By Lone Land
Originally Posted Wednesday, November 17, 2004
SUDAFRICA – MOZAMBICO – SWAZILAND – 22.07.04-16.08.04
A cura di Lone Land e Lalla
DATI GENERALI:
Viaggio compiuto dal 22 Luglio al 16 Agosto 2004 da Lone Land e Lalla.
Aerei: Catania Roma con volo Wind-Jet (20 € + tasse = 78 € a persona a/r); Roma-Atene-Johannesburg con volo Olimpic Airways (675 € a persona a/r)
Auto a nolo dal 22/07 al 14/08: Nissan Double Cab 3.0 Diesel COMPLETAMENTE attrezzato per campeggio e fuoristrada con “Air Camping” sul tetto. (Noleggiato da “Sani Rental-Kea Campers” al costo di 2.600 € per 23 giorni).
Prenotazioni voli effettuate tramite l’assistenza di Ivana ed Emanuela di “Fuorirotta”.
Documenti: Sudafrica e Swaziland: Non occorre visto (basta il passaporto). Mozambico: Occorre il visto da richiedere in Italia.
Cambio: 1 Rand = 0,13 € circa (Sudafrica)
27.000 Meticas = 1 € circa (Mozambico)
Km Totali: circa 6.000 Km (circa 600 litri di gasolio)
Elenco Tappe:
- 1. 22.07.2004 Siracusa – Catania – Roma – Atene – Johannesburg
- 2. 23.07.2004 Johannesburg – Sabie (Km 356)
- 3. 24.07.2004 Sabie –Nelspruit – Pretoriuskop (campo nel Kruger National Park) (Km 304)
- 4. 25.07.2004 Pretoriuskop – Satara (campo nel Kruger National Park) ((km 216)
- 5. 26.07.2004 Satara – Shingwedzi (campo nel Kruger National Park) (Km 215)
- 6. 27.07.2004 Shingwedzi – Punda Maria (campo nel Kruger National Park) (Km 240)
- 7. 28.07.2004 Punda Maria – Mapai – Sao Jorge Do Limpopo (Km 185)
- 8. 29.07.2004 Sao Jorge Do Limpopo – Lago Banamana (Km 300)
- 9. 30.07.2004 Lago Banamana – Vilankulos (km 195)
- 10. 31.07.2004 Vilankulos – Inhanbane (km 320)
- 11. 01.07.2004 Inhanbane –Bilene (km 395)
- 12. 02.07.2004 Bilene – Maputo (km 195)
- 13. 03.07.2004 Maputo – Punta Milibangala (km138)
- 14. 04.08.2004 Punta Milibangala – Punta Milibangala (km 104)
- 15. 05.08.2004 Punta Milibangala – Mlawula Nature Reserve (Km 244)
- 16. 06.08.2004 Mlawula Nature Reserve – Mbabane (km 161)
- 17. 07.08.2004 Mbabane – Mlilwane Wildlife Sanctuary (km 87)
- 18. 08.08.2004 Mlilwane Wildlife Sanctuary – Big Bend (km 137)
- 19. 09.08.2004 Big Bend – St. Lucia Resort (Km 337)
- 20. 10.08.2004 St. Lucia Resort – St. Lucia Resort (Km 200)
- 21. 11.08.2004 St. Lucia Resort – Lotheni Nature Reserve (km 462)
- 22. 12.08.2004 Lotheni Nature Reserve – Sterkfontein Nature Dam Reserve (km294)
- 23. 13.08.2004 Sterkfontein Nature Dam Reserve – Pilansberg National Park (km 572)
- 24. 14.08.2004 Pilansberg National Park – Pilansberg National Park (Km 126)
- 25. 15.08.2004 Pilansberg National Park – Johannesburg (km234) – Atene
- 26. 16.08.2004 Atene – Roma – Catania
22.07.2004 Siracusa – Catania – Roma – Atene – Johannesburg (Sudafrica)
Partiamo attorno alle 10.30 da Catania con un volo della Windjet, economico (ma tristemente famoso per i suoi ritardi), quasi in orario, per arrivare a Fiumicino dopo circa un’ora e venti. A Catania breve e accesa discussione con la polizia che ci impone senza alcuna pietà di far passare i rullini fotografici ai raggi X, a costo non farci prendere l’aereo! A Roma altre discussioni su questo tema ma saranno leggermente più comprensivi, anche se ci costringono ad aprire uno ad uno i rullini per controllarne il contenuto. Ripartiamo per Atene alle 19.15 dove arriviamo alle 22.15 per poi ripartire verso le due del mattino per Johannesburg.
23.07.04 Johannesburg – Sabie (Km 356) (Sudafrica)
Atterriamo a Johannesburg alle 10.30 con un’ora e mezza di ritardo, ad attenderci troviamo l’autista della “Kea Campers” che ci accompagna negli uffici dell’agenzia, dove ci accolgono con il gentile omaggio di un cesto di prodotti tipici, per ritirare il fuoristrada prenotato dall’Italia. In macchina non sono state ancora caricate le attrezzature quindi approfittiamo del tempo necessario al carico per fare provviste. L’autista molto gentilmente ci accompagna con un altro veicolo in un grosso supermarket nei pressi dell’agenzia, dove facciamo un’abbondante spesa per i giorni successivi. Non risparmiamo sui generi di prima necessità, birra inclusa! Ci consegnano il fuoristrada, un Nissan Diesel pick-up doppia cabina (furgonato), anche se avevamo richiesto quello a singola cabina, senza alcuna maggiorazione rispetto al prezzo pattuito dall’Italia. E’ la seconda volta che ci serviamo di questa compagnia e essa continua a mostrarsi all’altezza delle migliori aspettative. Il veicolo è nuovissimo e le attrezzature sono complete e di prim’ordine. Il Nissan è infatti completamente attrezzato con la classica tenda sul tetto (fornello a gas, pentole, set di posate, stoviglie, 2 taniche metalliche per il gasolio, compressore, scure, serbatoio per l’acqua, pala, binda, sedie, tavolino, torce frigorifero da 40 litri, lenzuola, asciugamani, e quattro sacchi a pelo). Dopo aver sbrigato le formalità per il noleggio, e dopo aver montato il nostro GPS che ci dovrà guidare lungo il percorso, partiamo verso le tredici (in ritardo sulla tabella di marcia prevista) per dirigerci verso il “Blyde River Canyon Nature Reserve” a circa 400 Km dalla capitale. Arriviamo nella cittadina di Sabie (nel Klein Drakensberg e nei pressi del Blyde River Canyon) che è quasi buio (in questa stagione il sole tramonta verso le 18.00). Decidiamo di fermarci qui per la notte. Ci accampiamo al “Jok of the Bushveld Chalets & Caravan Park” (90 Rand) situato in centro, qui troviamo posto in un bel prato (siamo gli unici in tenda anche perché questa è la stagione più fredda dell’anno e ci troviamo in alta montagna). All’interno del campo, che ha anche diverse possibilità d’alloggio come Chalets o letti in dormitorio, c’è anche una graziosa piscina e un ben arredato ristorante. Decidiamo invece di cenare al “Smokey Train Dinner”, un particolarissimo ristorante ricavato in parte all’interno di un vagone ferroviario dove gustiamo due favolose potjiekos (tipico stufato cucinato in una pentola di ghisa a tre piedi) accompagnate da fragranti pancakes e birre alla spina (una delle migliori cene del viaggio! Per 136 Rand in due). Dopo una breve passeggiata notturna in paese per digerire l’abbondantissima cena andiamo a dormire nella nostra tenda sul tetto. Durante la notte la temperatura scenderà sotto lo zero, infatti, la mattina seguente il prato si presenterà ricoperto da un velo di ghiaccio, ma grazie all’ottima attrezzatura e i doppi sacchi a pelo e forse alla stanchezza accumulata durante il viaggio dormiamo magnificamente.
Il nostro Pick-up (con qualche scimmia curiosa)
RIMBORSO IVA.
Conviene tener presente che è possibile ottenere il rimborso dell’IVA su qualsiasi acquisto effettuato in Sudafrica, semplicemente esibendo la merce acquistata e lo scontrino all’aereoporto, all’atto della partenza per l’Europa.
Basta compilare un semplice modulo, il rimborso è immediato e consente risparmi spesso insperati (vedi macchina fotografica che si rompe). 🙂
24.07.2004 Sabie – Nelspruit – Kruger National Park (Pretoriuskop) (Km 304) (Sudafrica)
Il programma della mattina dopo un’ottima colazione al ristorante del campo prevede la visita al Blyde River Canyon e l’ingresso nella parte alta del Kruger National Park. Ci dirigiamo quindi verso Graskop e subito dopo percorrendo la sinuosa Strada R532 che risale il corso del fiume verso il canyon, ci fermiamo ai primi punti panoramici, ma proprio ai “Pinnacoli” (interessanti formazioni rocciose su una profonda scarpata scavata dal fiume) scattando le prime diapositive la macchina fotografica di Lone (la fedele Pentax!) s’inceppa. Proviamolo quindi a sostituire le batterie ma fa uno strano rumore e non ne vuole sapere di lavorare! (che sia stata la sabbia dell’ultimo viaggio in Sudan…?). Riscendiamo quindi a Graskop per chiedere aiuto a qualche fotoriparatore, ma Graskop è un piccolo paese dove nessuno sa metterci mano, inoltre è sabato e molti negozi sono chiusi. Ci consigliano di tornare a Sabie dove (dicono) c’è un bravo fotografo forse in grado di sistemarla, ma neanche lì riescono a far nulla, quindi l’unica cosa è andare a Nelspruit a più di 100 km di distanza dove c’è un grosso centro commerciale con un buon negozio d’attrezzature fotografiche. Lì potremo al limite acquistarne un’altra. Compreremo infatti una nuova Pentax MZ65 alla modica cifra di 350 € circa (si rivelerà poi un ottimo prezzo, considerato anche che all’uscita dal Sudafrica sarà possibile recuperare l’IVA). A questo punto sono ormai le due del pomeriggio e la visita al Blyde River Canyon è saltata, quindi decidiamo di entrare direttamente nel National Kruger Park dall’ingresso del “Numbi Gate” e passare la notte al Pretoriuskop Rest camp. All’ingresso ci informano che sarà molto difficile pernottare nel parco senza avere la prenotazione tanto più che è fine-settimana, ma in ogni caso di provare nei campi più vicini, all’interno del parco. Siamo invece fortunati perché una signorina molto gentile ci permette di campeggiare a Pretoriuskop, anche senza prenotazione, nei settori senza elettricità (95 Rand +240 Rand per l’ingresso giornaliero al parco). Abbiamo ancora un paio d’ore di luce per girare nel parco, prima della chiusura del campo alle 18.00, per cui acquistiamo una mappa dettagliata e sfruttiamo le ultime ore del pomeriggio per osservare in un paesaggio di savana, interrotto da ambienti granitici molto suggestivi, le prime zebre, giraffe e antilopi. Ceniamo poi al ristorante del campo dove gustiamo una buona cena a buffet (227 Rand in due) in cui possiamo apprezzare spezzatino d’antilope oppure un ottimo arrosto di zebra.
Kruger National Park-Pretoriuskop
25.07.2004 Kruger National Park (Pretoriuskop – Satara) (km 216) (Sudafrica)
La mattina incomincia con due incontri piacevoli, il primo con alcuni esemplari di cercopitechi (scimmie molto intraprendenti) che vivono all’interno del campo, e che cercano di rubarci la colazione, e a cui offriamo (sbagliando per ignoranza!!!!) alcune banane.
Sbagliamo perché non eravamo consapevoli del ben motivato divieto di dar cibo a queste creature che altrimenti diventano sempre meno indipendenti e sempre più moleste ed aggressive, sino a costringere i ranger ad abbatterle! Speriamo solo di non essere stati artefici della futura sventura di quelle simpatiche bestiole!
Il secondo avviene proprio ad un paio di chilometri dal campo: ci attraversano la strada tre leonesse in tutto il loro splendore! Con calma e ostentata indifferenza.
Continuiamo i percorsi in parte asfaltati e in parte sterrati seguendo gli itinerari segnati sulla mappa, cercando di visitare le pozze o i tracciati lungo i fiumi, dove in questa stagione, la stagione secca, è più facile incontrare gli animali. Durante la giornata ne avvistiamo parecchi, tra cui alcuni dei “big five” (leone, leopardo, elefante bufalo e rinoceronte nero); numerosi elefanti con i loro piccoli, gruppi di gnu, ancora giraffe, zebre, babbuini, impala, un enorme istrice sudafricano, e parecchi ippopotami che vivono per la maggior parte del loro tempo nell’acqua dei fiumi o dei laghi numerosi nella regione. Nella mattinata raggiungiamo il campo di Skukuza, il campo principale del parco dove prenotiamo per la notte il campo di Satara (95 Rand +240 Rand per l’ingresso giornaliero al parco) e la notte successiva nel campo di Shingwedzi.
A Satara arriviamo nel primo pomeriggio dopo aver avvistato lungo i percorsi secondari ancora molti animali e dopo aver ammirato anche l’interessante vegetazione ricca d’alberi d’acacia spinosa, alberi di marula, alberi di mopane, molto graditi dagli elefanti e numerose piante di mopane aloe in questo periodo fiorite. Facciamo spuntino con dell’ottimo biltong d’elefante (!) (carne essiccata da sgranocchiare come snak) comprato al negozio del campo e ci riposiamo dopo il lungo safari fotografico della giornata. Cena a buffet anche stasera al caratteristico ristorante del campo dal tipico arredamento in stile africano (220 Rand in due).
Kruger National Park-babbuino
26.07.2004 Kruger National Park (Satara – Shingwedzi) (Km 215) (Sudafrica)
Ci alziamo al solito all’alba, facciamo rifornimento (all’interno dei campi del parco non manca in genere il gasolio), riempiamo il serbatoio d’acqua potabile e partiamo per il safari fotografico giornaliero. Durante la mattinata avvistiamo i soliti e numerosi animali presenti nel parco, ma la scena più emozionante è quella di una giraffa che non presta attenzione all’arrivo della nostra auto, ma guarda molto spaventata verso un fitto intrico di cespugli ai lati della strada. Ci fermiamo e subito dopo sentiamo il ruggito dei leoni che stanno catturando le loro prede. Riusciamo appena a scorgere tre leonesse che si allontanano nella boscaglia. Più tardi ci fermiamo ad osservare un elefante che sradica cespugli accanto alla strada. Stiamo un pezzo ad osservarlo e a fotografarlo quando sopraggiunge un’altra auto che lo spaventa. Proseguiamo lentamente, ma guardando nello specchietto retrovisore vediamo che l’elefante appena sorpassato da pochi metri sta per caricarci! Partiamo sgommando, mentre l’elefante ci rincorre per un pezzo agitando minacciosamente il testone e barrendo! Continuiamo per i magnifici sterrati e lungo i fiumi, in questa stagione in parte asciutti, tra la splendida vegetazione che muta secondo il tipo di terreno in cui ci troviamo. Le pianure ricoperte da pascoli in parte secchi e in parte bruciati da incendi, sono zone in cui i verdi germogli danno cibo agli erbivori. Nelle zone rocciose, invece crescono l’euphorbia, cibo preferito dal rinoceronte nero, i magnifici baobab dalle enormi dimensioni, il mopane e il salice rosso. Costeggiamo il fiume Olifants e proseguiamo sempre verso nord dove incontriamo ancora elefanti e numerosi bufali, ancora kudu, facoceri, e moltissimi uccelli tra cui avvoltoi, marabou e il curioso secretary bird. Superiamo il campo di Letaba e sempre verso nord superiamo il tropico del Capricorno (indicatoci dal Gps) su uno sterrato che corre vicino al confine con il Mozambico. Il percorso segue poi il fiume Shingwezdi sulle cui rive ammiriamo i coccodrilli del Nilo e alcuni branchi d’elefanti che scendono al fiume ad abbeverarsi e dei Nyala, tra le antilopi più rare. Nel pomeriggio arriviamo al campo di Shingwezdi (95 Rand +240 Rand per l’ingresso giornaliero al parco) che sorge accanto al fiume ed ha un piacevole ristorante affacciato proprio sulle sue sponde (purtroppo in questo periodo il fiume è quasi secco). Immancabile cena al ristorante del campo, dove siamo gli unici avventori e dove gustiamo delle genuine bistecche d’antilope cotte a puntino sul momento (200 Rand).
Kruger National Park – Fiume Olifants
Kruger National Park – baobab
27.07.2004 Kruger National Park (Shingwedzi – Punda Maria) (Km 240) (Sudafrica)
Sveglia di nuovo all’alba, continuiamo il giro verso nord seguendo a volte il tracciato principale o dove è possibile gli sterrati secondari; questa dovrebbe essere una zona molto ricca di animali, ma il tempo è oggi coperto e umido e forse molti animali non hanno voglia di uscire dalle loro tane. Nella mattinata avvistiamo solo babbuini, le solite zebre, gnu, bufali, antilopi e ancora elefanti. In compenso la strada verso Punda Maria è molto piacevole per la ricca vegetazione che cresce ai lati di essa e attorniata da uno splendido paesaggio montano. Arriviamo al campo in mattinata e prenotiamo il pernottamento (Punda Maria è l’ultimo posto dove campeggiare e fare rifornimento prima di Pafuri, posto di confine con il Mozambico), poi decidiamo di esplorare l’estrema zona nord del Kruger Park fino a Pafuri e al confine mozambicano. Interessanti in questa zona sono le rive del fiume Limpopo dove proprio nel cosiddetto “Crooks Corner” è possibile osservare il fiume pullulare di famelici coccodrilli. Il grande fiume Limpopo è proprio quello che ci aspetta “al guado” domani sera in Mozambico o al più tardi dopodomani mattina (speriamo bene, a vederlo così fa davvero paura!). Nel pomeriggio ritorniamo al campo di Punda Maria (95 Rand +240 Rand per l’ingresso giornaliero al parco) dopo aver fatto un altro piacevole itinerario circolare di trenta chilometri ad ovest del campo dove abbiamo modo di osservare da vicino alcuni kudu e una splendida vegetazione. Al campo facciamo le ultime provviste di cibo e il “superpieno” dei serbatoi e delle taniche (ci aspettano circa seicento chilometri di fuoristrada senza rifornimenti!). A Punda Maria ci sono pochi turisti, il ristorante è deserto, speravamo di incontrare qui qualcuno a cui unirci per fare la traversata dell’interno del Mozambico, ma ci dicono che gli ultimi sono partiti venerdì scorso. Ci prepariamo dunque per il barbecue di questa sera base di salsiccia e patate lesse. L’ambiente del campo di Punda Maria è infatti particolarmente tranquillo e “selvaggio”, l’ideale per un bel barbecue. Un freddo venticello e alcuni nuvoloni preannunciano mal tempo. Infatti, subito dopo cena mentre davanti ad una birra studiamo le cartine del percorso, i lampi rischiarano a giorno il cielo della savana. Speriamo che siano solo i bagliori di un lontano temporale perchè questa dovrebbe essere la stagione secca. Invece non facciamo in tempo ad entrare nella tenda che comincia a piovere a dirotto e per tutta la notte. I sogni della nottata si popolano di strane alluvioni, il fiume Limpopo, tranquillo durante la stagione secca diventa così impetuoso e profondo da non poterlo attraversare, le piste diventano fiumi di fango, le pianure si trasformano in immense paludi!…… ma saranno davvero solo incubi da fuoristradisti ??? o forse premonizioni?!?
Kruger National Park – Crocks Corner
28.07.2004 Punda Maria – Mapai – Sao Jorge do Limpopo (Km 185) (Mozambico)
Possiamo affermare senza alcuna perplessità che le tende fornita dalla Kea Camper (tende sudafricane) sono eccellenti! Non è entrata quasi neanche una goccia d’acqua, ed il temporale è stato fortissimo ed incessante…!
Lasciamo di buon mattino il campo di Punda Maria che ancora pioviggina per raggiungere velocemente il posto di frontiera di Pafuri, siamo gli unici ad entrare da qui in Mozabico, quindi le formalità sono abbastanza veloci, anche se dobbiamo farci spedire via fax un documento che il responsabile dell’agenzia di noleggio aveva dimenticato di firmare (l’autorizzazione all’espatrio del veicolo). Entriamo quindi in Mozambico! …..E davvero entriamo in un altro mondo, ….e in un altro tempo! Nel giro di cinquecento metri si passa dalla frontiera supertecnologica attrezzata di computers a quella distrutta dalle guerre dove razzolano le galline e i poliziotti vestono sporche divise….
La polizia di frontiera del Mozambico si mostra comunque cordiale e disponibile. Ci cambiano anche dei Rand in Meticas (probabilmente in nero!) ad un tasso di cambio accettabilissimo.
La strada (che fino a Pafuri era stata perfettamente asfaltata o al più un largo sterrato), diventa un sentiero che scompare nella fitta vegetazione! ….Ma la poca gente che incontriamo lungo il sentiero, ci sorride e ci saluta! Il paese promette bene! Seguiamo attentamente il tracciato del GPS perché le indicazioni sulla pista sono rarissime e non conviene uscire dai sentieri tracciati perché ci potrebbero essere ancora delle mine inesplose. Peccato che il cielo sia grigio e la giornata uggiosa, perché il paesaggio è veramente da favola! Uno dei più belli che abbiamo mai visto! La pista si snoda attraverso una fitta foresta, con decine e decine di spettacolari baobab centenari dalle dimensioni enormi, alternati ad alberi di Marula, ad euphorbie e a tantissime piante a noi sconosciute tra cui riconosciamo la pianta del cotone.
Baobab
Ogni tanto nella foresta si scorgono minuscoli villaggi costituiti da capanne con il tetto di paglia, dove è possibile vedere le donne pestare la farina di mais in tipici mortai di legno. Lungo la pista in tre giorni incontreremo solo un paio di veicoli a quattro ruote, ogni tanto qualche locale in bicicletta ci saluta lungo il percorso. Nella tarda mattinata facciamo una deviazione per vedere “l’isola del Limpopo”, che sappiamo essere un buon posto per campeggiare, raggiungibile seguendo una traccia (molto sabbiosa) proprio accanto ad un elettrodotto. Poi proseguiamo verso Mapai dove ci aspetta il guado del fiume. Lo raggiungiamo nelle prime ore del pomeriggio. Pensavamo di fermarci a campeggiare prima dell’attraversamento del fiume, ma è ancora presto, inoltre all’orizzonte si addensano ancora nuvoloni carichi di pioggia. Così decidiamo di affrontare il punto più difficile del percorso oggi, anche perchè se il fiume diventa impossibile de guadare, non ci resta che tornare indietro perchè non esistono ponti sul fiume o altri guadi accessibili ai mezzi.
Fiume Limpopo
MINE:
Anche se lo sminamento delle parti interne del Mozambico è quasi terminato, potenzialmente il rischio mine esiste ancora.
Senza farsi prendere dalla paranoia, occorre attenersi a alcune elementari regole di prudenza:
1) Non uscire MAI dai tracciati! (Se altre macchine sono passate da lì, vuol dire che non c’è rischio).
2) Non tentare MAI di seguire piste o tracciati chiusi o transennati! (se li hanno chiusi un motivo c’è di sicuro).
3) Non fidarsi della sola cartografia (specie se antiquata come le mappe russe). Infatti parecchi tracciati sono stati modificati proprio a causa delle mine e le mappe antiche non riportano le variazioni.
4) Un GPS con il “T4A” installato (www.tracks4africa.com) rappresenta un valido e collaudato aiuto.
Il fiume è molto largo in quel punto (circa 50 mt.), non ci sono veicoli nei dintorni, né tracce recenti di ruotate. Mentre guardiamo perplessi lo scorrere delle acque sul fondo sabbioso chiedendoci quanto tempo fa è passata l’ultima auto e quanto profondo sia il fiume, si avvicinano dei ragazzini che a gesti ci fanno segno di seguirli. C’indicano un posto per guadare alcune centinaia di metri più a valle, e vedendoci ancora perplessi si levano le scarpe ed i calzoni e attraversano a piedi il fiume infilzando delle canne nella sabbia per indicarci i punti in cui l’acqua è meno profonda. A questo punto guadiamo tranquilli per quanto riguarda la profondità. Speriamo solo di non rimanere incagliati nel fondo sabbioso. L’acqua arriva per fortuna “solo” fino ai fari, il fondo sabbioso si rivela molto compatto e superiamo facilmente anche la ripida rampa sabbiosa all’uscita. Ringraziamo i ragazzini regalandogli delle magliette e riprendiamo la pista a monte del guado con l’aiuto del GPS.
Percorriamo ancora pochi chilometri, la pista diventa un largo sterrato di terra rossa che taglia in due la foresta fino a Sao Jorge do Limpopo, dove decidiamo di fermarci per la notte. Il villaggio è più grande degli altri attraversati finora, ma non dispone assolutamente d’alcuna attrezzatura turistica o campeggio. E’ solo un agglomerato urbano con la maggior parte delle abitazioni costituite da semplici capanne con il tetto in paglia. Dopo aver girato un po’ (ed acquistato dell’ottimo pane) chiediamo ospitalità in una delle rarissime case in muratura del borgo che un cartello indica come sede della Chiesa Riformata Mozambicana.
Ci accoglie un simpaticissimo giovane pastore del Malawi, padre Nathaniel, che vive qui con la famiglia e che ci offre ospitalità nello spiazzo intorno alla sua casa-chiesa. Ci prepariamo per il campo, e quando apriamo il portabagagli dopo una giornata di fuoristrada pesante (ormai non sono più le belle piste del Kruger…) troviamo un vero disastro! Le cinghie che ancoravano il frigo si sono rotte, il frigo sballottato ha tranciato il cavo dell’alimentazione facendo saltare il fusibile (difficile da individuare fra l’altro), il cibo conservato in uno scatolone è sparso ovunque, inoltre dentro il frigo un cartone di 20 uova poco prudentemente comprate a Johannesburg ha subito il suo triste destino (una frittata spaventosa…!), inoltre alcune birre in lattina sono esplose creando un vero sfacelo. Cerchiamo di pulire e sistemare con pazienza tutto.
L’unico a beneficiare dello scempio è stato il cane di Nathaniel, che ha accuratamente spazzolato la poltiglia di uova e birra, con grande entusiasmo e con molta discrezione!
Subito dopo esserci rifocillati con un the e dell’ottima cassava (dal gusto simile a quello della patata dolce) offertaci dall’ospitale reverendo andiamo con lui in giro per il villaggio. Il reverendo che naturalmente conosce tutti ed è amico di tutti. Si vede che è molto amato e benvoluto. Ci presenta a tutti gli abitanti che incontriamo. Molti di loro vedendoci con le macchine fotografiche ci chiedono una foto che promettiamo di spedire appena rientrati in Italia. Alcune donne alla vista nel display della macchina digitale di Lalla della loro immagine appena fotografata, vanno in autentico visibilio. Arrivano ad abbracciarci e baciarci…!
Sao Jorge do Limpopo
Sao Jorge Do Limpopo – Mercato
Interessante la visita al mercato in tipico stile africano. Dopo cena (ottimo risotto in busta e scatolette) ci riuniamo con tutta famiglia (moglie e quattro figli) attorno al fuoco dove il reverendo ci chiede tanto sugli usi e costumi del nostro paese (in inglese e portoghese), facendoci comprendere che probabilmente né lui né la sua famiglia hanno mai visto una città! Partecipiamo alla preghiera serale, che il pastore dedicherà a noi viaggiatori, invocando la protezione divina per il nostro tragitto sino a Vilanculos. …speriamo bene!
Ci addormentiamo sentendo in lontananza magnifici canti tradizionali provenienti chissà da dove!!…
Sao Jorge Do Limpopo – Reverendo Nathaniel e famiglia
Sao Jorge Do Limpopo – Casa del rev. Nathaniel
29.07.2004 Sao Jorge do Limpopo – Lago Banamana (Km 300) (Mozambico)
Anche stamattina il cielo è grigio, umido e piovigginoso, purtroppo! Dopo aver fatto colazione assieme al reverendo e alla sua famiglia e pregato nuovamente per il nostro cammino fino a Vilankulos, lasciamo discretamente un’offerta per la chiesa e ripartiamo. La pista continua abbastanza scorrevole fino a Machaila costeggiando il Banhine National Park e passando da innumerevoli villaggi formati a volte solo da pochissime capanne.
Villaggio mozambicano
Incontriamo gente che va a piedi da un villaggio all’altro, donne che trasportano pesanti bidoni d’acqua, bambini che pascolano le capre e contadini che con grossi machete tagliano l’erba per gli animali ma solo un automezzo locale in panne trainato da un altro. La vegetazione è sempre sorprendente ed è possibile ammirare numerosi e strani uccelli. Subito dopo Machaila la pista ridiventa uno stretto sentiero tra la fitta vegetazione. Noi seguiamo sempre fedelmente il tracciato che abbiamo sul GPS, fin quando a pochi chilometri dal villaggio arriviamo ad una biforcazione (S22°16.000′ E032°55.927′), dove attaccato ad un albero sta un piccolo sbiadito cartello scritto a mano con l’indicazione Mabote verso sud. Le nostre indicazioni, tracce e mappe ci dicono invece che dovremmo andare verso est per raggiungere Mabote (sulla strada per Vilanculos)! Riflettiamo un attimo, poi decidiamo di seguire il GPS che ci indica di andare verso est come anche tutte le carte in nostro possesso.
La decisione di attenerci fedelmente al GPS derivava dal fatto che le tracce caricate erano le più recenti del Track 4 Africa, quindi “collaudate”. Nulla sapevamo invece circa le vecchie tracce riportate sì nelle carte militari russe (che avevamo con noi), ma che spesso erano ormai abbandonate e forse minate!
Occorre inoltre dire che sino a quel punto le tracce del “Track 4 Africa” si erano rivelate di millimetrica precisione.
Proseguiamo per una ventina di chilometri sullo sterrato passando accanto a graziosi laghetti con ninfee, chiediamo conferma ad alcuni contadini che ci assicurano che quella è la strada giusta per Mabote, quindi proseguiamo tranquilli fin quando la pista sembra entrare in un’enorme e stupenda palude.
Palude sulla strada tra Machailla e il Lago Banamana
Palude sulla strada tra Machailla e il Lago Banamana
Gli alberi crescono con le radici in mezzo all’acqua e il posto è veramente affascinante. Ci rendiamo subito conto che è impossibile proseguire. Un breve consulto e quindi decidiamo di ritornare al bivio dell’albero con la freccia. Facciamo manovra, ma il terreno è talmente acquitrinoso che in pochi istanti ci ritroviamo affossati fino ai ponti! …anzi, oltre i ponti!
Scendiamo dalla macchina per vedere come possiamo uscire dal fango….ma anche i nostri piedi affondano nella melma! Enormi uccelli neri volteggiano sulla palude, sembra di essere in Transilvania!!! Si potrebbe andare a piedi al villaggio più vicino a chiedere aiuto, ma si trova a dieci o forse più chilometri (e comunque erano solo due o tre capanne) inoltre c’è il 100% di umidità, troppa fatica! Si potrebbe aspettare che passi qualcuno, ma in un tracciato secondario non più utilizzato da mesi, o forse anni chi volete che passi?
La situazione non è comunque disperata. Siamo in buona salute, la macchina non ha problemi meccanici, abbiamo una buona tenda, viveri ed acqua per diversi giorni, possiamo quindi decidere di dedicare tutto il tempo che vogliamo alla soluzione del problema!
Quindi ci facciamo coraggio, scarichiamo la macchina di tutti i viveri e le varie attrezzature, montiamo la binda, e, pur senza avere una solida base di appoggio, piano piano, centimetro dopo centimetro riusciamo ad alzare leggermente la macchina (la base della binda sprofonderà per più di mezzo metro nel terreno fangoso!
Con la pala cerchiamo di liberare dal fango le ruote e i ponti per poter mettere sotto i pneumatici dei rami raccolti o tagliati dagli alberi con la provvidenziale accetta in dotazione.
Riusciamo così a creare una base sufficientemente stabile per le ruote. Dopo molta fatica (e forse grazie alle preghiere del reverendo di ieri sera), riusciamo a far muovere il fuoristrada leggermente in avanti, ma tende ad impantanarsi con le ruote anteriori. Scaviamo e mettiamo altra legna anche sotto le ruote davanti poi con una pazienza millimetrica andando un centimetro indietro e due centimetri avanti riusciamo di nuovo a mettere l’auto sul sentiero. Dopo aver ricaricato tutto e aver sudato letteralmente sette camicie ritorniamo indietro all’incrocio e prendiamo verso sud-est direzione Chigubo. Speriamo di trovare più avanti un bivio che ci possa immettere nel nostro percorso originario, ovvero, visto che stiamo adesso procedendo verso sud-sud-est anziché verso est, tenteremo di ricollegarci alla nostra pista provando tutte le deviazioni che troveremo sul lato sinistro della nostra nuova pista.
In questa operazione il GPS si rivela veramente prezioso…
Ne proviamo alcuni, perdendo ulteriore tempo, sono solo percorsi secondari che portano a sperduti villaggi o proseguono poi in direzioni diverse. Anche quando chiediamo ai pochissimi indigeni che incontriamo, essi ci dicono che siamo sulla strada sbagliata. Noi chiediamo: “Vilanculos?” e loro rispondono immancabilmente indicando con la mano che dobbiamo svoltare a sinistra! Già, ma dove…?
Ci rassegniamo perciò a seguire la pista principale verso sud-est fin quando dopo circa una trentina di chilometri la pista presenta una biforcazione (S22°24.247′ E033°10.727′). Nel mezzo della biforcazione c’è un enorme baobab ed al baobab è attaccato un doppio cartello (molto artigianale), che riporta la doppia indicazione: Vilanculos (a sinistra), Mabote (a destra).
Pieni di rinnovato entusiasmo ci addentriamo lungo la nuova pista che dopo qualche serpeggiamento punta decisamente verso nord, …verso la “nostra” pista!
Percorriamo altri quaranta chilometri circa verso nord-est per riportarci finalmente sulla traccia iniziale segnata sul GPS proprio all’altezza di un ponte di ferro riportato anche dalle vecchie mappe russe (che abbiamo consultato costantemente) (S22°10.016′ E033°20.292′). Ci restano ancora da fare una settantina di chilometri per raggiungere il lago Banamana dove vorremmo fermarci per la notte. Arriviamo sul posto appena in tempo per sceglierci un posto spettacolare ai margini del bush e che domina tutta la piana lacustre. Ci concediamo finalmente il meritato riposo, godendoci una birra e gli ultimi istanti di luce di un indescrivibile tramonto africano! Il bush amplifica, appena fa buio, il verso di decine di uccelli diversi e forse di altri animali notturni mentre in lontananza si sentono le voci ed i canti di un villaggio vicino. Magnifica grigliata bagnata da vino rosso sudafricano sotto la luna piena che illumina a giorno la vallata. Non abbiamo nemmeno acceso le candele! La luna ci illuminava a giorno. Noi e la stupenda natura che ci circondava! Più Africa di così…..si muore!!!
Lago Banamana
30.07.2004 Lago Banamana – Vilankulos (km 195) (Mozambico)
Stamattina finalmente, appena si dirada la nebbia sull’ampio bacino lacustre lago, sorge un sole splendente! Era ora!
Il gracidare delle rane del Banamana ci ha tenuto compagnia per tutta la notte. Adesso, con il sole ha ripreso un incredibile concerto di canti di uccelli. Il lago Banamana è infatti uno dei posti in Mozambico dove è possibile avvistare il maggior numero di uccelli. Si tratta di un’antica depressione che (mi ha spiegato un amico sudafricano) analoga come morfologia all’Etosha (Namibia), o meglio, a come l’Etosha era secoli orsono, essendo il Banamana molto più umido.
Riprendiamo lo sterrato di sabbia rossa che si snoda tra l’intricata vegetazione ancora per pochi chilometri, per diventare una vera pista man mano che ci avviciniamo a Mabote. Mabote è un villaggio abbastanza più grande di quelli visti finora, ha case in muratura, una missione, la scuola e circolano in esso anche diverse automobili! Dopo Mabote la pista diventa molto larga e veloce ma anche molto pericolosa perché piena di insidiose buche e dossi. Inoltre si incontrano veicoli veloci nell’altro senso che per evitare i crateri camminano ovunque rischiando paurosi incidenti. Arriviamo a rimpiangere il fuoristrada dei giorni scorsi!
Prima di arrivare alla strada EN1 che corre asfaltata lungo la costa, facciamo una deviazione sulla sinistra per visitare uno dei pochi siti archeologici mozambicani: le rovine di Manvikeni. Questo era un abitato distrutto nel 1700 di cui restano solo poche tracce in alzato di fortificazioni e abitazioni tra la vegetazione. Proseguiamo poi dopo aver fatto rifornimento per Vilankulos che raggiungiamo in mattinata. Prendiamo posto al campeggio dove possiamo fare una bella doccia ristoratrice dopo quasi tre giorni. Il campeggio non è certamente bello e attrezzato come quelli sudafricani ed anche piuttosto caro (150 Rand sudafricani) ma ci si deve accontentare. In compenso ha una magnifica posizione a pochi metri da una bianchissima spiaggia da cartolina con palme da cocco proprio sulla riva dell’oceano indiano. Andiamo a fare un giro in paese che non presenta particolari luoghi di interesse tranne l’affollato mercato e un suggestivo porticciolo dove arrivano imbarcazioni cariche di razze ed altro pesce tipico dell’oceano. Cena al campeggio con risotto e scatolette.
Vilankulos – porto
31.07.2004 Vilankulos – Inhanbane (km 320) (Mozambico)
Oggi ci aspetta una tappa apparentemente facile: la strada asfaltata principale EN1 che porta dal nord verso il sud del paese. Dopo le prime decine di chilometri di asfalto discreto la strada, peraltro molto trafficata, si presenta in condizioni pietose. Piena zeppa di indescrivibili e veramente profondi crateri! Tutte le macchine e i numerosi camion, quando riescono, a velocità cercano di scansare le voragini all’ultimo istante facendo slalom e improvvisi, micidiali cambi di corsia. Quando non si può, invece, si prendono delle botte incredibili cascandoci dentro! Povere gomme e cerchioni e poveri bagagli che vengono ulteriormente sballottati ovunque! Meglio, molto meglio il duro fuoristrada! In compenso il paesaggio è molto suggestivo, la strada attraversa una lussureggiante vegetazione tropicale molto diversa da quella incontrata finora. Lunghe distese di palme da cocco si alternano a coltivazioni di agrumi, banane, canna da zucchero, cereali e ad alberi di papaia. Questo è il periodo della raccolta del cocco, per cui lungo la strada vediamo una lunga serie di piramidi formate da questi frutti pronti per essere caricati sui camion. Verso mezzogiorno arriviamo ad Inhanbane e decidiamo di alloggiare nella piccola cittadina coloniale piuttosto che nelle spiagge dei dintorni, che ci dicono belle ma riservate soprattutto al turismo sudafricano e non frequentate dalla gente locale. Anche il tempo è di nuovo uggioso e non fa venir voglia di andare al mare. Stanotte vogliamo permetterci il lusso di dormire in un vero letto, sotto una caratteristica zanzariera africana, quindi dopo tante notti di tenda troviamo alloggio alla “Pensao Pachica” (200 Rand sudafricani la doppia, poco più del campeggio). La pensione, in una bella posizione sul lungomare, ha anche nella parte antistante un piacevole bar dove si può bere qualcosa e fare uno spuntino. Andiamo quindi a visitare la cittadina dal tipico aspetto coloniale portoghese che presenta degli edifici abbastanza interessanti come l’antica cattedrale dedicata a Nostra Signora della Concezione della fine del settecento con un bel azulejos raffigurante la madonna in facciata, la vecchia moschea, l’antica casa del governatore e l’edificio della Conservatoria. Merita anche una piacevole visita il piccolo ma animato mercato dove oltre a spezie, frutta, (buonissime le fresche noci di cocco locali) pesce e altri generi alimentari, si possono acquistare piccoli oggetti di artigianato locale. Per cena decidiamo di provare il ristorante “A Macaroca” decantato dalla guida come uno dei migliori del Mozambico. Effettivamente il locale è molto piacevole ed è possibile gustare ottime specialità locali (noi abbiamo provato il capretto a curry (purtroppo il barracuda era finito!) (360.000 Meticais in due)
Vilankulos- Spiaggia
01.08.2004 Inhanbane – Bilene (km 395) (Mozambico)
Lasciamo Inhanbane al mattino e proseguiamo sempre verso sud con la strada costiera, che per fortuna si presenta meno disastrata di ieri, sembrando quasi una strada normale. Passiamo accanto al bel lago di Quissico poi sempre seguendo la strada costiera raggiungiamo Xai-Xai dal vivace mercato dove una folla di bambini ci vende degli ottimi anacardi. Andiamo a dare un’occhiata anche alla spiaggia di Xai-Xai dove esiste un campeggio, ma non ci sembra niente di speciale, quindi decidiamo di proseguire per la spiaggia di Bilene che sembra essere più interessante. Attraversiamo, subito dopo il paese di Xai-Xai, questa volta su un ponte con pagamento di pedaggio, fiume Limpopo e proseguiamo per Bilene. La località turistica di Bilene sorge, infatti, sulle rive di una bella laguna separata dal mare da una stretta lingua di sabbia con un piccolo canale di collegamento al mare. Proprio in riva alla spiaggia in una piacevole posizione sorge il “Complexo Palmeiras”dove campeggiamo (60 Rand sudafricani). Bello e grande, con una fittissima vegetazione in cui “nascondersi” con le proprie tende, il Completo Palmeiras ha anche un discreto ristorante dove ceniamo a lume di candela (quella sera andò via la luce per alcune ore) con gamberoni e barracuda (390.000 Meticais).
Al camping abbiamo chiesto se fosse sicuro lasciare la macchina con i bagagli per una passeggiata, e ci hanno risposto che il camping è sicurissimo. Poi abbiamo capito… Gli unici ospiti del camping eravamo noi ed una Land Rover di sudafricani, ma attorno a noi sono subito sorti dalla vegetazione quattro vigilantes armati di manganelli che hanno presidiato i veicoli per tutto il giorno e per tutta la notte (con molta discrezione dobbiamo ammettere).
02.08.2004 Bilene – Maputo (km 195) (Mozambico)
Percorriamo in un paio d’ore la strada che porta a Maputo, capitale del Mozambico e poi restiamo imbottigliati per un’altra oretta nel traffico tentacolare della città. Cerchiamo alloggio in un discreto albergo della zona nuova l’”Hoyo-Hoyo Residencial” (40 Dollari Americani la doppia con bagno). Poi dopo aver lasciato la macchina carica di bagagli nel parcheggio custodito dell’albergo, prendiamo un taxi per raggiungere il centro storico, abbastanza distante dall’albergo. Iniziamo il nostro giro a piedi dalla piazza 25 di giugno dove sorge la Fortaleza costruita dai portoghesi alla metà dell’Ottocento, andiamo a vedere poi la più antica moschea di Maputo, oggi in ristrutturazione. Proseguiamo poi per la famosa stazione ferroviaria risalente al 1910 con la cupola in ferro si dice progettata da Gustav Eiffel o più probabilmente da uno dei suoi allievi. Sulla piazza sorge un grande monumento in ricordo della prima guerra mondiale.
Maputo – Stazione ferroviaria
Uno dei posti più interessanti da visitare a Maputo, e in cui passiamo piacevolmente del tempo è il Mercado Municipal dove si possono comprare viveri, spezie, oggetti di artigianato e dove si può incontrare la gente locale che acquista di tutto. Andiamo poi alla vasta piazza Indipendenza dove sorge da un lato la grande e moderna cattedrale a poca distanza dal massiccio edificio del Consiglio municipale. Sempre sulla piazza sorgono anche l’interessante Centro Culturale franco-mozambicano e la cosiddetta Casa de Ferro progettata anch’essa da Eiffel alla fine dell’Ottocento come residenza del governatore. Terminiamo la nostra passeggiata nell’antico caffé Continental, molto caratteristico per la sua aria retrò da primi del secolo scorso, dove distrutti dalla forte umidità facciamo uno spuntino accompagnato dalla famosa birra scura “Laurentina”, una specie di Guiness locale, come ne abbiamo già provate in Portogallo. Dopo esserci ripresi, passeggiamo ancora per la piacevole via 25 settembre, rifacciamo un giro al mercato e proprio di fronte ad esso entriamo in un bellissimo negozio di stoffe locali “l’elefante” dove sono esposti centinaia di scampoli di stoffa. Qui si possono acquistare a poco prezzo le variopinte stoffe locali stampate dette capulanas, con cui le donne mozambicane compongono colorate gonne o i marsupi dove tengono i loro neonati. Non è un negozio per turisti ed è pieno di donne di Maputo che fanno acquisti, inoltre anche la qualità del cotone non sembra proprio male. Nel pomeriggio, quando siamo ormai stanchi di girare, prendiamo un’altro taxi per tornare in albergo (lo dobbiamo far chiamare da un albergo in via 25 Settembre perchè non riusciamo ad individuarlo in quantoi taxi di Maputo non sono né gialli né hanno la scritta sopra). Ceniamo al ristorante dell’albergo con due passabili cotolette, patatine e birra (250.000 Meticais).
03.08.2004 Maputo – Punta Milibangala (km 138) (Mozambico)
E’ nostra intenzione spendere adesso un paio dei nostri giorni nella Maputo Elephant Reserve, descrittoci come uno dei luoghi di natura più selvaggia ed incontaminata del Mozambico, proprio sulle rive dell’Oceano Indiano.
Dopo un’abbondante colazione in albergo ci dirigiamo verso il porto, da dove prendiamo il piccolo traghetto per Catembe una minuscola località nella baia di Maputo. E’ difficile immaginare la quantità di mezzi, di persone, animali e d’oggetti che i marinai riescono a stipare nel microscopico traghettino. Quando il traghetto è pieno all’inverosimile, si parte per la breve traversata (15 min. circa).
Maputo vista dal traghetto
Questo traghetto permette di evitare il lungo tratto via terra che conduce a Bela Vista da cui poi si procede per la Maputo Elephant Riserve. Sbarcati a Catembe via traghetto, invece, percorriamo solo i 42 Km. di sterrato fino a Bela Vista. Procediamo poi in parte su asfalto e in parte su sterrato per una deviazione temporanea, fino a Salamanga dove c’è un posto di blocco militare permanente a cui dobbiamo mostrare i documenti personali e del veicolo. Dopo pochi chilometri di sterrato giungiamo al cancello nord della Riserva al cui interno è possibile entrare solo con mezzi 4×4. All’ingresso dobbiamo dichiarare quanti giorni abbiamo intenzione di passare all’interno e paghiamo per il numero delle giornate (600.000 Meticais per due notti).
La riserva è molto grande e soprattutto priva di qualsiasi struttura. Vi vivono degli indigeni in pochi gruppi di capanne nascoste in zone difficilmente raggiungibili, e tutti i tracciati sono significativamente impegnativi. Zone sabbiose si alternano (e spesso si sovrappongono) a boscaglie fittissime dove si stenta ad infilare il 4×4 fra i rami. Comunque l’atmosfera ed i paesaggi sono da sballo! Vera Africa!
Cominciamo a girare nel parco attraverso la rete di piste sabbiose riportate per intero nel “Trak 4 Africa” del GPS e scorgiamo subito dei bei laghetti dove osserviamo numerosi uccelli, coccodrilli e ippopotami. Anche il paesaggio caratterizzato da una vegetazione molto fitta e intricata a volte, altre volte invece caratterizzata da zone verdi a pascolo, merita una piacevole attenzione. In quanto agli elefanti è abbastanza difficile vederli. Dopo decenni di caccia, e gli ultimi anni di guerra in cui sono stati quasi sterminati, si nascondono volentieri ai nostri occhi. D’altra parte non hanno tutti i torti. Sembra che durante la guerra civile gli elefanti, capita l’antifona, siano spontaneamente emigrati in Sudafrica attraverso una zona chiamata “corridoio di Tembe”, che prevede fra l’altro il guado di un fiume. Poi, al termine della guerra, altrettanto spontaneamente hanno cominciato a tornare attraverso lo stesso “corridoio di Tembe”! …prodigi della natura e della memoria di questi intelligentissimi animali! Adesso il governo Mozambicano protegge (come può) gli elefanti della Riserva di Maputo. Sembra che siano una cinquantina, ma sono veramente molto timidi e scontrosi (e fanno bene!).
Dopo aver girovagato per ore arriviamo alla bellissima punta Milibangala, dove la foresta arriva praticamente sino alla spiaggia! Lì camminiamo a lungo sulla selvaggia nonché splendida spiaggia dorata dove è possibile trovare belle conchiglie. Siamo gli unici turisti nel giro di molti chilometri (anzi, stando a quello che abbiamo letto nel registro firmato all’ingresso del parco, gli unici nel parco!) e l’oceano con le sue lunghissime onde è veramente affascinante. Facciamo un altro giro in auto fino a Punta Dobla dove esiste un’altra magnifica spiaggia, per ritornare poi a fare campo a Punta Milibangala.
A Punta Milibangala non esiste un campeggio, è solo possibile attingere dell’acqua da un pozzo accanto alla piccola costruzione in muratura diroccata (un antico rifugio?). Ci sistemiamo per la notte e accendiamo un bel fuoco sulla cui brace arrostiremo delle superbe bistecche con contorno di patate e ottimo vino sudafricano. Fa molto caldo ed è piacevole dopo cena andare sulla riva dell’oceano a rinfrescarsi un po’ con la brezza marina.
Stanotte il nostro sonno sarà conciliato dal rumore della risacca dell’oceano. Bellissima sensazione, considerato fra l’altro che siamo nascosti in una fittissima boscaglia!
Maputo Elephant Reserve
Maputo Elephant Reserve
04.08.2004 Punta Milibangala – Punta Milibangala (km 104) (Mozambico)
Il programma della giornata prevede ancora la visita alla riserva, per cui ci dirigiamo verso nord dove pensiamo di raggiungere Santa Maria, posta alla punta estrema della penisola protesa sulla baia di Maputo. Procediamo lentamente per osservare il magnifico e vario paesaggio e gli animali (per lo più uccelli). Inoltre le piste sono molto sabbiose in alcuni punti davvero insidiose e si rischia seriamente di affossare. Quindi sgonfiamo un po’ le ruote per procedere più spediti. Lungo la strada incontriamo spesso gente che vive nei villaggi all’interno della riserva e che vedendoci arrivare che ci saluta calorosamente. Arriviamo nella tarda mattinata al villaggio di Santa Maria dove gli alunni di una scuola, a cui regaliamo colori e penne, ci accolgono festanti. Ritorniamo poi verso sud cercando dove è possibile di seguire tracciati diversi. Ci accorgiamo sul percorso che il duro fuoristrada ha di nuovo nuociuto alle riserve di cibo: le buste di latte si sono rotte bagnando un po’ tutto e le vettovaglie sono sparse ovunque. Infatti la sabbia insidiosissima delle piste a nord della riserva, ci costringe a viaggiare a velocità “di galleggiamento”, ma i numerosissimi dossi e curve dei sentieri, rendono il tragitto una specie di rally! Cerchiamo di fare un po’d’ordine e pulizia nel bagagliaio e ripartiamo. Esploriamo nuovi sentieri fino all’ora in cui torniamo a Punta Milibangala per fare campo. Stasera ci sono anche dei sudafricani venuti qui a pescare, che però si accampano a distanza e che incontriamo durante la passeggiata al tramonto sulla spiaggia. Cena anche stasera con fantastiche bistecche (le favolose bistecche sudafricane!), patate alla brace e vino rosso sudafricano.
Maputo Elephant Reserve
Maputo Elephant Riserve – spiaggia di Punta Milibangala
05.08.2004 Punta Milibangala – Mlawula Nature Reserve (Km 244) (Swaziland)
Partiamo di buon mattino diretti verso lo stato dello Swaziland che confina con il suo lato nord-est con il Mozambico. Ripercorriamo quindi la strada all’interno della riserva e in un laghetto ci fermiamo ad osservare da vicino coccodrilli ippopotami e bellissimi uccelli.
Maputo Elephant Reserve – airone
Maputo Elephant Reserve – ippopotami
Usciti dalla riserva proseguiamo per la strada dell’andata fino a Bela Vista, poi con una larga strada sterrata (strada n. 202) raggiungiamo Porto Enrique dove procediamo verso nord sulla strada n. 3. Prima di arrivare alla cittadina di Boane facciamo una lunga deviazione non segnalata, ma indicata dagli abitanti locali per superare i lavori ad un ponte sul fiume Umbuluzi, che permette di attraversate le piacevoli zone rurali interne e ci offre la possibilità di osservare la vita che si svolge sul fiume stesso. Usciamo sull’asfalto a ovest di Boane e percorriamo la n.2 fino alla cittadina di frontiera chiamata Namaacha. La strada si svolge su un percorso sinuoso che sale pian piano di quota fino a raggiungere la montagna. A Namaacha facciamo rifornimento e cambiamo i meticais rimasti in emilangeni (singolare: lilangeni), la valuta locale che è equiparata al Rand Sudafricano (i Rand sono comunque accettati ovunque). Velocemente raggiungiamo la frontiera dove sbrighiamo le formalità ed entriamo in nel piccolo stato dello Swaziland. Anche se non abbiamo prenotato nell’ufficio turistico di Mancini, come suggeriscono le guide, pensiamo di tentare a cercare posto nella Mlawula Nature Reserve, un parco nazionale che si trova a pochi chilometri dal confine mozambicano. Siamo fortunati perché all’ingresso del parco ci dicono che il posto c’è (scopriremo poi di essere gli unici visitatori del parco della giornata!). Ci fermiamo al campo Siphso (120 Rand + 44 Rand per l’ingresso al parco), quindi dopo aver fatto una piacevole doccia ristoratrice (per due giorni nella riserva degli elefanti abbiamo vissuto come i selvaggi con l’unica acqua del pozzo di Punta Milibangala) ci avviamo a visitare il parco. La riserva è posta in uno scenografico ambiente alpino che ingloba parte dei monti del Lebombo. Il paesaggio invernale è molto spoglio ma si possono osservare varie specie di uccelli e diversi tipi di antilopi. Prima del tramonto torniamo al campo a studiare l’itinerario per i giorni successivi, a mettere un po’ d’ordine nei bagagli e razionalizzare le riserve di cibo. Ceniamo con risotto e scatolette alla luce di un lume a petrolio del campo, mentre nel buio del bush che ci circonda si sentono strani versi di animali (brrrr…).
06.08.2004 Mlawula Nature Reserve – Mbabane (km 161) (Swaziland)
Lasciata la Mlawula Nature Reseve ci dirigiamo al vicino Hlane Royal National Park (ingresso 50 Rand in due) situato nei pressi dell’ex riserva reale di caccia. Il paesaggio anche se a pochi chilometri di dalla Mlawula è completamente diverso. Il parco si trova in un ambiente di savana pianeggiante, infatti “hlane” significa proprio landa deserta. Percorrendo in auto i sentieri del parco (all’interno dei esso è possibile fare anche percorsi a piedi scortati dai rangers armati) possiamo osservare molto da vicino dei bellissimi esemplari di rinoceronte bianco, una femmina di struzzo che difende animatamente il suo uovo da chiunque tenti di avvicinarsi ed alcuni elefanti.
Hlane Royal National Park – struzzo
DOSSI ARTIFICIALI:
Due saranno i ricordi dello Swzaziland che vi resteranno piu impressi nella memoria: La fantastica ospitalità e cordialità della popolazione e i dossi artificiali!
Questi ultimi vi tormenteranno lungo qualsiasi percorso, obbligandovi al rispetto dei limiti di velocità.
Non prendetevela più di tanto ed approfittatene per godervi il bellissimo paesaggio!
Non riusciamo, invece, a vedere i leoni i ghepardi e i leopardi che vivono nel parco. Dopo vari giri decidiamo di dare un’occhiata al negozio del campo ma facendo retromarcia per parcheggiare lo smisurato fuoristrada che ci ritroviamo (!) prendiamo in pieno un ramo di acacia che resta stampato con una profonda ammaccatura nella lamiera del tetto, proprio nello spigolo sopra il portellone posteriore. Scoraggiati guardiamo a lungo l’ammaccatura, che è notevole! …chissà quanto ci chiederà la compagnia di noleggio per quel danno! Lasciamo perdere il negozio (fra tante maledizioni allo stesso!) e decidiamo di proseguire per la capitale Mbabane. La strada per Mbabane è molto buona, in alcuni tratti anche a quattro corsie, così arriviamo in città verso mezzogiorno e cerchiamo alloggio all’Hotel “City Inn” posto proprio in centro sulla via principale (350 Rand la doppia con bagno). In albergo decidiamo di fare un tentativo… chiediamo se conoscono un carrozziere per riparare se è possibile il fuoristrada. Un cameriere ci dice che se vogliamo c’è un suo parente che potrebbe fare al caso nostro….?!? Ci accompagna alcuni chilometri fuori città, quasi in aperta campagna e all’ingresso di una baracca ci lascia nelle mani di suo cugino….?!? Certo non è neanche lontanamente un carrozziere tradizionale, l’unica struttura di cui dispongono è una baracchina di assi di 2 metri quadrati, in mezzo agli alberi, ma ben tre giovani si mettono al lavoro per noi. …Piano, piano, riscaldando la lamiera con il cannello e con un lavoro che sembra quello di cesellatori che lavorano il rame a sbalzo, riportano dopo un’ora e mezza di lavoro la carrozzeria perfettamente a posto. Subito dopo ci accompagnano, a poche centinaia di metri, dai verniciatori (che lavorano in un vicino sfascio) che con olio di gomito, carta vetrata e (pochissimo) stucco, sverniciano la parte rovinata e riverniciano poi il tetto sia all’esterno che all’interno. Dopo un’altra ora e mezza di lavoro macchina è perfetta, non si nota nulla neanche in controluce e ci chiedono solo … 350 Rand, noi visto l’ottimo lavoro gliene diamo 400 (circa 50 €). …In Italia ci avrebbero sostituito l’intero tetto (e ci sarebbe costato almeno un migliaio di Euro). Rincuorati dal rivedere la Nissan in perfetta forma ritorniamo in città e lasciamo l’auto con i bagagli nel parcheggio custodito dell’albergo. La città è moderna e non offre monumenti da visitare, quindi facciamo un giro per le vie principali. Visitiamo sia i grandi e frequentatissimi centri commerciali sia la “Indingillizi Gallery”, un interessante negozio che espone bellissimi pezzi di artigianato Swazi antichi e moderni. A cena ci concediamo il migliore ristorante della città, “La Casseruole” (un po’ troppo raffinato, ma purtroppo in città non esistono locali tipici) dove assaggiamo un ottima pizza alle verdure, una eccellente bistecca e patatine fritte. Il tutto accompagnato da un ottimo vino sudafricano e seguito da due buonissime fette di torta (224 Rand in due).
07.08.2004 Mbabane – Mlilwane wildlife Sanctuary (km 87) (Swaziland)
In mattinata ci dirigiamo subito verso la vicina Ezulwini Valley (valle reale così detta perché da sempre sede della famiglia reale dello Swaziland) La vallata forse in origine bella e selvaggia, oggi è solo una lunga strada dove si affollano alberghi, casinò, locali notturni e attrazioni per turisti. Dopo averla percorsa ci dirigiamo invece alla Mlilwane Wildlife Sanctuary, la prima riserva naturale fondata nello Swaziland. Prenotiamo per passare la notte al campo della riserva il “Mein Rest camp” (80 Rand +50 Rand per l’ingresso al parco), inoltre qui stesso prenotiamo anche il safari per domani nella Mkhaya game Reseve (310 Rand a persona). In quest’ultima riserva privata è consentito solo l’accesso in gruppo accompagnati dai rangers del parco con i loro mezzi. Dopo un piccolo giro nella riserva decidiamo di uscire e di andare alla vicina cittadina di Malkerns famosa per i suoi laboratori artigianali. Per prima cosa andiamo al bellissimo “Swazi Candles” dove in un piccolo laboratorio modellano fantastiche candele artigianali. Hanno le forme di tutti gli animali della savana o più semplicemente sono decorate con i disegni tipici africani, assolutamente originali e a prezzi davvero buoni. Ne acquistiamo un bel po’ da portare in Italia e regalare ad amici e parenti, poi andiamo alla Malandela’s Homestead e visitiamo il simpatico Baobab Too dove si possono comprare batik africani molto belli; noi ne prendiamo alcuni per fare dei cuscini. A pochi passi c’è il Gone Rural dove l’erba lutindzi viene tinta con colori naturali per realizzare splendidi cestini, stuoie e altri magnifici oggetti per la casa. Infine diamo anche un’occhiata alla Hause on fire che vende, invece, belle sculture in legno. Al ritorno verso il parco Mlilwane ci fermiamo ad osservare e fotografare le estese piantagioni di ananas coltivato nella zona. Ritornati nella riserva passiamo il resto della mattinata e le prime ore del pomeriggio ad osservare coccodrilli, giraffe, zebre, babbuini e le numerose specie di antilopi della riserva.
Mlilwane wildlife Sanctuary – coccodrillo
Mlilwane wildlife Sanctuary- ippopotamo
Passiamo il resto della giornata al campo dove dalla terrazza del ristorante è possibile ammirare in una pozza gli ippopotami con i loro piccoli. Al momento del pasto (verso le 15.00) escono fuori dall’acqua a turno e devono contendersi il cibo con gli intraprendenti facoceri che si danni da fare a colpi di zanne. All’interno del campo circolano anche due struzzi che passano il tempo cercando di rubacchiare il cibo ai turisti. Li abbiamo visti persino, con una tecnica da veri maestri, fregarsi le bistecche che cuocevano sopra le graticole sulla brace! La cena la facciamo al buffet del ristorante del campo “Hippo Haunt” frequentato dai molti campeggiatori. La cena come al solito è buona e abbondante (183 Rand in due compreso dolce e birre). Subito dopo cena assistiamo a delle danze tradizionali in costume Swazi, simpatiche anche se organizzate solo per i turisti del campo.
08.08.2004 Mlilwane wildlife Sanctuary – Big Bend (km 187) (Swaziland)
Abbiamo appuntamento alle dieci di mattina all’ingresso della Mkhaya Game Reserve con lo staff che ci accompagnerà durante il safari all’interno del parco, quindi verso le otto ci dirigiamo verso Manzini. Superata la città, dopo circa otto chilometri, prendiamo il bivio per Siphofaneni-Big Bend sulla cui strada dopo 44 chilometri ci aspettano per l’appuntamento. Tutto il tragitto tra le due riserve si può percorrere in un’ora e un quarto, quindi essendo in anticipo ci fermiamo in un negozietto di Phuzamoya dove Lone acquista un enorme machete! (come faremo a portarlo in aereo?). Ci facciamo dare anche uno scatolone dove pensiamo di mettere tutti gli acquisti che non entreranno negli zaini (notoriamente i bagagli tendono a crescere nel corso del viaggio). All’appuntamento troviamo solo i rangers con le tipiche Land Rover scoperte pronti per il giro, ma degli altri turisti neanche l’ombra. I mezzi sono dei 130 (benzina) abbastanza nuovi, appositamente adattati con 4 file di sedili).
Mkhaya Game Riserve-Land Rover
Arrivano in ritardo di mezzora un gruppo di francesi e spagnoli, quindi ci fanno seguire le Land all’interno del parco per lasciare la nostra macchina carica di bagagli in un luogo sicuro nella riserva. Ci uniscono al gruppo dei francesi e dopo un piccolo rinfresco ed aver compilato dei moduli si parte per il safari fotografico. Avvistiamo subito giraffe, un bellissimo esemplare di rinoceronte con il piccolo, alcuni elefanti, poi ci fermiamo perché in quel luogo è stato visto poco prima un enorme pitone. I rangers armati cominciano a cercarlo nella vegetazione, mentre la guida dei francesi scende dal Land per farci alcune foto mentre aspettiamo sulle auto. Come nelle più tipiche scene fantozziane cammina all’indietro per scegliere l’inquadratura migliore, fin quando arriva ad un cespuglio proprio dove è nascosto il povero pitone! Quasi calpestato della guida ed infastidito dai turisti si sposta velocemente sotto le auto; è lungo più di due-tre metri ed ha almeno venti centimetri di diametro.
Mkhaya Game Riserve- pitone
Mkhaya Game Riserve – rinoceronte bianco
A questo punto, per farci stare più comodi, ci fanno cambiare Land Rover e ci aggregano a due simpatici turisti, un tedesco e una irlandese, come noi turisti fai da te. Stavolta siamo su un mitico (e vissuto) 109; “la Regina d’Africa”. Ci avviciniamo poi ad una pozza dove sta transitando un numeroso branco di elefantesse con i loro piccoli. Una di loro spaventata della nostra presenza ci raggiunge dando un gran colpo di zanne alla Land e sfiorando il turista tedesco che resta immobile, paralizzato dal terrore. L’ammaccatura della carrozzeria si aggiunge alle altre numerose già presenti sul mitico Land anch’esso parte come i leoni o gli elefanti del paesaggio africano. Assistiamo poi al bagno domenicale di tutti gli elefanti del branco, dai più grandi ai più piccoli,che soddisfatti si divertono a spruzzarsi e lanciarsi addosso acqua e fango.
Mkhaya Game Riserve- Elefanti
Mkhaya Game Riserve- Elefanti
A piedi, in silenzio, e accompagnati dal nostro autista ci avviciniamo fin quasi a poterlo toccare ad un rinoceronte bianco con il piccolo, una scena davvero emozionante! All’ora di pranzo arriviamo in un punto di accoglienza con servizi e un piccolo negozio dove nel letto di un fiume asciutto, popolato da facoceri, sono apparecchiati i tavoli per l’ottimo e abbondante pranzo compreso nel prezzo della gita. Ci sentiamo un po’ appesantiti (in quanto non siamo abituati a pranzare in viaggio), fa molto caldo, ma il giro continua. La riserva è splendida e facciamo alcuni tratti in fuori pista tra l’alta e secca vegetazione. Avvistiamo ancora giraffe con i piccoli e alcuni bellissimi uccelli tra cui l’uccello banana così detto per il curioso becco giallo. Alle sedici , finito il giro, ci accompagnano a prendere il nostro fuoristrada, stanchissimi e molto accaldati ci salutiamo all’uscita del parco, è stata una piacevolissima giornata! Proseguiamo quindi sulla strada MR8 fino a Big Bend che dista da qui una quarantina di chilometri. Lungo la strada osserviamo le estesissime coltivazioni di canna da zucchero per cui il paese è famoso. Cerchiamo alloggio al “Lismore Lodge” (120 Rand la doppia con bagno e aria condizionata), un piacevole piccolo albergo sulla strada MR8 che scende fino al confine sudafricano. Dopo aver fatto un giro in paese distante alcuni chilometri dall’albergo, ceniamo al “Lubombo Lobster restaurant” a pochi metri dall’albergo e citato dalla Lonely Planet come uno dei migliori di questa parte del mondo. La cena è buona ma siamo ancora sazi dall’ ottimo pranzo e forse per il caldo non riusciamo ad apprezzarla come meriterebbe. Assaggiamo comunque i calamari e il pesce Kingklip con patatine e un’ottima bottiglia di vino rosso (218 Rand in due).
09.08.2004 Big Bend – St. Lucia Resort (Km 337) (Sudafrica)
Si parte in direzione sud di buon mattino verso il posto di frontiera di Lavumisa-Golea, da cui dopo poche formalità rientriamo in Sudafrica; più precisamene nella regione del Kazulu-Natal, terra dei famosi Zulù. Seguendo la N2 nella tarda mattinata giungiamo a St. Lucia Resort, un’ordinata cittadina turistica posta nel grandissimo estuario del fiume Umfolozi e di altri due fiumi che in questo punto si uniscono. Prenotiamo subito il campeggio della KZN Wildlife ”Sugar Loaf camp” (140 Rand in due) e prenotiamo anche per il giorno dopo la gita in battello lungo l’estuario del fiume. Subito dopo andiamo a visitare il Greater St Lucia Wetland Park (75 Rand in due). Il parco si estende a nord della cittadina per circa 80 chilometri inglobando al suo interno l’enorme area lacustre formata dall’estuario del fiume (il più grande d’Africa), e dichiarato dall’UNESCO patrimonio dell’umanità. Percorriamo la strada che corre parallela alla costa e raggiungiamo dapprima Mission Rocks dove è possibile fermarsi in un’area per picnic, raggiungiamo poi Cape Vidal dove vi è una bellissima spiaggia su cui vediamo volare due magnifiche aquile pescatrici.Torniamo poi verso St. Lucia ammirando alcuni tratti di rigogliosa e piacevole vegetazione, in particolare notiamo degli alberi dai magnifici fiori rossi ma non avvistiamo animali particolarmente significativi. Proprio all’uscita del parco sulla destra andiamo a visitare l’interessante Crocodile Centre dove si possono ammirare da vicino molte specie di coccodrilli e alligatori di tutte le dimensioni, oltre ad un piccolo rettilario ed esposizioni sugli ecosistemi e le numerose specie vegetali della regione. Ritornati in paese facciamo un giro in centro e poi ci fermiamo vicino al campeggio in riva al lago ad osservare gli ippopotami e a sgranocchiare biltong. Al campo invece avvistiamo numerosi branchi di manguste che insieme alle scimmie fanno scempio della spazzatura lasciata (nei cestini) dai turisti. A cena decidiamo di andare al “The Zulu & I”, il ristorante del Crocodile Centre. Il piacevolissimo locale è situato proprio sopra una fossa dei coccodrilli ed ovviamente è specializzato in piatti a base di coccodrillo. Noi però decidiamo per questa sera di stare più leggeri, i coccodrilli ci fanno un po’ pena, perciò ci facciamo consigliare le altre loro specialità (struzzo, kurry) che bagniamo con dell’ottimo vino rosso e chiudiamo con delle buonissime fette di torta (173 Rand in due).
St. Lucia Resort
10.08.2004 St. Lucia Resort – St. Lucia Resort (Km 200) (Sudafrica)
Appena pronti, andiamo al centro prenotazioni della KZN Wildlife per prenotare il campo per questa notte nel Hluhluwe-Umfolozi Park, ma come ci avevano preannunciato il giorno precedente, i campi all’interno del parco purtroppo sono al completo. Decidiamo quindi di passare un’altra notte al campo “Sugar Loaf” l’unico aperto a St. Lucia in questa stagione. Alle dieci in punto partiamo con il battello per il giro sull’estuario. Lungo il percorso ci avviciniamo alla riva per osservare i numerosi coccodrilli distesi sulle spiagge, magnifici aironi grigio-arancio, ippopotami e le bellissime aquile pescatrici.
St. Lucia Resort – aquila pescatrice
St. Lucia Resort – ippopotamo
Anche la vegetazione ricca di mangrovie si dimostra particolarmente interessante. Il giro dura circa due ore ed è veramente interessante. Il rientro alla base viene reso più difficile da un improvviso temporale tropicale con gelide raffiche di vento. Appena a terra ci dirigiamo verso l’ Hluhluwe-Umfolozi Park che dista una sessantina di chilometri dalla cittadina, entriamo dal Nyalazi gate (166 Rand in due). Il parco racchiude un bellissimo ambiente di savana in parte in collina e in parte in pianura e al suo interno vivono leoni, rinoceronti, giraffe, antilopi ecc. E’ costituito da due riserve collegate tra loro da un corridoio in modo da far circolare gli animali da una riserva all’altra liberamente. Percorriamo i numerosi sterrati incontrando parecchi animali fino a quasi l’orario di chiusura e concludiamo la visita nel Centenary Centre dove vengono tenuti gli animali (per la maggior parte rinoceronti e bufali al momento) in attesa di trasferimento in altri parchi africani. Visitiamo anche il ricco centro di artigianato dove si può trovare una vasta scelta di manufatti tipici. Peccato non aver trovato posto per la notte nei campi del parco perché meritava una visita un po’ più accurata. Ritorniamo quindi a St.Lucia che è già buio e decidiamo di cenare di nuovo al “The Zulu & I”. Stasera stanchi ed affamati non abbiamo più pietà per i poveri coccodrilli ed ordiniamo un magnifico stufato di coccodrillo al curry cotto nella famosa potjie (pentola di ghisa a tre piedi), un succulento arrosto di coccodrillo con patatine ad una bottiglia di vino sudafricano (220 Rand in due). …Senza rimorsi!
St. Lucia Resort – Ristorante “The Zulu & I” – arrosto di coccodrillo
11.08.2004 St. Lucia Resort – Lotheni Nature Reserve (km 462) (Sudafrica)
Siamo incerti se scegliere Durban come nostra prossima meta, ma decidiamo di passare questi ultimi giorni di vacanza lontano dal caos della città, per cui scegliamo di fare tappa nel famoso Ukhahlamba Drakensberg Park, ai confini con il Lesotho e precisamente nella Lotheni Nature Reserve. Drakensberg, da cui il parco prende il nome. Drakensberg significa “monti dei draghi”, proprio per l’aspetto frastagliato e isolato di queste bellissime ed altissime montagne. I monti, inoltre sono ricchi di siti con dipinti rupestri, testimonianza di uomini vissuti migliaia di anni fa. La tappa è una delle più lunghe del viaggio ma le strade sono ottime fino a Nottingham Road. Infatti percorriamo prima l’autostrada N2 fino a Durban in parte a quattro corsie, poi l’autostrada N3 fino all’uscita per Nottingham Road, da qui la strada per diciotto chilometri è asfaltata poi diventa sterrata ma facilmente percorribile anche con un’auto normale fino a Lower Loteni, un piccolo villaggio ai piedi del parco. Il tratto da Nottingham Road a Lower Loteni offre paesaggi montani di notevole bellezza, con vedute su laghetti e pascoli di montagna, con sullo sfondo le alte montagne innevate del massiccio montuoso. Dopo il villaggio le vedute diventano ancora più spettacolari e la strada si inerpica all’interno del parco fino a quasi 2000 metri costeggiando fiumi dalle limpidissime acque e villaggi Zulu dal tettodi paglia perfettamente inseriti nell’ambiente. Dopo aver oltrepassato il cancello d’ingresso al parco e aver preso alla reception la cartina con i percorsi di trekking ci avviamo al campo (96 Rand + ingresso al parco)dove siamo gli unici esseri umani a godere un vero spettacolo della natura . Nei dintorni gazzelle, kudu e bellissimi uccelli ci ricordano che siamo in Africa. Appena cala il sole si fa sentire la notevole altezza e la temperatura scende a pochi gradi sopra lo zero, se non a zero. A poca distanza dal campo, si scorge infatti la neve. In serata ci scaldiamo al fuoco con un’ottima grigliata a base di bistecche e pannocchie di granturco alla brace.
Lotheni Nature Riserve
Villaggio zulu
12.08.2004 Lotheni Nature Reserve – Sterkfontein Dam Nature Reserve (km 294) (Sudafrica)
Nella nottata la temperatura scende sotto lo zero e ci svegliamo ammirando l’intorno ricoperto dalla brina gelata. L’ambiente è davvero spettacolare e meriterebbe decisamente una perlustrazione a piedi almeno di mezza giornata, ma purtroppo per uno spiacevole problema in Italia (siamo stati raggiunti il giorno prima da una telefonata) dobbiamo raggiungere immediatamente un fax e il più vicino è a Nottingham Road a sessantacinque chilometri da questo paradiso alpino. Arrivati in pianura non vale più la pena di tornare indietro quindi proseguiamo con l’autostrada N3 fino a Harrismith, una tranquilla cittadina rurale. Nei dintorni decidiamo di fermarci a pernottare nella Sterkfontein Dam Nature Riserve, una piccola riserva posta attorno ad un grande bacino idrico (90 Rand compreso l’ingresso). Giriamo un po’, ma oltre il paesaggio, non avendo attrezzatura per la pesca o una barca a vela, c’è ben poco da fare. Dalle dimensioni dei servizi del campo probabilmente nei fine settimana o durante le vacanze questa riserva è piena di turisti, ma oggi al campo siamo gli unici e passiamo il pomeriggio annoiandoci. Per cena ci adoperiamo per far riuscire l’ultima grigliata del viaggio, ma neanche il fuoco vuole saperne di accendersi e finiamo la serata abbastanza affumicati e annoiati.
Sterkfontein Dam Nature Reserve
13.08.2004 Sterkfontein Dam Nature Reserve – Pilansberg National Park (km 572) (Sudafrica)
La nostra prossima tappa del viaggio ci porta al Pilansberg National Park dove decidiamo di passare gli ultimi due giorni prima della partenza per l’Italia. Questo bellissimo parco preserva un insolito complesso di vulcani estinti, ed è in ordine di grandezza il quarto del Sudafrica. Inoltre si estende quasi al confine con il Botswana e presenta una bella vegetazione composta dal thornveld del Kalahari (caratterizzato da piante spinose) e dal bushveld tipico di queste zone africane. Ospita al suo interno tutti i big five ed alcuni dicono che è più facile vederli qui che al Kruger Park. Compriamo una cartina in vendita all’ingresso e prenotiamo la notte al campo principale del parco: il “Manyane Resort” (165 Rand il campeggio+55 Rand di ingresso). Arrivati nella tarda mattinata, iniziamo subito il giro di perlustrazione seguendo bei percorsi che ci permettono l’incontro con numerosi elefanti, giraffe, una gran varietà di antilopi e nel lago al centro del parco con numerosi ippopotami, rinoceronti e uccelli di ogni tipo. Ci sono anche dei capanni di avvistamento situati in punti strategici per l’osservazione degli animali che permettono di scendere dall’auto e ammirare con tranquillità la natura. Una zona da non perdere è quella del Lenong Lookout, un massiccio vulcanico da cui è possibile ammirare gli splendidi panorami di tutta l’area del parco. Al tramonto torniamo al campo, abbastanza affollato forse anche perché è il fine settimana. Il campo Manyane è molto bene attrezzato e dispone di piscina, di due piccoli negozi, uno di generi alimentari e uno di generi vari, oltre ad un ottimo ristorante. Infatti ci concediamo una abbondantissima cena a buffet dove assaggiamo oltre agli antipasti le tipiche specialità locali, tra cui arrosto di zebra, spezzatino di antilope, con contorno della saporitissima zucca locale e di ottima tapioca condita con salsa al pomodoro, dolci e gelato e altro ancora…(235 Rand in due). Distrutti dal cibo e dopo una lunga passeggiata per (tentare di) digerire, ci infossiamo vergognosamente in tenda.
Pilansberg National Park – giraffa
14.08.2004 Pilansberg National Park – Pilansberg National Park (km 126) (Sudafrica)
Nell’ultima mattinata in giro per questo parco decidiamo di andare a caccia fotografica di leopardi e ghepardi, che finora non siamo riusciti a vedere, per cui cerchiamo le stradine meno battute e le zone dove il loro habitat è quello più idoneo all’avvistamento. Purtroppo sono animali molto difficili da scorgere e il loro passatempo principale è quello di nascondersi agli occhi dei turisti. Percorriamo in lungo e in largo il parco ma vediamo soltanto elefanti, giraffe, gnu, bufali e tantissimi babbuini che attraversano la nostra strada con aria minacciosa. Forse il fatto di non farsi vedere significa che dobbiamo tornare un’altra volta in questo bellissimo parco, magari potremo fermarci proprio qui per far tappa verso il Botswana, la prossima volta chissà….!?! A fine mattinata decidiamo di andare a fare una capatina alla vicina Sun City, uno dei “capolavori” del kitsch mondiale. E una città che gravita intorno a delle immense case da gioco e ad alberghi per miliardari (l’ingresso alla città costa 120 Rand in due). Noi visitiamo il Kwena Gardens Crocodile Sanctuary che ospita circa settemila coccodrilli e poi decidiamo di allontanarci da un posto così al di fuori della realtà africana. Ritorniamo al Pilansberg e ci ritroviamo di nuovo immersi nella natura a noi più congeniale. Nel pomeriggio, al campo, sistemiamo i bagagli per la partenza siamo costretti a preparare anche la scatola di cartone dove mettiamo gli acquisti, i regali e tutto quello che non entra più negli zaini. Mentre stiamo per finire i preparativi dei bagagli assistiamo a una scena di assalto e rapina da parte di un branco di organizzatissimi babbuini. Mentre un paio fanno da palo sulla recinzione del campo il gruppo entra in azione. Superando le inutili barriere (sedie e tavolini) messe dai proprietari per sicurezza davanti all’apertura della tenda, i babbuini aprono con abilità le cerniere e a gruppi entrano e si portano via tutto ciò che di commestibile c’è in tenda (corn flakes, frutta, pacchi di patatine, cereali, biscotti e molto altro nel giro di qualche minuto). Inseguiti e scacciati dai campeggiatori, dopo alcuni minuti, approfittando di un attimo di distrazione, ci riprovano portandosi con abilità da veri maestri tutto il resto al di là del rete. Ai proprietari, tornati al campo dopo un po’, non resta che andare a cercare i contenitori del cibo e prenderla con un pizzico di ironia! Stasera cena al ristorante, dove anche noi ripetiamo l’abbuffata del giorno precedente con variazioni sul menù. (245 Rand).
Pilansberg National Park – Gnu
15.08.2004 Pilansberg National Park – Johannesburg (km 234) Atene
Attraverso la buona rete stradale e autostradale raggiungiamo in tarda mattinata l’agenzia di noleggio, nei pressi dell’aeroporto di Johannesburg, dove riconsegnamo senza problemi il fuoristrada. La riparazione effettuata dai bravissimi artigiani di Mbabane passa assolutamente inosservata. Subito dopo veniamo accompagnati in aeroporto dove abbiamo ancora abbastanza tempo per fare numerosi acquisti nei bei negozi all’interno e dove, inoltre,ci facciamo restituire le tasse per l’acquisto della macchina fotografica. Dopo aver superato aggiuntivi e accurati controlli, oltre quelli di routine, sul bagaglio a mano e sui rullini fotografici alle 19.40 prendiamo l’aereo per Atene. Sono appena iniziati i giochi olimpici e i controlli sono molto severi, infatti, sul nostro volo c’è una squadra di atleti sudafricani con i loro accompagnatori.
16.08.2004 Atene – Roma – Catania – Siracusa
Arriviamo ad Atene alle 5.45 del mattino dove aspettiamo di partire per Roma alle 9.05, ed anche qui facciamo in tempo a comprare qualcosa nei negozi dell’aeroporto aumentando ancora il già voluminoso bagaglio a mano, e a respirare l’aria festosa delle olimpiadi. Alle 10.10 atterriamo a Roma dove ritiriamo i gli zaini e il pacco di cartone. Abbiamo un po’ di problemi con lo scatolone “da emigranti” che a Fiumicino non vogliono accettare, inoltre superiamo i limiti di peso accettabili per i bagagli, per cui dopo varie discussioni, ore di fila e il pagamento di un supplemento che costa più del biglietto aereo (tariffa scontata) riusciamo finalmente a imbarcare tutto (la scatola seppur di dimensioni ridotte viene identificata come “bagaglio fuori misura”). Dovremmo partire alle 16.20, ma come da manuale, la WindJet ritarda almeno due ore, quindi arriviamo a Catania alle 20.00. Il viaggio termina con la fantozziana e dolorosissima chiusura di quattro dita di Lalla nello sportello della macchina dell’agenzia venuta a prelevarci. Per fortuna niente di rotto! Nonostante tutto dopo un’ora siamo a casa, seduti davanti a una pizza in Piazza Duomo a raccontare le nostre avventure agli amici.
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Our special thanks goes to our friend “Flatdog” Joe Holmes ( http://www.bateleurs.co.za/newsletter_nov2002.html ) who gave us a lot of tips about the Pafuri-Vilanculos crossing and about the wild & wonderful Maputo Elephant Reserve).