.
Dopo un paio di tè (çay in turco) alla mela e all’arancia, ci congediamo e stramazziamo a letto.
Mercoledì 08/06/2005 – KONYA – GOREME (km 241)
La giornata incomincia con i 5 muezzin di Konya che alle 4,30 intonano la preghiera del mattino, ognuno con la sua “melodia” e ognuno con il suo tempo: il risultato per i nostri timpani è devastante!
Partiamo. Subito dopo Aksaray sostiamo per visitare un caravanserraglio del XIII secolo (Agzikara Hani) dove anche Marco Polo ha sostato. La struttura è una delle meglio conservate di tutta la Turchia. Il custode, che parla italiano perché ha un fratello che vive a Firenze, ci mostra tutti gli alloggi spiegandocene la funzione.
A Uçhisar vediamo i primi coni tufacei tipici della Cappadocia: lo spettacolo, notevole, permane e si amplifica arrivando nella magica Goreme. Cristina va alla ricerca di un alloggio scegliendo il Blue Moon Hotel: è un piccolo albergo che dà sulla piazza centrale di Goreme. È pulitissimo e appena ristrutturato e il gestore, un simpatico ragazzo di 25 anni, parla bene inglese. Inoltre il prezzo è accettabile 40 YTL, colazione inclusa (Per informazioni: www.bluemoonmotel.net ).
Dopo la doccia e il bucato usciamo a fare una passeggiata sulla strada che porta al Museo all’aperto di Goreme godendo così dell’incantevole vista dei coni di tufo al tramonto.
Ceniamo con un kebab a testa e ci ritiriamo sulla terrazza dell’albergo per goderci il panorama. A letto alle 22.
NOTA: Goreme non è il posto ideale per assaggiare le specialità turche in quanto è abbastanza turistica e, per lavorare, i gestori di alberghi e ristoranti, devono offrire molti piatti della cosiddetta cucina internazionale.
NOTA: il gestore del Blue Moon Hotel ci ha spiegato che durante le notti di plenilunio tutta la valle si tinge di blu e che è possibile passeggiare tra le conformazioni rocciose al chiaro di luna. È un evento così spettacolare che molti pianificano i loro viaggi in modo da essere a Goreme nelle notti opportune per fare questo tipo di escursione. Noi, purtroppo, eravamo lì in due notti di luna crescente e non abbiamo potuto apprezzare questo spettacolo.
Giovedì 09/06/2005 – GOREME – KAYMAKLI – AVANAS – ZELVE – URGUP – GOREME (km 105)
Dopo un’abbondante colazione turca assaporata sulla terrazza dell’hotel ci incamminiamo verso il Museo all’aperto di Goreme (seguire le indicazioni per “Goreme Open Air Museum”) che è stato proclamato patrimonio dell’umanità dall’UNESCO.
NOTA: dal centro di Goreme la distanza è di circa 1,5 km. Vale la pena andarci a piedi per evitare di pagare il parcheggio e di lasciare il veicolo “stritolato” tra i bus delle comitive provenienti da Nevsehir.
Il sito illustra la vita cenobitica (cioè in comunità monastica) istituita da San Basilio nei coni tufacei di Goreme che costituiscono così un grosso complesso monacale risalente al periodo compreso tra il X e il XII secolo d.C. I monaci avevano scavato chiese, cucine, refettori, dormitori, depositi, tavoli sedie…. tutto nel tufo. Alla morte i corpi venivano tumulati direttamente nel pavimento delle varie chiese o in cappelle laterali.
La Chiesa della Mela (Elmali Kilise) vanta begli affreschi che, purtroppo, durante il periodo iconoclastico furono deturpati in quanto, in quel periodo, era proibita la raffigurazione di immagini sacre.
La chiesa più straordinaria di tutto il sito è la Chiesa Buia (Karanlik Kilise) così detta perché ha un’unica finestra nel nartece (parte della chiesa collocata subito dopo l’entrata). Gli affreschi ivi conservati e restaurati sono meravigliosi e narrano con uno schietto linguaggio bizantino la vita di Cristo.
NOTA: per accedere alla Chiesa Buia è necessario pagare un biglietto a parte rispetto al già salato biglietto di ingresso al sito (12 YTL). Il biglietto si acquista all’ingresso della chiesa. Costa 5 YTL a persona, ma ne vale veramente la pena.
Lasciato il sito, recuperiamo la moto per dirigerci alla città sotterranea di Kaymakli. Questa città è scavata nella roccia per 6 livelli di profondità, di cui solo 4 accessibili. In essa c’è tutto: cucine, dormitori, depositi, torchi, laboratori, il cimitero, pozzi di aerazione, il tutto collegato da stretti cunicoli.
Queste città venivano costruite per far fronte alle invasioni delle popolazioni esterne all’area.
NOTA: se soffrite di claustrofobia, anche leggera, NON ENTRATE ASSOLUTAMENTE in queste città. Alla biglietteria nessuno vi dirà nulla e nessun cartello vi avvisa che il luogo non è adatto a persone claustrofobiche. Gli unici a dire qualcosa sono le guide che:
- Costano un occhio della testa (se non siete in gruppo)
- Quando vi dicono qualcosa avete già pagato il biglietto
Da Kaymakli ci spostiamo ad Avanos, città di vasai dove, più che i vasi, apprezziamo una gustosa baklava (dolce di sfoglia, noci, sciroppo) con il tè. Il posto consigliato dove consumarlo è la pasticceria Aytemur che è un microscopico locale con 2 posti a sedere e un simpatico proprietario che conosce qualche parola di inglese.
Rifocillati dal gustoso dolce ci dirigiamo verso la strada che collega Zelve a Urgup. A metà del tragitto ecco l’area dei camini delle fate: è impossibile mancarla perché è piena di bancarelle e bus turistici. Lasciate il veicolo e passeggiate tra queste curiose formazioni: la sensazione di stare in un ambiente fatato è forte! Proseguendo lungo la strada si trova un’altra zona di formazioni rocciose particolari: fermatevi per fare due passi nel “sito”, ne vale la pena!
Rientriamo in hotel e dopo una bella doccia andiamo a cenare con Kolbe in sandwich, zuppa di lenticchie (molto piccante) e ciliegie.
Prima di andare a dormire chiacchieriamo un po’ con il gestore del nostro albergo, opportunità utile per approfondire la nostra conoscenza della Turchia sotto il profilo socio-economico.
10/06/2005 – GOREME – ALEPPO (km 543 – 10 ore) – Venerdì
Dopo la solita supercolazione turca partiamo alla volta della Siria.
NOTA: sia in Turchia che in Siria, a differenza della Tunisia, non è possibile richiedere la colazione all’orario desiderato (ad esempio le 5 del mattino) per poter partire presto e quindi, se non si vuole rinunciare alla colazione (sconsigliato), bisogna partire un po’ più tardi (verso le 8).
Percorriamo la statale che da Nevsehir porta a Nigde tra prati coltivati, distese gialle di senape, viola di fiori selvatici e tulipani rosso bordeaux. Seguendo le indicazioni per Adana si giunge a Pozantr dove inizia l’autostrada che, come al solito, è poco trafficata. Sfortunatamente incappiamo in uno scroscio di pioggia che ci obbliga a coprirci.
NOTA: l’asfalto bagnato diventa come una viscida lastra di ghiaccio e la polizia obbliga a rallentare molto. Bisogna prestare molta attenzione.
Dopo pochi chilometri tutto si asciuga (noi compresi) e possiamo proseguire fino a Iskenderun dove si cominciano a vedere le indicazioni per Aleppo (HALAB in arabo).
Appena superate le alture che separano la Turchia dalla Siria veniamo travolti da un forte vento laterale che ci costringe a legare la borsa sul serbatoio con le apposite cinghie e a viaggiare con la moto inclinata di 30 gradi. Il vento, per fortuna non sempre così forte, sarà una costante fino al rientro in Turchia.
Entriamo in Siria dalla Bab al Hawa dove la trafila burocratica funziona come segue:
- Consegna del modulo della dogana turca relativo al veicolo (quello rosso). Servono anche il passaporto dell’intestatario del veicolo e il libretto.
- Si procede di qualche decina di metri e si passa alla timbratura dei passaporti per l’uscita dalla Turchia
- Si va alla dogana dove registrano l’uscita del veicolo
- Si procede fino all’ultimo controllo generale dei documentiFatto questo si percorre circa un chilometro in terra di nessuno e si arriva al limes siriano:
- Si lascia il veicolo davanti al palazzo degli uffici
- Si individua lo sportello “Foreigner arrivals” dove si compilano dei moduli azzurri con i dati delle persone, del passaporto e del veicolo (solo l’intestatario deve compilare quella parte). I moduli possono essere trovati un po’ ovunque sui vari banconi, se c’è fila potete iniziare a compilarli durante l’attesa.
- Si consegnano moduli e passaporti all’ufficiale che registra tutto in un computer, mette qualche timbro e scrive sul passaporto dell’intestatario del veicolo il numero di targa.
- Si va allo sportello bancario dove potrete cambiare dollari e/o euro. State attenti che vi sia applicato il cambio ufficiale (si veda l’introduzione per i dettagli)
- Cambiati i soldi si procede a stipulare l’assicurazione per il veicolo e a fare il documento sostitutivo del carnet de passage.
- Messi un po’ di altri timbri e pagata la tassa di ingresso si porta il tutto in dogana dove, a seguito di un esborso di 1000 S£ (circa 20 USD) vi verrà rilasciato un documento che consente, tra le altre cose, di evitare la perquisizione dei bagagli.
NOTA: quella sopra esposta è la procedura ufficiale. Noi, in realtà, siamo stati accompagnati attraverso questo percorso a ostacoli da un simpatico impiegato (che parlava inglese, francese e un po’ di italiano) che ci ha alleggerito molto la procedura. Alla fine gli abbiamo scucito una mancetta e qualche profumo mignon per la moglie. Durante tutto questo iter ci è accaduto quanto segue:
- Pulizia dei pavimenti: un militare con la canna dell’acqua irrorava liberamente i pavimenti…. con buona pace di prese e cavi in tensione
- Ora di pranzo (le 15,30): semplicemente gli impiegati agli sportelli si girano, tirano fuori un fornello da campo e la pentola con il cibo che, dopo essere stato scaldato, viene consumato sul posto
- Siamo stati invitati a pranzo dai militari, di stanza alla dogana, e ci è stata offerta della frutta…
- Abbiamo visto un impiegato lavorare in pigiama: lì c’è un complesso ospedaliero… si vede che per passare il tempo di degenza lavora.
Se sarete cortesi e moderatamente espansivi, l’iter sarà molto divertente.
A noi il tutto ha preso (lato turco più lato siriano) un’ora e mezza. Bisogna dire che non c’era veramente nessuno. Immagino che in altri periodi dell’anno le cose possano andare più per le lunghe.
Superata la dogana ci accorgiamo subito del cambio di mentalità: spazzatura ovunque, strade un po’ meno belle, macchine e camion incredibilmente vetusti ed inquinanti, case meno ristrutturate che in Turchia.
Al primo paesello scopriamo, con un bel balzo, i dossi artificiali non segnalati che, quasi sempre, ci sono all’ingresso e all’uscita di insediamenti abitativi. Dopo qualche chilometro, ci inseriamo su una strada a due carreggiate che ci conduce fino in centro ad Aleppo.
Essendo venerdì (l’equivalente della nostra domenica) il traffico non è pesante – anche se resta caotico – e riusciamo ad arrivare in centro senza grosse difficoltà.
Individuata la torre dell’orologio (che è un ottimo riferimento per la zona degli alberghi economici) ci fermiamo per consultare la cartina. Subito veniamo avvicinati da un centinaio di passanti che vogliono salutarci, sapere da dove veniamo, dove desideriamo andare, vedere la moto. Sembra di essere dei divi di Hollywood!
Dal gruppone riusciamo ad ottenere le informazioni per arrivare allo Spring Flower Hotel (il cui vero nome è HOSTEL ZAHRET AL RABIH) che è nel quartiere dei meccanici e dei gommisti, vicinissimo al famoso Baron Hotel.
Gli ospiti sono di svariate nazionalità e, tra gli altri, conosciamo una coppia di svizzeri (Eric e Christine) che sta facendo il giro del mondo in bicicletta (il loro sito è www.balladavelo.net).
Ci ritiriamo in camera verso le 20 e deliberiamo di “tagliare” la Giordania dal nostro giro per evitare di fare un viaggio durante il quale si sta solo in sella senza fermarsi mai.
Sabato 11/06/2005 – ALEPPO
Lasciata la moto davanti al negozio di un gommisti, ci incamminiamo verso la città vecchia.
Ci inoltriamo nel suq, immergendoci nell’atmosfera colorata dei negozi di tessuti e negli odori tipici di questi luoghi.
Affittando per Cristina il mantello per coprirsi, visitiamo la Grande Moschea di cui possiamo visitare ogni parte perché è in fase di restauro. Molto bello il minareto del 1090.
Ci ributtiamo nel suq e, questa volta, non scampiamo ad un simpatico (e abile) venditore di sciarpe, tovaglie, foulard etc. etc. Dopo una lunga trattativa eseguita davanti ad un bel tè fumante, riusciamo a spuntare un buon prezzo per una sciarpa in lana di cammello ed un foulard in seta.
Con i nostri acquisti nello zaino andiamo a visitare la Cittadella (XII – XVI secolo): molto bello il ponte a gradinate, splendida la sala del trono, interessanti i bagni e le segrete.
Per pranzo scegliamo, vicino all’hotel Baron, l’equivalente siriano di un take-away dove, con 30 S£ acquistiamo due felafel da asporto. In realtà i felafel sono le polpettine di farina di ceci fritte che vengono messe in una “piadina” con verdure e salsina. Il panino intero, comunque, viene chiamato anch’esso felafel.
Dopo pranzo visitiamo l’Hotel Baron. Edificato alla fine del XIX secolo, ha ospitato Winston Churchill, Agatha Christie, Lawrence d’Arabia ed, ad oggi, è perfettamente conservato nelle condizioni originali. Sicuramente è un luogo ricco di fascino.
Il resto del pomeriggio lo dedichiamo alla visita di Al – Jdeida, il quartiere cristiano dove possiamo apprezzare i sobri palazzi eretti dai mercanti cristiani di culto greco ortodosso. Molti di questi palazzi sono stati restaurati e trasformati in lussuosi hotel e ristoranti e, per visitarli, è sufficiente entrare e chiedere al personale di dare un’occhiata all’interno.
Noi visitiamo l’AL KAZAN, il DAR ZAMARIA, il BEIT AL – WAKIL, il SISSI HOTEL e il CEDDAR.
In tutti, il gentilissimo personale ci accompagna a vedere le parti più interessanti.
Dopo questo bel giro ci sediamo su una panchina accanto ad una coppia (madre e figlio) siriana che sta facendo merenda. Nel sederci, per educazione, auguriamo buon appetito e, subito, ci viene offerto un bel dolce a base di frutta secca e miele: un piccolo “assaggio” dell’ospitalità siriana!
Proseguiamo la visita del quartiere entrando nella cattedrale greco ortodossa del XIX secolo dove una solerte sacrestana ci fa vedere i pezzi più interessanti e ci fa accendere due candele davanti all’immagine della Madonna miracolosa.
Durante le nostre camminate abbiamo anche conosciuto una guida citata nel Lonely Planet, il sig. Ahmed Modallal, che ci ha visto con il libro in mano e ci ha fermato per fare due chiacchiere e proporci i suoi servigi. È un soggetto veramente simpatico e, se siete in più di 2 persone e desiderate una guida, vale la pena contattarlo. I suoi riferimenti sono nel Lonely.
La sera, dopo un po’ di riposo e una bella doccia, andiamo a cena al ristorante Abou Nawas (a 5 minuti di distanza dall’albergo), dove per 600 S£ assaggiamo molte specialità del luogo. Siccome non ci sono i menù e non parliamo arabo, veniamo invitati in cucina per scegliere le pietanze direttamente dai pentoloni!
Domenica 12/06/2005 – ALEPPO – APAMEA – SKELBIA (km 145 + 15)
Alle 7,30, al fine di evitare il traffico caotico di Aleppo, siamo già in strada. Dall’albergo, seguendo le indicazioni per Damasco, in 10 minuti siamo sull’autostrada.
L’obiettivo della giornata è quello di visitare Apamea (Afamia in arabo) e, successivamente, dirigerci ad Hama.
Come già sottolineato all’inizio, in autostrada bisogna prestare attenzione perché il traffico è sempre “disordinato” ma, per fortuna, non sostenuto.
A Khan Shaykun troviamo l’indicazione per Apamea, l’unica con caratteri occidentali; una volta abbandonata l’autostrada i cartelli sono solo in arabo. Per fortuna la gente del posto sa che i turisti sono un po’ smarriti e con un po’ di gesti ci indirizza sulla strada corretta.
Dopo una trentina di chilometri avvistiamo il sito su una collina sulla nostra destra e, in mancanza di indicazioni, svoltiamo sulla prima strada che porta in quella direzione.
Questa svolta cambierà radicalmente la nostra giornata e, devo dire, assolutamente in meglio.
Percorriamo un paio di km e ci troviamo davanti ad un cancello chiuso che dà accesso ad una diga. Perplessi capiamo di aver sbagliato strada e, mentre ci accingiamo a tornare indietro, chiediamo indicazioni a due signori che stanno parlando lì vicino.
Uno è il “custode” e l’altro un suo conoscente. Quest’ultimo, scopriremo presto che è un dentista che parla francese e, praticamente, ci fa aprire il cancello per attraversare la diga. Dall’altro lato ci viene aperto anche l’altro cancello e, dopo un breve sterrato, siamo ad Apamea dal… retro del sito!
Il nostro conoscente francofono ci raggiunge sulla sua Lambretta (originale italiana!) degli anni 50 e ci accompagna fino all’ingresso vero e proprio del sito.
NOTA: se non avessimo svoltato a destra, dopo pochi km avremmo raggiunto la strada principale e, svoltando a destra avremmo trovato i cartelli per arrivare al sito dal lato giusto.
Conversando emerge che lui è cristiano ortodosso, che la popolazione della sua città, Skelbia (Suqeilibiyya sul Lonely Planet), è tutta cristiana e che siamo inviatati a pranzo a casa sua. Ci facciamo spiegare come arrivare da lui: nessun problema, giunti a Skelbia (5 km da Apamea) basta chiedere a chiunque della sua famiglia.
Dopo la visita alle rovine, seguiamo le istruzioni forniteci e chiediamo indicazioni alla prima persona che passa: in 2 minuti siamo a casa della mamma del nostro nuovo amico.
Lì veniamo accolti dal fratello, dalla sorella, dai nipoti… tutta la famiglia è raccolta in quanto, essendo domenica, tutti i si ritrovano a casa della nonna.
Dopo le presentazioni ci fanno rinfrescare e ci offrono dolci e bibite. Dopo una mezz’ora arriva il nostro ospite e, dopo i saluti, andiamo a casa sua a mangiare.
Sua moglie, che parla inglese, ha cucinato di tutto – pollo, riso, verdure varie – non manca nulla, neanche la birra siriana. Conosciamo anche i tre figli rispettivamente di 13, 11, e 4 anni. Sono tutti estremamente cordiali e ospitali e il pranzo scorre piacevole come se fossimo a casa di amici di lunga data.
Intanto si è sparsa la voce che “lo straniero con la moto grossa” è in paese e una processione continua di ragazzi e ragazze passa di lì per vedere la moto, conoscerci, fare foto (a noi e alla moto) e, possibilmente, essere portati a fare un giretto.
Visto che si sta facendo tardi, ci viene offerto un letto per la notte che accettiamo volentieri. Questo dà il via al giro guidato del paese, della chiesa ottocentesca in restauro e di tutti i parenti e amici della famiglia dove, da ognuno, si mangia e si beve qualcosa.
La sera facciamo tutti insieme “la vasca” in moto in lungo la via principale del paese: in pratica veniamo “mostrati” a tutti e tutti ci salutano e ci fanno festa, è una sensazione veramente strana.
Dopo una cena luculliana a base di meze (antipasti), la serata si conclude con una bella doccia e una sana dormita.
CONSIDERAZIONI: questa giornata ci ha permesso di conoscere da vicino le abitudini di una famiglia cristiano ortodossa siriana. Abbiamo appreso che la maggior parte dei cristiani sono laureati (ingegneri, medici, architetti) e che tengono molto all’istruzione, alla cultura, alla sanità (abbiamo visto le scuole superiori e il nuovo ospedale di Skelbia) e all’imprenditoria. Occasioni come questa sono rare e vanno colte senza incertezze.
Durante altre tappe scopriremo che questo tipo di ospitalità è comune a tutti i siriani che, oltretutto, hanno un debole per noi italiani!
Lunedì 13/06/2005 – SKELBIA – HAMA – PALMYRA (km 264)
Alle 7 siamo pronti e i nostri ospiti sono un po’ dispiaciuti per la nostra partenza. Dopo gli ultimi calorosi saluti, eccoci in viaggio.
In un’ora circa percorriamo i 50 km che ci separano dal centro di Hama dove possiamo vedere le Norie.
Queste enormi ruote di legno (fino a 20 metri di diametro) risalenti al 1200 circa, servivano per pescare le acque dell’Oronte e portarle al livello dei canali di irrigazione.
Riprendiamo la strada alla volta di Homs, passaggio obbligato per arrivare a Palmyra. Homs è orrenda ed estremamente caotica, il suo attraversamento richiede molto tempo e molta attenzione.
SUGGERIMENTO: non l’abbiamo sperimentato ma, probabilmente, è più comodo seguire l’autostrada in direzione Damasco e, una volta aggirata Homs, tornare indietro di qualche chilometro fino alla deviazione per Palmyra.
Superata Homs, svoltiamo a sinistra e imbocchiamo la strada che ci porterà in pieno deserto alla città della regina Zenobia.
Nonostante l’impegno profuso per non essere qui a mattina inoltrata, sono le 11 e i 160 km sotto il sole in pieno deserto si fanno sentire. Per fortuna la strada consiste in un nastro d’asfalto che consente l’ottima velocità di 120 km/h. e che taglia la distesa rocciosa del deserto senza mai avere sabbia sulla strada.
NOTA: all’inizio di questo tragitto si trova un distributore o due di benzina, l’ideale, comunque, è fare il pieno prima della deviazione che porta a Palmyra. Inoltre si deve aver cura di avere una buona scorta d’acqua perché nel deserto non si sa mai, basta una foratura e l’acqua diventa vitale. Appena giunti a Palmyra conviene rifare il pieno per non essere vincolati agli orari di apertura dei distributori quando si desidera ripartire.
Giunti a Palmyra prendiamo una camera all’Hotel Bel (dal nome del tempio) che si trova 100 metri a sinistra del Museo. Per 500 S£ abbiamo una camera pulita, con bagno e aria condizionata.
NOTA: negli alberghi a Palmyra conviene chiedere camere che non danno sulla strada perché gli abitanti, verso le 23, diventano molto vivaci e il rumore può disturbare.
Mentre riposo Cristina fa un bel bucato lavando anche jeans e giubbetti (ancora impolverati dagli sterrati turchi). Il tutto asciuga in 45 minuti grazie ai 36 °C con il 20% di umidità e il vento teso.
NOTA: la gente del posto ci ha detto che era un’estate fresca. Solitamente a giugno ci sono già 43 – 45 °C e in agosto non è difficile arrivare a 53-55 °C. In ogni caso, di sera, un giubbetto non dà fastidio.
Verso le 18 andiamo a vedere le magnifiche rovine: siamo gli unici turisti ed abbiamo l’intero sito a disposizione. Scattiamo delle foto per immortalare questa città la cui regina sfidò la potenza dell’impero romano, provando ad immaginare come fosse il luogo nel pieno del suo splendore.
NOTA: in fondo al sito è possibile che si venga avvicinati da dei berberi che di berbero non hanno più nulla. Ogni cosa che fanno è per avere soldi.
Dopo cena facciamo due chiacchiere con l’albergatore davanti ad una bella tazza di tè e, verso le 22, ci ritiriamo.
Martedì 14/06/2005 – PALMYRA
Alle 6,30 siamo già nel sito archeologico per vedere la valle delle tombe a torre. Affacciandoci alla torre di Yemliko – riconoscibile per la sua altezza e per essere sormontata da due mensole scolpite – possiamo vedere la struttura dei loculi che è del tutto simile a quella dei colombari dei nostri cimiteri.
Dalla zona delle tombe ci spostiamo al tempio di Bel. Questo tempio fu fortificato in epoca ottomana e vanta una bella cella funeraria decorata con pitture ancora visibili anche se molto sbiadite.
Dopo la visita al tempio rientriamo in albergo per fare colazione e, successivamente, ci rechiamo al museo.
Qui gli ambienti sono climatizzati e, quindi, vale la pena di dedicare alla visita le ore più calde della giornata. I pezzi esposti sono molto interessanti e, in particolare, alcuni busti delle tombe (l’equivalente delle foto che stanno sulle tombe moderne) sono di fattura eccezionale.
Dedichiamo il pomeriggio al riposo e per la cena decidiamo di approfittare del ristorante con piscina REST GARDEN (si trova sulla sinistra percorrendo la strada che porta alle rovine). Il proprietario è molto simpatico, ci fa visitare la parte di oasi connessa al locale e ci tiene un piccolo corso sulla coltivazione delle palme.
La cena, preparata al momento, è deliziosa.
Prevedendo di doverci alzare presto, dopo aver fatto due chiacchiere con i gestori dell’albergo, ci ritiriamo presto.
Mercoledì 15/06/2005 – PALMYRA – DAMASCO (km 260)
Alle 5,30 siamo già in moto con l’obiettivo di viaggiare con il fresco e di arrivare a Damasco prima dell’ora di punta.
In effetti viaggiamo bene ma arriviamo in città quando tutti sono già in piena attività. Il traffico è infernale e, giunti nella zona degli alberghi economici che circoscrive piazza Al-Merjeh, decidiamo che è meglio accostare in modo che Cristina possa andare a cercare un alloggio a piedi.
NOTA: arrivando da Palmyra o da Homs, seguendo le indicazioni OLD TOWN (o OLD CITY), si arriva direttamente a 100 metri dall’ingresso della città vecchia. La zona della Piazza dei Martiri (Al-Merjeh) è piena di alberghetti che possono andare bene per chi viaggia con budget ristretto. È necessario scegliere con oculatezza perché alcune sistemazioni sono fatiscenti e quelle decenti spesso sono al completo. Noi abbiamo alloggiato all’Hotel Belzik in Sharia al-Istiklal che ha davanti un marciapiede abbastanza largo per poterci parcheggiare la moto ed è a 200 metri dall’ingresso della città vecchia. È molto spartano e abbiamo dovuto discutere un po’ per l’acqua calda, ma le stanze interne sono silenziose e favoriscono delle belle dormite.
NOTA: a Damasco è difficile trovare un alloggio anche in bassa stagione e, quindi, bisogna avere molta pazienza e fare molti tentativi per potersi sistemare. Inoltre nessun poliziotto, a differenza dei commercianti, parla altra lingua se non l’arabo. Quindi, per le indicazioni, bisogna chiedere nei negozi!
Dedichiamo il pomeriggio ad un’oziosa passeggiata nel labirinto della città vecchia.
Per prima cosa, nella galleria Souq al – Hamidiyya che permette di accedere al cuore della medina, ci fermiamo nella gelateria Bekdash dove fanno un gelato a base di semolino davvero buono. Bisogna stare attenti a non confondere la gelateria con un “clone” che non merita attenzione. Percorrendo la galleria verso la medina, Bekdash è sulla destra poco prima della leggera curva che la galleria compie. È il negozio più affollato di tutti. Non si può sbagliare.
Dopo esserci rinfrescati il palato, entriamo nella Grande Moschea degli Omayyadi.
Qui, dopo aver coperto Cristina con l’apposito telo ed esserci tolti le scarpe (da NON lasciare incustodite), possiamo girare liberamente in tutta la struttura che è finemente decorata, all’esterno, con splendidi mosaici e all’interno con tappeti, lampadari e marmi splendidi. Il complesso, segnato da terremoti e incendi, lascia intuire il suo splendore durante l’apice di questa civiltà.
Il resto del pomeriggio lo passiamo passeggiando nei vicoli della città vecchia curiosando all’interno delle case del quartiere cristiano che, anche qui, sono state spesso trasformate in splendidi locali o alberghi.
Dopo un bel pisolino andiamo a cena nella zona della piazza dei Martiri (al ristorante Abu Nawas che è molto pulito e con buon cibo) poi “saccheggiamo” anche una delle tante pasticcerie presenti in zona.
Al solito, a nanna presto.
Giovedì 16/06/2005 – DAMASCO
Dopo una gustosa colazione a base di dolcetti di sfoglia ripieni di pistacchi e miele e di due gustose spremute d’arancia (circa 0,75 lt a testa per un dollaro), dedichiamo la mattina alla visita del Museo Archeologico Nazionale (raggiungibile a piedi dalla città vecchia).
Qui possiamo ammirare alcuni pezzi molto pregevoli come il primo alfabeto scritto del 7000 a.C., rinvenuto ad Ugarit, alcune stoffe rinvenute nella zona di Palmyra, alcuni mosaici, la ricostruzione di una tomba a ipogeo di Palmyra e la sinagoga di Dura Europas che è stata “smontata” e ricostruita nel museo.
Dopo la visita al museo rientriamo nella città vecchia e, dietro alla moschea, facciamo un bel pranzo a base di felafel in un posticino piccolo ma molto utilizzato dalla gente del posto. Subito dopo, cosa c’è di meglio di un bel succo di frutta fresca? Ritornando per un centinaio di metri verso la moschea, sulla sinistra, si trova un microscopico negozio di succhi che per 50 S£ dà dei bei bicchieroni di pura goduria! Come minimo bisogna berne due per ogni giro: uno per dissetarsi e uno per gustarselo. Questo “locale” sarà molto gettonato da noi durante la nostra permanenza in città.
Dopo il pisolino pomeridiano rientriamo nella città vecchia e, mentre passeggiamo, incontriamo una coppia di medici polacchi che avevamo conosciuto il giorno precedente in moschea e con cui avevamo conversato un po’.
Visitiamo insieme Palazzo Azem (ex residenza del Pasha ed eccellente esempio di architettura damascena) scambiandoci opinioni ed esperienze di viaggio per tutto il pomeriggio. Decidiamo quindi di cenare insieme: gli argomenti di conversazione non mancano e la serata trascorre in modo molto piacevole.
Dopo esserci accomiatati rientriamo in albergo per una bella doccia e una sana dormita.
NOTA: a Damasco si può comprare dell’ottima frutta al mercato che si trova sulla sinistra dell’ingresso della galleria che porta alla città vecchia. È un mercato tipicamente siriano, ma la frutta è eccezionale e costa pochissimo.
Venerdì 17/06/2005 – DAMASCO – BOSRA – DAMASCO (km 268)
Ci alziamo di buon’ora per partire alla volta di Bosra. Essendo venerdì, Damasco è pressoché vuota e in poco tempo siamo sull’autostrada che in poco più di un’oretta ci condurrà a destinazione.
A Bosra entriamo nella cittadella del XIII secolo che ingloba lo straordinario teatro romano.
Essendo nella regione dell’Haurian la pietra da costruzione è il basalto nero e, quindi, tutte le costruzioni sono di questo colore; fatta eccezione per la scena del teatro che è in marmo bianco e composta da 3 ordini di colonne di cui, purtroppo, solo uno è arrivato ai nostri giorni.
In questa zona non è possibile alloggiare in quanto le due alternative sono una ultraeconomica (e fatiscente) e una ipercostosa.
Le “guide” del luogo sono abbastanza insistenti ma, dopo due chiacchiere, di solito desistono dal tentativo di vendere qualche servizio (o cartolina).
Ci avventuriamo anche tra le rovine romane che sono ben conservate e che, secondo noi, nascondono ancora molti tesori.
Conclusa la visita rientriamo a Damasco e, per sfuggire al caldo infernale, ci ritiriamo un paio d’ore in albergo.
Nel tardo pomeriggio gustiamo un gelato, dei succhi di frutta e una bella cena nel solito ristorante.
Sabato 18/06/2005 – DAMASCO – MAALULA – MAR MUSA (km 112)
Alle 6,45 lasciamo Damasco e ci dirigiamo verso Nord. La prima tappa è Maalula, grazioso villaggio ubicato nelle montagne dell’Antilibano.
Giunti nel paese lasciamo la moto nel parcheggio e imbocchiamo il canyon alla cui fine, dopo aver svoltato a sinistra e percorso un centinaio di metri, troviamo il monastero di San Sergio (Mar Sarkis).
Per accedere al convento si deve passare attraverso una stretta porta. Attraversati gli ambienti conventuali ecco la chiesa nella quale, oltre agli affreschi e alle icone, è possibile ammirare un altare pagano riutilizzato in età cristiana e ascoltare la lingua aramaica, poiché le ragazze che fanno da guida sanno recitare le preghiere nella lingua parlata da Gesù.
Lasciato San Sergio entriamo nel convento femminile di Santa Tecla. Questo complesso è moderno, ma è interessante per la cappella della Santa scavata nella roccia da cui sgorga l’acqua consacrata. In questo convento è possibile pernottare.
Lasciamo Maalula e riprendiamo l’autostrada in direzione Nord avendo come obiettivo il convento di Mar Musa. Ad Al Nabk usciamo e seguiamo le indicazioni per il centro. Dopo il semaforo si trova un cartello microscopico che dice di svoltare a destra per andare a Mar Musa. Da qui la strada non è ben segnalata ma chiedendo un paio di indicazioni ci si riporta su una carrozzabile asfaltata che va verso il deserto. Percorrendola si trova un bivio dove bisogna tenere la destra (altrimenti si finisce in una cava) e, dopo un passo con uno splendido panorama (ignorando la spazzatura), ci si ritrova nel deserto. Dopo una ventina di chilometri dal centro di Al Nabk si troverà una deviazione sulla sinistra (l’unica) con un cartellino che indica Mar Musa.
Imboccata la svolta e percorsi un paio di chilometri, la strada finisce e si deve lasciare il veicolo.
Per raggiungere il monastero di Mar Musa non resta che inerpicarsi sulla LUNGA scalinata che dal “parcheggio” arriva al complesso monastico.
NOTA: la scalinata è al sole sin dalla prima mattina quindi è necessario arrivare molto presto, mettersi in testa un cappello ed essere ben riforniti di bevande perché una bella sudata è assicurata.
L’entrata del convento è rappresentata da una porta minuscola che permette di arrivare su una splendida terrazza che dà sulla valle e sul deserto.
Qui troviamo una ventina di persone che siedono a tavola e ci offrono subito da mangiare e da bere.
Noi siamo intenzionati a trascorrere la notte qui e chiediamo ospitalità: nessun problema, ci vengono fornite lenzuola e due giacigli (uno nella zona femminile e uno in quella maschile, che è esterna al corpo principale del convento).
Sistemate le nostre cose, iniziamo a conoscere le persone che si trovano qui. Tra esse c’è una restauratrice siriana che ha lavorato con l’équipe italiana per consolidare gli affreschi della chiesa.
Questo convento è stato recuperato e fatto riconsacrare da Frate Paolo, un italiano che ha sempre operato nell’area del Vicino Oriente.
La chiesa è straordinaria: fondata tra il VI e l’VIII secolo, vanta alcuni magnifici affreschi dell’XI secolo a cui se ne sovrappongono molti del XIII. Sul pavimento ci sono tappeti ovunque in modo che chi si ritira qui per pregare e meditare possa stare comodo.
Visitata la chiesa iniziamo ad approfondire la conoscenza degli altri ospiti: ci sono ragazzi e ragazze siriane che trascorrono qui il week end, una ragazza finlandese (ingegnere navale) che è a Damasco per imparare l’arabo, una ragazza russa, una inglese, dei francesi, un papà libanese con due figli.
L’ambiente poliglotta è decisamente stimolante e la conversazione scivola da un argomento all’altro (anche argomenti importanti come la situazione siro-libanese) con estrema scioltezza.
Alla sera viene imposto il silenzio in quanto i frati devono recitare i vespri: la cerimonia si svolge in arabo, a lume di candela e al suono di chitarra e flauto. È una cerimonia molto mistica (che dura un paio d’ore) finita la quale si cena tutti insieme. Alle 23, le luci vengono spente perché gli accumulatori si esauriscono.
La messa dell’indomani vedrà partecipare anche molti musulmani. Gli astanti potranno anche partecipare alla predica. Noi, purtroppo, non potremo prendervi parte perché dovremo ripartire.
La notte è cristallina e la luna piena illumina con la sua luce argentea il deserto: è uno spettacolo da non perdere.
NOTA: se si desiderano maggiori informazioni si può consultare il sito www.deirmarmusa.org. È un sito semplice e, in parte, in costruzione ma dà un’idea del luogo e delle sue attività.
Domenica 19/06/2005 – MAR MUSA – TARTUS (km 192)
Qui al convento ci si sveglia presto e, noi maschietti, dobbiamo aspettare che le ragazze aprano la porta di ingresso.Dopo la colazione ed i saluti del caso, scendiamo la lunga scalinata e, inforcata la moto, ci dirigiamo verso Tartus percorrendo l’autostrada.
Andando verso il mare l’umidità diventa insopportabile e a Tartus sembra di muoversi in una piscina: speriamo che tutta la costa non sia contraddistinta da questo clima, considerato che percorreremo tutto il sud della Turchia.
Come alloggio scegliamo l’Hotel Daniel, vicinissimo al porto per Arwad. Per trovarlo basta seguire le indicazioni per il centro, poi per il porto di Arwad: lo si trova sulla sinistra sulla strada che conduce al mare. Attenzione! In pagamento accetta solo dollari ed euro. Dispone di camere grandi, con un bel bagno ed un ottimo livello di igiene.
Nel tardo pomeriggio usciamo per esplorare un po’ la cittadina e fare due passi sul lungomare. L’umidità è tale che, solo passeggiando, le lenti degli occhiali si coprono di acqua.
Ceniamo da Al Nabil (a 100 metri dall’hotel) dove con 500 S£ (10 dollari) gustiamo una bella cena a base di pesce (2 orate alla griglia con acqua e contorno).
Mentre rientriamo, notiamo che una lieve brezza sta dissipando l’umidità. Meno male.
Lunedì 20/06/2005 TARTUS – KRAK DÉS CHEVALIERS – CONVENTO DI SAN GIORGIO – TARTUS (km 168)
Di buon’ora inforchiamo la moto e ci dirigiamo verso il Krak des Chevaliers.
NOTA IMPORTANTE: la guida Lonely Planet suggerisce di dirigersi verso Safita e da lì proseguire per il Krak. NON FATELO. Safita è un posto allucinante abbarbicato in cima ad una collina da cui, una volta arrivati in cima, si stenta ad uscire in quanto totalmente privo di indicazioni stradali.
Inoltre, il Krak des Chevaliers, noto in tutto il mondo con questo nome, qui è conosciuto con il solo toponimo arabo Qalat’at al –Hosn
Il metodo migliore per arrivare al castello è di prendere l’autostrada che va verso Homs e imboccare l’uscita HOSN CITADEL. Dall’uscita, dopo una decina di chilometri, si trova un bivio che, tenendo la sinistra, vi porta ad arrampicarvi fino al castello. Se doveste mancare il bivio, dopo qualche chilometro, ancora sulla sinistra, si trovano delle indicazioni che vi faranno raggiungere il castello da dietro.
Questa fortezza crociata è veramente imponente ed inespugnabile: i Crociati patteggiarono col Saladino la resa, nonostante avrebbero potuto resistere ad un lungo assedio.
Dalla sommità del castello lo sguardo spazia per chilometri e chilometri dando una sensazione di dominio notevole e facendoci capire l’importanza strategica dell’ubicazione della fortezza.
All’interno sono interessanti la loggia gotica della sala dei ricevimenti, la cucina, i magazzini, i bagni e la chiesa che fu riattata a moschea dagli arabi.
Il parcheggio è “piantonato” da “custodi” dei veicoli che insistentemente chiedono qualche spicciolo.
Seguendo la strada che va dietro al Krak si può ammirare il castello nella sua interezza e, proseguendo, si arriva sulla strada che porta al monastero di San Giorgio. Qui nel V secolo fu fondata la prima chiesa cristiano ortodossa della zona che è l’obiettivo della nostra visita: ne vale veramente la pena.
Rientriamo a Tartus e, dopo un pranzo a base di focaccine, ci godiamo il sano relax pomeridiano.
Oggi l’umidità è decisamente più bassa e si sta molto meglio.
Alla sera, dopo una lunga passeggiata sul lungomare, ceniamo al Sea Waves che è un bel locale alla moda affacciato sul mare.
Martedì 21/06/2005 – TARTUS
Decidiamo di dedicare la giornata al riposo. Dopo colazione, ci dirigiamo al porticciolo da cui partono i traghetti per l’isola di Arwad.
Quest’isola, un tempo importante avamposto dell’impero fenicio, è un piccolo borgo (si fa il giro a piedi in mezz’ora camminando piano) con tante case assiepate che, se fossero restaurate, sarebbero anche belle.
Il mare è più bello che a Tartus, ma è molto mosso.
Questa gita è fortemente sconsigliata a chi non ha lo stomaco corazzato, infatti i traghetti sono dei gusci di noci che sulle onde saltano parecchio.
Nel pomeriggio facciamo il solito pisolino e per cena torniamo ad Al Nabil dove ci gustiamo una cena a base di pesce grigliato per la modica cifra di 600 S£ (12 dollari).
Mercoledì 22/06/2005 – TARTUS – ANAMUR (TR) (km 720 – 12 ore e 50 minuti)
Alle 5,45 lasciamo Tartus per iniziare il rientro verso la Turchia. A Lattakia una deviazione per lavori ci costringe ad uscire dall’autostrada e… a perderci! Le indicazioni sono assenti e la cartina della Lonely è inadeguata. Perdiamo 40 minuti cercando di districarci in questa città! Solo grazie all’aiuto delle indicazioni dei tassisti locali riusciamo a recuperare il cammin perduto.
La strada inizia ad inerpicarsi attraverso una splendida foresta di pini ed eucalipti: sembra di essere in Svizzera. Circa 300 metri prima della frontiera c’è una deviazione che porta a Kassab dove riusciamo a fare il pieno da un venditore di benzina “parallelo”.
NOTA: noi siamo arrivati qui quasi a secco contando di trovare un distributore. Non avendolo trovato, ci siamo fermati nella prima officina sulla destra dove erano stoccate delle taniche di benzina. La tariffa applicata è stata leggermente più elevata che alla pompa ufficiale. Non sappiamo dire se è sempre così facile trovare carburante.
Alla frontiera, che è estremamente piccola e poco frequentata, sbrighiamo le formalità doganali in circa 40 minuti.
NOTA: in frontiera fate attenzione al cambio: si rischia di rimetterci qualche euro.
NOTA: nei periodi più affollati questa frontiera potrebbe essere una valida alternativa a quella che abbiamo usato noi all’andata. Per arrivarci dalla Turchia, scesi dalle montagne di confine bisogna seguire, invece che per Aleppo, per Antakia e poi per la frontiera (la strada dovrebbe essere unica).
Subito ci troviamo circondati da lavori in corso (con la solita tecnica di lasciare lo sterrato) per allargare la strada che collega i due Paesi e il tragitto verso Antakia, già tortuoso di per sé, diventa ancor più lento.
Superata Antakia il viaggio prosegue velocemente fino a dopo Mersin tra statali scorrevoli e autostrada.
Da Mersin ad Anamur (234 km circa) ci sono solo curve: in pratica è come fare il Passo dello Stelvio 10 volte in un pomeriggio. La strada ha un fondo non eccezionale, curve strette e molti tornanti, qualche buco, ghiaia ai bordi ed è percorsa da molti T.I.R. che spesso si guastano e sono fermi dietro ad una curva (solitamente ben segnalati); la media da tenere è di circa 40 km l’ora.
Di contro i panorami che si possono ammirare sono eccezionali. Di tanto in tanto una sosta si impone per godersi lo spettacolo. Una sosta va sicuramente fatta a Kizkalesi per ammirare il suo castello circondato dalle acque blu del Mediterraneo.
Tra curve, salite e discese, arriviamo a Anamur dove ci dirigiamo verso il porto (ISKELDE). Questa è la zona turistica che ricorda i centri della riviera romagnola: si avvicendano, senza fenomeni di abusivismo edilizio, tante pensioni, alberghetti e attrazioni per turisti che qui sono solo turchi.
Prendiamo alloggio all’hotel Dolphine dove con 40 YTL a notte otteniamo una camera con vista mare, doccia calda (da ustioni), aria condizionata e colazione inclusa.
Dopo una bella doccia andiamo a cena e facciamo due passi sul lungomare dove veniamo ricompensati dallo spettacolo della luna che sorge sulle acque del Mediterraneo tracciando sulle stesse un sentiero argenteo. Peccato aver lasciato la macchina fotografica in hotel!
Giovedì 23/06/2005 – ANAMUR – ANAMURIUM – ANAMUR (km 15)
Dopo colazione prendiamo la moto e ci dirigiamo verso il sito di Anamurium. Per raggiungerla è sufficiente prendere la statale in direzione Antalya e, dopo circa 5 km (subito prima dell’ultima curva prima che la strada incominci a risalire), si trova l’indicazione per Anamurium. Imboccata la strada laterale la si segue fino al bivio dove si prende la destra. Subito si trova la biglietteria e dopo pochi metri si scorgono le prime rovine.
Questa città bizantina fu abbandonata in seguito alle invasioni arabe e, siccome nessuno ha più abitato nella zona, le costruzioni si sono perfettamente conservate nel loro stato originale. Il sito, anche se non è tenuto bene (c’è molta vegetazione tra le rovine e le gli animali ci pascolano), è interessante.
Dopo aver passeggiato nella antica città caratterizzata da un bell’Odeon, arriviamo alla bella spiaggia di sassi bianchi con il mare azzurro intenso dove ci fermiamo un paio d’ore a prendere il sole e a fare il bagno.
Verso mezzogiorno rientriamo in albergo perché il caldo si fa insopportabile e sulla spiaggia non c’è ombra.
Il pomeriggio di relax e cena tranquilla chiudono la nostra giornata.
Venerdì 24/06/2005 – ANAMUR – KAS (km 460 – 6 ore)
Alle 8 lasciamo Anamur e ricominciamo ad inerpicarci sulla strada costiera. Il paesaggio è notevole ma, a causa delle (troppe) curve, solo Cristina riesce a goderlo appieno.
Per fortuna dopo i primi 50/60 km la strada diventa più rettilinea e scorre tra numerose coltivazioni di banane (se si desidera comprarne bisogna farlo qui perché dopo non se ne trovano altre). Da Gazipasa il percorso diventa rettilineo e si passa dalle campagne alla zona del turismo organizzato, caratterizzata da ingombranti strutture alberghiere, fino ad Antalya superata la quale la strada ricomincia ad arrampicarsi sulla montagne ma in modo molto meno tortuoso e restando spesso a due corsie per carreggiata. Attenzione! sul tracciato si trova abbondante ghiaia. Superiamo Chimera e Olympos e la zona agricola di Kumluca.
Qui la strada si muove sulla scogliera regalando viste meravigliose di spettacolari cale e baie; peccato che spesso l’asfalto sparisca lasciando spazio ad un fondo sterrato e ghiaioso che, con la moto carica, mi fa sudare sette camicie.
Finalmente giungiamo a Kas, splendido villaggio che dal mare si inerpica sulla collina alle sue spalle. Un procacciatore d’affari ci accompagna alla Ates Pension che è una delle più economiche.
Essendo in bassa stagione riusciamo a contrattare sul prezzo così che per 20 YTL possiamo avere una camera doppia con bagno con vista sulla baia e colazione inclusa.
Dopo una bella doccia e un pisolino usciamo a esplorare il luogo e a cercare un ristorante.
Qui i locali alla moda -con prezzi più vicini agli standard europei- non mancano; noi, invece, optiamo per un ristorantino turco che si affaccia sulla piazza del mercato.
Dopo cena facciamo due passi nel porto ammirando la deliziosa cittadina illuminata…
Sabato 25/06/2005 – KAS E DINTORNI (km 50)
Giornata dedicata al mare. Dopo l’abbondante colazione servitaci sulla terrazza dell’albergo prendiamo la moto e, dopo aver oltrepassato il porto, percorriamo circa 3 chilometri per arrivare ad una bella baia dove è possibile godersi il mare. Per prendere il sole, per chi lo desidera, ci sono sdraio e ombrelloni, altrimenti ci si può servire degli scogli. Il mare, almeno vicino a riva, a causa della presenza di qualche alga, non è pulitissimo ma, in ogni caso, è assolutamente piacevole.
Rientrati in albergo, dopo il pranzo e il solito pisolino pomeridiano ci dirigiamo verso la spiaggia di Kaputas che si trova a 20 km da Kas in direzione di Fethiye. Per raggiungerla basta seguire la strada (che è molto panoramica). Subito prima del ponte che attraversa un orrido (è l’unico, non si può sbagliare) sulla destra si trova un allargamento della strada dove si può lasciare il mezzo e, dall’altro lato, c’è la scala che porta alla spiaggia costituita in parte di sassi bianchissimi e in parte di sabbia. Sia al mattino che alla sera ci sono zone di ombra, ma, per chi lo desidera, è possibile affittare uno o più ombrelloni.
Il mare qui è splendido e fare il bagno è piacevolissimo.
Rientrati a Kas, dopo la doccia, per cenare scegliamo un locale “turco al 100%” che si trova sull’angolo formato dall’area pedonale e dalla strada principale che porta fuori città. Il locale, pulito, col personale gentilissimo e non assillante, offre cibo gustoso e abbondante a prezzi contenuti.
Dopo una passeggiata “digestiva” ci soffermiamo alla Belediye Çay Bahçesi (la sala da tè comunale) a gustare un tè, comodamente seduti all’aperto osservando gli altri turisti e la vita serale di Kas.
Domenica 26/06/2005 – KAS – UGAÇIZ – KAS (km 46)
Obiettivo della giornata è la visita di Ugaçiz e delle città lice sommerse. Il paesaggio attraversato dalla strada che porta alla nostra meta è tipicamente mediterraneo e ricorda l’entroterra greco.
A Ugaçiz la strada finisce alle spalle del piccolo porto. Qui ci vengono offerte varie possibilità di viaggio per il giro “classico” (visita di Simena, città sommerse, baia dove fare il bagno e rientro), ma il prezzo è alto (siamo in due e le barche sono grandi) e i tempi stretti. Mentre decidiamo cosa fare ci viene offerta la possibilità di fare lo stesso giro, noleggiando barca e pescatore, per una cifra decisamente modica (l’equivalente di circa 16 €). Accettiamo con entusiasmo e ci imbarchiamo subito. Il nostro “tassista” parla solo turco ma si fa capire per segnalarci le cose da vedere.
Prima tappa Simena con la sua rocca crociata. Arrivando si può già scorgere qualche suggestiva tomba licia; una volta attraccato nel piccolo porto iniziamo la salita verso il castello dove, dopo aver trattato l’esorbitante prezzo del biglietto, entriamo. Il panorama è notevole e ripaga della fatica dell’arrampicata.
Dietro il fortilizio si estende una suggestiva necropoli licia risalente a circa il VI secolo a.C. con le tombe nobiliari a sarcofago. Le costruzioni di questa civiltà si possono ammirare solo in quest’area del Mediterraneo e, quindi, bisogna approfittarne.
Ridiscesi al porto ci imbarchiamo nuovamente dirigendoci verso le città sommerse.
Il nostro capitano percorre la costa a bassissima velocità consentendoci di individuare le antiche costruzioni. Ben diversamente va la visita per chi si affida ai tour organizzati: due imbarcazioni da “competizione” ci sorpassano rapidamente, mentre una guida spiega alla velocità della luce le cose da vedere. Secondo noi non si coglie la magia del luogo…
Dopo la città sommersa, approdiamo in una splendida baia sulla cui spiaggia svettano le rovine di un tempio licio. Qui ci fermiamo a fare il bagno e, non avendo problemi di tempo, ci godiamo questa zona a lungo.
Rientriamo in porto per le 14 dove salutiamo il capitano e, con calma, rientriamo a Kas.
Pomeriggio e serata tranquilli: passeggiata, cena e tè alla Belediye Çay Bahçesi.
Lunedì 27/06/2005 KAS – KAPUTAS – KAS (km 40)
Siccome ieri abbiamo fatto “indigestione di tombe lice, abbiamo deciso di saltare Fethiye e di trattenerci a Kas un giorno in più.
Per “festeggiare” torniamo alla spiaggia di Kaputas dove trascorriamo la mattinata tra sole, ombra e mare.
A mezzogiorno rientriamo e dopo pranzo trascorriamo il pomeriggio oziando per le viuzze di Kas.
Cena e tè come al solito.
Martedì 28/06/2005 KAS – SELÇUK (EFESO) (km 386)
Ci svegliamo prima del solito per caricare la moto prima di colazione, consumata la quale partiamo alla volta di Selçuk.
La strada, dopo i primi 50 km, si presenta molto scorrevole, ma oggi fa un caldo tremendo. È il primo giorno di afa e stentiamo un po’ a stare in sella a lungo.
Alle 14 siamo a Selçuk, una cittadina che se non ci fosse Efeso a 3 km non avrebbe molte attrattive.
Dopo vari tentativi prendiamo alloggio all’Hotel Bella che si trova, venendo da Kas, su una strada a sinistra della principale (superata la strada che porta a Efeso è la prima via a sinistra). L’albergo è molto bello e ha una splendida terrazza da cui possiamo ammirare le cicogne nei loro nidi; infatti Selçuk è sulle rotte migratorie delle cicogne che si fermano qui per riprodursi.
Sistemiamo i bagagli e dopo la doccia e un po’ di relax andiamo a cercare un ristorante nella zona centrale di Selçuk. Scegliamo l’Efes Restaurant che è un po’ scostato dalla via centrale dell’isola pedonale e il cui proprietario non è una “piovra” che deve attirare i clienti a tutti i costi.
Cena tranquilla e rientro in albergo per le 22.
NOTA: abbiamo notato una certa freddezza e, a volte, anche una certa maleducazione negli albergatori di Selçuk. Nei vari tentativi che abbiamo fatto per trovare una camera siamo stati trattati male all’Australia & New Zealand Pension e alla Barim Pension. Da notare che l’unica nostra “colpa” è stata quella di chiedere un prezzo e di rifiutare gentilmente perché era fuori target per le nostre tasche.
Il giorno dopo abbiamo conosciuto un simpatico ragazzo del luogo che ci ha detto che sua zia ha una pensione dove per 20 YTL più 4 YTL per la colazione offre camere doppie molto confortevoli. Noi non abbiamo potuto apprezzare il posto di persona ma, data la gentilezza e la cordialità del nipote crediamo che valga la pena dare un’occhiata.
Nome e indirizzo sono: NUR PENSIYON, Zafer Mah. 3004 Sk. No:16 Selçuk-IZMIR.
Per ulteriori informazioni o indicazioni potete chiedere al negozio di tappeti del nipote:
CENTRAL ANATOLIA CARPET, AGORA CASISI No. 8/9 Selçuk-IZMIR (si trova nell’area commerciale davanti al museo sul lato della strada principale di Selçuk).
Mercoledì 29/06/2005 – SELÇUK – EFESO – SELÇUK (km 8)
Eccoci pronti per visitare il sito archeologico di Efeso. Per evitare, almeno in parte, l’enorme folla di turisti portati qui dai tour operator dai luoghi di villeggiatura più rinomati che si trovano a pochi chilometri di distanza, facciamo in modo di essere all’ingresso all’orario di apertura (ore 8). Così facendo, almeno per la prima ora, possiamo godere delle bellezze del sito abbastanza tranquillamente.
I “pezzi forti” del luogo sono senz’altro il teatro – che poteva accogliere fino a 25.000 spettatori – e la biblioteca di Celso che conteneva 12.000 papiri che, per l’epoca, era un enorme patrimonio ma, in genere, tutto il sito è senz’altro meritevole di una visita accurata.
Verso le 11,30 rientriamo a Selçuk con l’intenzione di visitare il museo ma scopriamo che non fa orario continuato. Mentre decidiamo sul da farsi veniamo avvicinati da un ragazzo (Memet) che parla bene inglese (il proprietario del negozio di tappeti nominato nel paragrafo precedente) con cui chiacchieriamo per un po’ e da cui ci facciamo consigliare un ristorante non turistico per pranzare. Il locale è proprio vicino al museo, sull’angolo formato dalla via principale di Selçuk e la strada che porta a Efeso (purtroppo abbiamo perso il biglietto da visita con il nome esatto).
Nel pomeriggio visitiamo il museo che espone molti pezzi interessanti che danno una chiara immagine della vita di Efeso quando era al massimo del suo splendore (eccezionali i reperti delle case a terrazza).
Usciti dal museo ci ritiriamo in albergo per una doccia e un riposino, ceniamo nello stesso ristorante dove abbiamo pranzato e ci ritiriamo verso le 22.
Giovedì 30/06/2005 – SELÇUK –CESME (km 167)
Questa è l’ultima giornata in terra turca e, siccome l’imbarco è previsto per le 20.30, abbiamo tutto il tempo che vogliamo per percorrere la poca strada che ci separa da Cesme dove, percorrendo con calma strade secondarie, arriviamo nel primo pomeriggio. Lì oziamo fino a sera nell’attesa di imbarcarci.
La nave arriva puntuale in porto, ma, essendo gremita, le operazioni di scarico durano più del previsto. Per fortuna la gente che si deve imbarcare è poca e quindi recuperiamo con le procedure di imbarco il tempo perso. Alle 23 siamo in cabina e possiamo farci una doccia e andare a dormire.
NOTA: per imbarcarsi occorre la carta di imbarco che va fatta agli uffici della Marmara Lines che NON si trovano nella palazzina uffici del porto ma lungo la strada che porta all’imbocco dell’autostrada per Izmir. (Lasciandosi il porto alle spalle basta seguire le indicazioni per l’autostrada e sulla sinistra si vede una vetrina -tipo negozio- con le insegne della Marmara Lines). È importante sapere questo in quanto al porto non esistono indicazioni sull’argomento e si rischia di aspettare l’apertura dei cancelli per poi venire mandati a fare la carta di imbarco perdendo il posto in fila. Conviene quindi presentarsi con adeguato anticipo agli uffici e poi recarsi al porto.
NOTA: le lire turche che avanzano vanno cambiate in una banca o in un Change Office perché se l’imbarco è serale l’ufficio cambi del porto è chiuso.
Venerdì 01/07/2005 – NAVIGAZIONE
La navigazione è molto tranquilla e l’Egeo è liscio come l’olio. A metà mattina raggiungiamo lo Stretto di Corinto che percorriamo trainati da un rimorchiatore.
La percorrenza dei 6680 metri circa del canale è spettacolare. Largo 25 metri, vede transitare la nave che ne misura 23 in larghezza, non consentendo al capitano alcun margine di errore.
Dopo questo passaggio la navigazione riprende tranquilla e, nel pomeriggio, possiamo ammirare il Ryon Bridge, costruito in occasione delle Olimpiadi 2004, che collega le città di Rio e Andirio (vicino a Patrasso).
In serata abbiamo una fugace visione di 3 delfini che impreziosiscono il tramonto spettacolare sul Mediterraneo.
Sabato 02/07/2005 – NAVIGAZIONE – ANCONA – MILANO (Km 433)
Giornata di navigazione senza eventi. Arriviamo in porto con circa mezz’ora di ritardo, ma riusciamo a sbarcare molto rapidamente.
Alle 18,30 siamo diretti verso l’autostrada. Il clima afoso, per fortuna, è stato mitigato da dei recenti temporali e quindi riusciamo a effettuare il viaggio di rientro in una serata cristallina e fresca.
Alle 23,30 siamo a casa.
CONSIDERAZIONI GENERALI
Questo è stato un viaggio particolarmente intenso e molto articolato che ci ha consentito di vedere luoghi molto belli e di entrare in contatto con tantissime persone.
Nonostante i siti archeologici e le città visitate siano state “pezzi unici” estremamente interessanti è stato il contatto con le persone ad entusiasmarci più di ogni altra cosa. Non potremo dimenticare la gentilezza di molti benzinai turchi che spesso ci hanno offerto una sedia e una bibita mentre riposavamo durante le lunghe tappe cercando di scambiare qualche parola in inglese, la simpatia di alcuni albergatori e ristoratori con cui si chiacchierava un po’ scambiandoci impressioni e informazioni sui rispettivi Paesi, l’enorme ospitalità dei siriani con la loro voglia di conoscerci e parlare con noi. In Siria, in particolare, siamo stati sempre accolti in maniera splendida e senza secondi fini: i siriani si avvicinano per parlare, per passare qualche momento insieme, condividere un pensiero, senza mai chiedervi soldi o altro.
NOTA: se qualcuno vi fa vedere un luogo chiuso al pubblico o vi accompagna dandovi informazioni, è cosa gradita lasciare una piccola mancia.
L’esperienza internazionale e spirituale che abbiamo vissuto a Mar Musa va sicuramente sperimentata perché dimostra che tutti, indipendentemente dal credo e dalla nazionalità, possono convivere, senza prevaricarsi l’un l’altro.
Inoltre, abbiamo constatato che i Siriani nutrono molta stima per gli Italiani, sentimento che dimostrano ad ogni occasione con esclamazioni di apprezzamento e/o piccoli gesti di amicizia: basta solo essere amichevoli e aperti al contatto umano per vivere momenti di intensa gioia.
In generale abbiamo riscontrato valori e attenzioni che nella nostra frenetica società sono andati completamente persi.
MATERIALE UTILIZZATO
Abbigliamento e affini
Per questo viaggio ci siamo portati il minimo indispensabile; oltre ai vestiti che avevamo addosso alla partenza abbiamo messo “in valigia” quanto segue (a testa):
- Un paio di pantaloni di scorta (jeans)
- 5 t-shirt
- biancheria intima (5 di ognuna)
- un telo doccia
- un maglione (utile durante il rientro notturno e, se siete freddolosi, sulla nave)
- ciabatte di plastica
- materiale da toeletta
- campioncini di profumo da regalare
- Scarpe da tennis leggere
Abbigliamento motociclistico
Non abbiamo una tenuta particolarmente tecnica:
- due giacche impermeabili (quelle leggere che si possono piegare e mettere nel bauletto) e relativi pantaloni (Tucano Urbano)
- anfibi per me e scarponcini da trekking (impermeabili) per Cristina. In ogni caso evitate sandali e sandaletti (in particolare le ragazze) perché, oltre che pericolosi in moto, nelle medine si calpesta un po’ di tutto
- guanti leggeri
- giubbetto jeans da usare sempre… a meno di non desiderare un’ustione di 3° grado dopo 5 ore in moto sotto il sole
- un giubbetto multitasche in cui mettere documenti, chiavi, denaro. In moto lo tenevo sotto al giubbetto jeans
Materiale generico
- Sapone e corda per il bucato
- Carta igienica
Materiale per la moto
- Kit riparazione foratura (tubeless) con bombolette di CO2 liquida
- Bomboletta di riparazione foratura (schiuma)
- Pompa a pedale a cilindro singolo: utile in caso di foratura in luoghi sperduti per gonfiare bene la gomma
- Un po’ di viti autofilettanti da legno di varia misura per riparare velocemente forature qualora si rimanesse senza bomboletta o kit
- Kit di attrezzi standard della moto (più fusibili, lampadine e un pezzo di tubetto per benzina)
- Cavo acceleratore e cavo frizione nuovi
- Leva del cambio di scorta
- Regolatore di tensione di scorta
- Pastiglie per il freno posteriore
- Qualche cavetto d’acciaio extra con fermagli (tipo lambretta)
- Falsamaglia catena
- Grasso spray per la catena
- Cavi di collegamento per batteria (se si scarica la batteria non è facile trovarne una nuova in Siria)
- Pinza e cacciaviti extra
- Brugole e bussole extra (con cricchetto): in realtà sono sempre a bordo della moto!
- Set di lime di piccole dimensioni
- Nastro americano: se serve, tiene insieme di tutto!
- Filo di ferro
- Una corda di nylon con carico di rottura a 900 kg
- Martello
- Saldatore, tester, attacchi rapidi per cavi elettrici e qualche metro di cavo elettrico
Fortunatamente non abbiamo usato nulla ma, poiché in Siria non si trovano meccanici abituati a lavorare su mezzi moderni, è meglio essere attrezzati.
NOTA: per viaggiare in Siria sono richiesti ufficialmente (siti e Ambasciate) la patente internazionale e il libretto internazionale del veicolo. Noi li avevamo ma nessuno li ha mai guardati. In ogni caso il consiglio è di avere questi documenti perché sarebbe seccante arrivare in frontiera e venir rimandati indietro poiché sprovvisti di quanto ufficialmente richiesto.
Farmacia
Nulla di speciale sotto questo punto di vista:
- Dissenten: più che altro una precauzione
- Antibiotici specifici per le infezioni intestinali
- Gastroprotettore
- OKI (antinfiammatorio) per mal di testa e infiammazioni varie
- Garze sterili, cerotti e disifettante
- Crema solare (consigliata la Piz Buin protezione 10 per i primissimi giorni e 8 per i successivi)
- Autan Barriera (per insetti e affini)
- Prep: antico rimedio per tutto ciò che riguarda la pelle (secchezza, vesciche, infiammazioni dermatologiche)
Anche di questo materiale, per fortuna, non abbiamo usato nulla ma per evitare di spiegare a qualche farmacista arabo i sintomi di una gastrite è meglio essere previdenti!
Per il viaggio
- Cartina EUROCART dello Studio F.M.B Bologna per la Turchia (ISBN 88-7775-530-X) e cartina Freytag & Berndt per la Siria (ISBN 3-85084-238-X)
- Lonely Planet di Turchia e Siria
NOTA: per questo materiale, ma in particolare per la cartina della Siria, ci siamo rivolti alla VEL di Sondrio: VEL via Angelo Custode 3, SONDRIO Tel. 0342218952, www.vel.it Ricevono anche ordini via telefono ed e-mail.
- Macchina fotografica, ottiche 28-80 e 50, polarizzatore sul 28-80, skylight su entrambe. Pile di scorta.
Tutto quanto sopra ha trovato posto in tre bauletti, nella borsa sul serbatoio e in uno zaino in cui stava, tra l’altro, la scorta d’acqua. Peso totale circa 30 chilogrammi.
MOTO
Il nostro mezzo è una Honda Varadero XL1000V anno 2000 con 63.000 km all’attivo.
La moto è equipaggiata con:
- crash bars (utilissime per piccoli urti e cadute)
- cavalletto centrale (utile per la manutenzione, cambio gomme, regolazione catena e quant’altro)
- molle progressive Hyper Pro: una spesa da fare (come quella per le crash bars) in quanto la moto migliora nettamente il suo comportamento e su strade anche molto ondulate/dissestate si viaggia tranquilli
- pompa della benzina a depressione in sostituzione di quella originale elettrica (che si era bruciata)
- voltmetro.
Sono state modificate le leve freno (anteriore) e frizione in modo che in caso di caduta si spacchino in un punto predefinito.
Consumo medio: circa 16,77 km/lt
Olio: nessun rabbocco necessario.
Prima di partire ho fatto fare il tagliando e il controllo generale del veicolo per cui si ringrazia MAX della
MOTATO S.R.L. (Autorizzato Honda)
Via E. De Marchi 33
Milano
Tel. 02-67490182
ASSICURAZIONE SANITARIA E ASSISTENZA VEICOLO
Abbiamo stipulato la polizza Globy Rosso e Globy Veicolo (Gruppo Elvia) con estensione EUROPA (comprende il bacino del Mediterraneo) per tutelarci in caso di problemi di salute o al veicolo.
Per informazioni www.globy.it su cui si trova l’agenzia viaggi più vicina in cui stipulare il contratto. Non è possibile stipularlo in modo diverso.
COSTI E CHILOMETRAGGI
Km totali percorsi: 5753
Costi:
- traghetto Marmara Lines Ancona Cesme e ritorno, in cabina per due persone con bagno, senza oblò: 1141 euro (www.marmaralines.com)
- Assicurazione sanitaria e veicolo: Costo: 130 €
- Visti per la Siria: 23 € ognuno più spedizione e recupero
- Visti Turchia (in frontiera): 10 € ognuno
- Benzina: circa 400 € di cui 294 € in Turchia, 40 € in Siria e 65 € in Italia
- COSTO TOTALE: circa 2800 €
(NOTA: questo non include il materiale di consumo: gomme, olio etc. etc)
NOTA
Ci rincresce inserire questa nota ma, viste alcune esperienze precedenti, lo riteniamo necessario.
Quanto raccontato nelle pagine precedenti rappresenta la NOSTRA esperienza di viaggio che è unica e personale.
Quanto riportato è assolutamente vero e accurato sia nelle esperienze vissute che per quanto riguarda la parte “tecnica” (distanze chilometriche, tempi di percorrenza, alberghi, strade ecc.ecc.).
Non ci assumiamo alcuna responsabilità per qualsiasi problema dovesse derivare dall’uso di queste informazioni durante eventuali viaggi in questi luoghi.
CHI SIAMO
Alessandro e Cristina Bignami
E-Mail: abignami@virgilio.it
Un doveroso ringraziamento a tutti coloro che hanno avuto la costanza di leggere questo diario di viaggio. Se decideste di ricalcare le nostre orme, vi auguriamo un viaggio sereno e ricco di nuove esperienze!!!!!!!