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Tunisia 2008 in moto

– Posted in: Africa, Nord Africa, Resoconti di viaggio

By Ermanno Scimiterna – Roberto Fossati
Originally Posted Tuesday, January 20, 2009

 

TUNISIA – Dicembre 2008

26/12/08

Abituato a muovermi con il GS e la sua enorme capacità di carico, i primi veri problemi li ho avuti nella preparazione del bagaglio. Lima qua, elimina là, finalmente riesco ad infilare tutto il mio carico in uno zaino da 50L ed un ulteriore zainetto; con gli elastici li assicuro alla moto rubando parte della sella della mia Honda XL600R.

Il mio compagno di viaggio fa altrettanto, poggiando uno zaino militare su un portapacchi in legno autocostruito (che si distruggerà dopo le prime dune!) per il suo Suzuki DR350.

Prendiamo il traghetto GNV a Civitavecchia; la serata è allietata dall’incontro con dei ragazzi romani (Daniele, Michela, e Lele).

Arriviamo a Tunisi (traghetto GNV) alle 01.00, perdiamo circa mezz’ora in una incomprensibile successione di esame documenti con tre doganieri diversi, e finalmente siamo in Tunisia.

28/12/08

Trascorsa la notte nella capitale, la mattina non troppo presto (alla fine ci siamo infilati a letto alle 3 di notte!) ci moviamo in direzione Sbeitla.

Poco prima di Kairouan ci fermiamo per una pausa e approfittiamo per fare il pieno di benzina; la cosa ci costerà 3 ore di fermo perché la mia XL non vuole saperne di ripartire.

Dopo aver provato ripetutamente ad accenderla, anche a spinta, smontato la candela, verificato il funzionamento della bobina, ci affidiamo ad un meccanico locale che prende ad armeggiare ora sul carburatore, ora sul filtro benzina, ricontrollare la candela e la bobina.. nulla da fare.

Per ultimo apre il tappo del serbatoio per essere certo che la benzina ci sia.. e ci fa capire che il problema è invece nella quantità eccessiva di carburante, che non permette l’ingresso di aria dal tubo di sfiato!

Il falso problema è dunque risolto, e nel frattempo una folla di ragazzini si è ammassata curiosa attorno alle moto e ci sommerge di domande.

Ringraziamo il meccanico che riceve 40 dinari per il suo lavoro (ne aveva chiesti 30) e ripartiamo, giungendo a destinazione nelle tenebre delle brevi giornate di dicembre.

29/12/08

La seconda tappa prevede il trasferimento a Tamerza, per vedere le famose oasi di montagna e i canyon circostanti. Dopo i primi km di asfalto, deviamo seguendo la traccia per Sidi Aich su una strada sterrata (a proposito, la nostra attrezzatura GPS consisteva in un Nuvi 700 con caricate le mappe scaricate dal sito http://gps.4x4travel.org/, che si riveleranno fondamentali, così come le informazioni ricavate da ww.sahara.it).

Anche questa giornata ci vedrà costretti ad un paio di interventi di piccola manutenzione (rottura cavo alzavalvole del DR, perdita di benzina dal carburatore dx della XL), rapidamente risolti.

Ovunque ci fermiamo siamo avvicinati da persone gentili e discretamente curiose; qualcuno non esita ad invitarci a mangiare o ad offrirci dell’acqua: l’ospitalità e la cortesia della gente qui è esemplare.

A Tamerza giungiamo questa volta con la luce del sole, e troviamo una camera di fortuna presso un piccolo albergo a gestione famigliare al centro del paese (l’alternativa era il Tamerza Palace, una costruzione di lusso orrendamente posizionata sopra la vecchia città, abbandonata nel 1969 a causa dell’inondazione di un torrente).

Seguendo le indicazioni della nostra guida, troviamo un ristorante gestito da un simpaticissimo tunisino dove mangiamo ottimi agnello e cous cous.

Tiriamo tardi la sera in albergo persi in chiacchiere con altri 2 motociclisti, Carlo e Stefano, che avremo modo di ritrovare per caso nei giorni successivi.

30/12/08

La mattina facciamo una breve visita alla città antica di Tamerza e al canyon di Mides, poi riprendiamo il nostro trasferimento verso sud. I panorami sono magnifici, in particolare quando la strada prende ad affacciarsi sulla spianata del Chott el Gharsa. Qui incontreremo (preannunciati da quanto mai opportuni cartelli: ATTENTION PASSAGE DROMADAIRES) mandrie di dromedari liberi al pascolo.

Purtroppo dobbiamo rinunciare al giro attorno al Chott el Jerid verso il confine algerino; le autorità tunisine hanno vietato il transito (scopriremo poi che invece alcuni sono riusciti a passare).

Puntiamo decisi verso Kebili percorrendo la strada maestra che taglia il lago salato per arrivare a Douz, dove ritroviamo sia Carlo e Stefano che i tre romani del traghetto.

31/12/08

Grazie alla tenacia di Daniele riusciamo a trovare una guida che ci trascinerà nella diretta Douz-Ksar Ghilane!

Scarichiamo tutti i bagagli dalle moto, li infiliamo nel pick up e finalmente siamo con le tassellate sulla sabbia. Per me e il mio compagno di viaggio Roberto era la prima volta, e dopo un quarto d’ora ero stremato e convinto di morire nel deserto!

Non riuscivo a non zampettare per tenere la moto: a questo punto, pensavo, tanto vale farla a piedi!

Superata l’empasse iniziale, il trasferimento lungo la diretta Douz-Ksar Ghilane si è poi trasformato in una esperienza indimenticabile di guida ed abbiamo potuto godere degli straordinari panorami, grazie anche alla perfetta giornata di sole ed assenza di vento.

Arriviamo a Ksar Ghilane al tramonto, ce la siamo presi abbastanza comoda, ovviamente non era la velocità che ci interessava.

Il palmeto, ci rendiamo conto, è invaso di tende, jeep e camper da far invidia ad un campeggio romagnolo. Non è quello che cercavamo, e per fortuna ci vengono in aiuto le guide che ci propongono di pernottare presso alcuni ragazzi tunisini in una parte marginale dell’oasi.

Questi, oltre a offrirci una tenda dove dormire, ci prepareranno una magnifica cena di capodanno a base di soupe, cous cous, metchoui!!!

Il rito del festeggiamento si risolve brindando fino all’esaurimento delle scorte di grappa (ovviamente portata dall’Italia) attorno ad un timido fuocherello di foglie di palma.

01/01/09

La notte nel deserto può essere molto fredda, mi avevano detto, ma non avrei mai immaginato di patire in questa occasione il peggior freddo della mia vita! Diversi strati di vestiario, maglie, calze, cappellino di lana, un discreto sacco a pelo nulla hanno potuto contro il lento insinuarsi di un terribile gelo.

Il giorno è giunto a sollievo, e ci ha svelato il maestoso fascino di una oasi immersa nella nebbia.

Recuperiamo i nostri bagagli, diamo una pulita al filtro dell’aria, rabbocchiamo benzina e siamo pronti per un nuovo trasferimento, direzione Tataouine.

Attraversata la pipeline ci troviamo di fronte a numerose piste che si inoltrano verso un terreno arido e pietroso. Scegliamo quella più a nord, percorrendo almeno 40km senza incontrare anima viva, confortati solo dalla freccia sul display che sovrappone la nostra posizione ad una delle numerose tracce.

Giriamo anche qualche km a vuoto, quando la pista scompare ricoperta da dune sabbiose; incontriamo finalmente 2 jeep con due coppie tedesche, ed insieme ritroviamo il percorso perduto.

Visitiamo rapidamente Guermessa, una magnifica città fortificata scavata nella pietra. Qui ritroviamo Carlo e Stefano, ed insieme ci spostiamo a Tataouine per trovare un albergo.

La nostra guida ci descrive una città anonima di 60.000 abitanti; forse quella sera erano tutti in casa, ci è sembrato poco più di un (brutto) paesello. Per dovere assaggiamo le corna di gazzella, la specialità locale a base di miele e noci.

02/01/09

Prima di prendere la strada per Matmata, non potevamo dispensarci da una visita al magnifico Ksar Ouled Soltane, il villaggio berbero meglio conservato di tutta la Tunisia, con i suoi 300 granai fortificati. Le costruzioni sono così ben tenute che sembra di essere in un set cinematografico.

Risalendo verso nord percorriamo una prima parte di strada asfaltata attraversando montagne spigolose quasi prive di vegetazione, incrociando pochissimi mezzi. La strada diventa poi in terra (ma stanno lavorando per bitumare) e attorno a noi vediamo colline morbidamente rotondeggianti dove la pietra è sostituita da una terra argillosa dal caratteristico colore rossiccio, e i campi sono lavorati o ricoperti di ulivi.

Prima di arrivare a Matmata decidiamo di fare una pausa salendo su un poggio per godere della magnifica vista. Subito ci raggiungono dei bambini al grido “Stylò, Stylò!”, seguiti da 2 ragazze che ci invitano a visitare la loro casa.

Decliniamo cortesemente, scambiando alcune impacciate chiacchiere e lasciando l’unica penna a nostra disposizione.

Il passaggio per Matmata è piuttosto rapido; avevo avuto occasione di visitarla alcuni anni orsono, e l’idea di entrare nella intimità delle case scavate nel sottosuolo (pur lasciando soldi, con cui gli abitanti riescono a vivere con migliori prospettive rispetto a villaggi meno fortunati) cozzava contro il mio volermi sentire, almeno in questa occasione, viaggiatore e non turista.

Gabes, tappa successiva, comincia a mostrare i segni e le differenze delle grandi città rispetto al resto (e maggioranza) del paese. Appena in centro siamo agganciati da due ragazzi su uno scooter che si offrono per trovarci un albergo, un caffè, donne per sesso. Non è stato facilissimo liberarcene.

03/01/09

Decidiamo di trascorrere la nostra ultima notte Tunisina in una grande città, scegliendo Sousse, per vivere anche questa ulteriore sfaccettatura di un paese che ci aveva totalmente affascinato fino a quel momento per le sue bellezze naturali e per la cortesia e la estrema dignità delle persone.

Ci fermiamo lungo il tragitto per mangiare in uno dei numerosi tipici ristorantini che è possibile incontrare ai lati della strada. E’ un sistema, diremo noi, a filiera corta, dove il pastore porta le pecore, il macellaio le abbatte, il locandiere le serve accompagnate da patate fritte e insalata.

Non mangeremo invece altrettanto bene in un elegante ristorante sul lungomare moderno e turistico di Sousse, infastiditi peraltro quasi ad ogni nostro passo da presunti pusher che ci propongono hascish e coca.

04/01/09

Ultimo giorno in Tunisia, pertanto approfittiamo della visita alla medina di Sousse per fare qualche acquisto e portare con noi alcuni ricordi tangibili.

La medina, inserita dall’Unesco tra i patrimoni dell’umanità, circondata da splendide mura, è vivacemente animata fino al sopraggiungere del buio da centinaia di mercanti. Noi ci arriviamo la mattina presto, ed il cliché di ogni negoziante consiste nell’invitarci ad essere il primo fortunato cliente della giornata. Camminiamo lentamente per le viuzze della città fortificata, godendo dei particolari delle architetture, dei colori di stoffe, frutti, verdure, dell’animoso bailamme dei venditori, spendendo i nostri ultimi dinari ma lasciandone 10 in tasca per ricordare questo bellissimo viaggio.

Ermanno Scimiterna

Roberto Fossati

 

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