By RoboGabr’Aoun
Originally Posted Wednesday, December 31, 2003
TASSILI degli Ajier:
MERAVIGLIA E VERGOGNA
a cura di
RoboGabr’Aoun
Ad appendice di questo “anno sabbatico”, di questi quasi 10 mesi d’Africa nel corso del 2003 sono sceso in Algeria.
Ho lasciato a casa il mio 4×4, che già tanti, davvero tanti km avevo guidato nel corso dell’anno su piste e dune. Ed ho affrontato un viaggio per me nuovo, un trekking.
Dall’oasi di Djanet mi sono arrampicato sulle balze dell’Altopiano dei Fiumi, significato di Tassili N’Ajier in tamashek. E’ stata un’esperienza totalmente nuova, affascinante, un incontro con il deserto secondo canoni e modalità talmente diversi da farmi sentire come se fosse la prima volta che scendevo “giù”.
Un circuito breve, lungo l’aspra salita spezza gambe delle tre akhba che compongono il passaggio di Tafeleleth, per sbucare sulla sommità dell’altopiano proprio dirimpetto alle soffici dune d’Admer, dalle quali provenivo solo il giorno prima.
L’itinerario ha toccato i siti maggiori dell’Area nord orientale del Tassili, ad esclusione di Jabbaren, il sito dei Giganti: non avevo più giorni a disposizione. Così, passo dopo passo, a botte di anche 9 ore di marcia al giorno, mi sono avvicinato al labirinto di gole e grotte di questa meraviglia della Natura. Tamrith dei cipressi secolari, il suo canyon settentrionale che pare una ferita nella crosta della Terra, che sprofonda come un nero abisso sotto un cielo (sono stato fortunato) sempre terso, di un azzurro incredibile. E poi Tin Zoumaitak, lo Spiovente Sacro, con pitture strabilianti.
Ouan Gouffah, straordinario tavolato cinto da guglie e torri monumentali, in cui ho dormito sotto le stesse cengie che dettero riparo a Lhote, che qui ebbe uno dei suoi campi base. Ho camminato in silenzio lungo quella che fu la pista dei Francesi, pista veicolare su cui ancora sono visibili i solchi degli pneumatici, abbandonata dopo che un crollo, sicuramente ispirato da Allah, interdì per sempre la salita ai mezzi meccanici sulla sommità del Tassili. Sono giunto a Sefar, dove mi sono accampato in prossimità di una Guelta da Paradiso Terrestre, per poi perdermi nel labirinto di meandri di Sefar Nero e sublimare il mio stupore tra le anse ritorte di Sefar Bianco, lasciando le impronte delle mie suole sulla sabbia soffice che fu casa e sacrario dei pittori neolitici creatori dello splendido Dio di Sefar. E poi ancora Tin Abotheka, le sue gole strabilianti, i suoi anfratti e le sue gara, vero e proprio terrazzo sull’Erg Tannezzouft e la falesia d’Akakus, a meno di 20 km.
Ed infine Tin Toumaitak, con le cengie che da millenni offrono asilo ai nomadi della montagna.
Il canyon profondissimo di Tafeleleth mi ha poi condotto fino alla pista, a poche decine di km da Djanet, in un tripudio di panorami biblici.
E’ stato un modo di viaggiare incredibilmente ricco di emozione: l’assenza totale di qualsivoglia rumore, la possibilità di concentrarsi sulle meraviglie circostanti senza l’assillo di cercare con il 4×4 un passaggio piuttosto che un altro ha spalancato le porte ad un nuovo livello di contemplazione e sublimazione, mai come in questo viaggio mi sono sentito parte della natura che mi ospitava.
E la lentezza stessa dell’incedere, la fatica delle salite, la possibilità di toccare la roccia con le mani ad ogni passo, il percorrere sentieri antichi di millenni con il ritmo blando tipico di questo Oceano Minerale mi hanno estasiato, catturato, ammutolito dalla meraviglia.
Ma c’è dell’altro.
Il Tassili è Parco Nazionale, sotto la tutela dell’Unesco dall’86. Eppure si sta squagliando come neve al Sole. Le sue pitture, TUTTE le sue pitture, sono in uno stato di avanzante degrado, moltissime ormai cancellate, altre deteriorate, altre ancora profanate da scritte scellerate di turisti immondi. Ma non è tanto questo che mi ha fatto trasalire, quanto l’immensa mole di spazzatura che ricopre la maggior parte dei siti più celebri.
A Tamrith Basso, in prossimità del Campo della Sonatrac, si estende un vero mare di rifiuti. una muraglia eretta all’uopo fa da argine ad una montagna di latte bruciate, cocci di vetri, cartacce, borse di plastica e taniche abbandonate.
Nella Valle dei Cipressi le piante secolari sono amputate dei loro rami, a detta delle Guide ad opera dei profughi nigerini che di qui passano per recarsi in Libia (salvo poi sentire il tipico aroma del legno di Cipresso levarsi dal fuoco dei Tuaregh la sera, nel campo).
Nell’area centrale di Sefar, a mezza via tra il Settafet ed il Melleth, si trova la più grande discarica di tutto il Tassili, anche qui concentrata in un perimetro di pietre appositamente eretto, in cui giacciono milioni di lattine. E tutto intorno, tra le guglie, sotto gli archi di pietra, tra le cenge che ospitano pitture antiche brulicano i residui di un turismo scellerato, dalle bottiglie in plastica alle buste alluminate delle zuppe liofilizzate, dalle lattine di italianissimo tonno RioMare ai contenitori di salviette igieniche. Una pattumiera che si estende per chilometri e chilometri.
Persino in una guelta, ad est di Sefar, un bel mucchio di detriti plastici faceva bella mostra di sé sulle sponde ombrose della pozza.
Ma non è tutto.
Ho raccolto meticolosamente ogni residuo dei miei bivacchi, comprese le bucce delle arance e delle mele, perché simili luoghi non si possono deturpare nemmeno con materiale biodegradabile. Ho insaccato giorno per giorno ogni traccia del mio passaggio, caricando sul dorso degli asini robusti sacchi in yuta gonfi di spazzatura da condurre, al ritorno, a Djaneth.
Non v’era alcun problema di sovraccarico: è chiaro che lo spazio che il sacco di yuta occupava veniva automaticamente lasciato libero dal cibo e dall’acqua consumati.
Ebbene, all’arrivo degli asinelli al piazzale di Tamrith basso, prima dell’ultima discesa verso valle, i miei sacchi non c’erano più!!!!
Ho interrogato i mulattieri al riguardo: abbiamo bruciato tutto, pas de problem. Come sarebbe a dire nessun problema??????? E le lattine? I barattoli di marmellata? Le buste delle minestre? Pas de Problem, tutto bruciato a Sefar. Mio Dio! A Sefar!!!! Ma come ti viene in mente di prenderti la libertà di scaricare un mio bagaglio a tuo piacere? Ma ti da di volta il cervello?
RoboGabr’Aoun incazzato come un toro! Ma non c’è nulla da fare: impossibile risalire, c’è già un altro gruppo che attende a valle. E così ho fatto l’unica cosa che può avere un minimo di peso su queste coscienze scellerate: non ho dato loro un centesimo di mancia, spiegando che il motivo era l’abbandono dei rifiuti!
La Guida Touareg, preposta al controllo del parco da parte dell’ONAT, non può fare più di tanto per non incorrere nei classici problemi di convivenza, lasciano fare e chi se ne frega. Allora, al ritorno, ho lasciato una nota di biasimo scritta all’Agenzia che ha organizzato i trasporti degli asini, denunciando la grave mancanza. Ottenendo in risposta un sorriso sardonico e la frase “La vita è bella”. Ma i mulattieri erano ben incazzati, con le tasche all’asciutto. Ed è questo l’argomento più dissuasivo, a mio parere.
Mi sono stupito: non ho mai trovato in articoli e relazioni riguardanti il Tassili alcun appunto riguardante questo tremendo problema. Mi viene da domandarmi se non sia, come sempre, molto più comodo far finta di non vedere per non affrontare una discussione scottante con la gente del luogo. Eppure è stupefacente, non c’è davvero traccia in nessuna pubblicazione di questo scempio. E la quantità di pattume che ho visto laggiù è certo frutto di anni ed anni di abbandoni.
Esorto tutti coloro che in Tassili scenderanno a ORDINARE ai mulattieri di portare SEMPRE a valle tutti i sacchi caricati dai turisti, a porre in atto il triste stratagemma del negare la mancia in caso di abbandono, e di fare SEMPRE reclamo scritto presso l’Agenzia locale che cura il trekking e presso la sede dell’ONAT.
Sarebbe poi interessante organizzare un viaggio-pulizia, un po’ sul tipo dei week end fluviali qui, in Italia, dove la gente si arma di sacchi e guantoni e va a ripulire gli argini dei nostri torrenti dal pattume. Un Viaggio teso al recupero di un ambiente assolutamente unico che, se lasciato alla mercè di turisti ed autoctoni scellerati, è condannato a deteriorarsi irrimediabilmente.
Un Eco Trekking sul Tassili, sotto l’egida di qualche Associazione o Ente. Perché no, sotto l’egida di questo sito, SEK: non può che fargli onore. Pensiamoci seriamente.
Mi premeva lanciare questo messaggio: il resoconto particolareggiato del viaggio in Tadrart, Admer e Tassili lo invierò prossimamente.
RoboGabr’Aoun
NDR Voglio ringraziare Robo per aver portato alla luce un problema gia’ trattato su questo sito ma che giova ricordare. Il discorso immondizia rientra a mio avviso in un discorso piu’ globale relativo a come viaggiare, cercando di lasciare poche tracce del proprio passagio.
Ben venga organizzare un Eco-Trekking, ma se questo dovesse per ragioni organizzative tardare ognuno nel proprio piccolo e’ esortato nei prossimi viaggi a ripulire un po per quanto possibile a beneficio dei prossimi visitatori 😉