By Gaetano Passigato
Originally Posted Tuesday, November 29, 2011
Patagonia: da Buenos Aires a Ushuaia via terra
Se cercate un’alternativa all’Africa e avete abbastanza tempo nel periodo autunno-inverno (possibilmente lontano dalle vacanze di massa) provate la Patagonia. In questo report trovate un po’ di informazioni sulla nostra esperienza. E’ un viaggio raccomandabile, anche se farete fatica a trovare la Patagonia romantica di Chatwin e di Coloane: molte strade sono ormai asfaltate e il turismo di massa ha raggiunto i luoghi più spettacolari.
Qualche numero sul viaggio
Qualche numero sul nostro viaggio: due persone, 3 settimane (dal 15 Ottobre al 5 Novembre 2011), 4.000 km in auto (da Bariloche a Ushuaia), 1.500 km in bus (da Buenos Aires a Bariloche), 80 km a piedi (non sono indispensabili, ma ne vale la pena), 4 passaggi di frontiera Argentina-Cile.
Da Buenos Aires a Bariloche in autobus
L’idea di viaggiare in bus fino a Bariloche non era nel programma, ma in questo periodo le ceneri del vulcano cileno Puyehue, in eruzione dallo scorso Giugno (provate a cercare su internet) stanno condizionando i voli interni dell’Argentina. L’aeroporto di Bariloche è chiuso da Giugno, altri lo sono a sorpresa.
Quando il nostro volo per Esquel è stato cancellato assieme a tutti gli altri voli della giornata (eravamo già in aeroporto, dopo il check-in), abbiamo deciso di uscire dalla bolgia dell’aeroporto Newbery di Buenos Aires e di prendere un bus. In Argentina bus sono un’istituzione. Niente a che fare con i bus sgangherati che avevamo preso nel Perù degli anni ’80. Hanno due piani, sono nuovi e decorati come una formula 1, viaggiano con prudenza, hanno la toilette, il servizio di catering come gli aerei, le poltrone letto meglio degli aerei, il distributore di “cafè caliente” gratuito, non si fermano mai e, a differenza degli aerei, viaggiano a raso terra. Il nostro bus ha impiegato circa 22 ore per coprire i 1500 km da Buenos Aires a Bariloche ed era della compagnia Chevallier (www.nuevachevallier.com), ma ci sono anche altre compagnie alternative. Indipendentemente dalle bizzarrie dei vulcani, l’autobus è un’opportunità da tenere in considerazione, soprattutto dagli overlanders come noi.
L’itinerario e la cartografia
Di seguito l’itinerario dettagliato. Abbiamo impiegato diverso tempo, prima di partire, per definire il percorso, consultando guide e resoconti di viaggio. Credo sia utile avere un piano come questo a disposizione per fare i propri ragionamenti. I km in auto sono quelli effettivi, incluse le deviazioni e i giri attorno alle città:
Per l’orientamento, oltre alla cartografia che si può acquistare sul posto o nelle librerie specializzate in Italia (esempio VEL di Sondrio www.vel.it), abbiamo utilizzato le mappe elettroniche gratuite di MAPEAR per Garmin(www.proyectomapear.com.ar). Si tratta di un’iniziativa analoga a quella di Tracks4Africa, che raccoglie le tracce e le informazioni dai viaggiatori per migliorare gradualmente le proprie mappe.
L’auto a noleggio
Abbiamo noleggiato l’auto a Bariloche da una piccola compagnia locale (ABA Rent a Car www.abarentacar.com.ar) che possiede anche una piccola flotta di 4×4 (Toyota Hilux, VW Amarok e SUV): le sue tariffe sono ragionevoli (tenete presente che il noleggio auto in Argentina è piuttosto costoso, in Cile ancora di più), le sue auto hanno la seconda ruota di scorta, la tanica per il carburante, i documenti per il passaggio della frontiera cilena ed è possibile riconsegnarle a Ushuaia pagando il costo del drop-off. I turisti sono romantici e vanno tutti alla fine del mondo, nessuno fa mai il percorso contrario. Il costo del drop off include un ragazzo che scende in aereo e riporta l’auto alla base in due giorni. Un 4×4 non è strettamente necessario se si considera l’auto come un mezzo e non come un fine: tutte le strade che abbiamo percorso si possono fare anche con un’auto normale ma il 4×4 è più confortevole, affidabile e sicuro sullo sterrato. Noi abbiamo usato un Toyota Hilux D4D che ha fatto il suo dovere egregiamente.
Il carburante
Il gasolio e la benzina costano meno di un Euro al litro. Il vero problema è la distanza tra una pompa e l’altra. Conviene fare il pieno ogni volta che se ne trova una: non è detto che tutte quelle segnate sulla carta esistano davvero e non è detto che, quando esistono, ci sia sempre il gasolio. Una tanica di scorta è opportuna. Un’autonomia di almeno 900 km è raccomandabile per fare liberamente tutte le deviazioni lungo la strada (la Toyota Hilux, con piede leggero, ha un’autonomia di circa 700 km, più altri 200 con la tanica da 20 litri). Nella foto, la pompa di Bajo Caracoles: il gasolio era finito e la pompa successiva era a 230 km.
Le strade
La Ruta 40, che costeggia il lato argentino delle Ande dal confine con la Bolivia allo stretto di Magellano, è in corso di asfaltatura: da Bajo Caracoles verso sud i tratti sterrati (“ripio”, cioè ghiaia, nell’idioma locale) sono rimasti solo per le deviazioni in corrispondenza dei cantieri. Dalla Ruta 40 si staccano le piste (tutte sterrate) verso i parchi (come il Perito Moreno), i laghi e valichi andini.
Raccomandiamo di passare in Cile per fare il tratto più meridionale della mitica Carretera Austral. Noi siamo entrati in Cile dal valico di Futalefu (vicino a Esquel in Argentina) e siamo usciti dal Paso Rodolfo Roballos (poco prima di Cochrane, in Cile). La strada è in gran parte sterrata e il clima è piovoso. Si attraversano tratti di foresta pluviale con piante dalle foglie gigantesche. Si percorrono valli con fiumi sconosciuti e immensi. Si salgono e si scendono montagne per passare da un fiordo all’altro. Si confondono i laghi con l’Oceano Pacifico. I valichi con l’Argentina sono poco frequentati: il doganiere registra ancora i dati su un librone blu e poi alza la sbarra. Al Passo Roballos, eravamo i primi viaggiatori dopo quattro giorni. Nelle foto qui sotto, la Carretera Austral (tra Villa Cerro Castillo e il lago General Carrera) e la strada che porta al Paso Roballos e alla frontiera argentina.
Dormire e mangiare
Per quanto riguarda i pernottamenti, gli alberghi o le “cabanas” (casette con uso di cucina) non mancano e sono bene attrezzati (compreso internet wi-fi). Prima di partire, abbiamo prenotato dove intendevamo restare più di un giorno ma, al di fuori del periodo di punta (le vacanze di Natale) non è un problema trovare posto. La tenda può servire per evitare i lodge costosissimi e riservatissimi del parco cileno Torres del Paine o come unica soluzione nei parchi meno frequentati come il Perito Moreno (il parco, non il ghiacciaio) e come quelli lungo la Carretera Austral cilena. Comunque si trovano campeggi un po’ dappertutto, sia nei parchi nazionali sia nelle cittadine. Tenete presente che le notti sono sempre fredde e ventose (molto ventose) e che in Cile piove spesso: se avete in programma di vivere in tenda prendete come riferimento l’Islanda piuttosto che l’Africa. Nella foto qui sotto, l’Hostaria Torres del Paine nel Parco Nazionale omonimo (l’alloggio più economico dell’area, circa 250 USD per notte): poco lontano c’è un campeggio perfettamente attrezzato che costa meno di 15 Euro.
Per il mangiare, nelle zone abitate non ci sono mai problemi: la cucina argentina a base di carne e le contaminazioni italiane possono anche dare delle soddisfazioni. Nei campeggi e nelle “cabanas” ci si deve arrangiare con quello che si ha con sè. Tenete presente che la frontiera cilena è molto pignola nel sequestrare tutti i cibi freschi: noi avevamo del parmigiano sigillato che è stato accettato solo dopo un’attenta lettura dell’etichetta.
Il trekking
Le escursioni a piedi nei parchi nazionali sono facili e i sentieri sono ben segnalati. Le distanze sono lunghe ma i dislivelli non sono impegnativi. Arrivare da El Chalten alla Laguna Torre (nella foto qui sotto) per vedere da vicino il Cerro Torre richiede circa 3-4 ore (solo andata) con un dislivello di soli 300 metri: ne vale veramente la pena, se il tempo è bello. Altre escursioni giornaliere si possono fare nel PN Torre del Paine (Cile), nel PN perito Moreno (Argentina, altra foto qui sotto) e nei numerosi e sconosciuti parchi cileni lungo la Carretera Austral, se i tempi (weather & time) ve lo permettono.
Mitica Patagonia
Qui sopra, il Fitz Roy e il Cerro Torre, dalla vecchia strada per El Chalten (Argentina). Questa è la strada che percorrevano Cesare Maestri e Walter Bonatti negli anni ’50, e che è stata usata fino a pochi anni fa. La nuova strada asfaltata, liscia come un biliardo, è sulla destra, anche se non si vede.
Qui sopra, il Ghiacciaio Perito Moreno (Argentina), che si raggiunga su strada asfaltata. I punti di osservazione sono frequentati da turismo internazionale, ma lo spettacolo è indimenticabile.
Qui sopra, le vette del Parco Nazionale Torres del Paine (Cile). Diversamente dalle nostre Alpi, le montagne sorgono direttamente dalla pianura e si vedono da molto lontano.
Qui sopra, uno scoglio affollato di animali marini, sul Canale di Beagle, vicino ad Ushuaia (Argentina). Siamo in Terra del Fuoco, non in Patagonia, ma il fascino dei luoghi è sempre lo stesso.
Questo è tutto. Anche se sono ormai avviate sulle strade del “progresso”, Patagonia e Terra del Fuoco sono ancora in grado di suscitare emozioni ed entusiasmi. Dopo il Mal d’Africa, ci siamo ammalati anche di Patagonite, che prima o poi ci costringerà a ritornare.
Un’ultima raccomandazione: anche se sembra un po’ snob, prima o durante il viaggio andate a leggere (o rileggere) “Patagonia” di Bruce Chatwin. Molte cose non sono più le stesse, ma riuscirete a collocare lungo il vostro percorso tutti i suoi racconti.
Per informazioni più dettagliate, scrivetemi.
Gaetano Passigato, Mezzane di Sotto (Verona), gae.passigato@gmail.com