By Lone Land
Originally Posted Tuesday, September 11, 2007
OUTBACK AUSTRALIA IN 4WD (un viaggio oltre ogni aspettativa…) – 14.07.07-10.08.07
A cura di Lone Land e Lalla
DATI GENERALI:
Viaggio compiuto dal 14 Luglio al 10 Agosto 2007 da Lone Land e Lalla.
Aerei: : Catania Roma con volo Wind-Jet (132 € a persona a/r); Roma-Kuala Lumpur- Perth con volo Malaysian Airlines (1.184 € a persona a/r); volo Alice Spring–Perth con volo Qantas (266 € a persona)
Auto a nolo dal 16/07 al 08/08: Toyota HZJ78 Diesel “Bush Camper” noleggiato da “Britz” al costo di 2.930 € per 24 giorni tramite “ACR Travel” (http://www.australiancampervans.com)
Prenotazioni voli effettuate tramite l’assistenza di Ivana ed Emanuela di “Fuorirotta”.
Documenti: basta il passaporto).
Cambio: 1 € = 0,643 Dollari australiani
Cartografia x Garmin: tracks4australia ( http://www.gpsoz.com.au/tracks4australia/ )
Mappe: “Great Desert Tracks” (Hema Maps)
Guide: Lonely Planet “Australia” e “Outback Australia” (in inglese)
Km Totali: circa 8.800 Km (circa 1.400 litri di gasolio)
Mappa percorso
Elenco Tappe:
1. 14.07.2007 Siracusa – Catania – Roma – Kuala Lumpur
2. 15.07.2007 Kuala Lumpur – Perth
3. 16.07.2007 Perth – Kalgoorlie Boulder (Km 581)
4. 17.07.2007 Kalgoorlie Boulder – Laverton (km 373)
5. 18.07.2007 Laverton – Warburton (Km 546)
6. 19.07.2007 Warburton – Doker River (Km 332)
7. 20.07.2007 Doker River – Yulara (Km 272)
8. 21.07.2007 Yulara – Kings Canyon (Km 303)
9. 22.07.2007 Kings Canyon – Glen Helen (km 225)
10. 23.07.2007 Glen Helen – Tilmouth Roadhouse (km 326)
11. 24.07.2007 Tilmouth Roadhouse – Rabbit flat (km 416)
12. 25.07.2007 Rabbit flat – Halls Creek (km 500)
13. 26.07.2007 Halls Creek –Windjana Gorge (km 465)
14. 27.07.2007 Windjana Gorge – Mt. Barnett Roadhouse (km 290)
15. 28.07.2007 Mt Barnett Roadhouse – Home Valley Station (Km 293)
16. 29.07.2007 Home Valley Station – Victoria River Crossing (Km 490)
17. 30.07.2007 Victoria River Crossing – Darwin (km 523)
18. 31.07.2007 Darwin – Cooinda (Kakadu National Park) (km 431)
19. 01.08.2007 Cooinda – Gunlom Falls (Km 130)
20. 02.08.2007 Gunlom Falls – Mataranka (Km 320)
21. 03.08.2007 Mataranka –Tennant Creek (km 579)
22. 04.08.2007 Tennant Creek – Alice Springs (Km 523)
23. 05.08.2007 Alice Spring – Chambers Pillar – Stuart Well (Km 321)
24. 06.08.2007 Stuart Well – Rainbow Valley – East Mcdonnell Ranges – Ross River (km 310)
25. 07.08.2007 Ross River – Alice Spring (Km 110)
26. 08.08.2007 Alice Spring – Alice Spring
27. 09.08.2007 Alice Springs – Perth – Kuala Lumpur
28. 10.08.2007 Kuala Lumpur – Roma – Catania – Siracusa
14.07.2007 Siracusa – Catania – Roma – Kuala Lumpur
Partenza da Siracusa ore 04.00 del mattino, per raggiungere l’aeroporto di Catania e prendere il volo Wind Jet delle 6.15 con arrivo a Roma alle 7.35. Partenza da Fiumicino alle 13.45 per Kuala Lumpur con volo della Malaysian Airline, durata del volo 12 ore.
15.07.2007 Kuala Lumpur – Perth
Atterriamo a Kuala Lumpur alle 07.45 del mattino dove per ingannare l’attesa facciamo un giro nei negozi dell’aeroporto, sconvolti per il jet-lag. Otteniamo le carte d’imbarco per l’aereo della Malaysian Airline delle 9.40 per Perth.
Dall’aereo…
Atterriamo puntualmente alle 15.00 all’aeroporto di Perth dove molto velocemente sbrighiamo le formalità di dogana. Non abbiamo infatti con noi alcun tipo di cibo (avevamo solo delle barrette ai cereali che abbiamo buttato in un apposito cestino appena atterrati), quindi passiamo, senza fare fila alla dogana, al controllo passaporti dove veniamo rapidamente “verificati ed accettati” da un poliziotto la cui famiglia è originaria di Ferla un paesino molto vicino a Siracusa, che ci accoglie con molta cordialità e simpatia.
Telefoniamo subito all’hotel “Bel Eyre” (A$ 105 la doppia) prenotato dall’Italia, abbastanza vicino sia all’aeroporto che alla sede della Britz dove abbiamo noleggiato il fuoristrada. L’albergo prevede gratuitamente un servizio di prelievo dall’aeroporto con apposito shuttle. Un paio di giri per recuperare altri clienti arrivati ai voli nazionali e giungiamo in albergo (molto simile ad un motel) quasi al tramonto. In questa stagione, la stagione invernale, nel Western Australia purtroppo fa buio molto presto, verso le 17.00; le cose cambieranno, per fortuna, nel Northern Territory dove con il cambio di fuso orario si recuperano un’ora e trenta minuti di luce. Per cena ci spostiamo a piedi nei dintorni, dove non troviamo granché, tranne qualche fast-food. Ci fermiamo al “Nero’s” dove prendiamo delle abbondanti insalate e birra australiana (A$ 30 in due)
16.08.2007 Perth – Kalgoorlie Boulder (Km 581)
Verso le 8.00 del mattino lasciamo l’albergo e prendiamo un taxi che ci conduce alla sede della Britz dove ritireremo il nostro fuoristrada camperizzato. Si tratta di un mitico Toyota HZJ78 4200 diesel attrezzato a “4WD-Camper-bush” dotato di frigorifero, cucina con bombola di gas, serbatoio per l’acqua da 50 litri, attrezzatura per cucinare, posate e stoviglie, due serbatoi per il gasolio con un’autonomia complessiva di circa 1.000 Km, tre sacchi a pelo, lenzuola, asciugamani. In più noi abbiamo noleggiato come extra: un tavolino, due sedie, un kit di sicurezza comprensivo di una pala, una cinghia di traino, un dispositivo radio da usare solo in caso di grave necessità. Il mezzo manca purtroppo di una seconda ruota di scorta (che invece sarebbe stata utilissima viste le numerose forature future), di binda, di un compressore per le gomme e di leve per lo smontaggio dei copertoni. Avevamo prenotato il mezzo dall’Italia versando una caparra di circa 370 € quindi il grosso della cifra lo dobbiamo versare al momento del noleggio. Perdiamo un bel po’ di tempo per le formalità di noleggio, perché oltre a pagare la cifra per il noleggio (circa 2.560 €), bisogna versare un deposito cauzionale di altri 3.236 €, che vengono prelevati materialmente dal conto in banca tramite carta di credito e restituiti alla fine del viaggio in Italia (se non ci sono stati incidenti). Al momento di pagare con la carta di credito si scopre che la carta di credito era stata bloccata dopo il prelievo effettuato ieri all’aereoporto (per la CartaSI un prelievo effettuato in Australia è considerato “automaticamente” un tentativo di truffa..!). In Italia, inoltre, sono le tre del mattino ed è impossibile contattare la banca. Per fortuna telefonando al numero verde della CartaSI, quello per lo smarrimento delle carte di credito, riusciamo a sbloccare la carta e così possiamo finalmente patire per la nostra avventura. Occorre ammettere che il servizio di assistenza della CartaSI è davvero efficiente… Sono le 11.00, montiamo il GPS, il palmare con le carte del percorso e ci allontaniamo rapidamente da Perth. Prevediamo di arrivare a Kalgoorlie Boulder in serata. Il tratto è abbastanza lungo (580 Km di asfalto) ma abbastanza scorrevole. Procediamo abbastanza speditamente lungo la campagna australiana e ci fermiamo a Merredin, lungo la strada principale, per uno spuntino a base di wraps (specie di piadine arrotolate ripiene di roastbeef, verdure e cipolla). Facciamo, inoltre, una spesa veloce per i prossimi giorni. Lungo la strada comincia a far buio, ci riproponiamo di non viaggiare mai con il buio vista l’enorme quantità di poveri canguri morti sul ciglio della strada (“road killed” come li chiamano gli Australiani implicitamente discolpandosi da quelle morti), ma per oggi dobbiamo fare un eccezione. Quindi gli ultimi cento chilometri li percorriamo a bassa velocità ed arriviamo a destinazione verso le 18.30. Prendiamo posto al “Kalgoorlie Accomodation Village” (A$ 32 per piazzola) che si trova a Boulder, anche se la reception, visto l’orario è già formalmente chiusa. Ci accolgono ugualmente (e dimenticano anche di darci la combinazione per accedere ai bagni, chiusi come se fossero una cassaforte). Andiamo a fare un giro al centro di Kalgoorlie a circa cinque chilometri da Boulder. Questa è una graziosa cittadina con numerosi edifici della fine del XIX secolo, del periodo della “gold rush”, ma già alle 19.00 non c’è quasi più nessuno in giro. Per cena non seguiamo le raccomandazioni della Lonely Planet che suggerisce dei ristoranti che ci sembrano poco frequentati, ma scegliamo l’accogliente pub “Paddy’s Ale House” di stile inglese. Prendiamo la cena a buffet, buonissima, e accompagniamo il tutto con ottime birre alla spina (A$ 50 in due) Il pub è ben frequentato e amato da molta gente locale che usa passare qui delle piacevoli serate. Un bel posto.
17.07.2007 Kalgoorlie Boulder – Laverton (km 373)
La prima notte nel Bush-Camper passa in maniera un pò soffocante, in quanto inesperti su questo tipo di camperizzazione, dormiamo al livello superiore. La camperizzazione del 78 è infatti a dir poco pazzesca. Il tetto è stato rialzato (altezza totale dl veicolo: 280 cm!) con il risultato di trasformare la bellissima sagoma del grintoso 78 in qualcosa di più simile ad una specie di ambulanza. Un vero peccato! L’organizzazione interna è invece di ottima fattura. Sotto il tetto è predisposto una specie di loculo di 40 cm di altezza (da realizzarsi con delle tavole mobili), in cui i due malcapitati entrano e prendono una posizione che per tutta la notte non potranno più cambiare. Un inferno per chi soffre di claustrofobia o per chi è un po’ corpulento…! Dalle notti successive dormiremo invece in basso “allargando” il divanetto. Appena alzati ci troviamo in mezzo ad un nebbione, probabilmente abbastanza raro da queste parti, ed anche dall’eucalipto sotto il quale siamo parcheggiati gronda una bella quantità d’acqua sulla nostra auto. Per fortuna appena partiti la nebbia si dirada e per tutto il viaggio non vedremo che splendido sole senza mai neppure una nuvola. Facciamo carburante e una veloce spesa al supermercato comprensiva di rifornimento di birre, poi ci dirigiamo a nord sempre sull’asfalto verso Lenora che raggiungiamo in tarda mattinata. Appena partiti vediamo due grossi canguri dal manto rossiccio che si allontanano velocemente dopo averci tagliato la strada a rapidi balzi.
Il momento in cui sono più facilmente visibili infatti è la mattina presto o al tramonto, in quanto il resto della giornata lo passano nascosti nel bush. Lenora è una piccola e ordinata cittadina dove facciamo una breve sosta e dove vediamo i primi aborigeni vagare per la via principale. Sono un popolo veramente misterioso e di difficile comprensione sotto numerosi aspetti! Nei pressi di Lenora visitiamo il sito di Gwalia dove si può vedere dall’alto una profonda miniera d’oro a cielo aperto e un museo storico situato nel vecchio ufficio della miniera, che raccoglie testimonianze della fine del XIX secolo quando la miniera d’oro era diretta dal futuro presidente degli stati Uniti, Herbert Hoover. Nelle vicinanze si trova anche lo State Hotel, un vecchio albergo, come ricorda una targa, aperto nel 1902, e recentemente restaurato ma chiuso.
Di fonte all’albergo in un’area attrezzata con tavolini facciamo uno spuntino con panini per ripartire subito dopo verso est per Laverton, l’ultimo paese raggiungibile con l’asfalto. Laverton (500 abitanti) è detto anche “La porta del deserto” in quanto da qui parte la pista che attraversa il Great Victoria Desert per raggiungere Alice Spring dopo 1710 chilometri, la “Great Central Road”. Raggiungiamo Laverton nel primo pomeriggio e parcheggiamo al “Laverton Caravan Park” (A$ 20 a piazzola). Usciamo a piedi e visitiamo il centro molto velocemente. Laverton possiede una piazza erbosa su cui sorge un monumento in bronzo dedicato al suo fondatore (in bicicletta!)
e un paio di edifici antichi, un supermercato, una pompa di benzina, un albergo con pub annesso, un camping e poco altro. Passiamo molto piacevolmente la serata al “Pub dell’Hotel Desert Inn” dove gustiamo del fritto misto di pesce con patatine fritte e delle buonissime e stranissime (e micidiali) croccanti cosce di pollo fritte ripiene di burro fuso (che ti schizza subito addosso appena le infilzi!). Le porzioni della cena sono adatte ai minatori che lavorano nella zona e che frequentano il pub. Il tutto accompagnato dall’ immancabile ottima birra alla spina australiana (A$ 48 in due). Per fortuna, questo come tutti i campeggi australiani è fornito di lavatrici e asciugatrici a gettoni per cui dopo cena facciamo il bucato. (Iniziare il tour infrittellati non è proprio il massimo…)
18.07.2007 Laverton – Warburton (Km 546)
Stamattina iniziamo la pista sterrata chiamata “Great Central Road” che attraversa in direzione nord-est il Great Victoria Desert. La pista attraversa i territori aborigeni quindi per percorrerla sono necessari due diversi permessi di transito rilasciati da due organi diversi competenti in materia. Il primo da Laverton fino alla frontiera con il Northern Territory viene rilasciato dal Department of Indigenous Affairs di Perth ed è ottenibile dall’Italia tramite il sito internet: www.dia.wa.gov.au . Il secondo (valido dalla frontiera fino a Kata Tjuta) viene rilasciato dal Central Land Council di Alice Spring ed è richiedibile anche esso online al sito: www.clc.org.au . Entrambi i permessi sono gratuiti e durano tre giorni ciascuno. Noi avevamo i permessi sin dall’Italia, anche se a dire il vero lungo tutto il tragitto questi permessi non ci sono stati mai richiesti da nessuno… La pista fino a Warburton è abbastanza lunga, ma è possibile percorrerla in un solo giorno in quanto larga e scorrevole e senza difficoltà particolari. L’unico problema sono lunghi tratti di “tolle ondulee” che frullano un bel po’ l’automezzo e le persone al suo interno. Ma il Toyota è solido…
La pista attraversa bellissimi paesaggi semidesertici con tutte le gradazioni possibili di rosso della terra. La vegetazione è costituita da spinifex, un basso cespuglio che forma dei prati in alcune zone verdi in altre dorati; da boscaglia d’ acacia, in questo periodo fiorita con magnifici fiori gialli; da querce del deserto e dagli immancabili eucalipti dalle numerosissime varietà.
Lungo il percorso vediamo anche branchi di cammelli selvatici, importati dall’Afghanistan ai primi del novecento dagli esploratori occidentali, oggi allo stato brado. Per fare sosta pranzo ci fermiamo a 315 chilometri da Warburton alla “Tjukayirla Roadhouse” dove c’è un area attrezzata con tavolini, un campeggio, la pompa di benzina e un general store che vende generi alimentari e bei dipinti artigianali aborigeni. Acquistiamo un bel boomerang fatto a mano e mangiamo velocemente un panino nell’area attrezzata assaltati dalle incredibili mosche australiane che non si arrendono di fronte a nulla. Questo delle mosche è un tormento che proseguirà per tutto il viaggio. Difficile immaginare mosche più fastidiose e numerose…
MOSCHE
Difficile immaginare mosche più moleste delle mosche dell’outback australiano. Piccole e ostinate, si materializzeranno a centinaia appena scendete dalla macchina e non vi abbandoneranno sinchè non risalirete in macchina, pronte a seguirvi anche nei trekking più lunghi ed impervi. Se una di loro ha deciso di posarsi sul vostro naso, potrete cacciarla 100 volte, ma lei tornerà 101 volte. Gli scienziati spiegano questa ostinazione di questi insetti con la scarsa popolazione animale dei deserti australiani. Le mosche hanno bisogno degli animali (anzi del loro sterco) per vivere e riprodursi, per cui quando ne beccano uno non lo mollano più, in paziente attesa che esso faccia la cacca…
Proseguiamo lungo la pista e raggiungiamo prima del tramonto Warburton. Warburton non è un vero paese; esso comprende la “Warburton Roadhouse” con distributore di benzina un negozio di generi di prima necessità, dove gli aborigeni fanno il pieno di fish & cips e porcherie varie (lo “junk-food” sembra rappresenti il cibo principale degli aborigeni con effetti disastrosi sulla loro salute) e un campeggio ben attrezzato con barbecue a legna per ogni piazzola (A$ 20 a piazzola). Alcuni campeggiatori ci consigliano di raccogliere la legna poco fuori dal campo per poter accendere il fuoco. Ne raccogliamo una buona catasta ma non la useremo perchè nella zona cucina del campo scopriamo degli utilissimi barbecue a gas dove ci prepareremo delle gustosissime bistecche con patate alla piastra accompagnate da ottima birra. Questa dei barbecue a gas è una costante che troveremo in tutte le principali aree attrezzate anche nei posti meno frequentati. Una bella comodità che apprezzeremo appieno nel corso del viaggio…
19.07.2007 Warburton – Doker River (Kultukatjara) (Km 322)
Prima di lasciare la “Warburton Roadhouse” riceviamo da una gentile signora del posto una lettera da consegnare alla roadhouse di Warakurna, 225 chilometri più avanti sulla nostra pista. Evidentemente i postini non passano spesso attraverso il deserto per cui siamo lieti di farlo noi per loro. Prima di lasciare Warburton però visitiamo il bellissimo “Tjulyurru Cultural and Civic Center” (sito web: www.tjulyuru.com ). Un piccolo, ma molto interessante e moderno, museo dove sono esposte le opere degli aborigeni Ngaanyatjarraku. (Foto 043) Al negozio del museo abbiamo comprato un piccolo dipinto aborigeno e un bracciale con semi dipinti (le grandi tele aborigene sono bellissime ma purtroppo anche molto costose). Procediamo spediti verso Warakurna, poco distante dalla stazione meteorologica di Giles, dove ci fermiamo per fare carburante, per consegnare la lettera alla roadhouse e per fare uno spuntino all’ombra degli eucalipti, sempre assillati dalle immancabili mosche assatanate. Prima di ripartire però diamo una controllatina alla pressione delle gomme e ne troviamo una piuttosto sgonfia (la posteriore destra, che diventerà il nostro tormento per il resto del viaggio…). Dato che sul posto si trova anche un gommista-meccanico gli chiediamo di verificare se sia bucata, ma ci risponde che è troppo indaffarato e che può farlo solo l’indomani mattina (i ritmi di lavoro nell’outback non sono molto frenetici). Dopo un po’ d’insistenza ci dice che se smontiamo noi la ruota e compriamo una camera d’aria nuova la potrebbe sostituire con quella che forse perde. Facciamo buon viso a cattiva sorte e smontiamo la ruota sotto il sole cocente. Sostituiamo la camera d’aria anche se a una prima verifica sommaria la vecchia sembra non perdere (il tutto per A$60, 30A$ la camera d’aria e 30A$ il lavoro). Procediamo quindi verso Doker River, anche detto dagli aborigeni Kultukatjara.
opere degli aborigeni Ngaanyatjarraku
Subito prima di Warakurna la pista si congiunge alla “Old Gumbarrel”, altra famosa pista di attraversamento del Great Victoria Desert.
Qualche decina di chilometri oltre Warakurna il paesaggio diventa più roccioso e con passaggi tra magnifici eucalipti molto diversi da quelli incontrati finora e delle specie di pino dalle chiome argentate mai visto alle nostre latitudini. Attraversiamo la frontiera (che esiste solo virtualmente sul terreno), spostiamo avanti gli orologi di un’ora e trenta, guadagnando cosi un’ora e trenta di luce, e raggiungiamo Kultukatjara. Il fondo della pista negli ultimi chilometri è veramente corrugato! Andiamo a vedere il villaggio dove vive la comunità aborigena. Il negozio e la pompa di benzina sono per il momento chiusi e la comunità vive in un ambiente veramente molto degradato. Cumuli di spazzatura e copertoni bruciati ovunque. Torniamo indietro di un paio di chilometri e facciamo campo nel “Kultukatjara Camping Ground”. Il campeggio è gestito dalla comunità aborigena, è posto in un bel boschetto, possiede delle docce con acqua fredda e un belvedere sulla pianura circostante. I soldi per il campeggio (A$ 10 per piazzola) si devono mettere in una busta e imbucare in un tubo all’ingresso del campo. Ci godiamo il tramonto preparandoci un risotto in compagnia di un simpatico dingo che circola indisturbato per il campo, incuriosito dai nostri preparativi per la cena.
ABORIGENI
Eredi di una cultura antichissima ed in grado di esprimere opere d’arte davvero bellissime i misteriosi aborigeni australiani non si sono per nulla integrati con l’Australia “bianca”. …anzi, ne sono rimasti vittime. Non vedrete nessun aborigeno che lavora in uffici o negozi (a parte qualche ranger), mentre ne vedrete centinaia a spasso per le strade in attesa che aprano le bottiglierie per fare il pieno di “grog”. Confinati in apposite riserve gli aborigeni ricevono dei sussidi (che sono in realtà una specie di rimborso) da parte dello stato. Peccato che la maggior parte di loro lo destini al grog ad allo junk-food, che devastano la loro salute. I capi villaggio cercano di tenere viva la cultura tradizionale e se visitate qualche mostra permanente resterete sbalorditi per la semplicità e le bellezza dei quadri che gli aborigeni producono. Purtroppo l’integrazione è davvero difficile, nonostante gli sforzi della comunità aborigena e della comunità internazionale.
20.07.2007 Doker River – Yulara (Km 272)
Proseguiamo la pista verso est e dopo circa 180 Km percorribili in due ore e trenta raggiungiamo l’asfalto nei pressi del famoso Kata Tjuta (molte teste) o monti Olgas. Il massiccio, costituito da monoliti granitici, si scorge da lontano sulla spianata desertica ed è veramente incredibile per la varietà di colori e per le dimensioni della roccia. Dopo la visita del sito (molto suggestivo) ci spostiamo verso Uluru, meglio conosciuto come Ayers Rock a circa quaranta chilometri da Kata Tjuta. Sicuramente questo è il luogo più famoso dell’Australia ed il soggetto più fotografato da qualsiasi turista.
Facciamo il giro del colossale monolito fermandoci nei vari siti visitabili con dei percorsi a piedi, ma non facciamo la scalata del monte per il rispetto che abbiamo del luogo sacro agli aborigeni Anangu (e anche perché è ormai quasi ora di pranzo e non ce la sentiamo di fare la scalata sotto il sole). Visitiamo invece l’”Uluru – Kata Tjuta National Park Cultural Center”, un museo dove vengono spiegate la storia, le leggi, la religione e le tradizioni dei popoli aborigeni della zona. All’interno del centro ci sono anche delle gallerie d’opere d’arte ed è possibile vedere degli artisti al lavoro. Pranziamo con un velocissimo panino nel parcheggio con stupenda vista su Uluru letteralmente assaltati dalle peggiori mosche d’Australia (le mosche sanno che in questo luogo vengono migliaia di turisti e li aspettano al varco). Dopo aver fatto altri giri intono ad Uluru e innumerevoli foto nelle varie condizioni di luce raggiungiamo Yulara. Quest’ultima è una specie di trappola per turisti, ed è costituita da un insieme di servizi tra cui alberghi, ristoranti, negozi, supermarket e campeggio intorno ad un’unica strada ad anello. Ma è l’unico posto dove fermarsi nel raggio di almeno un centinaio e passa di chilometri. Quindi non abbiamo alternative e prendiamo posto nell’attrezzatissimo “Ayers Rock Camp Ground” (A$ 29 a piazzola). Subito dopo ritorniamo ad Uluru per ammirare l’imperdibile tramonto su Ayers Rock. Questa volta entrando nel parco da est, dall’asfalto, e non dallo sterrato che proviene da Laverton, dobbiamo pagare l’ingresso al parco (A$ 25 a persona biglietto valido per tre giorni). Per un parco che abbiamo già visitato… Pazienza. Piazziamo le nostre sedie come gli altri (innumerevoli) turisti davanti alla montagna e assistiamo allo spettacolo delle numerosissime variazioni di colore che assume la roccia nel corso dell’ora in cui la osserviamo. Quando il sole è tramontato, davvero, la roccia si accende di un rosso surreale proprio come quello delle cartoline o delle pubblicità. Per cena decidiamo di provare l’affollatissimo “Pioneer Barbecue” dove insieme a decine d’altre persone è possibile arrostirsi spiedini di carne di canguro o dell’agnello marinato nelle spezie, come abbiamo fatto noi, accompagnandolo con insalate a buffet e naturalmente birra alla spina (A$ 50 in due). Il posto è simpatico ma è veramente troppo pieno di turisti, per cui solo per ordinare bisogna fare una lunga fila e con una musica al vivo veramente assordante.
21.07.2007 Yulara – Kings Canyon (Km 303)
TOLLE ONDULEE
Anche se avete viaggiato in nordafrica resterete meravigliati per gli spaventosi tratti di “tolle ondulee” che le piste australiane riescono a produrre. …sia per la lunghezza che per l’altissimo grado di corrugazione. Il merito di ciò è principalmente degli enormi “Road Train”. Non è un caso se in Australia si sono ingegnati per produrre i migliori ammortizzatori per fuoristrada del mondo. Le piste interne, che sono in genere molto larghe e ben tracciate sono per gli australiani delle importanti arterie di collegamento (vista anche la carenza di collegamenti ferroviari) e il governo attua costanti programmi di manutenzione. Difficile quindi definire a priori se un tratto sia facilmente percorribile o meno. Se vi capita di attraversarlo subito dopo una manutenzione vi sembrerà di viaggiare su un’autostrada. Se invece lo percorrete subito prima della manutenzione esso può presentare delle corrugazioni in grado di smantellare la vostra macchina e le vostre vertebre…
Lasciamo Yulara di buon mattino e ci dirigiamo tramite asfalto sulla Lasseter Highway per raggiungere dopo circa 136 Km la Luritja Road che si dirige verso nord. Incrociamo dopo circa 68 Km la Ernest Giles Road e dopo circa altri 100 Km arriviamo al Kings Canyon. Il canyon con le sue pareti a picco alte 100 mt. si trova nel Watarrka National Park.
Visitiamo il bellissimo Kings Canyon che offre delle vedute spettacolari e percorriamo il Kings Creek Walk, un sentiero lungo il letto roccioso del torrente. Dopo esserci riposati un po’ ed aver fatto uno spuntino in un area attrezzata con barbecue a gas gratuiti nei pressi della strada, proseguiamo il nostro giro percorrendo il sentiero chiamato Katheen Springs Walk, un bel sentiero che sbocca in una piscina naturale. Stanchi per le lunghe passeggiate e spossati dal caldo che nelle ore centrali della giornata si fa sentire, raggiungiamo il “Kings Canyon Resort” (A$ 27 a piazzola) dove ci riposiamo prima di cena. Ceniamo all’ “Outbak Barbecue” un simpatico locale dove si esibiscono dal vivo cantanti country australiani e si mangia tutti assieme su lunghe tavolate in legno. Noi abbiamo preso pizza e bistecche di canguro cotte su un grande barbecue (A$ 60 in due). Il ristorante è molto migliore e meno affollato di quello della sera precedente. Il cibo è ottimo e la musica piacevole. Anche la birra è all’altezza della situazione.
22.07.2007 Kings Canyon – Glen Helen (km 225)
All’apertura della reception del “Kings Canyon Resort” acquistiamo il permesso per percorrere la “Mereenie Loop Road” (A$ 2,20), che attraversa territori aborigeni sotto l’amministrazione del Central Land Council. Il permesso viene rilasciato solo il giorno stesso in cui si deve effettuare il viaggio, insieme ad esso viene consegnato un opuscolo con la spiegazione dei vari siti visitabili. Il percorso sterrato è molto panoramico, attraversa montagne rocciose, grandiose vallate e si avvicina a maestosi letti di fiumi in questa stagione asciutti. Lungo il percorso avvistiamo un grazioso dingo, alcune aquile e numerosi uccelli rapaci. Sulla Larapinta Drive svoltiamo verso nord dove incontriamo la “Tnorala Conservation Reserve” che include il “Grosse Bluff”, un grande cratere formato da un meteorite caduto sulla terra milioni di anni fa. Subito dopo passiamo il Tylers Pass da cui si gode uno splendido panorama. Dopo 13 Km svoltiamo sulla Namatjira Drive. Entriamo così nel West McDonnel National Park dove andiamo a visitare la Redbank Gorge, una stretta gola con delle altissime pareti dalle molteplici sfumature della roccia e una bella pozza d’acqua.
Dopo altri 25 chilometri di sterrato raggiungiamo Glen Helen dove parcheggiamo per prenotare il campeggio e pranzare al bar del resort.
Appena scesi dalla macchina ci accorgiamo di avere una ruota a terra (la famigerata posteriore destra…). Cambiamo la ruota chiediamo se la possono riparare sul posto, ma ci spiegano che non ci sono gommisti sul luogo ed il posto più vicino per ripararla è Alice Springs. Il nostro itinerario non prevedeva di passare da Alice Springs ma di raggiungere la Tanami Track direttamente tramite sterrato e quindi di percorrere più di 1.300 Km tutti in fuoristrada. Purtroppo senza ruota di scorta è impensabile avventurarsi in un così lungo percorso, tanto più che la ruota di scorta che abbiamo appena montato è una vera schifezza, usurata all’inverosimile. Per cui decidiamo, anche perché oggi è domenica, di restare per la notte al “Glen Helen Resort” (A$20 a piazzola). Pensiamo di passare domani ad Alice Springs per riparare la ruota e prendere la Tanami Trak dall’inizio, subito a nord della città. Il cambiamento d’ itinerario non dovrebbe modificare in alcun modo i tempi del percorso complessivo. Facciamo un veloce spuntino a base di pasticcio di carne e gelato ed andiamo subito a visitare la vicina Glen Helen Gorge. Subito dopo la visita prendiamo la Toyota e andiamo a visitare la Ormiston Gorge, 24 Km ad ovest, una delle gole più impressionanti tra quelle viste finora. Vediamo e fotografiamo da vicino anche due begli esemplari di wallaby, intenti a sgranocchiare i frutti degli eucalipti.
Nella vallata c’è veramente un silenzio impressionante. Al tramonto andiamo al belvedere che si trova 1 Km ad ovest di Glen Helen dove è possibile ammirare il panorama sul monte Sonder ed il Finke River che scorre nella vallata. Per cena ci arrostiamo sul barbecue del campo degli ottimi spiedini di vitello con patate alla piastra accompagnati dalle immancabili birre provenienti dal nostro frigo.
23.07.2007 Glen Helen – Tilmouth Roadhouse (km 326)
Nelle prime ore della mattinata percorriamo la strada asfaltata fino ad Alice Springs dove troviamo un buon gommista che ci ripara la ruota bucata (A$ 30). Quindi approfittiamo per fare un giro in centro e per fare provviste alimentari per i giorni successivi. Passiamo inoltre anche dalla sede della Britz (l’agenzia di noleggio del fuoristrada) dove approfittiamo per farci sistemare gli specchietti retrovisori molto traballanti, farci sostituire le sedie abbastanza vecchie e malandate con altre due nuove e per farci dare una lampada a neon che era prevista nell’elenco del materiale ma che a Perth non ci avevano consegnato. Occorre ammettere che l’assistenza della Britz di Alice Spring si dimostra veloce e competente. Facciamo un veloce spuntino-pranzo sui tavolini nel giardino della sede della Britz e poi proseguiamo verso nord per circa 20 Km fino all’imbocco della Tanami Track. Seguiamo la Tanami fino alla Tilmouth Roadhouse. La prima parte della pista, fino alla Tilmouth Roadhouse, è asfaltata e corre proprio lungo pianure semidesertiche dando veramente l’idea del vasto e vuoto outbak australiano. Lungo il percorso incontriamo solo un paio di colossali roadtrain, lunghi “treni della strada” formati da una motrice con numerosi rimorchi. Questi mostri arrivano a trasportare con una sola gigantesca motrice sino all’equivalente di 5-6 dei rimorchi dei nostri TIR anche sulle piste più dissestate. Viaggiano come treni a 100-110 Km/h e sembra che abbiano uno spazio di frenata di circa 1 Km!.
Arrivati alla “Tilmouth Roadhouse” paghiamo il campo (A$ 18 a piazzola) e ci informiamo se è possibile fare rifornimento a Rabbit Flat, nostra prossima tappa, in quanto abbiamo letto nelle cartine e nelle guide che il rifornimento di Rabbit Flat è chiuso per tre giorni la settimana (lunedì, martedì e mercoledì), e oggi è lunedì. In previsione di ciò a Yulara avevamo comprato un bidone da 20 litri (che ci siamo scarrozzati inutilmente per tutta la durata del viaggio). Gentilmente dalla Roadhouse telefonano a Rabbit Flat e ci comunicano che in questa settimana il rifornimento sarà aperto tutti i giorni della settimana. Ottimo! Facciamo una breve passeggiata al tramonto lungo il bellissimo letto di un fiume asciutto, con degli enormi eucalipti ai lati, che si trova proprio dietro il campo. Ceniamo al campo con delle buonissime bistecche “alla Tex Willer” arrostite alla piastra con patate accompagnate questa volta da un ottimo cabernet syrah australiano. Passiamo la serata attorno al fuoco assieme ad un gruppo di australiani di Derby, molto loquaci che ci forniscono una serie innumerevole di informazioni sul Kimberley, dove arriveremo nei prossimi giorni. Attorno al fuoco si chiacchiera di strane storie come quella dei ragazzi, in viaggio come noi, uccisi in modo orribile da un assassino mai trovato, vicino a Wolf Creek, dove dovremmo andare noi dopodomani e da cui è stato tratto un terrificante film (che purtroppo abbiamo visto…). Poi si fa tardi ed andiamo tutti a dormire.
24.07.2007 Tilmouth Roadhouse – Rabbit Flat (km 416)
Dopo aver salutato i nostri amici australiani iniziamo il tratto sterrato della Tanami Track. Dopo solo 90 km, un pietrone preso lateralmente ci fa bucare per la terza volta sempre la stessa ruota, la mai abbastanza maledetta posteriore destra. Fortunatamente mancano solo 10 km per il villaggio aborigeno di Yuendumu quindi ci rechiamo al villaggio a 2 Km a nord della pista per vedere se qualcuno ce la può riparare. Al villaggio (davvero tipico nella sua trasandatezza e sporcizia) ci indicano una specie di officina-negozietto alimentari gestita da un signora hippy che sembra appena uscita da una foto degli anni sessanta. Con molta calma viene incaricato del lavoro un giovane e neghittoso aborigeno, uno dei pochissimi che abbiamo visto lavorare se non per dipingere quadri. Dopo circa un’ora e trenta minuti la ruota è riparata (da Lone con la scarsa collaborazione dell’aborigeno) con una bella toppa al copertone ed una camera d’aria nuova (A$45). A questo punto mettiamo la ruota “sfigata” come ruota di scorta e decidiamo di viaggiare con quella di scorta, anche se molto usurata. Speriamo bene! Proseguiamo per altri trecento chilometri su questa pista di terra rossa veramente desertica che attraversa prati di spininfex color giallo oro alternati a qualche cespuglio d’acacia e punteggiati da miliardi di termitai rossi di tutte le forme e dimensioni.
Questo paesaggio sembra estendersi all’infinito per centinaia di chilometri. Nel primo pomeriggio arriviamo alla “Rabbit Flat roadhouse”, conosciuta come la roadhouse più isolata di tutta l’Australia, infatti, nel raggio di centinaia di chilometri in tutte le direzioni non c’è veramente nulla di abitato.
Un paio di chilometri prima di arrivarci ci taglia la strada un aggraziato emu che corre così velocemente da non consentirci di a fare in tempo a prendere la macchina fotografica per scattare una foto. La roadhouse è gestita dal 1969 da marito e moglie, due particolarissimi personaggi, ormai anziani, che sembrano rimasti come tutto l’ambiente della roadhouse a quarant’anni fa. L’edificio all’interno è abbastanza strano, perchè vendendo anche alcolici, e restando chiuso per tre giorni la settimana, ha dei sistemi di blindatura del negozio e delle docce veramente particolari. I clienti vengono serviti attraverso uno sportello simile a quello di un ufficio postale, ma artigianale… Per campeggiare in un area poco distante, e con solo i servizi essenziali, si pagano A$8 per il campo e A$3 a persona per la doccia calda che si può fare nell’edificio della roadhouse.
Dopo aver sorseggiato delle piacevoli birre accompagnate da crackers ai cereali, andiamo al campo tra gli alberi d’acacia a goderci uno dei più bei tramonti del viaggio. Cena con risotto e ottimo cabernet australiano.
25.07.2007 Rabbit Flat – Halls Creek (km 500)
Proseguiamo il nostro itinerario sulla Tanami Track verso nord-ovest, passiamo accanto alla Tanami Mine, una miniera d’oro non visitabile e dopo un centinaio di chilometri passiamo la frontiera e rientriamo nel Western Territory. Spostiamo indietro gli orologi di un’ora e trenta e proseguiamo sempre all’interno del Tanami Desert verso Billiluna, una comunità aborigena, visitabile solo in caso d’emergenza. La pista ci regala in questa zona paesaggi diversi. Accanto e la pista passano numerosi torrenti un parte asciutti o con poca acqua, ogni tanto ci sono piccoli guadi da attraversare e una gran quantità di piante fiorite soprattutto con bellissimi fiori gialli. Si attraversano pascoli verdi dove numerose mucche si godono beatamente la giornata. Circa 40 Km dopo il bivio per Billiluna svoltiamo sullo sterrato (davvero malridotto) che porta dopo 16 Km a Wolf Creek.
Il cratere meteoritico di Wolf Creek, largo 835 mt. e profondo 50 mt. è il secondo per larghezza al mondo. Secondo gli aborigeni segna il punto in cui un gigantesco serpente è emerso dalla terra. Al suo interno (molto profondo) si è formato un laghetto in questa stagione asciutto. E’ un luogo veramente suggestivo! Avevamo previsto di fermarci qui per la notte, ma è ora di pranzo e fa molto caldo, per cui dopo uno spuntino all’ombra di un eucalipto abitato da pappagalli che ci lanciano addosso foglie e rametti, decidiamo di proseguire verso la cittadina di Halls Creek. È il primo centro abitato che incontriamo dopo Alice Springs per cui decidiamo di fare un giretto in paese. Facciamo rifornimento di viveri e di carburante (che scarseggia in paese e che vendono in un unico rifornimento). Al tramonto prendiamo posto nell’affollato “Halls Creek Caravan Park” (A$22 a piazzola). Ceniamo accanto alla piscina del campeggio arrostendoci sul barbecue a gas delle ottime bistecche accompagnate da fagioli e mais e naturalmente birra a volontà. Notiamo come stasera essendo saliti parecchio a nord le serate non sono più fresche come lo erano nel deserto, qui fa caldo anche di notte! Approfittiamo anche della lavanderia a gettoni del campo dove con pochi dollari si può fare un bel bucato.
26.07.2007 Halls Creek – Windjana Gorge (km 465)
Appena pronti decidiamo di andare seguire il consiglio degli australiani conosciuti alla Tilmouth Roadhouse e di visitare Old Halls Creek, la vecchia città fantasma dei tempi della corsa all’oro. Ci sono pochi resti, tra cui delle mura di un ufficio postale costruite con blocchi ricavati dal materiale di costruzione dei termitai (praticamente la cacca delle termiti impastata con la terra e con le foglie dello spinfex, una vera rarità!) e un piccolo cimitero abbandonato. Torniamo in paese e prendiamo l’asfalto della Great Northern Higway verso Fizroy Crossing che raggiungiamo nella mattinata. Facciamo un salto al supermarket per comprare alcuni yogurt per pranzo (ormai fa caldo e decidiamo di optare per pranzi leggeri) e proseguiamo sempre via asfalto verso Derby fino al bivio con la Leopold Downs Road. Siamo nel Kimberley! Una delle zone più belle e più piacevoli del nostro viaggio. Da qui in poi il transito è consentito solo ai mezzi a quattro ruote motrici, non tanto per il fondo della pista che è quasi identico a quelli percorsi finora (ovvero con lunghi tratti di infernale tolle ondulee), ma in quanto si devono attraversare parecchi guadi, a volte anche piuttosto lunghi o profondi. Il paesaggio cambia completamene, ai lati della strada. Alte pareti rocciose si alternano a verdi pianure. Tutto intorno magnifici baobab e bufali gibbuti che pascolano sui verdi prati.
Attraversiamo fiumi dalla rigogliosa vegetazione tropicale. Prima di pranzo andiamo a visitare il meraviglioso Tunnel Creek nell’omonimo National Park. Mettiamo i pantaloni corti e portiamo con noi sandali e torce perchè bisogna fare dei tratti al buio in acqua. Attraversiamo dei grandi blocchi granitici e raggiungiamo il fiume. Questo fiume scorre sotterraneo per un lungo tratto di circa un chilometro e poi sbocca in un’incantevole gola. Alla flebile luce delle nostre torce, e nel silenzio rotto solo dallo scorrere del fiume, ci cerchiamo i passaggi migliori, immergendoci nelle sue fresche acque, veramente molto piacevoli considerando il caldo che fa fuori.
Alla fine del percorso ci aspetta la splendida veduta di una gola incontaminata, mentre sulle rocce circostanti possiamo ammirare dei bei dipinti rupestri aborigeni. Sembra veramente di essere arrivati in un eden! Ritorniamo indietro sui nostri passi al fuoristrada e dopo aver fatto uno spuntino veloce proseguiamo verso Windjana Gorge a 35 km di distanza nel Windjana Gorge National Park Attraversiamo paesaggi bellissimi pieni di stupendi baobab e dalla vegetazione lussureggiante. Arriviamo al campo “Windjana Gorge” e andiamo subito a visitare la gola dove si trovano le grandi pozze create dallo scorrere del fiume, popolate da numerosissimi coccodrilli (freshwater crocodiles) e da un numero incredibile di uccelli dai più svariati colori.
Riusciamo a scorgere in lontananza anche un raro rock-wallaby. Stanchi ma soddisfatti per la bellissima giornata trascorsa, ci riposiamo al campo del parco ben attrezzato, con docce e servizi. La quota del campo (A$20 a piazzola) viene riscossa al tramonto da un ranger del parco. Per cena risotto alla carne con verdure e birre.
Tunnel Creek
27.07.2007 Windjana Gorge – Mt. Barnett Roadhouse (km 290)
Stamattina, per prima cosa, andiamo a visitare, ad un paio di chilometri dalla gola, un piccolo sito storico, le rovine di Lillimooloora, una delle prime case coloniche con posto di polizia risalente al 1893, scenario delle leggendarie imprese del tracker aborigeno fuorilegge Jandamarra.
Proseguiamo poi, sempre su pista, fino ad incrociare la mitica Gibb River Road che seguiamo verso ovest. Da qui in poi siamo già sulla via del ritorno. Arriviamo quindi al King Leopold Ranges Conservation Park. All’interno di quest’ultimo prendiamo una deviazione sulla sinistra che in 29 km di sterrato, con attraversamento di simpatici guadi, ci porta alla Bell Gorge.
Seguendo un bel percorso a piedi si può vedere questa bellissima gola con stupenda cascata, una delle più belle della regione.
Pranziamo con panini e yogurt a Silent Grove, un luogo attrezzato dove volendo si può anche campeggiare. Riprendiamo la Gibb River Road verso la Mt Barnett Roadhouse e facciamo una breve deviazione per vedere un albero di baobab il ”Frank Hann Baobab Tree” segnato sulle cartine non si sa bene per quale motivo. Siamo a soli 30 km dalla Mt Barnett Roadhouse, quando, prendendo una buca subito dopo un guado, squarciamo e questa volta distruggiamo definitivamente, il copertone usurato (sempre la posteriore destra…!). Cambiamo velocemente la ruota e raggiungiamo la roadhouse. Sono le 16.00 e speriamo che ci vendano un copertone e una camera d’aria per poterli sostituire. Ci dicono che se ne parla domattina verso le 11.00, prima sono troppo indaffarati. Ci dicono anche di lasciare il cerchione lì perchè ci faranno trovare tutto pronto per l’orario stabilito, non ci sono altre soluzioni possibili, nonostante le insistenze. Per cui ci rassegniamo e andiamo a visitare la Galvans Gorge, 14 Km indietro sulla Gibb River Road. Passiamo la notte al campo della “Mt Barnett Roadhouse” situato a 7 Km verso l’interno (A$ 25 a piazzola). Il campo si trova in una magnifica posizione tra enormi baobab e una bella pozza d’acqua dalle rive sabbiose. Un bel posto.
Ceniamo al campo con risotto e birre.
Bell Gorge
28.07.2007 Mt. Barnett Roadhouse – Home Valley Station (Km 293)
Dato che dobbiamo aspettare la sistemazione della ruota fino alla tarda mattinata, decidiamo di fare trekking e visitare la Manning Gorge. Per raggiungerla un percorso tracciato parte proprio dal campo. Il primo tratto lo percorriamo aggirando la pozza ed immergendoci fino alle cosce nel fiume, il resto del percorso si svolge su un pianoro con dei bei panorami tra i baobab, fino a discendere da un costone di roccia ed arrivare a una grandiosa cascata con un bel lago dove è possibile fare il bagno.
Fa caldo ed il percorso è lungo e faticoso. Non abbiamo portato con noi i costumi perciò restiamo a goderci lo spettacolo seduti sulle rocce. Anche questo è uno dei posti più belli visti finora. Torniamo verso il campo spossati dal gran caldo e questa volta decidiamo di attraversare il fiume nuotando nel laghetto in mutande e T-shirt. Non sarà molto elegante ma in fondo siamo nell’outback… Per traghettare zainetti e macchine fotografiche adoperiamo gli appositi contenitori di polistirolo che si trovano sulle rive del fiume proprio per consentire il trasporto degli oggetti. Quando ci rivestiamo, rinfrancati dalla bella nuotata nelle fresche acque del fiume sono già le 11.00 ed è ora di ritirare la ruota. E’ gia pronta con un bel copertone Dunlop Road Gripper nuovo di zecca (370 A$, ovvero circa 237 €) speriamo questa sia l’ultima foratura! Proseguiamo sempre a nord-ovest sulla Gibb River Road e ci fermiamo a fare uno spuntino all’ombra degli alberi dell’Ellenbrae Station, una piacevole fattoria a 5 Km dalla pista principale. Avevamo in programma di fermarci ad El Questro per la notte, ma avendo perso del tempo per la ruota (ed il trekking), arriviamo poco prima del tramonto a Home Valley Station. Subito prima di arrivare sul posto ci affacciamo al magnifico belvedere sulla vallata del Pentecost River. Il campo dell’“Home Valley Station” (A$ 20 a piazzola) è molto ben attrezzato ed ha dei modernissimi bagni con doccia e lavandino in ciascuno di essi. Ceniamo nel simpatico ristorante del campo, che possiede anche dei bei tavoli all’aperto sotto un grandissimo baobab, dove assistiamo ad una partita al biliardo, alla presenza di un simpatico cane che segue attento, appoggiandosi al tavolo, ogni mossa del suo padrone. Sembra davvero che capisca il gioco… Cena con ottimo Barramundi (grosso pesce di fiume), patatine fritte e la torta “Apple crumble” e naturalmente birra a volontà (A$ 72 in due)
29.07.2007 Home Valley Station – Victoria River Crossing (km 490)
Appena partiti ci aspetta il mitico guado del Pentecost River, fiume infestato dai grossi coccodrilli d’estuario e impossibile da percorrere per la sua portata durante la stagione umida. In questo periodo il guado è abbastanza lungo ma non troppo difficile da percorrere con un mezzo 4×4.
Lo attraversiamo più volte per avere la possibilità di scattare più foto dell’attraversamento.
Poi proseguiamo fino ad “El Questro Resort” dove facciamo i biglietti per visitare El Questro Wilderness Park (A$ 15 a persona, il permesso vale una settimana) e dove ci danno degli opuscoli con tutti i siti e i possibili giri da fare nel parco. Sono veramente tanti!
Ci rammarichiamo di avere solo una mezza giornata ancora a disposizione, prima di andare avanti con il nostro giro. Il Kimbeley meriterebbe davvero più tempo! Il primo sito che andiamo a visitare sono le Zebedee Springs, delle sorgenti di acqua calda termale tra una vegetazione tropicale lussureggiante.
Poi ci arrampichiamo alle Emma Gorge, un’altra bellissima gola con un’altissima cascata su uno splendido lago dalle purissime acque turchesi. Il trekking è lungo e davvero impervio. Lone cerca refrigerio al gran caldo fa una bella nuotata nell’acqua gelida della profonda pozza mentre Lalla resta a godersi il panorama con i piedi a mollo nell’acqua. Purtroppo è già ora di lasciare questo paradiso. Per cui scendiamo all’”Emma Gorge Resort”. Al bar del resort (distrutti) ci scoliamo due bottiglie di Gatorade, saliamo in macchina e procediamo verso Kununurra. La cittadina è piacevole ed ordinata ma la domenica alle due di pomeriggio è veramente deserta. Troviamo aperto solo un bar-libreria con dei tavolini all’aperto dove pranziamo con delle piccole quiche.
Maciniamo chilometri d’asfalto fino a Timber Creek ed è quasi il tramonto. Decidiamo di proseguire, andando veramente molto piano, fino a Victoria River Crossing, infatti, sul ciglio della strada si materializzano come per incanto decine e decine di canguri saltellanti che guardano i fari del nostro fuoristrada veramente stupiti. Facciamo campo al “Victoria River Wayside Inn” (A$15 a piazzola). Il campo si trova accanto al rifornimento ed ha anche un piacevole posto di ristoro (in perfetto stile “outback”) con tavolini all’esterno, gestito da delle simpatiche ragazze. Prendiamo hamburger vegetariano, fish & cips e birre (A$ 36 in due) subito prima dell’ora di chiusura.
30.07.2007 Victoria River Crossing – Darwin (km 523)
Oggi percorso di trasferimento via asfalto verso Darwin. Ci fermiamo per fare carburante nella cittadina di Katherine, passiamo velocemente da Pine Creek e nella tarda mattinata siamo a Darwin. Facciamo un giro in centro, uno spuntino-pranzo in uno dei bei caffè lungo la Smith St Mall, strada pedonale del centro e visitiamo i principali edifici storici, per la verità abbastanza moderni.
Facciamo un giro sull’Esplanade, strada piena di verde con vedute sul mare e facciamo un giro per i negozi. In un bel negozio di articoli da campeggio l’”NT General Store” compriamo ad un prezzo d’affare due bei sacchi a pelo uno -5° e uno -15° da usare (speriamo) per i nostri prossimi viaggi sahariani. Continuiamo ad andare su e giù a piedi per il centro, e in auto per i sobborghi di Darwin, in particolare a Fannie Bay, fino all’ora di cena. Scegliamo di cenare al grazioso “Kitty O Shea’s Pub” dove prendiamo una ricca insalata Caesar e un panino con pork roll, accompagnati da ottima Guinness e Kilkenny alla spina (A$ 36 in due). Dopo cena cerchiamo il campeggio e ci dirigiamo allo “Shady Glen Caravan Park”. Sono solo le 19.30 ed è già chiuso. Due simpatiche ragazze con tenda ci dicono che hanno già fatto il giro di tutti i campeggi della città e sono tutti pieni, questa è la loro ultima possibilità, hanno un numero di telefono per chiamare qualcuno della reception, chiamano e cinque minuti dopo arriva una signora che sistema anche noi (A$ 26 a piazzola). Il campo è quasi al completo ma siamo stati fortunati. Finiamo la serata gustando una papaya comprata al supermercato Coles. Siamo ai tropici…!
31.07.2007 Darwin – Cooinda (Kakadu National Park) (km 431)
Completiamo la visita di Darwin visitando la East Point Reserve e il Museum & Art Gallery of the Northern Terryory. In quest’interessante museo sono esposte bellissime collezioni di arte aborigena, una sezione dedicata al ciclone Tracy che devastò Darwin nel 1974. Il museo conserva inoltre il corpo impagliato di “Sweetheart,” un coccodrillo marino pesante 780 Kg. e morto di stress durante un tentativo di cattura da parte degli umani. Finita la visita al museo ci dirigiamo via asfalto verso il Kakadu National Park percorrendo la Arnhem Highway fino all’ingresso del parco. Sappiamo dalle nostre guide che si deve pagare un biglietto d’ingresso, ma all’entrata del parco non c’è nessuno per poterlo acquistare. Ci fermiamo all’”Aurora Kakadu Resort” a chiedere per il biglietto, e ci spiegano che da un anno l’ingresso al parco è gratuito e ci consigliano per prima cosa di andare al centro visitatori “Bowali” vicino a Jabiru. Al centro visitatori vi è un bel percorso informativo che illustra l’ecosistema del parco e i sistemi di vita delle popolazioni aborigene dei dintorni. Vi è un negozio e un bar dove approfittiamo per pranzare con yogurt e gelato.
Subito dopo andiamo a visitare lo spettacolare sito di Ubirr, 40 Km a nord rispetto al centro visitatori. Questo è il più famoso sito d’arte rupestre aborigena del parco e si trova su una scarpata dell’Arnhem Land. Ci sono centinaia di raffigurazioni di animali o figure umane, tra cui le famose Namarrkan Sister e la raffigurazione del serpente arcobaleno. Dall’alto della scarpata si può godere una bellissima vista a 360° sulla vallata dell’East Alligator River. Il posto è davvero suggestivo.
Ritorniamo al bivio e prendiamo la Kakadu Highway verso sud. Andiamo a visitare il sito di Nourlangie, altro sito famosissimo per i suoi dipinti rupestri. (Foto 556)Un percorso in salita attraverso delle scale e delle passerelle in legno consente di ammirare questi capolavori dipinti sulla roccia. Nei pressi non dimentichiamo di vedere anche l’Anbangbang Billabong, ricoperto da ninfee, dove possiamo osservare numerosi uccelli acquatici.
Al tramonto, stando sempre attenti al passaggio dei canguri (uno di loro ci taglia la strada con dei balzi incredibili e sparisce nel bush), facciamo campo al “Gagudju Lodge Cooinda Caravan Park ” (A$ 25) dove alla reception prenotiamo anche il giro in battello sullo Yellow Water per l’indomani mattina alle 9.00 (A$ 55 a persona). Ceniamo al “Barra Bar & Bistò con una bell’insalata Caesar, Barramundi e patatine (A$ 40 in due). Il posto non è male con i suoi tavoli all’aperto, ma il servizio è stato veramente lento. Dopo cena approfittiamo delle lavatrici a gettoni per lavare i vestiti ormai ricoperti da vari strati di polvere rossa.
01.08.2007 Cooinda (Kakadu National Park) – Gunlom Falls (Kakadu National Park) (Km 130)
Oggi, per il nostro anniversario di matrimonio, ci concediamo una giornata rilassante. Partiamo puntualmente alle nove in punto, in prima fila sul battello che percorre le rive dello Yellow Water Billabong. Si percorrono le lente acque del Jim Jim Creek e del South Alligator River.
Si possono ammirare da vicino moltissimi enormi coccodrilli d’estuario, uccelli selvatici come aquile, gru, nibbi e molti altri. Anche il paesaggio, tra mangrovie ed altre bellissime piante tropicali, è veramente da non perdere.
Il giro dura due ore per cui alle 11,00 in punto riprendiamo il nostro fuoristrada e proseguiamo verso sud-ovest fino al bivio per lo sterrato che in 37 km porta a Gunlom Falls.
Ci fermiamo per lo spuntino dell’ora di pranzo a Kambolgje un’area dove è possibile fare pic-nic ed eventualmente campeggio. Arriviamo dopo poco a Gunlom Falls, dove una spettacolare e altissima cascata sul Waterfall Creek si riversa in un bellissimo lago dalle pulitissime acque. Per fortuna questo lago non è quasi mai infestato dai coccodrilli perciò è molto piacevole fare il bagno nelle sue acque. Questa volta ci attrezziamo di costume e ci godiamo quasi tutto il pomeriggio nuotando tranquillamente nelle acque del laghetto. Facciamo campo ad alcune centinaia di metri dalla cascata. Il campo di Gunlom Falls, con docce calde e sevizi (A$ 10,8 a piazzola) è gestito dai rangers del parco che vengono a riscuotere la quota al tramonto, quando ci godiamo un buon libro sotto un albero dai frutti stranissimi somiglianti a degli ananas, ma più coriacei. (Foto 645)Ceniamo arrostendoci su una piastra a gas del campo delle magnifiche bistecche con patate alla piastra. Dopo cena assistiamo assieme agli altri ospiti del campo a una proiezione di diapositive preparata dai rangers aborigeni, sulle loro famiglie, sui loro modi di vivere e sugli animali del parco. Un modo piacevolissimo di concludere una giornata veramente rilassante!
02.08.2007 Gunlom Falls (Kakadu National Park) – Mataranka (Km 320)
Continuiamo il nostro itinerario verso sud sulla Kakadu Highway fino alla piccola cittadina di Pine Creek dove facciamo una ricca colazione al simpatico “Mayse’s” con una buonissima fetta di torta al cioccolato. Prendiamo poi la Stuart Highway verso sud-est fino a Katherine dove ci fermiamo un paio d’ore e approfittiamo per fare un giro dei negozi della via principale. Lone è martoriato dai morsi di alcuni voraci e invisibili moscerini (midges), che gli creano un prurito insopportabile, si fa consigliare in una farmacia un antistaminico e una pomata al cortisone (che però non gli daranno un gran giovamento).
Sempre sulla via principale passiamo da un piccolo negozio d’oggetti di antiquariato, da un negozio di articoli per la pesca e il campeggio e dal supermercato dove rimpinguiamo le nostre scorte di viveri. Fa un gran caldo quindi proseguiamo per altri 27 Km sempre verso sud-est fino al Cutta Cutta Caves Natural Park. Prendiamo parte alla visita guidata delle 13.00 che consente di visitare una suggestiva serie di grotte carsiche ricche di stalattiti dalle più svariate forme. Dopo la visita che dura 45 minuti facciamo uno spuntino nel parcheggio del parco sempre ossessionati dalle terribili e instancabili mosche. Proseguiamo verso Mataranka dove arriviamo nel primo pomeriggio. Facciamo una sosta allo “Stock Yard Gallery” un piacevole caffè–galleria dove gustiamo un buonissimo frappè di gelato al caffè (ice-coffee). In questo locale sono esposti e messi in vendita quadri ed altri oggetti d’artigianato, realizzati da artisti aborigeni. Molto belli, ma anche purtroppo un po’ troppo costosi. Subito dopo andiamo a visitare l’Elsey National Park.
Del parco fa parte la Bitter Springs, una sorgente di acqua a 34° immersa in un autentico frammento di giungla tropicale.
Facciamo il giro del sentiero che attraversa una palude da film e vediamo nel bush tantissimi canguri e wallaby che ci guardano stupiti prima di nascondersi tra la vegetazione. Visto che abbiamo il pomeriggio libero andiamo a prendere i costumi e ci immergiamo nelle acque di questa piscina termale naturale.
Non è rinfrescante , ma è piacevole, anche se non molto rilassante, nuotare passando al di sotto di ragnatele tessute da ragni giganti. E’ bello farsi trascinare dalla corrente del fiume, in un mondo tropicale, dove non sembra improbabile che da un momento all’altro, il mostro della palude venga a divorarci. Scherziamo, anche questo è un posto di paradiso sconosciuto ai più e che non ci aspettavamo di trovare! Al tramonto usciamo dalle calde acque della sorgente e andiamo a prendere posto al “Mataranka Homestead Resort” (A$ 22 per la piazzola con attacco luce questa volta perchè la batteria secondaria che alimenta il frigo sembra perdere colpi) vicinissimo ad un’altra piscina termale, molto meno selvaggia della precedente e sempre immersa in una sacca di foresta pluviale. Ceniamo al simpaticissimo ”Maluka’s”, il bistrò del capeggio, con fish & cips, birre australiane e un’abbondante porzione di cheesecake (A$ 31 in due). Attendiamo che ci servano la cena in compagnia di un simpatico ranger con un cucciolo di wallaby, salvato da lui dopo che gli era stata uccisa la madre.
Dopo cena, illuminati solo dalla luce della luna, andiamo a fare il bagno alla piscina termale. Veramente fantastico! La sera girano per il campo numerosi wallaby.
03.08.2007 Mataranka – Tennant Creek (Km 579)
Oggi lunga tappa di trasferimento verso sud. Facciamo sosta a Larrimah perché pensavamo fare colazione alla famosa “Fran’s Devonshire Theahouse”, ma alle 8.30 è ancora chiusa. Quindi facciamo colazione con toast e marmellate casalinghe di mango e passion fruit al “Larrimah Hotel & Caravan Park”. Procediamo sempre verso sud, fermandoci a fare carburante nella piccola cittadina agricola di Elliott. Arriviamo poi a Renner Springs, località che segna la linea di transizione tra il clima caratterizzato da stagione delle piogge e stagione secca del Top End e quella desertica del centro Australia. A Renner Spring facciamo uno spuntino con sfoglie alla carne al pub della stazione di servizio. Infatti, da qui in poi il paesaggio cambia notevolmente, non c’è più la vegetazione tropicale a tenerci compagnia, ma si torna ad una vegetazione semidesertica. Ci fermiamo per una breve sosta-gelato alla “Banka Banka Station”, superiamo Three Ways e giungiamo a Tennant Creek nelle prime ore del pomeriggio. Anche se Tennant Creek è l’unico centro abitato di una certa dimensione tra Katherine e Alice Springs non si può dire che sia una vivace cittadina. Lungo la sua sonnolenta strada principale ci sono alcuni negozi, alcuni pub, un supermarket e una farmacia dove Lone sperimenta un’altra pomata per i morsi degli insetti che gli lasciano tracce sempre più spaventose e che gli spiegano chiamarsi “midges”. Facciamo campo all’”Outbback Caravan Park” (A$ 26 a piazzola con attacco luce). Cena al campo preparata da noi stessi, a base di risotto alla zucca con secondo di zucca e patate. Anche il campo è un po’ sonnolento alle 19.00 il bar è già chiuso, quindi non ci resta che andare a dormire.
04.08.2005 Tennant Creek – Alice Springs (Km 523)
Ad un centinaio di chilometri a sud di Tennant Creek ci fermiamo alle Devil’s Marbles, chiamate dagli aborigeni Karlukarlu, cioè uova del serpente arcobaleno. Si tratta invece di enormi massi di granito tondeggianti messi nelle più strane posizioni.
Lungo la Stuart Highway prendiamo un caffè alla “Wycliffe Well Roadhouse” decorata con raffigurazioni di alieni e pieno di ritagli di giornale che riguardano questo tema.
Arriviamo poi a Barrow Creek dove c’è una vecchia stazione del telegrafo del 1870 e un piccolo cimitero oltre ad uno dei più antichi pub della Stuart Highway. Ci fermiamo anche a Ti Tree al “Red Sands” una bella galleria d’arte dove sono esposte opere di artisti aborigeni della regione di Utopia. Qui compriamo una bellissima piccola tela dipinta e una graziosa T-shirt con motivi aborigeni, oltre a qualche regalino da portare in Italia (si dice che questo negozio abbia i prezzi tra i più convenienti del Northern Territory).
Dodici chilometri più a sud ci fermiamo alla “Red Centre Farm”,dove compriamo un liquore e un gelato al mango prodotto nelle loro piantagioni. Approfittiamo per fare lo spuntino dell’ora di pranzo sul terreno della fattoria, perché come ci spiega la signora (di lontane origini italiane) che vende i prodotti, su questo terreno non ci sono le terribili mosche debellate da loro con la lotta biologica. Arriviamo nel pomeriggio ad Alice Springs dove, per prima cosa passiamo dalla Britz a farci cambiare la seconda batteria del Toyota (ormai finita) e ripristinare così il funzionamento del frigo un po’ sofferente; poi passeggiamo un po’ per il centro, soprattutto nella zona pedonale, anche se il sabato pomeriggio c’è poca gente in giro e i negozi chiudono presto.
Girando per il centro scopriamo un simpaticissimo pub da consigliare vivamente a chi si trova a far tappa ad Alice Spring il “Bojangles Pub” un locale veramente caratteristico (sito web: www.boslivesaloon.com.au da dove si può vedere il locale dal vivo). (Foto 726) All’interno sui banconi di legno si possono gustare magnifiche birre alla spina, accompagnandole con arachidi a volontà messe a disposizione degli avventori in un gran barile all’ingresso; le bucce vanno gettate rigorosamente sul pavimento.
Il pub è decorato con oggetti stile “selvaggio west della vecchia Australia” di ogni tipo, tra tutti spicca un terrario con uno scheletro vero su una moto in cui girano due pitoni vivi.
Prenotiamo un tavolo per la cena e ci dirigiamo al campeggio. Facciamo campo al “Havitree Gap Outback Lodge” (A$ 20 a piazzola) che si trova sud della città. Torniamo per cena al “Bojangles Pub”, che nel frattempo si è riempito d’interessanti personaggi tutti da ammirare, e ordiniamo del fantastico cosciotto d’agnello marinato alle erbe, pasticcio di carne (di cammello) e boccali di birra “come se piovesse” (A$ 36 in due). Che mangiata…!
05.08.2007 Alice Springs – Chambers Pillar – Stuart Well (Km 321)
Nell’itinerario, che avevamo previsto, avevamo lasciato due giorni “cuscinetto” in più di margine per l’eventualità si fossero verificati inconvenienti lungo il percorso. I due giorni in più, se ci fossero rimasti, li avremmo utilizzati per visitare i dintorni di Alice Springs. Così faremo. Infatti, ci sono degli altri luoghi poco distanti che secondo noi meritano una visita. Ci dirigiamo per prima cosa verso sud su uno sterrato chiamato “Old South Road” e dopo circa 39 Km raggiungiamo il sito di Ewaninga, un bellissimo sito preistorico con petroglifi aborigeni incisi sulla roccia di arenaria con intorno un bellissimo panorama.
Dopo altri 120 Km di fuoristrada con delle belle vedute sul deserto circostante giungiamo a Chambers Pillars, un bizzarro pinnacolo di arenaria alto 50mt sulla desertica pianura circostante dove sono incisi i nomi dei primi esploratori europei della zona.
Ritorniamo indietro sullo sterrato fino a Maryvale, dopo aver pranzato in un letto di un fiume asciutto e incontaminato al riparo dalle mosche (che non si aspettavano di trovare turisti in questo luogo). Allo store di Maryvale una gentile ragazza (con un bel gatto) ci consiglia di passare la notte all’”Oak Valley Camping Ground” sulla strada che si dirige ad ovest verso la Rainbow Valley, nostra prossima destinazione. Infatti, era proprio lì che avevamo intenzione di fermarci a fare campo. Quando arriviamo sul posto, il campo, ci sembra bruttino e molto desolato. Non c’è proprio nessuno e sono ancora solo le 15,00, quindi decidiamo di proseguire fino all’asfalto e di fermarci a Stuart Well. Anche questo tratto di fuoristrada ci regala stupendi panorami su vallate desertiche e letti di fiume d’incontaminata bellezza. Arriviamo alla “Stuart Well Roadhouse Jim’s Place” (A$ 17 a piazzola), gestita dal mitico Jim Cotterill (personaggio che ha esplorato per l’intera sua vita l’Australia con i mezzi più disparati, un vero mito dell’esplorazione in fuoristrada secondo quanto riportano gli innumerevoli articoli di giornale che tappezzano le pareti del suo bar) e dal suo famoso dingo cantante Dinky, subito prima del tramonto. Ceniamo con bistecche e patate alla piastra preparate da noi sul barbecue del campo.
06.08.2007 Stuart Well – Rainbow Valley – East Mcdonnell Ranges – Ross River (Km 310)
Facciamo colazione al bar di Jim con degli ottimi muffins al cioccolato, mentre ascoltiamo il dingo che mentre strimpella con le zampe sul pianoforte canta, o meglio ulula ad ogni nota musicale. Da notare che il dingo è disponibile a cantare solo di prima mattina.
Jim ci racconta che ha un’amica italiana: Susy Blady, che ha girato qui una parte della puntata di “turisti per caso” sull’Australia. Salutiamo Jim e ci dirigiamo alla Rainbow Valley Conservation Reserve che si trova alla fine di uno sterrato di 22 Km ad ovest della Stuart Higway. Anche questo è un posto con un magnifico scenario di rocce dei più svariati colori ai margini di un lago asciutto dal fondo d’argilla secca, uno dei cosiddetti “claypan”.
Torniamo sulla Stuart Highway e raggiungiamo la periferia sud di Alice Spring per seguire la Ross Highway verso gli East Mcdonnel Ranges. Per prima cosa ci fermiamo a visitare l’Emily & Jessie Gap, due canyon che gli aborigeni associano al “Sentiero del Sogno del Bruco”, quindi per loro un luogo sacro. Sulla roccia si possono ammirare dei bei dipinti dalla difficile interpretazione. Andando più avanti raggiungiamo la Corroboree Rock Conservation Reserve, dove vi è una curiosa formazione rocciosa. Nella vallata si dice che viva uno dei varani più grandi del mondo, in ogni caso molto difficile da vedere (infatti non lo vedremo…). Visitiamo poi il Trephina Gorge Natural Park, dove raggiungiamo mediante un bellissimo (e difficile) percorso solo per 4×4 il John Hayes Rockhole. Il percorso si svolge in parte tra le rocce e in parte all’interno di letti di fiumi asciutti tra le macchie d’eucalipti rossi, giungendo infine ad una graziosa pozza. Tornati sul percorso principale ci dirigiamo verso la Arltunga Historical Reserve, dove sorge una vecchia città mineraria fantasma. Vi sono un centro visitatori deserto, dove sono esposti cimeli e foto dei tempi della scoperta dell’oro, degli edifici antichi sparsi nella campagna, tra cui un’antica prigione e due piccoli cimiteri.
La cosa più interessante da visitare sono le vecchie miniere d’oro. Decidiamo di esplorarle! Bisogna portare con se delle torce perché si devono esplorare da soli! Si scende tramite una scala a pioli in metallo in un pozzo profondo circa 5 metri e da lì e si possono vedere all’interno gli stretti cunicoli comunicanti sorretti da antichi puntelli in legno.
Un posto veramente affascinante, anche perché quando siamo andati noi eravamo veramente le uniche anime vive in questo luogo. Pensavamo di fermarci per la notte nel campo vicino all’abbandonato Arltunga Hotel, ma siamo gli unici esseri viventi sul posto, perciò decidiamo di scendere a valle alla “Ross River Homestead”, un vecchio albergo da poco ristrutturato, con un bel campeggio accanto al Ross River (A$ 24 a piazzola) nel N’Dhala Gorge Nature Park. Cena con abbondantissimo risotto alla zucca (quella australiana secondo noi è buonissima) preparato da noi, con contorno di zucca e verdure. Anche questo parco è un posto che meriterebbe una visita più approfondita ma purtroppo non abbiamo più tempo.
07.07.2007 Ross River – Alice Springs (Km 110)
Dopo un’abbondante colazione alla “Ross River Homestead” torniamo ad Alice Springs per visitarla in maniera un po’ più approfondita. Per prima cosa visitiamo l’Alice Spring Desert Park situato alla periferia della città. In questo luogo sono concentrati tutti gli habitat dell’Australia centrale ed è possibile conoscere ed osservare da vicino la fauna e la flora locale.
Molto bella la dimostrazione dei rangers con gli uccelli rapaci per fare ammirare agli spettatori le capacità di questi uccelli davvero unici. Molto interessante è anche il padiglione dedicato agli animali notturni alcuni dei quali a rischio d’estinzione e il rettilario.
Andiamo subito dopo all’Alice Springs Cultural Precict a visitare l’Araluen Centre, dove sono esposti i bellissimi dipinti di Albert Namatjira, uno dei più noti pittori australiani. Nel centro vi è anche una bellissima mostra-mercato temporanea di stupendi cappelli dalle fogge fantastiche confezionati da artisti aborigeni. Se avete parecchi soldi a disposizione in questi posti potete fare bellissimi acquisti… Passiamo poi al Museum of Central Australia, un interessante museo di storia naturale e al Strehlow Research Centre che raccoglie una collezione di oggetti tradizionali aborigeni. Dopo le visite ai musei ci dedichiamo allo shopping in città, compriamo un opale, pietra caratteristica dell’Australia, da regalare, e passiamo il pomeriggio nei negozi senza tralasciare un’altra farmacia dove cerchiamo altri antistaminici e pomate per cercare di mitigare gli effetti causati dai “midges” su di Lone. Questa volta facciamo campo al McDonnel Range Holiday Park (A$ 24 a piazzola). Ceniamo sempre al “Bojangles Pub”, questa volta prendiamo caesar salad, bistecche di canguro (fantastiche) e un’ottima torta ai frutti di bosco (A$ 40 in due)
08.07.2007 Alice Springs – Alice Springs
E’ l’ultimo giorno ad Alice Springs e purtroppo il nostro viaggio sta per finire. Visitiamo brevemente l’Alice Springs Reptile Centre, a dire il vero non troppo interessante. Poi visitiamo la bellissima Mbantua Gallery dove compriamo altri dipinti aborigeni. Passiamo il resto della mattinata in giro per le vie del centro. Nel primo pomeriggio andiamo a vistare la Telegraph Station Historical Riserve, l’antica stazione del telegrafo del 1870 circondata da alcuni edifici di servizio oggi restaurati.
Subito dopo restituiamo il Toyota alla Britz e torniamo al centro in taxi. Dormiremo alla “Todd Tavern” in centro, un albergo ristrutturato da pochi mesi (A$ 70 in due) su un simpatico e rumoroso pub. Concludiamo con un ottima cena al pub “Firkin & Hound” (molto british) dove prendiamo beef-pie alla Guinness (veramente fantastico) e dolce al cioccolato. Ottime anche le birre irlandesi alla spina (A$ 45 in due).
09.07.2007 Alice Springs – Perth – Kuala Lumpur
Partenza alle 6,45 dall’albergo con lo shuttle bus per l’aeroporto. Partenza da Alice Springs per Perth alle 8.15 arrivo alle 9,50 (volo Quantas, durata 3 ore). Partenza da Perth alle 16,30 e arrivo a Kuala Lumpur alle 22,10 (durata volo 5 ore e 40 min). Partenza da Kuala Lumpur alle 23,45
10.07.2007 Kuala Lumpur – Roma – Catania – Siracusa
Arrivo a Roma alle 5,55 (durata volo 12 ore e 10 min). Partenza per Catania alle 12,50 arrivo ore 15,00. Arrivo a Siracusa ore17,00.
Fine di un viaggio veramente affascinante che merita approfondimenti (inshalla…). Abbiamo scoperto una nuova dimensione…