By Gian Casati
Originally Posted Thursday, January 11, 2007
A TIMBUCTU
Autunno 2006
PARTECIPANTI
Claudio e Sandra su Land Rover 130 con cellula autocostruita
Antonio e Sergio su Land Rover 90
Gian e Massimo su Toyota kdj 90
11 novembre 2006 sabato
L’appuntamento è a Genova all’imbarco per Tangeri; Antonio e Sergio arrivano da Como, Claudio Sandra e Massimo da Carpi, io da S. Donato Milanese. L’imbarco è veloce e ordinato e la nave parte quasi puntuale. Il mal di schiena mi affligge da qualche giorno ma chi mi ha visto dice che si tratta del solito colpo della strega e posso partire tranquillo
12 e 13 novembre
Confido in due giorni di noiosa navigazione per rimettermi in sesto. Tranne che la prima notte nel Golfo del Leone la navigazione è tranquilla ma la mia schiena non da segni di miglioramento, anzi. Magnifico è il passaggio delle Colonne dErcole, Africa ed Europa si fronteggiano. A bordo si fanno le formalità di polizia e doganali e si stipula l’assicurazione nella bolgia più assoluta (per non fare due volte la fila prima far timbrare il passaporto e solo dopo fare le formalità riguardanti l’auto).
Lunedì alle 16 locali (un’ora indietro rispetto l’Italia) caoticamente sbarchiamo dopo avere respirato un bel po’ lo scarico di tutte le auto che, impazienti, erano state messe in moto ben prima di poter uscire dalla nave. Due ore per uscire dal porto non tanto per le formalità che ci riguardano ma per la fila che ci precede. E’ buio e ci spariamo subito un bel 565 km per raggiungere il campeggio di Marrakech, arriviamo alle 2.30 di notte e naturalmente tutti dormono
14 novembre
Gli altri campeggiatori ancora dormono e noi alle 6 siamo già in pista, io non ho dormito quasi niente a causa della schiena che si sta bloccando del tutto e forse anche perché è la prima notte in tenda dopo tanto tempo e Massimo russa in modo inverecondo.Velocemente smontiamo tutto e trangugiato a mala pena un caffè ci fondiamo verso sud. Fino ad Agadir la strada attraversa belle montagne poi diventa piatta, passiamo Goulimine (Guelmin) poi Tan Tan, qui la strada costeggia l’oceano e al tramonto è una meraviglia vedere la nebbia che sale dall’oceano e invade la costa a picco sul mare. Ci fermiamo a comprare del pesce (stupende orate atlantiche) dai pescatori che dall’alto delle rocce lanciano le lenze a mare.
Ormai è buio ma proseguiamo, la strada si fa stretta, il fondo è sempre ottimo ma c’è traffico di camion che salgono a nord e gli incroci sono piuttosto pericolosi; ci fermiamo a Tarfaya già di per sè abbastanza surreale e resa ancor piu’ inquietante per la fitta nebbia.Facciamo campo al porto e Massimo, cuoco ufficiale del gruppo, cucina magistralmente le orate. Oggi abbiamo fatto 798 km.
15 novembre
All’alba ripartiamo, la strada è sempre ottima e approfittiamo del costo del gasolio agevolato (circa 0,40 Euro) per fare un bel pieno. A Laayoune, che è un grosso agglomerato pieno di militari, incappiamo nella trappola della polizia stradale (cosa segnalata da tutti i racconti di viaggio nella zona) che contesta a tutte e tre le macchine una velocità di 71 km/h al posto di 40 (notare che siamo addirittura in una strada a quattro corsie all’uscita della città). Dopo un po’ di trattative da una multa di 40 euro a macchina arriviamo a 10 euro totali e (dolore,dolore) una bottiglia di prezioso Lambrusco. Proseguiamo verso la frontiera (il gasolio agevolato si trova fino a circa 80 km dalla frontiera) che però chiude poco prima del tramonto quindi con altri viaggiatori ci accampiamo in uno squallido terreno aspettando la riapertura che è prevista alle 8.30 del mattino. La schiena è peggiorata nettamente e sono bloccato, Massimo (il cuoco) che è un ottimo dottore mi diagnostica un ernia del disco tra la 4 e 5 vertebra. Oggi ci siamo sparati un bel 932 km.
16 novembre
Alle 8.30 la frontiera viene effettivamente aperta e le formalità di uscita hanno una tempistica sopportabile (usando però il metro africano) poi ci sono 2/3 km di terra di nessuno senza strada né pista, qui troviamo Adramil la guida che avevamo prenotato non tanto per difficoltà logistiche ma, avendo poco tempo, per agevolarci nella burocrazia e nel trovare velocemente la pista. Nella terra di nessuno cambiamo un po’ di euro (cambio 1 euro = 330 oughia). Anche la frontiera maura è abbastanza veloce e nessuno è sgradevolmente aggressivo come invece mi è capitato anni fa entrando dal Senegal a Rosso. Qui incominciano però le richieste di regali da parte di chiunque indossi una divisa, regali anche modesti ma sempre pretesi. Ufficialmente invece si pagano 10 € (proprio in Euro, moneta che viene accettata ormai quasi dappertutto mentre i dollari vengono rifiutati) a persona e 10 € per l’assicurazione per 10 giorni. Dopo pochi km, al bivio Nouadibou – Nouakchott superata la ferrovia (quella del treno più lungo del mondo) imbocchiamo la pista verso il parco nazionale del Banc d’Arguin, il paesaggio è quasi desertico.
A sera arriviamo ad un campo con tende maure nella vicinanza di un villaggio di pescatori.
Il posto è bello ma ci sono diversi turisti, secondo la guida non si può campeggiare fuori dal campo ma abbiamo la netta impressione che più che un obbligo si tratti di una sorta di “convenzione” tra la guida (che probabilmente avrà una percentuale) e i gestori del campo. Comunque non ci fermiamo perché volevamo del pesce e non lo troviamo, siamo in un villaggio di pescatori in uno dei mari piu’ pescosi del mondo e non c’è pesce! Proseguiamo quindi verso sud e ci fermiamo, guarda caso!, in un altro campo per turisti, è abbastanza squallido ma pare non ci siano altre possibilità.
Siamo vicini al villaggio di Nouamghar dove c’è una specie di direzione del parco e dove paghiamo la modesta somma di circa 2,50 € a testa.
17 novembre
La marea favorevole per fare la famosa corsa di circa 150 km sulla spiaggia è attorno a mezzogiorno e quindi abbiamo tempo di girare per il villaggio e dintorni dove vediamo diversi uccelli acquatici tra cui fenicotteri, pellicani, cormorani e diversi tipi di gabbiani.
Un simpatico pescatore mauro con la canna da lancio ci regala sei magnifiche trote di mare (un pesce che non avevo mai visto né sentito pur essendo, quale ex cacciatore subacqueo, un discreto conoscitore della fauna ittica) che Massimo al solito magistralmente ci cucinerà alla sera. Arrivata la marea favorevole ci lanciamo sulla spiaggia, l’esperienza è abbastanza elettrizzante perché bisogna prestare una certa attenzione alla guida perché in molti punti la spiaggia è abbastanza stretta e non ci sono vie di fuga e non si può naturalmente avvicinarsi troppo al mare.
Il terreno ideale è quello appena spazzato dall’onda ma non sempre è possibile evitare gli spruzzi, il paesaggio è veramente molto bello e si incontrano insediamenti di pescatori che tirano in secca le barche; le macchine dopo un po’ sono coperte di sale. Ad una sessantina di km da Nouakchott lasciamo la spiaggia e prendiamo l’asfalto che corre parallelo alla costa ad un paio di km. Nella capitale per prima cosa facciamo lavare bene le macchine e poi ci fermiamo al Nouvelle Auberge che, come spesso succede in Africa, è una specie di albergo dove ci sono due/tre camere e dove si può dormire anche nella propria tenda o in macchina ed utilizzare la cucina le docce i gabinetti etc. Il posto è pulito e il prezzo abbordabile (la camera doppia con bagno e aria condizionata costa 20 €).
La cena è a base di trote di mare!!! oggi abbiamo fatto 169 km di cui circa 100 sulla spiaggia.
18 novembre
Oggi il menù prevede una bella razione di asfalto ed infatti ci spariamo 692 km verso Nema. A 113 km dalla cittadina di Ayoun el Atrous usciamo dalla strada e ci accampiamo vicino ad una famigliola di pastori che ci accolgono con amicizia, contraccambiamo con qualche regalo molto gradito. A loro volta ci offrono del latte
19 novembre
La strada che fino ad ora è stata ottima, adesso per circa 40 km è cosparsa di enormi inevitabili buche che mettono a dura prova sospensioni e schiena. Ad ogni paesetto ci sono posti di blocco che si superano velocemente a patto di avere preparato delle fiches con i dati anagrafici e del passaporto (queste fiches ci vogliono in Marocco da Agadir in giù, in Mauritania e un po’ meno in Mali,comunque bisogna averne una trentina per un viaggio come il nostro) fiches che si consegnano ai posti di blocco insieme ad un regalo che viene ossessivamente chiesto sempre (ce la si cava comunque anche con una biro).Dopo questi orribili 40 km la strada ridiventa buona fino a Nema dove con un bel caldo (37°) facciamo le formalità d’uscita che sono anche qui ragionevolmente brevi una volta che il funzionario addetto è stato rintracciato. A Nema inizia la pista che noi lasciamo per seguire una labile traccia che confermava la rotta teorica che avevamo memorizzato nel gps, ma poi ci troviamo impelagati in colline sassose dove perdiamo un po’ di tempo. Con un po’ di fatica ritroviamo la pista giusta (che aggirava le colline) e dopo aver fatto 498 km facciamo campo a circa 17 km da Dendara.
20 novembre
Al mattino mentre cerchiamo la pista giusta nel sahel agganciamo un pick up Toyota che va alla frontiera col Mali, solo che è il tipico taxi-brusse e quindi si ferma ad ogni villaggetto dove carica e scarica esseri umani, bestie e mercanzie. Al villaggio di Kneba dove c’è movimento per il mercato il simpatico autista del pick up decide di cambiare olio e cartuccia (manco a dirlo non ha l’attrezzo per svitare la cartuccia e glielo diamo noi).
Naturalmente ci vuole il suo tempo per l’operazione (a cielo aperto con olio esausto scaricato per terra!) e noi vaghiamo per il paese. Al momento di ripartire, il pick up fa un giro del villaggio non si capisce se per salutare qualcuno o per cercare passeggeri, poi si ferma davanti una casa dove sosta a lungo, pare perché la donna che doveva caricare non era ancora pronta! Finalmente ripartiamo per Bassikonou e Fassara Lerè dove rifacciamo (quelle a Nema cos’erano? bah!) le formalità d’uscita pagando 10 € (non ricordo se a persona o a macchina, comunque pagando in valuta europea). Al tramonto siamo al posto di frontiera di Lerè. Alla luce stenta di una lanterna a petrolio veniamo registrati e dove paghiamo 15 € per auto per la dichiarazione sull’onore che si riesporterà l’auto (evitando in tal modo di dover fare il carnet). Al posto di frontiera ci dicono che l’assicurazione obbligatoria potrà essere fatta a Timbuctu’. Appena fuori Lerè facciamo campo. Oggi abbiamo fatto 278 km di pista.
21 novembre
Dopo Lerè bella pista nella savana, si costeggiano laghi probabile residuo della stagione delle piogge, a tratti si vedono rami secondari del Niger con locali che lavano i panni, mandrie che si abbeverano, intatti villaggi con moschee piccole ma non meno belle di quelle piu’ celebrate, pastori Poel dal tipico copricapo.
Oltrepassiamo le località di Niafounkè e Goundam, da qui la pista diventa un pistone veloce con tole ondouleè da affrontare tra i 60 e i 80 kmh prestando la massima attenzione ai micidiali rallentatori poco segnalati all’ingresso dei paesi. Alla periferia di Timbuctu, al posto di blocco la gendarmeria (onestamente devo dire che si è trattatato dell’unico militare poco cortese di tutto il viaggio) ci chiede l’assicurazione: inutile dirgli che alla frontiera ci hanno detto che si poteva farla solo a Timbuctu e dovevamo ancora arrivarci. Paghiamo una multa di € 10 a macchina con un permesso di circolazione di 24 ore; il gendarme ci ammonisce che l’unica possibilità di stipulare l’assicurazione è a Mopti che dista non solo una giornata di viaggio ma ci costringerebbe a rivoluzionare tutto il nostro programma.
Nel primo pomeriggio entriamo a Timbuctu (per me è una sorta di rivincita perché nel 1989 non ci siamo potuti arrivare per motivi di sicurezza), dove veniamo agganciati da un simpatico ragazzo locale, Isacc, che ci farà da guida per trovare una sistemazione (al Sahara Passion dignitosa locanda-camping) per fare le formalità di polizia e soprattutto per fare l’assicurazione (alla faccia dell’antipatico gendarme!) che costa 22 € a macchina. A sera ci concediamo un ristorantino vicino alla locanda. Oggi abbiamo fatto 306 km.
22 novembre
Mentre gli altri del gruppo vanno al mercato dell’artigianato tuareg (piuttosto modesto) io vado dal carrozziere locale, con un una certa angoscia per la mia macchina, perché da ieri non si chiude bene il portellone posteriore e la macchina si riempie di polvere.
In un paio d’ore il problema è sistemato, velocissima visita (obbligatoriamente solo esterna) della bella antica moschea poi via a prendere il bac (traghetto) per attraversare il Niger.
Bellissima vista su villaggi di pescatori e vita sul fiume. Poi un micidiale pistone di 180 km di tole a tratti terribile ci porta a Douenza.
Qui contattiamo la guida che avevamo prenotato da Timbuctu a mezzo del tizio che ci aveva portato dal carrozziere. Ormai verso il tardo pomeriggio, dopo il rituale acquisto di noci di cola da donare ai capi dei villaggi dogon (pare appunto che secondo l’usanza locale ci si debba presentare con questo dono per avere adeguata accoglienza nei villaggi) ci portiamo verso la base della falesia e facciamo campo dopo 250 km.
23 novembre
Premesso che in questo viaggio la guida non sarebbe mai stata né obbligatoria né necessaria la ritengo molto importante nei paesi dogon e non tanto per difficoltà di orientamento quanto perché ci vengono spiegate le usanze, la religione e i costumi locali e perché l’accoglienza, tramite la mediazione della guida, è sempre piu’ cordiale e aperta soprattutto se la guida è dogon. Inoltre si da una mano all’economia locale. A mezzogiorno ci fermiamo in ristorantino locale dove la lunghissima attesa è compensata da un ottimo cous-cous al pollo. Visitiamo tre/quattro villaggi (dei circa 400 esistenti) veramente interessanti e ove (naturalmente!!) c’è anche la possibilità di fare qualche acquisto di souvenirs.
Qui, a differenza che in tutto il resto del viaggio c’è del materiale interessante perché la tradizione dell’ artigianato locale di oggetti, soprattutto intagliati nel legno, è assai sviluppata.Verso il tramonto si risale la falesia, la strada molto stretta è di cemento ma molto rovinata e farla col sole direttamente negli occhi non è affatto semplice. Il paesaggio però è molto bello con tanti baobab che sorgono tra le rocce.
Dall’alto della falesia fino a Bandiagara la strada è sempre stretta e pessima e arriviamo a Bandiagara piuttosto provati, ma qui pare ci siano poche possibilità di fermarsi a dormire e cosi proseguiamo al buio. La strada però è ottima, di standard europeo, e quindi velocemente raggiungiamo Mopti dove ci fermiamo alla missione cattolica (S.Giovanni Bosco), semplice ma pulita e tranquilla. Finalmente facciamo una bella doccia. Abbiamo fatto 179 km.
24 novembre
Al mattino visita veloce alla moschea (che non vale più di tanto e non si può visitare).
E’ molto interessante invece la visita al mercato e soprattutto al porto fluviale con tantissime grosse pinasse (le tipiche imbarcazioni del Niger) e piroghe, proseguiamo quindi per Djennè la cui moschea, risalente al 1907, è veramente bella e imponente.
Oggi è venerdì, giorno festivo, non c’è la consueta animazione del mercato, ma in compenso si può ammirare con un po’ di calma la cittadina che è piuttosto caratteristica e che, oltre alla celebrata moschea, ha anche alcuni notevoli palazzi antichi (sempre costruiti in banco, la miscela di fango e paglia seccati). Lasciamo Djennè verso sud, la strada asfaltata è ottima e anche il paesaggio, boschi e boscaglia con tanti immensi baobab, è molto interessante.
Oltre ai baobab ci sono anche immensi ficus ed altri alberi giganteschi, peccato non conoscerli.
Nel tardo pomeriggio ci fermiamo alle porte della città di San in un bel alberghetto con tucul in muratura. Oggi abbiamo fatto 292 km.
25 novembre
Da San al casino e al caldo di Bamako, qui ci dobbiamo fermare perché stanotte Massimo (come faremo senza il cuoco?) e Sandra prendono l’aereo per l’Italia. A proposito, un “annotazione” curiosa: all’aeroporto internazionale di Bamako (che è la capitale del Mali) si fermano un paio di aerei al giorno!! Le uniche macchine nel parcheggio sono le nostre! L’aereo parte alle 3.30 di notte e troviamo con qualche difficoltà un albergo.Fatti 465 km.
26 novembre
Usciamo dal caos e dal terribile inquinamento di Bamako e ci dirigiamo verso Nioro du Sahel, fino a Diadeni sono 160 km di buon asfalto poi è pista con tratti di micidiale tole. Il paesaggio non è gran che e solo a qualche km da Nioro si fa interessante. La cittadina è degradata e squallida come l’ho vista nel 1989 ma in compenso sono tutti gentilissimi ed anche i ragazzini qui sono addirittura meno asfissianti che altrove. La dogana e la polizia (da espletare in quest’ordine) sono velocissime. La dogana non rilascia alcun documento di “scarico” e la polizia crede sulla parola che abbiamo fatto la dogana ed è tanto gentile che un funzionario sale in macchina con noi per portarci sulla pista che dovremo fare ed il cui “attacco” è tutt’altro che facile. Dopo una decina di km ci accampiamo. Nel buio della sera riceviamo la visita di pastori Poel che oltre a regalarci del latte ci invitano per il giorno dopo alle loro capanne. Oggi abbiamo fatto 475 km.
27 novembre
Visita alle capanne dei pastori nomadi Poel e via per una pista secondaria verso la Mauritania, c’è tanto cran-cran, la terribile erba che, secca come è adesso, ha dei piccoli ricci spinosissimi che si attaccano dappertutto, ci sono anche dei bei sassoni che emergono dal cran-cran, isolati baobab ed altri piccoli alberi dal grasso tronco e dai bei fiori rosa.
Al villaggetto di Touil c’è il posto di frontiera, velocemente ce la sbrighiamo senza alcuna formalità (è cosi forse perché da qui non passa alcun straniero e non sanno bene cosa fare??).
Da Touil a Tintane è una lunga tirata di questa pista del cran-cran. A Tintane siamo di nuovo in Mauritania e qui nel degrado piu’ assoluto facciamo l’assicurazione (€ 12 a macchina) e qui ritroviamo l’asfalto che percorriamo per circa 100 km, facciamo campo alla base di un bel roccione.
Forse per la prima volta in tutto il viaggio ci fermiamo che il sole è ancora alto e ce la prendiamo comoda. Fatti 300 km.
28 novembre
Con tutto comodo ci alziamo e facciamo una bella prima colazione, poi una lunga tirata di asfalto fino al casino di Nouakchott, alloggiamo ancora al Nouvelle Auberge, fati 652 km.
29 novembre
Siamo (incredibilmente) in vantaggio sulla tabella di marcia e così decidiamo di fare un centinaio di km verso Nord per accamparci sulle rive dell’oceano accanto al villaggio di pescatori di Tiwilit, qui per soli 3 € (facendo peraltro felice il venditore) compriamo pesce sufficiente per quattro. Cazzeggiamo piacevolmente per tutto il giorno.
30 novembre
Al mattino di buon ora siamo all’agenzia per iniziare la trafila burocratica per la spedizione delle auto nei container. Gran parte della giornata è dedicata a questo e solo verso il tramonto siamo liberi di scorazzare per la città che non offre assolutamente niente, credo che sia una delle poche capitali al mondo dove non c’è niente da vedere e niente da comprare.
L’unica cosa degna di nota è il mercato del pesce (che dista qualche km dalla città), centinaia di snelle imbarcazioni vengono tirate in secca sulla spiaggia per vendere il pescato e lo spettacolo del sole che tramonta nell’oceano è davvero notevole cosi come è notevole lo spreco di pesce che per mancanza di idonee attrezzature viene buttato.
01 dicembre 2006
E’ venerdì e gli uffici del porto chiudono alle 12.30 per riaprire lunedì, dobbiamo quindi affrettarci per assistere alla rizzatura delle auto nei container che deve concludersi nella mattinata. Naturalmente, siamo in Africa, mancano i cunei da mettere sotto le ruote, i relativi chiodi e le funi per bloccare le auto. In extremis viene trovato qualcosa che assomiglia a quanto si cercava e le auto vengono rizzate in qualche modo nei containers. Alle 3.30 l’aereo ci riporta in Italia. E le auto? ad oggi (19/12/2006) sono ancora in viaggio. In che condizioni arriveranno? Speriamo bene, inshallah.
A proposito, il mio mal di schiena era causato da un paio di ernie del disco!
Gian Casati