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Tunisia, 14 giorni troppo avventurosi di Andrea PE

– Posted in: Africa, Nord Africa, Resoconti di viaggio

By AndreaPE
Posted Tuesday, May 22, 2007

Tunisia, 14 giorni troppo avventurosi

# una macchina annegata in uno oued allagato

# rischio di annegamento per 4 persone

# pioggia torrenziale per 5 gg con oued tutti in piena

# una macchina cappottata ad El Bhorma

# tempesta di sabbia per oltre 3 gg

# partenza dall’italia sotto pioggia battente

# neve e grandine a Tunisi nel pomeriggio dell’imbarco

# mare in tempesta con in difficoltà e paura anche per membri dell’equipaggio compreso il comandante

# rientro a casa sotto pioggia battente e freddo glaciale

Mancava qualcosa per una vacanza avventurosa? …non credo.

Vi anticipo che il resoconto dettagliato è lungo. Le foto in allegato sono tratte integralmente dagli scatti di alcuni compagni di viaggio, Marco, Barbara, Fabrizio e Corrado, in quanto la mia digitale è annegata nello oued. Ho tentato di rianimarla ma alla fine ho dovuto arrendermi alla evidenza.

Partenza decisa per le ore 15,30 del 7 marzo, ci ritroviamo quasi tutti in orario tranne Marco col patrol che ci avverte che tarderà e che ci raggiungerà per strada. Manca anche Fabrizio che con la sua saab cabrio e carrello porterà due moto fino a Douz per poi lasciare auto e carrello in hotel. Attendiamo in compagnia di una pioggia battente e di un cielo più nero che grigio…. Dopo 20 minuti arriva la telefonata di Fabrizio che ci comunica che nell’intento di verificare il livello olio della macchina ha avuto la sventura di vedersi frantumato tra le mani il tappo del motore per il carico olio sulla testata. probabilmente cotto dal calore il tappo si è sbriciolato tra le mani come ha tentato di svitarlo. Comincia ad aleggiare in aria qualche santo e non solo.. Approfitto della attesa forzata per correre a comprare alcune fascette stringitubo in un ferramenta li vicino. Dopo oltre un ora e mezza si presenta Fabrizio, con il tappo di emergenza ottenuto da un barattolo di conserva fissato con filo di ferro.

Nel frattempo una macchina è gia partita alla volta di Civitavecchia. La pioggia continua e ci avviamo anche noi. Arriviamo alle 20 circa sempre sotto la pioggia, effettuiamo tutte le varie pratiche e saliamo in nave. Come prassi, prendo la prima pasticca di xamamina un ora e mezzo prima della partenza. Inizia il mio stato letargico (con 2 brevi risvegli solo per la assunzione di altre 2 xamamine) che mi porterà a svegliarmi solo dopo 17 ore quando siamo ormai a poche centinaia di mt dalla banchina del porto di Tunisi. Piove……vari passaggi in dogana sempre seguiti dalla pioggia. Finalmente alle 18 circa riusciamo a lasciare il porto e ad avviarci verso Kairouan, prima meta della nostra trasferta verso sud. Arriviamo verso le 22 a Kairouan sotto una pioggia battente. Due motociclisti in moto, gli altri 2 nella saab con carrello e 4 macchine tutti schiaffeggiati da un vento impetuoso, da una pioggia battente e da un freddo degno dei nostri peggiori inverni. Kairouan allagata, insegne sbattute dal vento, molte vie sono completamente al buio. Lasciamo tutto in camera all’hotel “splendid” (solo di nome ma in effetti allineato con altri hotel della sua classe) e andiamo a cena in uno dei tanti ristorantini dei dintorni. Per alcuni componenti del gruppo arriva il primo impatto traumatico con la cucina e le usanze tunisine. Bicchieri unti e bisunti spacciati per puliti, insalata tunisina presa con le mani, tovaglia pulita ma misteriosamente appiccicosa come carta moschicida e chi più ne ha più ne metta. Mia moglie che è alla prima esperienza di viaggio con me, rimane rigida e sbalordita. Mangerà solo qualche patatina fritta…altri del gruppo già scafati mangiano tranquillamente sotto lo sguardo attonito dei novizi….intanto continua a piovere e per tutta la notte il vento la farà da padrone assieme alla pioggia. La mattina dopo ci si separa, 2 motociclisti ed una macchina vanno verso Tataouine per andare a prendere i permessi per il sud. Poi proseguiranno per arrivare nel pomeriggio ad Ain Essbat dove in serata dovremmo ricongiungerci anche noi che invece puntiamo verso Douz per andare a lasciare la macchina col carrello. Partiamo alla volta di Douz sempre scortati da vento e pioggia battente. Arriviamo a Douz e la troviamo letteralmente allagata, persone che spazzano acqua dai tetti a terrazzo, marciapiedi coperti di acqua, freddo bestiale e vento glaciale. Pranziamo in un ristorantino e poi di corsa al saharien per lasciare la macchina col carrello ed avviarci verso Ain Essbat facendo la pipe fino al bivio per “la nuova ksar ghilane”.

Partiamo alla volta dell’oasi prendendo l’asfalto verso Matmata fino all’incrocio con la pista dell’oleodotto per poi girare a dx lungo la pipe. Continua a piovere e il vento non cessa. L’asfalto rumoroso e bagnato scorre veloce verso sud. Attraversiamo vari oued allagati dove vediamo alcune macchine locali ferme. l’acqua arriva anche a 40-45 cm ma riusciamo a passare sia noi che i motociclisti.

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Incrociamo molti hzj105 che percorrono la pipe in direzione contraria. Arriviamo ad un oued dove vediamo fermi da una parte e dall’altra alcuni peugeot 104 dei locali. la corrente è forte ma guardando l’inclinazione dell’asfalto di entrambe le sponde e memore dei precedenti oued attraversati decido di attraversare anche questo. Entro in acqua e percorsi alcuni metri, quasi al centro dello oued il muso della macchina sprofonda di oltre mezzo metro rimanendo quasi completamente coperto di acqua marrone. Inutile il tentativo di retromarcia, la macchina si spegne miseramente e l’acqua comincia ad entrare nell’abitacolo. In pochi secondi siamo con l’acqua fin quasi alle ginocchia. La macchina non si muove ma la forza dell’acqua si fa sentire anche attraverso gli sportelli chiusi. Comincio ad agitarmi e a preoccuparmi seriamente e cerco di salvare il salvabile. Metto nello zaino il cellulare, il gps ed il satellitare. Mia moglie, dimostrando una freddezza che non mi sarei mai aspettato decide di uscire dal tettuccio apribile. Velocemente infilo le mani in acqua e riesco a trovare della tasca dello sportello la chiave a brucola necessaria per smontare le due barre portatutto che mi impedivano l’uscita sul tetto. Saliamo sul tetto e ancora di più ci rendiamo conto del casino nel quale mi sono cacciato pensando, erroneamente, che anche questo oued fosse facile. Beh vi assicuro che MI SONO CACATO SOTTO ALLA GRANDE…..

La macchina è immersa in acqua fino a circa 30cm sotto la maniglie degli sportelli, comincia a fare buio, pioggia, vento e tanta strizza. La corrente e fortissima. Vedo due del gruppo, Fabrizio e Corrado, che tentano di arrivare alla macchina trascinando in acqua il cavo del verricello di un’altra delle nostre macchine. Aiutati da alcuni tunisini e a rischio della vita riescono a vincere la corrente ed a fissare al portaruota posteriore il cavo d’acciaio del verricello. Uno dei due riesce a malapena a stare in piedi nonostante sia addossato alla macchina. l’altro a circa 2mt tiene il cavo e ad altri due mt, sempre in acqua un tunisino fa lo stesso, anch’esso a rischio della sua vita. Un altro ancora a circa 2mt dalla riva fa lo stesso. Mia moglie, di 1,52 mt e 45kg salta dal tetto in acqua e riesce ad afferrarsi al cavo di acciaio aiutata da Fabrizio addossato alla macchina. non riesce a stare in piedi e fa effetto bandierina con la corrente. Se avesse lasciato la presa sarebbe sicuramente morta annegata trascinata dalla corrente. Salto anche io in acqua per aiutarla ma anche io vengo trascinato dalla corrente e se non avessi tenuto forte il cavo adesso non sarei qui a raccontarvi tutto questo. Con uno sforzo immane riesco a rialzarmi e a sollevare mia moglie dalla maglia fino a rimetterla quasi in piedi. Aiutati dagli altri lungo il cavo, anch’essi molto a rischio in quel momento, riusciamo molto lentamente a riguadagnare tutti la riva. Arrivati a terra veniamo accolti da un vento gelido che non fa altro che peggiorare le cose. Mia moglie viene presa da un attacco di panico e brividi di freddo, difficile capire dove finiva uno ed iniziassero gli altri. Mentre piange abbondantemente viene portata nell’auto di Marco dove si cerca alla meglio di asciugarla e scaldarla. Nel frattempo è diventato buio, il vento e la pioggia non accennano a diminuire. decidiamo di aprire alcune tende ed aspettare che smetta di piovere. Apro lo zaino ma mi accorgo che gps satellitare e tutto il resto sono zuppi di acqua e sabbia finissima. Il mio nokia è totalmente illuminato come mai lo è stato in tutta la sua vita.. Con un altro cellulare di un amico riusciamo a chiamare i soccorsi per il recupero della macchina. Marco, padrone del patrol continua a monitorare il livello di acqua sfruttando un sasso sulla strada come punto di riscontro per il livello di acqua. Il livello scende lentissimamente, circa 2cm ogni ora. Dopo un paio di ore di attesa, sempre sotto vento e pioggia, appare un chiarore lungo la pista ed arriva un mastodontico MAGIRUS dei vigili del fuoco. il verricello idraulico ospita un cavo di acciaio del diametro di circa 6cm. Un pò in italiano, un pò in francese, un pò aiutati dai vari tunisini rimasti sul posto, riusciamo a spiegargli la situazione e a dirgli dove è collocato il gancio per fissare il cavo del loro verricello. Nel frattempo l’acqua era calata di qualche altro cm. Sfruttando il cavo del verricello di Marco,ancora ben saldo alla 80, due vigili arrivano alla macchina e riescono ad agganciare il loro cavo al gancio del toy. Sabina nel frattempo era in macchina a scaldarsi rincuorata da Barbara e Marco, i padroni del Patrol col verricello. Corrado e fabrizio, i motociclisti nostri salvatori, nel frattempo, avevano cercato di asciugarsi dentro una delle tende aperte per proteggerci dal freddo e dalla pioggia a vento. Iniziano le operazioni di recupero ed il verricello dei vigili trascina lentamente la 80 come fosse un modellino. La mia paura è che possa cedere il gancio artigianale montato sul paraurti posteriore. Miracolosamente la toy risale a ritroso il gradino di oltre mezzo metro nel quale era precipitata e lentamente riguadagna la riva. Viene ulteriormente trascinata fino a riportarla in piano a circa 20 mt dall’ oued ancora in fase di piena. Arrivata anche la polizia ci viene chiesto se vogliamo far trasportare l’auto a Douz subito o all’indomani. Siamo troppo stanchi e decidiamo di pernottare sul posto e di attendere l’indomani per far portare la macchina a Douz. Ringrazio i vigili regalandogli un cartone da 5lt di vino rosso e mentre apro la tenda per la notte guardo sconsolato la mia 80 ferita a causa della mia sconsideratezza. Penso a quante vite ho messo in gioco e mi dico che sono stato davvero un co####ne. A conti fatti anche se fossi riuscito a passare i motociclisti non avrebbero potuto farcela. Cominciano a balenarmi in mente le 100 altre cose alle quali avrei dovuto pensare per evitare questo casino. Avrei potuto uccidere 4-5 persone. Questa lezione è stata la più dura che abbia mai ricevuto dalla natura in tutta la mia vita. Spero di non doverne meritare altre….

Mi infilo anche io in tenda con Sabina, ed entrambi ancora bagnati ma felici di esserci ritrovati ci addormentiamo in un misto di sabbia, fango, maglioni e pantaloni zuppi di sabbia finissima. Non abbiamo mai dormito così vicini in 5 anni di matrimonio…nonostante avessi addosso ancora quasi tutti i vestiti del bagno riesco a scaldarla e ci addormentiamo. Durante la notte smette di piovere, il livello di acqua nello oued scende e più di una volta veniamo svegliati dal rumore di varie auto e camioncini locali che tentano il passaggio del tratto incriminato. Qualcuno rimane bloccato e lo sentiamo ripetutamente fare retromarcia per tornare indietro fino a quando, a spinta, riesce ad attraversare il maledetto passaggio. Qualcuno invece fallisce nella impresa e passa la notte del peugeot bloccato a centro oued.

Mattino dopo alle 7 siamo in piedi, il tizio che ha dormito nel peugeot riavvia il motore e complice anche il livello bassissimo di acqua residua riesce a completare la traversata. Puntualissimo arriva il camioncino del soccorso di Douz di BEN Jalila. La macchina viene caricata col verricello a mano sul camioncino. l’operaio mi fa cenno che la macchina pesa troppo e mi vedo costretto a scaricare i 90 lt di acqua che mi ero portato dall’Italia.

Inoltre, aprendo gli sportelli riesco a scaricare un quantitativo ulteriore non precisato di acqua di oued che nel frattempo si era raccolta sul pianale della vettura. Mentre l’operaio opera col verricello manuale vado verso lo oued a vedere il punto in cui abbiamo visto la morte in faccia. L’asfalto era scavato come se una pala meccanica avesse addentato la strada. circa 60cm più in basso scorreva un rivolo di acqua che la sera prima ci aveva quasi portati via.

Issata la 80 sul camioncino io e Sabina saliamo in cabina con l’operaio e comincia la lenta risalita di circa 110km verso Douz ad una media di circa 40km/h. Dopo circa due ore e mezza arriviamo a Douz al garage della ditta del soccorso, proprio di fianco al distributore total sulla via per kebili. Attendiamo oltre un’ora e mezza che arrivi il titolare. Contattato dall’operaio via cellulare ci comunica di essere in arrivo. Lo vediamo arrivare con l’unimog avana riportato sul suo biglietto da visita. Ci racconta di essere rimasto tutta la notte bloccato anche lui in uno oued e di essere potuto ripartire solo alle prime luci dell’alba. Alla fine della chiacchierata mi spilla 200 dinari e mi rimette in mano un nuovo biglietto da visita. Mi son dato una sonora grattata di palle appena ho potuto farlo senza che mi vedesse…. Nel frattempo che attendevamo il suo arrivo frotte di bambini e bambine diretti a scuola ci guardavano sorridendo e sicuramente anche sfottendoci nella loro lingua. Un pò infastidito dalla cosa, visto che il mio umore non era dei migliori, ho preso il telefonino per sentire dove erano i miei salvatori della sera prima. Avevamo dormito vicini ed eravamo rimasti d’accordo che ci avrebbero seguito a breve. Nel frattempo il resto del gruppo ci attendeva sempre ad Ain Essbat. Erano passate 3 ore e ancora non vedevamo arrivare i nostri salvatori della sera precedente. Provato con il cellulare il messaggio mi diceva che loro non erano raggiungibili. Il satellitare, ancora bagnato, sarebbe sicuramente esploso se avessi solo tentato di accenderlo….

Alla fine, stanchi di aspettare al distributore abbiamo chiesto all’operaio di Ben Jalila di scaricarci la macchina al saharien. La mattinata era soleggiata ma fredda, il solito vento palloso continuava a soffiare. Pazientemente, mentre Sabina portava in camera tutto il bagaglio zuppo io cominciavo a smontare parte del motore. Smontato l’intercooler ne sono usciti circa 2 lt di acqua avana, dal collettore tra cassa filtro e ingresso turbina altri 2 lt circa, il filtro aria era totalmente zuppo, l’asticina dell’olio mostrava un colore inequivocabile di emulsione olio-acqua. Dopo aver svuotato anche la bombola del circuito aria compressa ho avviato il compressore ed ho iniziato ad asciugare dove potevo. Soffiando aria sulla girante fredda della turbina ed avendo smontato i collettori sono stato investito da un getto di acqua sparato fuori dalle pale del turbo…insomma avevo già messo una croce su questo viaggio. Non avendo idea di che altro fare ho preso il telefonino ed ho telefonato in italia ad un mio carissimo amico, Stefano, a sua volta molto molto amico di un signore tunisino assunto al saharien. Dopo alcuni minuti Stefano mi richiama e mi informa che nel pomeriggio il suo amico sarebbe stato in hotel e che sarebbe stato a mia disposizione per qualsiasi cosa. Il cugino di questo signore, inoltre, ha una officina che è proprio quella che si vede uscendo da Douz verso El Faouar. E’ chiaramente visibile visto che di fronte sono parcheggiate numerose toy, pajero e nissan. Arriva il pomeriggio e finalmente faccio la conoscenza del signore tunisino amico di Stefano. Mi rassicura, chiama il cugino ed assieme, al traino, portiamo la macchina nella sua officina. I due dialogano e dopo pochi minuti i meccanici sono gia all’opera. raccolgono tutti i pezzi gia smontati da me e cominciano a smontare il coperchio della testata, gli iniettori e la coppa dell’olio. Mi viene spiegato che il motore dovrà essere totalmente lavato da ogni residuo di acqua, si dovrà verificare che nulla sia danneggiato, che tutte le bielle siano dritte, che nessuna valvola abbia subito danni e che gli iniettori non si siano bloccati con l’acqua. li per li ho pensato: “bene sai che palle, passerò 4-5gg in hotel”. Vengo subito smentito perchè mi dicono che la mattina dopo alle 10 la macchina sarà pronta. Pronta per tornare a casa,penso. In serata arrivano in hotel gli altri del gruppo,sia quelli che ci aspettavano ad Ain Essbat che i miei salvatori. Dopo i saluti ed un breve resoconto della sventura siamo tornati all’officina a vedere la macchina. Quei fantastici ragazzi della officina sono rimasti a lavorare fino all’una di notte con degli attrezzi che qui da noi non ha neanche uno che ripara le biciclette, mi hanno rimesso la macchina in perfetto stato e la mattina dopo non credevo ai miei occhi. la macchina era accesa al minimo, non un rumore strano, non una indecisione, il suo stupendo minimo a 700 giri, lineare come se nulla fosse accaduto….INCREDIBILE, potevo continuare il giro !!!! Il signore dell’hotel mi aveva detto che avrebbe pagato lui il meccanico (suo cugino) e che al rientro in italia gli avrei rimandato i soldi ma grazie agli altri amici del gruppo ho potuto racimolare la cifra necessaria per pagare il lavoro. 218 dinari. Considerate che un dinaro sono circa 0,68 € e fatevi due conti della cifra ridicola che ho speso. Ho abbracciato di cuore tutti i ragazzi dell’officina ed il titolare. Conservo la ricevuta. All’interno la macchina era rimasta uguale, tutta la moquette era zuppa di acqua e sabbia finissima. Un vero macello.

Subito dopo pranzo, con un pallido sole, ricaricato tutto in macchina siamo partiti in direzione ksar ghilane via direttissima, cioè bar di Tamer all’incrocio per il parco del djebil, poi dune del bibane, poi pozzo coperto stile marabut ed infine ksar ghilane.

La sabbia era bagnatissima ed in certe zone erano chiaramente visibili i canali, profondi anche 40 cm scavati dall’acqua della pioggia dei giorni precedenti. nel pomeriggio siamo transitati per ksar ghilane allagata in molte zone intorno all’oasi e transitando per la colonna LECLERC siamo andati a pernottare a 500mt da Ain Essbat.

Nuovamente vento forte per tutta la serata e la notte.

Avvicinamento ad El Bhorma via dune da Ain Essbat fino a circa 40 km dalla meta. Successivamente abbiamo preso la pista per arrivare al posto di guardia dove ci sono stati controllati documenti vari e permessi per il sud.

Riempiamo i serbatoi ad un prezzo del gasolio superiore a quello italiano. Attendiamo Giancarlo che il giorno prima ha rotto un biscottino dell’HZJ70. Dopo un’ora torna vittorioso con un biscottino nuovo ottenuto da due spezzoni di acciaio tagliati dal foglio di una balestra rotta. Ci avviamo verso il palmeto e ci fermiamo per pranzo. Mentre pranziamo ricomincia il vento. Ci rimettiamo in marcia in direzione CUBO. Arriviamo in circa un paio di orette scarse e subito alcuni del gruppo decidono di fare il bagno di rito nella vasca con brindisi annesso per festeggiare il 40esimo anno di Angelo, uno dei motociclisti del gruppo. Brindisi con genziana al vino bianco portata da Corrado.

Il vento soffia fastidioso, i bagnanti si rivestono e si riparte alla volta del posto di guardia quasi a ridosso del confine algerino. Il pistone che percorro, largo 30 mt, balisato con bidoni, mi riporta alla mente i giorni di tunisia dello scorso anno. Stessa pista, stesso maledetto vento che solleva turbini sabbia in ogni dove. Passiamo il controllo dei militari e continuiamo la discesa con cap 180 circa. Il vento non cala ma la sera arriva ugualmente….cerchiamo un posto per la notte. Mangio svogliatamente, il vento mi innervosisce e mi fa continuamente pensare ai 10gg di folate ininterrotte dello scorso anno. La mia paura è di avere, anche quest’anno, 10 gg senza pausa dal vento. Salgo in tenda e mi addormento in pochi minuti.

Prima di addormentarmi, in fase di allestimento del campo, un battibecco tra Marco del patrol e la moglie di un altro componente del gruppo accende gli animi portando alla luce alcune note dolenti riguardanti alcuni atteggiamenti quanto meno discutibili tenuti da quest’ultima. In pratica ci siamo portati dietro un “pencio” che non ha avuto assolutamente nessuna funzione nel viaggio se non quella di commentare sempre e comunque qualsiasi azione degli altri. Nemmeno la mezza idea di prendere una pala in mano per spalare quando anche la sua macchina era affogata nel fesh fesh fino ai ponti. Era tranquillamente stravaccata a terra a prendere il sole, ripetendo a tutti quelli che le dicevano di aiutare: “io sto in vacanza e voi siete tutti uomini…..”

Nella foto qui sopra si intravede in lontananza il soggetto de quo, allungato a terra a prendere il sole mentre le auto, compresa la sua, sono insabbiate. Nei giorni successivi, durante la risalita, quando nuovamente anche il suo veicolo era inchiodato a terra nella sabbia e tutti tranne me erano andati ad aiutarla, ha avuto il coraggio di negare la sua acqua alle altre due componenti donne del gruppo, andate a spalare per aiutarla, che avevano avuto un malore per il caldo, adducendo come scusa che la sua acqua era troppo in fondo nel cassone. pur di non prendere le sue piastre ha aspettato che uno del gruppo gli portasse le mie da oltre 150mt di distanza. Comprenderete bene che questo viaggio è stato il primo ed ultimo che costei ha fatto con noi.

Al mattino successivo si smonta il campo e si riprende la strada verso Bordji El Khadra. La sabbia è molto compatta, sicuramente la pioggia dei gg precedenti è arrivata molto a sud. Basta scavare pochi cm per trovare la sabbia zuppa e dura. Il vento continua ma pare diminuire di intensità, la giornata è limpida ma fredda. ricominciamo la discesa verso sud. Scavalchiamo ed aggiriamo alcuni cordoni dunari molto alti avendo come apripista le moto e Giancarlo che col suo hzj70 turbo con gomme paurosamente grandi galleggia su quasi tutte le dune. Ad un tratto ci separiamo perchè una delle macchine non riesce a seguirlo lungo una salita. Facendo due vie diverse ci ritroveremo alla fine, dopo aver scollinato il cordone. Anche Giancarlo si blocca, puntando col muso a terra scendendo da una dunetta un po’ antipatica.

Varie altre peripezie più o meno prevedibili ci accompagnano fino al pomeriggio. Il terreno comincia a cambiare morfologia, compaiono sassi rossastri e alcuni rilievi rocciosi ben definiti che ci avvertono inequivocabilmente di essere vicini ad El Khadra. Aggiriamo l’ultimo cordone di dune che l’anno scorso a tutti i costi abbiamo voluto svalicare e ci compare in lontananza il traliccio radio della postazione militare. Rigonfio le gomme con il mio fido compressorino Firestone e ci avviamo lungo gli ultimi 4 km di pista spacca macchine verso El Khadra. Il terreno tutto attorno alla pista è un immondezzaio a cielo aperto, bottiglie di plastica, lattine e mille altre porcherie creano riflessi di luce tra la sabbia e i sassi. Controllo di rito dai militari e spostamento al bar 7 novembre.

Arrivati al bar 7 novembre ci ritroviamo con Magtouf, il figlio del titolare, che ci riconosce immediatamente puntando dritto verso un angolo del suo bar dove lo scorso anno lasciammo le ns firme. Magicamente indossa la maglietta del ns motoclub che gli regalammo proprio lo scorso anno. Quest’anno gli abbiamo portato quella nuova del 2007. Ne è felicissimo e ci invita a sederci proponendoci un the o un caffè. Parlando pensiamo di pernottare li al bar anzichè risalire a Bir Pistor come lo scorso anno. Decidiamo di fare così e Magtouf ci da piena disponibilità, ad un costo irrisorio, di una stanzetta di fianco al bar, dei bagni, della doccia, del piazzale posteriore e di una capanna di foglie di palma. Io ed altri tre del gruppo, nonostante la tenda decidiamo di dormire nella stanzina gli altri aprono le loro tende sul piazzale posteriore all’ombra di una parabola di almeno 2mt di diametro puntata verso chissà quale satellite tv. Cominciamo a scaricare sacchi a pelo più zainetti vari mentre altri cominciano ad approntare per la cena. Vengono portati i fornelli e le bombole dentro il bar e si stabilisce il menù: sagnette e fagioli con antipasto di cacciatorino e parmigiano. Il vino non manca, abbiamo portato dall’Italia 30 lt di vino rosso soprannominato MARIANNINA. Qui potete vedere l’effetto di Mariannina su mia moglie che con un paio di bicchieri era già passata in un’altra dimensione.

La tavolata è quasi al completo. Mancano soltanto “il pencio” ed il marito. Si presenteranno appena finiranno la loro cena per venire ad assaggiare la nostra. Terminata la cena, con il calo di adrenalina residua della giornata cominciano a vedersi e sentirsi sbadigli e persone che si addormentano qua e la sulle varie sedioline del bar. Rimaniamo svegli per un pò io, Piero, Corrado ed Angelo a parlare con Maktouf ed un suo amico militare che è passato a salutarlo. Maktouf ci invita ad andare a casa sua a prendere un altro the ma alla fine, per rimanere ulteriormente in compagnia e continuare a parlare corre a casa a prendere il ricevitore sat digitale per farci vedere come anche ad El Khadra arrivi la tv italiana e non solo. Quello che apparentemente è un posto sperso tra le sabbie diventa di incanto punto del globo come Roma o Parigi, dove miliardi di informazioni ed immagini arrivano in decine di lingue diverse. Ci rendiamo velocemente conto di come sia illusorio per loro vedere i programmi tv europei e statunitensi. Il contrasto è enorme: da loro donne quasi completamente coperte, in tv annunciatrici, soubrette e donne di spettacolo bellissime, biondissime, fikissime, topissime, spesso vestite con minigonne e scollatissime. Da loro peugeot 104 pickup ed in tv Ferrari, porsche, bmw in telefilm e programmi di qualsiasi tipo. Da loro molti sono totalmente scalzi da noi in qualsiasi programma tutti sono vestiti di tutto punto…senza considerare le pubblicità di scarpe, vestiti, cibarie ed altro. Insomma, in pochi secondi abbiamo capito (come se già non lo sapessimo) perchè tanta di questa gente si imbarca sui tristemente famosi battelli della disperazione alla ricerca dell’eldorado.

Dopo poco gli chiediamo di spegnere perchè ci interessa di più parlare e Maktouf ci racconta di essere stato punto più volte dagli scorpioni in estate. Ci spiega che per gli adulti non sono mortali ma certo una puntura produce notevoli malori. Il militare ci racconta invece che spesso alcuni soldati e civili sono stati punti dalla vipera cornuta della sabbia e che in un caso sfortunato come questo si hanno al massimo due ore prima che il veleno porti alla morte. In questo, caso ci spiega, viene fatto partire un elicottero dalla zona di Remada che scende a raccogliere il ferito per portarlo in alcuni centri dotati di siero antiveleno. Continuiamo ancora la chiacchierata parlando dei laghi di El khadra, praticamente perenni ma senza pesci dentro. Degustiamo un altro the e alla fine decidiamo di andarcene a letto visto che ormai è quasi l’una di notte. Maktouf e il militare ci salutano e noi entriamo nella stanzetta per la notte. Potete immagina cosa possa scatenarsi in una stanza di 3x5mt quando 4 persone si tolgono le scarpe tutte assieme. Le battute e le risate ci hanno accompagnato fino a quando, uno alla volta, abbiamo ceduto a Morfeo.

Risveglio ad El Khadra con rilassamento generalizzato. Foto di gruppo…. -2. Ci sono alcune operazioni da fare ai mezzi ed approfittiamo della mattinata che si prospetta serena e con poco vento. Il mio programma mattutino prevede: riparazione camera d’aria forata il giorno prima, pulizia filtro aria, verifica livelli olio post annegamento, ridislocazione totale del bagaglio in macchina che ha subito stravolgimenti vari a causa dei campi e delle emergenze del giorno prima. Comincio con lo smontare il copertone e scopro che la camera d’aria ha uno squarcio e non un buco. Infilo la mano nel copertone sapendo gia cosa troverò. Puntualmente ritrovo uno spezzone di gomma del copertone che si era strappato dalla carcassa e che era rimasto attaccato alla stessa con un solo lembo. A gomma gonfia veniva premuto contro il copertone e non dava problemi ma a gomma sgonfia ha funzionato a mo di punta di amo per la camera d’aria che si muoveva leggermente dentro al cerchio. Lascio il lembo e cambio camera. In fase di montaggio della nuova camera vengo aiutato da Piero e da Giancarlo….tutti decidiamo di sfruttare il piano di cemento della parabola e tutti e tre lasciamo un bel lembo di pelle sul telaio della parabola, troppo basso per starci sotto in piedi….

passo al controllo dell’olio. E’ trasparentissimo nonostante i 2 gg di dune. La pulizia dei meccanici di Douz è stata sopraffina.

Apro il filtro aria e ne cavo via un bel mucchio di sabbia. Penso tra me e me che assolutamente voglio lo snorkel. Me lo riporterà un amico molto presto.

Avvio il motore che parte puntualmente con un pò di fumo bianco probabilmente dovuto all’acqua ancora presente nella espansione della marmitta. Lascio la macchina accesa e comincio a ripiegare la tenda “2 seconds” di sabina. non ci capisco una ceppa, gliela rendo e lei in un attimo la ripiega e mi fa “cujò, hai capito come si fa?” …me ne torno al mio motore in silenzio….il fumo biancastro continua ad uscire dalla marmitta ed in effetti puzza un po di olio, me lo fa notare Angelo. Metto tranquillamente in conto che qualche fascia possa essere andata a farsi benedire ma me ne frego visto che comunque a casa riesco a tornarci. Dopo il casino avuto, rifare qualche fascia lo ho messo in conto. Nel corso della risalita ci accorgeremo che il fumo non puzza più e che è finito il biancastro. Bene, meglio così. Anche gli altri sono intenti a smontare tende, cambiare filtri, gonfiare gomme e sgonfiare materassini.

Finalmente verso le 11 partiamo per la risalita via dune. ripercorriamo i 4km di pista spaccamacchine tra le varie monnezze sparse e finalmente ricominciano le dune. Ci spostiamo molto verso est rispetto alla discesa e cominciamo a percorrere un piattone di misto sabbia sassi. Arriva il primo cordone di dune, non molto alto ma con dune molto ravvicinate. Percorro i primi 40 mt e di colpo rimango bloccato nella sabbia. Tento la retromarcia ma nulla da fare. Attacco i differenziali ant e post, inserisco le ridotte e accelerando dolcemente riesco a muovermi solo verso il basso. Accidenti a me, penso. Ho le gomme gonfie a 2,6 davanti e 2,8 dietro……..

Scendo e sgonfio di 80 secondi le 4 gomme. Rimonto in macchina e magicamente esco dal fosso senza alcuno sforzo. tolgo i blocchi, rimetto le lunghe e riparto. Avevo già avuto la percezione lo scorso anno e quest’anno ne ho avuto la conferma. Alla 80 le ridotte servono solo per uscire da situazioni realmente critiche. Assolutamente sono da evitare per la marcia normale anche su sabbia soffice salvo situazioni davvero al limite. Un mio amico che era scettico perchè aveva un land 110 adesso ha una 80 e si è accorto di questa cosa e ne era piacevolmente sorpreso. Inoltre usando le mastodontiche 9.00 michelin la mobilità era notevole.

Sicuramente l’intercooler mi ha dato una grossa mano. A 1200 giri sentivo già la spinta del turbo. Confesso che questo viaggio un pò mi intimoriva anche per questo. Sarebbe stato il vero test del kit intercooler artigianale che ho realizzato e del quale ho inserito il resoconto su sahara.it. Tanto era il timore che qualcosa cedesse, che avevo realizzato un tubo di bypass da sostituire all’intercooler se questo avesse avuto qualche cedimento meccanico durante il viaggio. Invece tutto l’impianto ha funzionato alla perfezione facendo sentire i suoi pregi specialmente dai 1200 giri in poi, così come avevo verificato usandolo in strada.

La risalita, sulla falsa riga della discesa, alterna cordoni di dune a lunghi piattoni anche di 3-4 km. Le dune sono molto corte da salire ma le discese sono ben più lunghe di quelle incontrate in discesa verso el Khadra.

Attraversiamo una decina di cordoni puntando verso “il camion” un punto di riferimento per quasi tutti quelli che risalgono dal sud via dune. E’ un rottame di un camion che è stato abbandonato li dopo essere andato a fuoco. Si vede chiaramente l’alluminio fuso o deformato di alcuni pezzi del mezzo. La lamiera è totalmente sverniciata ed arrugginita, levigata dalla sabbia e segnata dal tempo. Buona parte del motore è ancora li. Alcuni uccellini hanno fatto il nido sotto la cappotta del camion, dove una volta c’erano le alette parasole. E’ in arrivo una serata stupenda, non c’è vento, non c’è pioggia, il sole ci ha accompagnato per tutta la giornata, l’aria è fresca ma gradevole. Decidiamo che da cap 300 a cap 120 c’è il bagno delle donne, tutto il resto è il bagno degli uomini. Ci spostiamo di 100mt dal camion e scendiamo in una valletta ulteriormente riparata dal vento e molto accogliente.

Troviamo molta legna per il fuoco. Raccomando a tutti di prestare molta attenzione a mettere le mani tra quei rami secchi. Nel 98 in libia una ragazza che era con noi ci trovò una bella vipera cornuta in letargo.

Apro la tenda,sistemo il materassino e cominciamo l’allestimento per la cena. Durante la risalita di oggi si è verificata la sventura di cui vi ho accennato in cui il “pencio” ha negato l’acqua a Sabina e Barbara durante il disinsabbiamento del suo mezzo. Come al solito il pencio si è accampata lontano ma come al solito si fa viva dopo aver fatto e consumato la sua cena. Si presenta puntualmente per venire a fregarsi lo sgabello di qualcuno e per mangiarsi il salame ed il parmigiano tagliato da altri. La serata è stupenda davvero, sicuramente la più bella in assoluto di questo viaggio. Non c’è la luna, non la abbiamo avuta mai per tutto il viaggio. Da un lato è un bene. Si può andare al bagno facendo solo 40-50 mt dal campo. D’altro canto anche stare al buio completo ed avere la luna piena permette di muoversi senza dover usare alcuna pila. Il panorama delle dune illuminate dalla luna, a mio parere, è uno scenario infinitamente più suggestivo delle dune illuminate dal sole. Mentre gli altri fanno salotto attorno al fuoco io sento il bisogno di allungarmi in tenda e dormire. Guidare una giornata avendo a fianco una donna è già uno stress. Guidare una giornata, avendo di fianco una donna che è quasi annegata per colpa mia e per di più alla prima esperienza di salita e discesa di dune, è una esperienza estenuante anche per il più esperto dei piloti. Salgo in tenda e pur avendo voglia di ascoltare i miei amici vicino al fuoco crollo in un sonno che è stato il più memorabile di tutto il viaggio.

Risveglio al camion sotto un pallidissimo sole,la solita leggerissima brezza fresca che però in lontananza è chiaramente una tempesta di sabbia. Vediamo chiaramente verso nord un ammasso enorme di nuvole rossastre e minacciose Colazione con biscotti, latte, caffè, thè marmellata, nutella. Si alterna smontaggio campo e controllo mezzi meccanici. Il sole comincia a scaldare ma tutti siamo ben coperti con pile e qualcuno anche con cappellino di lana. Le nuvole si avvicinano….

Ci rimettiamo in moto e come ogni mattina, quando rimonto in macchina non posso fare a meno di vedere il mare di sabbia che lo oued ha lasciato dentro la macchina. La moquette è completamente marrone e ormai ho rinunciato a tenere la macchina pulita come ero uso fare. Carte di merendine e di caramelle formano uno strato quasi uniforme dietro i sedili anteriori. Comunque sempre meglio che li che non buttati all’esterno. Il vero problema è trovare qualcosa di piccolo in quel marasma. Anche nella cassa viveri, a suo tempo bagnata dall’acqua, c’è un bel casino. qualche intelligentone del gruppo ha lasciato tra i vari barattoli di fagioli, ceci e lenticchie, alcuni pacchi aperti di biscotti ORO SAIWA che sono stati frantumati in polvere finissima dallo sbattimento dei barattoli. Come se non bastasse il contenuto di un paio di pacchi di sale vaga sul fondo della cassa creando dei riflessi bellissimi quando i cristalli vengono colpiti dai raggi solari.

Durante la risalita verso El Bhorma veniamo investiti in pieno dalla tempesta di sabbia che ci accompagnerà fin oltre il cubo. L’idea originale di fermarci al cubo per rifare il bagno viene accantonata da tutti. Vento freddissimo, qualche goccia di acqua e visibilità di poco superiore ai 40 mt. Stesso tempo di merda dello scorso anno….

Ripartiamo un pò frazionati e dopo un pò di km sulla pista balisata dai bidoni, ci accorgiamo che manca un motociclista, Fabrizio. Mi fermo ed attendo che Corrado ed Angelo, sempre in moto, tornino indietro a cercarlo. Passano 15 minuti in cui perdo il contatto via cb anche con Giancarlo. Dopo un pò vedo risbucare i motociclisti con Fabrizio recuperato. Si era perso clamorosamente. Il vento aveva totalmente cancellato in pochi secondi le tracce di auto e moto e la visibilità era tale da non permettergli di vedere i bidoni a 30 mt da lui. Lo hanno ritrovato che vagava tra le dune senza alcuna idea di dove fosse e di dove andare. Non era neanche riuscito a tornare indietro e ritrovare il cubo. Il rischio è stato grosso anche in questo caso e nuovamente, nella sfiga, la fortuna ci è stata accanto. Ripartiamo ma degli altri davanti a noi nessuna traccia. Nessuno si è fermato ad aspettarci e questa cosa, avvenuta fin troppo spesso in questo viaggio, è stata sicuramente deleteria in molte occasioni. Nel prossimo viaggio non dovrà più accadere!!!

Arriviamo all’incrocio che a destra porta ad El Bhorma e continuiamo verso la meta. Per strada riprendiamo la macchina del pencio. Dopo un pò troviamo gli altri fermi. Proseguiamo di nuovo tutti assieme. Arriviamo in vista di El Bhorma e ci dirigiamo alla pompa di benzina puntualmente chiusa. Attendiamo l’arrivo del gestore e nel frattempo rigonfio le gomme alla macchina. 2,6 davanti e 2,8 dietro.

Alcuni rabboccano i serbatoi. Io evito, ho ancora 100 lt nelle taniche e ancora 2 tacche nel serbatoio. ho percorso la tratta El Bhorma-El Khadra- El bhorma con meno di 80 lt di gasolio. considerato che ad el bhorma un lt di gasolio costa 1,26 dinari decido di non rabboccare. Ripartiamo verso la pipe seguendo la pista inizialmente sabbiosa e abbastanza tortuosa. due moto vanno avanti, poi ci siamo io e Giancarlo con due auto, poi seguono Marco ed il pencio in macchina e le ultime due moto. Causa la pista polverosissima ogni gruppeto si stacca da quello che lo precede di alcune centinaia di mt. La visibilità cala molto a causa della polvere. Rallento per tenere comunque sotto controllo chi mi segue ma non vedo nessuno, la polvere è davvero molta. Rallento ancora e poi ancora ed ancora. Rimango in movimento in prima senza piede sull’acceleratore. Sto camminando a 3-4 km/h spinto dal minimo del motore. Guardo continuamente dal retrovisore e dagli specchi laterali. Finalmente vedo comparire un motociclista e mi rassereno. Purtroppo il mio sorriso dura poco, mi si affianca Fabrizio che mi fa segno di fermarmi. Abbasso il vetro e mi fa: Marco si è cappottato, la macchina s’à’rvuticat (si è capovolta). Sta con le ruote per aria ma non si sono fatti nulla. All’improvviso l’abitacolo si popola di tanti santi che svolazzano….Faccio inversione e percorro a ritroso 5-6 km. Arriviamo in corrispondenza di una curva e vedo l’altra moto ferma. La macchina è stata raddrizzata con un traino della toy del pencio. Il tetto è schiacciato di circa 40 cm in corrispondenza del centro del cristallo anteriore che è frantumato, alcune ammaccature sono anche sul montante posteriore sx e tutto il bagaglio è stato estratto dalla macchina. Considerando che marco portava una 80ina di lt di benzina delle moto il rischio corso non è stato poco…. Ovviamente anche in questo frangente il vento e la sabbia in sospensione non ci abbandonano. Non c’è modo di pararsi dalle folate e dalle nuvole di sabbia che ci investono. Dobbiamo assolutamente far ripartire la nissan e ci mettiamo all’opera……

Diamo una sommaria occhiata al vetro in frantumi. Marco e Barbara sono provati da questa esperienza. Commentano con Sabina e con altri di quanto questo giro sia sovrastato dagli eventi sgradevoli. Marco nonostante la vista disastrosa del patrol ci da una mano prendendo alcuni attrezzi per smontare intercooler ed altro. Dobbiamo far ripartire il motore e Giancarlo è il primo a sporcarsi le mani. Apriamo il cofano e per prima cosa stacchiamo la alimentazione dalla batteria. scolleghiamo il castello che regge l’intercooler e Giancarlo a mò di scimma si accovaccia dentro il cofano. Inizia a smontare la linea di alimentazione delle candelette. In condizioni standard smontare 6 candelette è già un po antipatico, si devono spostare alcuni cavi elettrici, alcuni tubi e poi arrivare con una chiave a tubo alle candelette infognate di fianco alla testata. Intanto qualcuno apre la cassa filtro, rabbrividisce come se avesse visto un mostro e la richiude subito dopo. Il vento è sempre li…a farci compagnia..o se preferite a romperci le palle visto che la sabbia sollevata si deposita su qualsiasi oggetto avessimo smontato dalla macchina compresi i collettori dell’intercooler.

Finalmente Giancarlo riesce a smontarle, alcune intrise di olio. Ingraniamo la prima marcia, chiudiamo il cofano e ci spostiamo dietro per spingere il nissan fino a fargli sputare dai fori filettati tutto l’olio che con la macchina capovolta ha attraversato le fasce risalendo (riscendendo con la macchina capovolta) fino alla camera di combustione. Poi attraverso le valvole lo stesso olio è sceso nella cassa filtro annegando completamente il filtro nell’olio. Come iniziamo la spinta cominciamo a sentire…SQUASH…SPLOACK CIAFF CIAFF e altri rumori simili difficilmente riproducibili scrivendo. L’olio comincia ad essere espulso attraverso i fori delle candelette. Continuiamo a spingere per una ventina di mt. quasi tutti spingono tranne il pencio occupato a fare la scena di pulire diligentemente gli attrezzi messi a disposizione dal gentile marito. Torniamo davanti alla nissan e ben sapendo cosa troveremo solleviamo il cofano. Quello che prima era un vano motore sporco di sabbia adesso è un vano motore coperto di olio nero. Assolutamente tutto il vano è nero di olio, non c’è un cm del motore che sia sgombro da una melma nera oleo-sabbiosa che ha intriso anche il fonoassorbente del cofano. A vederlo era da farsi venire la depressione…..una montagna di olio, nero come carbone, circa 6-7 kg, sputati in pochi secondi in uno spazio di circa 2 mq. Ovviamente il vento continua a soffiare…

Giancarlo, ormai nero di olio fino ad oltre i gomiti tenta una vana pulizia del vano e ai appresta a rimontare le candelette. la zona dove erano le candelette era talmente nera di olio che sembrava di lavorare al buio. Lo assistiamo nel rimontaggio con Marco da un lato che guardava. Barbara ogni tanto tentava di aiutarci ma le dicevamo di lasciar fare e di riposarsi. Chi più chi meno.. chi per nulla…abbiamo fatto la nostra parte e alla fine decidiamo di tentare il riavvio del motore. ricolleghiamo la batteria, cambiamo il filtro aria, tentiamo una vana pulizia dei collettori intercooler, rimontiamo il tutto e diciamo a marco di salire in macchina. Gli diciamo di avviare il motore ma di spegnere subito dopo. In pratica accendere e spegnere doveva essere una cosa sola. Marco monta in macchina avvia e spegne subito dopo. Il motore ha una accelerata paurosa di 2-3 secondi con una fuoriuscita di fumo nerissimo dallo scarico. poi tutto silenzio. Nessuno parla….Gli dico di riavviare e di attendere 2-3 secondi prima di rispegnere. Il motore si riavvia e subito dopo una piccola accelerata si stabilizza al minimo con un fumo anomalo dallo scarico. L’olio rimasto in giro comincia a bruciare nei cilindri e pian piano il fumo si attenua. Nel frattempo Piero ed Angelo che erano andati avanti non si vedono. La nissan è accesa, mentre siamo li tutti fermi vengono in senso contrario un paio di 80, un 95 ed alcuni motociclisti austro-ungarici che ci chiedono se è tutto ok. Al nostro cenno di assenso ripartono verso El Bhorma. Cerchiamo di capire cosa possa essere accaduto per far si che il nissan patrol si sia capovolto e marco ci racconta che pochi km prima, in 2wd, percorrendo una curva all’interno era salito leggermente con la ruota anteriore dx su un cordolo di sabbia che poi saliva fino ad un livello di circa 60cm superiore alla strada. Percorrendolo a circa 60km orari la ruota aveva continuato la salita su questa “rampa” fino a quasi far intraversare la macchina al limite del ribaltamento. Marco si era fermato ed aveva reinnestato le 4wd. ripresa la marcia più tranquillo alla seconda volta si è ritrovato sottosopra. Ipotizzo che facendosi forte del servosterzo, forse, non ha tenuto con sufficiente vigore lo sterzo tra le mani. Anche io ho dovuto fare un paio di correzioni lungo quella pista quando avevo sentito la macchina scodare vistosamente verso l’esterno della curva. Io però avevo avuto uno scodamento verso l’esterno non uno sbandamento del muso verso l’interno. Marco non sa spiegarsi la cosa.

Ricarichiamo il bagaglio nel nissan alla meno peggio e ci rimettiamo in marcia. Scuotiamo la capa e ci rimettiamo in marcia per raggiungere Piero ed Angelo che ci aspettano a quasi 10km avanti sulla pista. Ancora non sanno nulla. Dopo un paio di km, Marco davanti a me, assisto alla medesima scena che mi ha descritto poco prima. Percorrendo a circa 50km/h la curva verso dx e stando all’interno di essa in una traiettoria molto simile alla mia di colpo vedo il nissan che mi si para davanti di traverso col muso perpendicolare al bordo della pista. Lo ho visto ruotare di colpo verso dx, la ruota post sinistra sollevata di circa 40 cm. Monta le tanto amate BFG AT 265/70-16, io le mie amate 7.50-16 molto più sottili delle sue di circa 7 cm. La mia idea è stata che una gomma tanto larga abbia risentito troppo dei solchi lasciati nella sabbia molle e che lo sforzo per avanzare di una gomma tanto larga + la profondità di alcuni solchi + forse la stanchezza, abbiano dato la prevalenza alla voglia della ruota di uscire dai solchi andando verso l’esterno piuttosto che alla forse risposta di marco sullo sterzo demoltiplicato. Fatto sta che Marco riscende dalla macchina solleva le braccia e dice: “esattamente come prima” Anche Barbara scende e ci dice la medesima cosa. Finalmente, ad andatura ulteriormente ridotta raggiungiamo Pierluigi e Angelo. Mangiamo un boccone volante sputando prima tutta la sabbia che abbiamo in gola e ripartiamo. Risaliamo ed arriviamo al bivio di El Bhorma col transit abbandonato. Cominciamo la risalita in attesa di beccare la pipe e per fortuna o per sfortuna ci prendiamo una sonora cantonata che ci porta a sbagliare prendendo la pista per Remada. Sul gps vedo sempre più allontanarsi Kamour ed avvicinarsi Remada……… la cosa non mi innervosisce perchè a conti fatti ci permette di riprendere molto prima l’asfalto viste le condizioni di Marco e Barbara. Posto di guardia con i militari che ridono guardando la macchina di Marco e poi dritti per gli ultimi 8km di oggi verso Remada. Arriviamo in città, brucio uno stop dei militari ed arrivo in centro di fronte la caserma. Dietro di me non vedo nessuno…lo stop lo ho bruciato solo io. Ma in fondo..chi se ne fotte… Dopo 10 minuti arrivano gli altri. Chiediamo ad un militare se c’è uno spazio dove pernottare. Il soldato chiama un civile di passaggio, gli dice qualcosa e questo ci fa segno di segurlo. Ci avviamo verso l’uscita di Remada vicino ad una scuola. C’è un prato incolto con tanti eucalipti piantati da poco. Ci fermiamo qui per la notte. Sabina ha una crisi semi isterica ed urla che vuole tornare a casa e che non ne può più. Probabilmente in questa reazione ha giocato molto l’idea iniziale che quella sera avremmo dormito a Kamour. Barbara sale in macchina e la consola fino a farla calmare. Tutti stanno aprendo le loro tende. Abbiamo percorso tutti circa 350km, ma i motociclisti sicuramente hanno patito molto molto di più. Prepariamo la cena e tutti non vediamo l’ora di riposare. Nessun fuoco. tutti in tenda. Sabina dorme con me nella mia tenda sul tetto del toy. Staremo strettini ma caldissimi e comodi su un materasso di gommapiuma di 8cm molto confortevole. notte……

Sveglia a Remada. Me la ricordavo nebbiosa al mattino ed invece dopo 7 anni, stavolta…è di nuovo immersa nella nebbia… Con la luce diurna ci rendiamo meglio conto di dove siamo, un campo incolto poco fuori Remada dove sono stati piantati una 30ina di eucalipti alti un paio di metri al massimo. A 50 mt da noi scorre, sprofondato di circa 5-6mt rispetto a noi, uno oued asciutto. Mentre allestiamo la colazione arrivano un paio di locali con un carretto. Si allungano a terra tra gli alberelli ad una 20ina di mt da noi. Ci guardano, non ci guardano, parlano tra loro fino a quando dopo una mezz’ora arriva un trattore con una cisterna al traino. Capiamo che sono gli addetti alla irrorazione degli alberi. Mentre due di loro rimangono a terra a parlare altri 2 arrivati col trattore cominciano la lunga via crucis fermandosi ad ogni alberello per innaffiarlo. Non è la prima volta che assisto ad una cosa simile. E’ questo, un tentativo di verdificare zone altrimenti secche e senza alberi. Sicuramente l’eucalipto viene scelto per la sua resistenza. Viene innaffiato molto quando è piccolo per dargli modo di radicare velocemente. Successivamente, si spera, se la vedrà da solo.

La colazione è la solita, the, latte, biscotti, nutella. Sempre immersi nella foschia cominciamo a smontare le tende umide per la nottata. L’umore è buono ma certo non dei migliori. Abbiamo iniziato la risalita e siamo ben consapevoli di dover dare una sistemata al vetro e alla cappotta di Marco che così non può assolutamente viaggiare. La meta di oggi è Tataouine dove sicuramente potremo risolvere i problemi meccanici.

Torniamo in centro città e ci ripresentiamo alla caserma. nuovamente controllo documenti, passaporti e chiacchierata con i vari militi. ogni volta che mi capita di scendere dalla macchina e di risalirci la vedo più sporca. Vorrei tanto darle una sistemata ma la sabbia asciutta portata dall’acqua è davvero troppa, tutto è avana dal livello di metà sedile a scendere.

riotteniamo i documenti e cominciamo a salire via asfalto verso Tataouine. l’asfalto, grossolano e ruvido è molto rumoroso. Penso alle piccole 7.50 che devono trascinare il peso della 80 su questo manto di carta vetrata…sono fatte per la sabbia loro…non per l’asfalto.

Cammina che ti cammina, cammina che ti cammina…….arriviamo a Tataouine in tarda mattinata. Finalmente una giornata di sole senza vento. mi pare tanto una presa per il culo prendere una bella giornata e stare su asfalto dopo aver passato 10gg tra pioggia e vento tra le dune…..

Cambiamo al distributore 50 euro con cambio a 0,65 mentre Marco chiede al distributore per il vetro. Passano pochi minuti e lo vediamo uscire dalla piazzola in direzione strada principale v.so Matmata. Alcuni sono a prendersi un caffè, altri a chiacchierare in attesa di decidere cosa fare. L’idea di massima è quella di separaci di nuovo. Io E Sabina rimarremmo con Marco e Barbara a Tataouine in attesa di far sistemare cappotta e vetro, mentre i motociclisti e le altre due macchine dovrebbero prendere la pista che va verso Ksar ghilane per poi proseguire verso il parco del djebil e timbaine. Marco torna e ci informa di aver preso contatti con un vetraio per auto che a sua volta gli ha presentato un carrozziere. Il programma ipotizzato si concretizza ed il gruppo dei motociclisti + le due auto ci lascia. Saliamo all’hotel gazelle e prenotiamo due stanze per una notte. Chiediamo se possiamo scaricare tutto il bagaglio di Marco ed il personale dell’hotel ci mette a disposizione una stanzina dove depositiamo tutto il carico. Lasciamo Sabina e Barbara e torniamo dal vetraio. Dopo una breve chiacchierata ci avviamo verso il carrozziere. Anche qui, nonostante si sia molto più a nord la parola carrozziere non ha il significato che ha da noi. Il tal carrozziere ha solo una stanza di circa 7 x 4 mt dove gli unici attrezzi sono un compressore, una serie di martelli che vanno dal martellino da 300 gr alla clava da 5kg, alcuni barattoli di vernice di colori non ben definiti, un cannello ad acetilene e pochissimi altri attrezzi generici, pinza e giraviti. Scatto una foto al carrozziere e Marco vicini e il tale ci dice che al mattino successivo alle 10 la macchina sarà pronta. dovrà raddrizzare il tetto per far in modo che in nuovo vetro possa essere montato. Lo lasciamo e ce ne torniamo verso il vetraio che ci conferma che il vetro, mattina dopo, partirà da Gabes per essere a Tataouine in tarda mattinata per poi essere montato. Nel pomeriggio dopo pranzo potremo ripartire.

Ce ne torniamo all’ hotel Gazelle, quasi di fronte all’ufficio per il turismo che rilascia i permessi per il sud.

Una doccia tiepida e decidiamo di andare a fare una passeggiata per le viuzze nei dintorni dell’hotel. Camminando arriviano di nuovo fino al vetraio. Lungo la strada incontriamo tanti negozietti di abbigliamento, elettronica, pane e attrezzi per agricoltura. Alla fine compriamo un filoncino di pane (non baguette e non chiedetemi la differenza…) che mangiamo per strada mentre girovaghiamo senza meta tra vie principali e secondarie. Ad un tratto una scritta inquietante,stranissima, raccoglie tutta la mia attenzione. Vengo irrimediabilmente attratto da essa, vorrei non leggerla ma il suo potere è enorme…Anche Marco si accorge di quello che mi sta succedendo e mi si avvicina…In alto, a circa 4 mt da terra una grossa insegna bianca ospita questa scritta: PIZZA. Le ns compagne si accorgono di ciò che sta accadendo e cominciano a blaterare qualcosa per farci desistere. Io e Marco ci guardiamo in faccia e il ns pensiero combacia senza dover dire una parola. Facciamo buon viso a cattivo gioco e rientriamo nei ranghi….solo fino a quando dovremo tornare dal carrozziere da soli…

Verso le 19 rientriamo in albergo e per tenerci in tasca due soldini per il ritorno decidiamo di cenare in camera con qualche scatoletta rimasta in macchina. Saliamo portando con noi tonno, insalatissime, simmenthal e un pò del pane rimasto dalla passeggiata. Ceniamo assieme nella nostra camera e decidiamo di fare un’altra brevissima passeggiata…..o forse no??? non ricordo….la stanchezza era tanta. Crolliamo.

Mattina con colazione in hotel, marmellata di fichi e prugne, buon pane, biscotti, latte caffé e aranciata. Diamo una risistemata al bagaglio in previsione della ripartenza alla volta di Douz e mentre Marco sistema delle cose in camera decido di fare una puntata velocissima in un negozio della TUNISIANA ad un centinaio di mt dall’hotel. Voglio comprare una sim tunisina per telefonare. I costi della tassazione sono irrisori rispetto al roaming con la sim italiana. entro nel negozietto che è veramente in contrasto con tutti i negozi li intorno: aria condizionata, vetrine bellissime piene di telefonini, moquette per terra, filodiffusione e chi più ne ha più ne metta. guardo i telefonini in esposizione. A parità di modello costano un buon 30% in meno che in italia. Inoltre hanno la fikata di avere anche i caratteri arabi sui tasti, assieme a quelli europei. Se avessi avuto due soldini in più mi sarei ricomprato li il telefonino. Compilo i soliti modelli cartacei non documento ecc e con 5 dinari entro in possesso della sim. Devo però prendere anche una ricarica da 10 dinari, altrimenti la sim non mi permette di chiamare. Effettuo la ricarica e me ne torno in hotel. Marco scende e ci avviamo verso il carrozziere. Magicamente ci torna in mente la scritta pizza ed ormai, essendo quasi le 10 decidiamo di entrare per un breve spuntino pre pranzo. A sx tutti dolci e a dx tutto salato. Le pizze stanno per uscire e sono ricoperte da cipolla, tonno e non so che altro. Ce ne prendiamo un pezzo a testa. sarà stata la fame, sarà stato che erano buone…ce ne prendiamo un altro pezzo. Ben decisi a tornarci per pranzo usciamo soddisfatti e andiamo verso il carrozziere.la macchina non è ancora pronta, sta rimontando gli interni. ci dice che dopo pranzo dalle 15 in poi possiamo andare a ritirarla. Ma come alle 15…caxxxxo!!!! alle 15 gia dovevamo essere per strada verso Douz… torniamo all’hotel e ripassiamo in pizzeria a prendere qualcosa per le compagne. Fiduciosi nell’aver fatto un nobile gesto torniamo da loro con la pizza come un cane da caccia con la preda in bocca verso il cacciatore. Invece veniamo accolti da commenti tipo: ma che caxxo è sta roba? ma che ci sta sopra? Ma voi ve la siete mangiata?. Insomma, veniamo accusati di aver comprato una porcheria. Per fortuna che le patatine fritte comprate come “ciambella di salvataggio” sono piaciute…. Arrivano le 15 e ci riavviamo di nuovo dal carrozziere La macchina è terminata…se così si può dire. Il tetto, cedendo sotto le martellate e la spinta di un cric ha ripreso la sua forma almeno tanto da permettere di rimontare un vetro.Il carrozziere sta ancora rimontando le plastiche interne, ci toccherà aspettare ancora 40 minuti. Usciti anche da questo fosso ci tocca adesso il rimontaggio del vetro. Anche il vetro è arrivato in ritardo a causa della pioggia e del traffico incontrati dal corriere del vetro. Per farla breve riusciamo a ripartire verso le 19 da Tataouine, con le pelotas frantumate e rassegnati a doverci fare 150 km di pioggia,asfalto e buio fino a Douz. Ovviamente becchiamo anche una bella pioggia…ovviamente. Partiamo col buio e alle 22 circa arriviamo a Douz al saharien. Veniamo riconosciuti dai sigg.ri della reception che ci assegnano due stupende stanze. Ci lanciamo sul letto per una notte di meritato riposo.

Sveglia a Douz con il cinguettio dei vari uccellini che affollano gli alberi nel perimetro del saharien. La giornata è limpida ma un leggero venticello soffia nel giardino dell’albergo. La piscina di fronte la stanza è invitante ma la temperatura dell’aria non arriva a 25C°. Ci avviamo verso la sala da pranzo pensando di essere quasi soli. Troviamo, invece, il salone infestato di cinesi e teteski arrivati chissà a che ora durante la notte. I germanici fanno razzia di frittata, prosciutto ed altri generi salati mentre gli orientali preferiscono il settore del dolce. Anche io ho molta fame e opto per il settore del salato. In realtà, sin da bambino, ho sempre preferito il salato al dolce anche a colazione. Marco mi segue sul salato mentre Sabina e Barbara vanno di marmellate e biscotti. Terminata la colazione decidiamo di andare a fare un giro “in centro” a Douz e di visitare il mercato. Prima però io e Marco vogliamo portare la sua macchina dallo stesso meccanico che ha sistemato la mia. Anche il nissan di Marco ha bisogno di cure dopo il cappottamento. Bisogna cambiare l’olio, ripulire tutto il condotto dello snorkel che si è riempito di sabbia durante il ribaltamento, insomma, dobbiamo rimettere la macchina in condizioni di riaffrontare il viaggio di ritorno. Lasciamo la macchina da Lotfi dopo avergli spiegato tutto quello che c’è da fare. Lui ci strizza l’occhio e ci fa capire che tutto sarà pronto per l’indomani,quando dovremo ripartire. Torniamo in albergo e riusciamo tutti e quattro alla volta del centro città attraversando il palmento. Percorrendo alcune stradine sterrate entriamo nella zona di Douz meno conosciuta da noi occidentali. A dire il vero è la zona veramente più a sud della città. Percorriamo le viuzze polverose incrociando vari bambini, anziani, alcuni negozietti di alimentari e ferramenta. Percorrendo i vari vicoli dopo un paio di ore ci ritroviamo alla uscita di Douz verso Matmata, ben oltre il campeggio all’ingresso del paese. Intanto il vento è aumentato e la sabbia depositata sulla strada viene sollevata in turbini fastidiosissimi. Anche il sole si fa sentire. Cominciamo a rientrare verso il centro della città percorrendo la strada principale sulla quale siamo sboccati percorrendo i vicoli. Arriviamo finalmente di fronte ad una vetrina che la sera prima, arrivando in macchina, mi aveva incuriosito. L’insegna dice MACDOUZ. Entriamo e ci troviamo in un localino che sinceramente non mi sarei mai aspettato di trovare li, elegantissimo, pulitissimo, giusto mix tra cultura araba e stile europeo, come i nostri pub o tavole calde. Guardando meglio emergono molti particolari architettonici che riportano alla loro tipologia di locali pubblici. Alcuni disegni e pitture sui muri, alcuni ghirigori in terracotta, la musica in sottofondo e poco altro. E’ chiaramente un tentativo ben riuscito di attrarre gli occidentali in qualcosa a loro ben noto. Il locale è davvero elegantissimo, marmo per terra, sedie comodissime,verniciatura delle pareti molto elaborata con colori pastello, tavolini realmente puliti così come pure posate e bicchieri… musica in sottofondo. Entrando, sulla dx c’è il forno e il piano del pizzaiolo che fa le pizze più un altro settore per le altre preparazioni. Ci sediamo e veniamo accolti dal titolare che parla un italiano più che buono. Abbiamo fame e siamo anche molto incuriositi da questo posto, veramente una mosca bianca rispetto agli altri ristorantini della zona. Prendiamo del pollo arrosto, patatine fritte e del kebab. Rimaniamo piacevolmente stupiti dalla qualità del cibo, veramente tutto eccellente. Il tipo mi fa omaggio di un piatto di patatine fritte avendo visto che ogni tanto allungavo la manina nel piatto di mia moglie…. Alla fine un conto più che onesto, circa 6 dinari a testa per un pranzo veramente gustoso, serviti e riveriti veramente con gentilezza. Dopo una chiacchierata col titolare usciamo e andiamo decisi verso il mercato. Il sole è alto ma il vento è sempre li a spaccare le balle. Entriamo nella piazza del mercato dalla porta nord e subito Sabina e Barbara sono invitate ad entrare nel negozio di un ragazzo che si propone per far loro dei tatuaggi. Le due tonne ( la t non è un errore) abboccano e si ritrovano sedute a terra a farsi disegnare degli strani ghirigori sull’avambraccio alla modica cifra di 12 dinari, che noi pirla, paghiamo per non sentire i lamenti delle due “painted girls”.

Vari oggettini più o meno impolverati fanno capolino sui vari scaffali. Mentre loro si fanno tatuare corro a vedere se Hedi è in negozio. E’ assente e tornerà nel pomeriggio. Faccio un veloce giro della piazza per salutare un paio di ragazzi coi quali avevo avuto a che fare l’anno prima e torno a vedere a che punto stanno le tatuate….

Hanno finito e finalmente decidono di voler tornare in hotel per un riposino pomeridiano. Appena entrati in stanza troviamo i letti guarniti da cuori e disegni ottenuti disponendo sulle lenzuola fiorellini variopinti, raccolti dal personale dell’albergo nel giardino adiacente le stanze. Quasi ci dispiace disfarli per dormirci sopra…. Guardo l’orologio, sono le 15 e penso che tra un pò rincontreremo i nostri amici che hanno continuato il giro tra le sabbie e che sicuramente arriveranno entro il pomeriggio.

le pulzelle decidono e lo faranno per tutta il pomeriggio di mettersi al sole a bordo piscina. Marco si riaddormenta sulla sedia a sdraio ed io torno alla macchina per tentare una ulteriore pulizia interna in vista della ripartenza. Scarico quasi completamente la macchina di tutto lo scaricabile ma mi accorgo che la pulizia della sabbia con l’attrezzatura che ho è quasi improponibile, troppa sabbia e troppo infiltrata tra la stoffa.

Mi accontento di dare una ripulita ai vari oggetti sparsi in macchina e nelle casse e dopo un paio di ore me ne torno verso le stanze. La temperatura è un pò salita ma non è certo una temperatura “nordafricana”. Decido di fare un colpo di testa e di buttarmi in piscina. le donne mi fanno presente di quanto sia fresca l’aria ma ormai ho deciso… Comincio a saggiare la temperatura della piscina ed in effetti è ben poco invitante. Ma ormai ho detto che lo faccio e mi immergo. Vengo avviluppato da un abbraccio gelido che forse non arriva a 22-23 c° riesco alla velocità di un delfino in corsa ad attraversare la piscina ed a schizzare fuori dall’acqua come una foca dell’acqua park di Riccione e corro ad asciugarmi.

Sonnellino pomeridiano per alcuni e chiacchiere a bordo piscina per altre…io non mi rassegno e tento nuovamente di dare una ripulita all’interno dell’auto. Non è tanto la reale necessità o voglia di pulirla quanto il bisogno interiore di fare qualcosa che possa essere utile a farmi passare il tempo in attesa dell’arrivo nel pomeriggio degli altri del gruppo che hanno proseguito il giro. Stanco di aspettarli decido di tentare di chiamarli per telefono e mentre sto nel piazzale del saharien con mezza macchina sparsa a terra, finalmente il telefonino di uno di loro squilla. Tra me e me penso che comunque non mi risponderà visto il rumore della moto. Invece sento il “pronto?” pronunciato da una bocca intenta a mangiare. In sottofondo il contorno di altre voci anch’esse non troppo nitide. I nostri compagni sono arrivati a Douz già da mezz’ora e si sono fermati a pranzo in un ristorantino in centro dove stanno gustando carne, patate fritte, cous cous e non so che altro. Sono le 17,30 circa. Mi dicono che in capo a mezz’ora sarebbero arrivati in hotel ma alla fine dovrò aspettare quasi un’ ora per rivederli.

I motociclisti sono stanchi ma divertiti per il percorso seguito da Ksar Ghilane a Timbaine e poi fino a Douz. Il vento non li ha abbandonati neanche in questi ultimi 2 gg ma sono stati abbondantemente ripagati dagli splendidi scenari che hanno attraversato. Anche Giancarlo col suo hzj70 turbizzato si è divertito non poco. Le moto hanno assunto un aspetto vissuto che si le invecchia ma le rende decisamente più affascinanti. Finalmente sono scese sul terreno per il quale sono realizzate, finalmente hanno potuto scaricare i loro cavalli per vincere, o quanto meno contrastare, la forza frenante della sabbia. Tutti gli accorgimenti apportati ai mezzi hanno sicuramente aiutato a godere meglio di questa trasferta. La mia e di altri paura che la Husaberg di Fabrizio potesse cedere è stata clamorosamente dissipata. L’affidabilità è stata assoluta fermo restando un puntiglioso controllo del livello olio. La KTM di Corrado è stata anch’essa perfetta in tutte le occasioni. Stessa cosa per la XR400 di Pierluigi e per la KTM350 di Angelo, mezzi che sono notoriamente indistruttibili e super usati in questo tipo di manifestazioni anche a carattere agonistico. Anche le macchine sono risultate all’altezza del giro, un pò meno alcuni partecipanti…… 😛 Dopo i saluti e abbracci di rito quasi tutti prendono la loro chiave riformando in camera le stesse coppie della volta precedente. Qualcuno sceglie di pernottare anche questa volta in campeggio. Alla fine chi in hotel chi al campeggio, tutti si ritirano per fare una doccia e cambiarsi gli abiti in previsione dell’ultima serata a Douz.

Ci vediamo alle 19,30 nella hall dell’ hotel per poi andare a cena. Ovviamente qualcuno non è presente (indovinate chi ?) Ce ne fottiamo e ci avviamo verso la piazza del mercato dove già alcuni di noi ci hanno preceduto per fare qualche acquisto. Nonostante sia già buio la piazza è affollata e le illuminazioni deboli dei vari negozietti colorano di varie tonalità di giallo/arancione gli archi del porticato perimetrale al mercato come se fosse un presepe. Il brusio in sottofondo è gradevole, gli odori che emanano le varie spezie in esposizione rendono ancora più gustoso il permanere in questo ambiente, tanto lontano quanto lo si guarda in tv ma tanto vicino ed accogliente quando lo si vive in prima persona. Anche i grandi eucalipti nella piazza, illuminati da alcuni negozietti, emanano il loro aroma e il vento tiepido della sera amplifica questo pout pourrì di odori stupendi. Ogni tanto arriva anche un odore molto meno poetico, altrettanto stimolante, di qualche ristorantino. Decidiamo di tornare a vedere se Hedi è rientrato e finalmente lo troviamo. Dopo una breve chiacchierata di saluto ci invita a sederci e a gustare un the. Orgogliosamente, estrae il suo personal computer aggiornato con windows XP e ci mostra alcune centinaia di foto scattate da lui. Ritraggono una serie di stupendi reperti archeologici. Ci parla di alcuni oggetti che ha trovato nel djebil e dintorni che ci lasciano senza parole. Siamo letteralmente rapiti, ipnotizzati, immobilizzati dalle sue parole, tutte misurate,adeguate al contesto di cui parla, con una grammatica perfetta. Continua a mostrarci immagini su immagini, foto stupende e realmente ben fatte. Tutta documentazione assolutamente unica, inestimabile della cui esistenza lui è a tutt’oggi l’unico depositario. E’ un personaggio anomalo rispetto alla stragrande maggior parte della gente li intorno. Enigmatico, affascinante, colto, riservato. Sa parlare ma è anche molto attento alle nostre parole, le ascolta e le soppesa una per una. E’ sicuramente consapevole delle sue profonde conoscenze dei luoghi, conoscenze che comunque, seppur con una certa parsimonia, mette a disposizione di molti. Sembra di capire che ci abbia preso qualche sonora fregatura da qualche “viaggiatore nostrano”. Sentendolo parlare è ben facile capire come abbia smascherato molti nostri connazionali che come dice lui “hanno due facce”. Ci mostra alcune bacheche nel suo negozio piene di reperti preistorici. Punte di lancia, selci varie, reperti fossili di pesci, conchiglie, coralli…insomma un vero museo aperto a tutti e visitabile con guida annessa, senza spendere nemmeno un euro. Le lampadine a filamento e la tensione di rete forse un pò più bassa dei 220V canonici, diffondono anche in questo negozietto una luce giallognola alla quale abbiamo perso l’abitudine qui in italia grazie o purtroppo per merito delle lampade ad incandescenza che danno una luce bianchissima, quasi da sala operatoria.

Questa luce, giallognola, calda, intensifica alcuni colori, ne mitiga altri,rende gli oggetti in mostra meno polverosi,la polvere si trasforma magicamente quasi in una componente dell’oggetto stesso,anche la nostra pelle assume un colore diverso. Il brusio incomprensibile della piazza viene enormemente attenuato dai tappeti,dagli abiti appesi nel negozio e sicuramente anche dalla entrata del negozio che è bassa rispetto alle volte interne del locale. Non so da che parte guardare, ovunque poggio lo sguardo c’è qualcosa che mi è sfuggito un secondo prima, come se qualcuno con una mano seguisse il mio sguardo e di volta in volta aggiungesse nuovi oggetti, poggiandoli vicini a quelli già visti. Alcuni cominciano a predicare che hanno fame e salutiamo Hedi dicendogli che compatibilmente con la nostra partenza della mattina successiva, torneremo a fargli visita dopo cena. Propongo di tornare al McDouz dove abbiamo pranzato. Tutti si lasciano convincere dalla mia descrizione e ci avviamo verso l’uscita di Douz. dopo circa 100-150 mt dal mercato troviamo sulla destra il locale. Fuori sono parcheggiate 4 moto austro-teteske-jap, due ktm, una transalp ed una F650 bmw. Dentro il ristorante due ragazzi e due ragazze austro-teteske più vari indigeni. Entriamo. Il tavolo elegantissimo ci aspetta, l’atmosfera è accogliente e alcune candele accese abbinate al colore delle pareti rievocano il colore giallo tenue dei negozietti del mercato. Arriva il titolare che ci accontenterà in ogni richiesta culinaria. Come al solito mancano due persone alla cena…..Forse è meglio così visto che il discorso esce nuovamente e viene affrontato da tutti. Terminata la cena qualcuno da segni di stanchezza notevole. Inoltre la cena abbondante fa il resto. Nonostante i buoni propositi tutti optano per andare a nanna visto che il giorno dopo dovremo risalire a Tunisi per l’imbarco della sera. La notte passa tranquilla nelle spaziosissime stanze dell’hotel

Al mattino la colazione è il nostro primo pensiero. Ci rechiamo nel salone e facciamo il pieno chi di dolce e chi di salato. Aleggia una strana atmosfera. Non è ben chiaro se siamo contenti di tornare a casa o se ci sarebbe piaciuto stare ancora li. Sinceramente dopo questi 14 giorni di sventure varie anche io ero un po’ nel dubbio…. Alcuni prendono le modo e vanno a fare un altro giro veloce al mercato. L’appuntamento è al distributore mobil all’uscita di Douz verso nord. Con Marco torniamo da Lotfi, il meccanico, a prendere il patrol. E’ già pronto, il motore borbotta al minimo. Il vano motore è stato completamente ripulito e ad un lato del muro dell’officina giace un mucchio di sabbia nerastro che, ci spiega uno dei meccanici, è ciò che è uscito dalla pulizia del condotto dello snorkel e del filtro aria. Marco e Lotfi salgono in macchina per fare un giro e verificare che tutto funzioni regolarmente. Dopo un po’ ci raggiunge anche Giancarlo. Saldato il conto e salutati tutti nell’officina, torniamo in hotel per caricare alcuni bagagli ed avviarci alla volta del distributore. Arriviamo mentre alcuni sono all’opera, chi con la pompa chi con l’aria compressa. Dopo qualche minuto ci accorgiamo che mancano Fabrizio e Corrado con saab,carrello e moto. Arrivano dopo abbondante mezz’ora e finalmente ….o purtroppo…. Cominciamo la risalita verso Tunisi. La giornata è limpida, non c’è vento e il viaggio si preannuncia, almeno stavolta, all’insegna del bel tempo. La nostra idea è ripercorrere la strada della discesa, quindi arrivare fin quasi a Gabes per poi fare la variante intorno a Kairouan e poi puntare verso La goulette. Il gruppo, nonostante le buone intenzioni, si disfa lungo la strada. Chi si ferma a fare pipì e fa segno di proseguire, chi si ferma per una cosa chi per un’altra. Quando la fame comincia a farsi sentire per tutti magicamente ci ritroviamo tutti fermi di fronte un ristorante tipico che prepara carne di agnello al momento. Il pranzo è il solito gradito da quasi tutti, patatine fritte, qualche verdura, salse piccanti varie e carne di agnello alla brace. Si riparte “a panza piena” e notiamo qualcosa che ci ricorda troppo i giorni passati. Il cielo si è caricato di nuvole enormi, grigie e bianche che non promettono nulla di buono…e noi lo sappiamo bene… il vento si fa sentire con folate violentissime preannunciano un ancora più repentino avvicinamento delle nuvole. I motociclisti ripartono per primi e subito li vediamo in grossa difficoltà per le folate di vento che li costringono a viaggiare con la moto fortemente inclinata per contrastare il vento. Ad un incrocio ce li perdiamo e dopo una telefonata capiamo che hanno preso l’autostrada che porta diretti a Tunisi. Noi proseguiamo sulla statale. Il cielo si fa sempre più nero e il vento non cessa. Arrivati a circa 20km da Tunisi la pioggia comincia a cadere con violenza tanto da rendere difficoltosa la visione della strada. Come se non bastasse, mentre siamo infognati nel traffico di Tunisi arriva anche la neve e la grandine. Pensiamo subito ai poveri motociclisti che anche durante questo ritorno sono stati schiaffeggiati da vento e pioggia…con contorno di neve e grandine. Li sentiamo per telefono e ci dicono di essersi riparati in centro a Tunisi sotto la tettoia di un distributore vicino allo svincolo della sopraelevata. Non ne possiamo più. Ci avviamo verso il porto in attesa dell’imbarco. Solita trafila con vari personaggi che si spacciano per staff portuale ed altro ma vengono sfan##lati quasi immediatamente. Finalmente dopo 3 ore comincia l’imbarco e chi scende dalla nave ci avverte che troveremo mare in burrasca. A maggior ragione prendo la prima xamamina mentre siamo ancora in fila per salire sul traghetto. Dopo qualche minuto mi addormento mentre la fila per salire è ancora ferma in attesa che tutti i passeggeri in arrivo a tunisi scendano dalla nave. Dormo per circa un ora mentre la pioggia non cessa e la fila rimane immobile. Saliamo e ci dirigiamo verso la sala poltrone mentre altri con la cabina scompaiono in un altro corridoio. La cosa si fa preoccupante, sopra ogni poltrona è appoggiato un inquietante sacchetto di plastica con delle chiarissime istruzione che ben poco lasciano alla fantasia, balleremo e pure molto… Ma la Xamamina è mia amica e nell’arco di 10 minuti mi riaddormento, cadendo nel mio stato letargico che mi è tanto congeniale nei viaggi in nave. Chi rimarrà sveglio mi racconterà a Civitavecchia di scene apocalittiche, alcuni dell’equipaggio presi da forti malesseri, nave che beccheggiava e rollava paurosamente tanto che una ragazza dell’equipaggio di servizio al duty free presa dalla paura ha chiesto al capitano di fermare la nave. Il capitano, mi è stato riferito, che le abbia risposto che pur fermandoci sarebbe rimasto il problema… Finalmente e stavolta davvero finalmente, arriviamo a Civitavecchia dove in pochi minuti riusciamo a scendere dalla nave senza inghippi. Ci fermiamo all’uscita del porto e Giancarlo carica in macchina Piero ed Angelo per andare a riprendere il furgone di quest’ultimo lasciato parcheggiato fuori dal perimetro del porto. Passano 15 minuti…poi 20….poi 45…sforiamo l’ora e mezza…non ne possiamo più di aspettare e telefoniamo per sapere cosa sia accaduto. Per farla breve il furgone non ne ha voluto sapere di partire da solo, ne a spinta, ne a traino ne con i cavetti. Alla fine hanno dovuto smontare la batteria del toy di Giancarlo e montarla nel transit. Dimenticavo…sbarcati a Civitavecchia, ovviamente, abbiamo trovato la pioggia… Dopo oltre un ora e mezza tornano e riusciamo a caricare le moto e riavviarci verso casa. Ormai più nulla può accaderci…. siamo sulla via di casa… in autostrada… Invece no !!! Una pattuglia della stradale vede un furgone sospetto con dentro due brutti ceffi ed un paio di moto che fanno capolino dal portellone di dietro e decidono di fermarli per verificare che le due moto non siano state rubate… Ci terranno informati via telefono mentre noi continuiamo fino a Pescara sempre accompagnati dalla pioggia. Siamo stanchissimi ed arriviamo tardissimo a casa. Ma qualcuno ci aspetta sveglio e vigile. E’ Sofio, un gatto semi randagio ma molto parac#lo che sicuramente ha vissuto in casa e che bazzica varie famiglie del nostro palazzo pur mantenendo la sua indipendenza. Vive nel cortile ma trova sempre qualcuno che lo fa salire in casa e gli compra del cibo. Spesso passa giornate intere da noi o da altri condomini e quando si stufa fa chiaramente capire di voler scendere in cortile. Troviamo lui ad aspettarci dopo 2 settimane di assenza. Sale con noi in casa. Finalmente la famiglia si ricongiunge in attesa di una nuova partenza.