By Marina
Originally Posted Friday, April 6, 2007
Tunisia 22 aprile-1 maggio 2006
Riflessioni
Terre lontane, ricche di fascino dove il sole infiamma, colorando la selvaggia natura, e la notte con il cielo a cupola traboccante di stelle invita la luna a contemplarsi; dove il silenzio non è silenzio, dove ti perdi eppure ti trovi, dove ogni uomo trova il proprio spazio per meditare……………
…………Il traghetto ci porta lontano dal nostro mondo così preciso e pur caotico, dalla nostra routine con le giornate organizzate al minuto, le strade affollate, le file agli sportelli, le notizie di cronaca dei giornali e, mentre un mare calmo culla i nostri sogni, ci allontaniamo dalla nostra vita quotidiana per dare inizio a qualcosa di diverso, che ci farà riflettere e resterà per sempre dentro di noi.
Il gruppo:
Dieci persone più Alì che ci fa da guida. Alla pari questa volta: cinque del nord-est(Iside, Marina, Rossella, Roberto e Pino) e cinque del nord–ovest (Bruno, Claudio, Ezio, Gabriele e Stefano), alcuni gia temprati da altri viaggi, altri neofiti, tutti con la stessa voglia di “provare” se stessi………… e la prova è riuscita, in tutti i sensi.
Il mercato:
Nel mercato di frutta e verdura lungo la strada dove acquistiamo delle zucchine per la cena, tutti i mercanti sono uomini, donne non se ne vedono. Le verdure e la frutta sono ammucchiate sopra dei banchetti o per terra su stuoie o pezze, ai bordi della strada ed in una piazzetta retrostante, le bilance sono pezzi di antiquariato rudimentali con ancora i pesi di metallo e la quantità venduta è un chilo oppure due, non si parla neppure di una via di mezzo, il venditore mi osserva con lo sguardo un po’ torvo quando chiedo se al chilo di zucchine me ne aggiunge due in più, e mi ritrovo direttamente con due chili di zucchine in mano, il prezzo è irrisorio e penso ai nostri supermercati dove devi toccare tutto con i guanti, alle bilance elettroniche, e alle nostre zucchine che a confronto queste, sembrano fatte di plastica: qui percepisci l’odore di ogni singolo ortaggio e di sicuro questi non hanno subito nessun attacco di antiparassitari.
Attraversiamo la strada e comperiamo il pane, sei baguette, consegnate così “nude e cotte” in mano, con un profumo eccezionale, non arrivano integre all’auto, vengono pizzicate prima di finire “salvate” dentro una borsa di nailon.
Il paesaggio del deserto tunisino è veramente qualcosa di eccezionale, indimenticabile e, soprattutto, inspiegabile! Enormi distese di dune e sabbia, dove a 360° non vedi un’anima viva, dove l’orologio non esiste, vivi seguendo il sole, lasciandoti cullare dai suoi caldi, roventi raggi e dalle raffiche di vento fresco che (sempre se non c’è una tempesta di sabbia come quella che abbiamo incontrato) ti permette di respirare; ma se tutte queste cose non le vivi, non puoi capire… non è umanamente immaginabile una cosa simile!
Il vento:
Quando il vento aumenta d’intensità, il paesaggio circostante è avvolto da una polvere fine che danza vorticosamente, la sabbia si insinua dappertutto: occhi, capelli, abiti, auto, cibo… ti attornia completamente e mentre parli la senti scricchiolare sotto i denti. Ma la cosa strana è che dopo i primi cinque minuti di disagio diventa la cosa più naturale di questo mondo.
Sabria:
Il paese di Sabria si trova ai margini di un palmeto, è un paese povero, le sue vie non sono asfaltate, oppure battute, sono di sabbia, le sue poche case sono modeste, la vita qui è semplice e tranquilla.
Sabria non è un paese turistico, noi in quel paese ci rechiamo per prendere Alì.
Abituati al nostro ritmo frenetico ritrovarsi in quest’oasi tranquilla con nell’aria solo il rumore del vento che scuote i palmeti e il belare delle caprette ti da una sensazione di pace interiore. Posteggiamo le fuoristrada nel cortile della sua casa e scarichiamo i doni che abbiamo portato, vestiti usati e smessi, giocattoli che i nostri figli non usano più, penne, cose alquanto banali, ma per i bambini di Sabria quelle cose sono molto preziose, l’andirivieni di bimbi con in mano abiti, magliette, con il faccino contento ti fa comprendere quanto noi abbiamo di superfluo e il sorriso che ti dona la bimba che apre la scatolina e trova dentro le bamboline è talmente sincero da colmarti il cuore.
L’ospitalità:
Tutto il paese si anima per la nostra presenza, veniamo ospitati nella casa del patriarca, un uomo anziano con uno sguardo pieno di dignità avvolto in un pastrano blu che si siede in disparte osservando tutto in silenzio, coccolando il più piccolo della grande famiglia mentre Alì gli siede vicino rispettosamente, un quadro di famiglia d’amore e devozione.
La stanza dove ci ospitano è scarna con le pareti in malta grezza, delle reti usate come letti, qualche raro mobile, e cuscini e tappeti tutt’attorno, lasciamo le scarpe fuori com’è uso e ci accomodiamo seduti in cerchio. Le donne del villaggio che abbiamo visto al nostro arrivo sono scomparse riappaiono solo per un attimo portando il cous-cous. Nella stanza ci sono solo uomini a parte io, Rossella e Iside. Il rapporto con la gente del posto è favoloso, ha qualcosa di magico. Loro sono molto ospitali, non possiedono nulla, è tanto se sopra la testa hanno quattro mura, ma sono sempre pronti ad accoglierti come loro ospite. Sono sempre sereni, cordiali e mai nervosi, ed ogni cosa che potrebbe accadere dicono “inshAllah” ovvero “quello che Allah vuole”. Per loro ogni cosa che avviene è positiva perché Allah è buono. E noi ci arrabbiamo se il telefonino non ha campo, se la lampadina si è bruciata, se l’auto non parte… diventiamo isterici se avevamo deciso di fare una passeggiata e fuori si è messo a piovere…
Le donne:
Una donna anziana è seduta sulla sabbia nel cortile e sta tessendo un telo per costruire una tenda berbera, usa mani e piedi con l’abilità data dalle lunghe ore passate a tessere.
La sua vita, come quella delle altre donne probabilmente è questa: tessere cucinare allevare i figli, curare il bestiame e servire amorevolmente il loro uomo, concetto difficile da comprendere, ma il sorriso che ti rivolgono e il loro sguardo sereno e disteso fa ricredere sul femminismo.
I bambini:
Ogni “cucciolo” è bello, in ogni parte del mondo. I bambini di Sabria ti danno una sensazione di tenerezza indescrivibile, i loro sorrisi, la loro semplicità la timidezza con cui si avvicinano è parte di un mondo fatto di giochi semplici creati dalla loro fantasia dove non esistono videogames, computers, e cartoni animati alla Tv.
…chissà se questo bimbo avrà una vita migliore del padre o del nonno, forse questi occhioni scuri vedranno aldilà delle bianche dune di Sabria, ma intanto con i suoi piedini scalzi cammina nelle vie del paese lasciando minuscole impronte che spariscono quasi immediatamente cancellate dal vento.
…e vorrei poter conoscere i pensieri di queste due bimbe, i loro desideri, i loro sogni, chissà cosa fantasticano nei loro giochi?
Le sabbie bianche di Sabria:
A 360° lo sguardo si estende in un immenso panorama incontaminato con il vento che modella come uno scultore le sue opere, nell’aria una musica costante: “il silenzio”…
…ti lasci proiettare in quest’immensità, ne fai parte, ti senti forte, e indifeso allo stesso tempo, e dolcemente come in un sogno vivi nell’incanto della natura.
La tempesta:
La tempesta arriva molto veloce preannunciandosi con un cielo scuro e violaceo. Da lontano il vento alza la sabbia confondendo l’orizzonte, non c’è molto tempo per pensare: in pochi minuti le raffiche diventano violente sferzandoti con una forza tale che ti sembra d’essere carteggiato, la vigoria del vento è smisurata, poi arrivano le prime gocce, dapprima rade e poi violente, ti rimangono pochi secondi per ripararti nell’auto che pur essendo spenta e in marcia viene spostata dal vento.
Ti rendi conto in quei momenti di quanto può essere avversa la natura, e quanto risulti debole tu piccolo essere umano.
Chiusi nei fuoristrada aspettiamo l’evolversi, consci di assistere a qualcosa di particolare. Il tutto dura poco tempo e dopo mezz’ora risplende di nuovo il caldo sole dando vita a colori e ombre di una tale bellezza che solo la natura può creare.
I Berberi:
L’incontro con le popolazioni berbere nomadi è casuale, li troviamo così nel bel mezzo del deserto.
Donne uomini e bambini che vivono ancora una condizione quasi arcaica, in luoghi senza tempo, chissà se hanno mai visto un aereo oppure il mare?
Sono enigmi che vengono spontanei, quasi impossibile dare un’età alle due donne vestite con colori sgargianti e mantelli neri, con il collo ornato da varie collanine.
Una più matura, l’altra giovane e chissà che vita avrà questa ragazzina o la bimba con la maglietta sdrucita e i capelli corti corti scambiata al momento per un maschietto che mostra la sua femminilità con un faccino e uno sguardo dolcissimo, mentre arraffa il sacchetto di caramelle e timidamente si separa dal suo nascondiglio dietro le gambe del probabile padre e si lascia avvicinare.
Aisha e Nasser:
Aisha e Nasser li troviamo parecchio lontano dal punto d’incontro con i Berberi, consideriamo facciano parte della stessa famiglia, ma sono soli con un gruppo di capre, lontani da qualsiasi cosa. Sono bambini, bambini soli innocenti, puri, e mentre percorri con i tuoi fuoristrada il deserto, ti corrono dietro, tu gli dai giocattoli o fermagli per capelli, o vestitini, perché sono bambini, e dove viviamo noi, ai bimbi si donano queste cose, ma lì, quei bimbi ti guardano e con quegli occhi profondi, maturi e sempre e comunque allegri, ti chiedono ACQUA… perché lì il cappellino ed il fermaglietto li fanno sicuramente felici, ma quello di cui hanno veramente bisogno è l’acqua; noi facciamo un sacco di regali ai nostri bambini, ma poi, quotidianamente, sprechiamo l’acqua, il dono per altri “cuccioli”! Ad Aisha e Nasser che ci hanno seguito a piedi su e giù per le dune per parecchio tempo abbiamo dato acqua, biscotti, caramelle, loro ci hanno regalato il loro sorriso……………… Ed è veramente stupido come noi buttiamo via il cibo, semplicemente perché ci dimentichiamo il formaggino scaduto in frigo, o perché quella merendina non ci piace poi così tanto… Dovremo vivere lì per un annetto e forse anche meno per comprendere quanto quel formaggino e quella merendina siano importanti.
L’amicizia:
Cosa può legare due persone diametralmente opposte caratterialmente e fisicamente, uno montanaro, l’altro berbero del deserto; solo il condividere quello che amano di più: un cielo azzurro per tetto ed un’immensa distesa come dimora dove camminare vicini mentre i piedi sprofondano, parlando due lingue diverse ma eguali sentendosi padroni del mondo. Tra Bruno e Alì è nato così qualcosa di più di una semplice conoscenza. Il loro legame si può chiamare amicizia con la “A” maiuscola; e può far riflettere tutti noi.
“………………”
Ed ecco il tramonto, l’ultimo prima della partenza quando al porto dopo i soliti acquisti dell’ultimo momento un bimbetto di forse quattro o cinque anni con un berretto di lana calato in testa e il moccolone al naso arriva, mi guarda con occhi da cucciolo con un fiore in mano, profumatissimo, me lo offre; stupita lo prendo e in cambio gli regalo tutte le caramelle che trovo in auto, ma dopo pochi secondi ecco che arriva di corsa con un altro fiore per me….. quella testolina con il berretto di lana riceve un bacio con tutto il mio cuore…….e ….quei fiori li serbo ancora.
Ho capito che da quelle persone, quelle stesse persone che spesso vengono criticate per usi e costumi, per razza e colore.. noi abbiamo veramente tanto da imparare.
Forse solo in questo modo, un po’ poetico, un po’ filodrammatico si può spiegare quello che è veramente questo paese; e non la Tunisia con i suoi villaggi turistici ed i suoi stabilimenti balneari, ma la vera Tunisia, la vera Africa, il vero Sahara!
Iside e Marina
Maggio 2006