By Marco Sambenedetto
Originally Posted Friday, July 30, 2004
NEL FEZZAN, DALL’IDHEAN DI AWBARI A WAS NAMUS
RESOCONTO DI UN VIAGGIO IN LIBIA
DAL 15 DICEMBRE 2001 AL 7 GENNAIO 2002
E’ strano come certe cose pensate ed agognate per tanto tempo possono procurare, nel lasso di tempo imminente alla partenza, la sensazione che non andrà come previsto. Infatti questo viaggio è stato molto diverso da quello che si pensava di fare.
Ho voluto segnare l’inizio del racconto sulla differenza fra il pensato e il fatto, che spesso lascia l’amaro in bocca. Diventa questa l’occasione per ripensare al motivo che spinge a viaggiare ed all’aspettativa che si crea intorno a quello che si farà.
L’anima del viaggiatore si svolge sul tracciato delle sensazioni umane che ti accompagnano per tutto il viaggio, la misura del risultato finale appartiene al turista ed allo sportivo.
L’umiltà è l’approccio corretto perché è bene ricordare che il deserto perdona chi è capace di adattarsi e di rinunciare.
Dal punto di vista paesaggistico credo che sia stato l’incarnazione di tre immagini particolarmente rappresentative della Libia, pur mancando all’appello una delle perle: l’Akakus, infatti abbiamo fatto le dune dell’Awbari, il vulcano Was Namus ed i laghi.
Non siamo riusciti ad attraversare l’Idhean di Murzuq come era previsto nel percorso di progetto.
Il viaggio è stato svolto sostanzialmente in tre fasi:
da Darij a Awbari
da Germa a Was Namus e ritorno
da Germa a Sebha attraverso i laghi.
Il progetto di percorso è stato modificato dopo alcuni giorni nelle dune a causa di ciò che non si vorrebbe che accada ma che è successo, un volo di una moto su una piccola duna mette fuori uso moto e guidatore che se la cava sufficientemente bene per proseguire sul quattro ruote. Sarà poi accompagnato da Germa in auto fino a Tripoli per salire sull’aereo che lo riporterà in ospedale a casa.
Come se non bastasse lo scoppio di un tubo di gomma del circuito di raffreddamento del Blazer e dei problemi alla crociera dello sterzo consigliano di sospendere il viaggio di parte del gruppo per le riparazioni del caso.
Raccolta informazioni
Ovviamente il sito di Sahara.it insieme alla guida del Gandini credo che rappresentino due pilastri fondamentali. Insieme a questi, altri elementi sono stati raccolti dall’esperienza di viaggi di altre persone.
In tal senso voglio ringraziare particolarmente Stefano Laberio Minozzi, Robogabraoun e Roberto Baratelli che mi hanno fornito importanti informazioni aggiuntive a quelle già reperibili su Internet.
IL GRUPPO
1 Chevrolet Blazer 6.800 c.c. a benzina otto cilindri, quasi un camion che consuma spaventosamente tanto ma ha una capacità di carico notevole, collaudato in diversi anni d’Africa – praticamente senza questo mezzo le moto sono ferme. A bordo due persone: Fabio Speranza ex campione di cross ed enduro, rispettato e riverito come un leader, ma che rifugge da questo ruolo insieme ad un professore di applicazione tecniche buddista che non guida, non ripara, non fa da mangiare, non lava ma è capace di dare una mano su esplicita richiesta;
1 Mitsbishi Pajero 3.200 c.c. DID diesel l’ultimo ritrovato tecnologico dei fuoristrada guidato dal cosiddetto bombarolo, quello famoso che è saltato sulle mine in Libia vicino al Tchad, quello che sa cosa fa e sbaglia quando ascolta gli altri con, in perfetta simbiosi, uno studente di ingegneria chimica di buona stazza con il latte sulle labbra;
1 Africa Twin 750 post ’93 con Mauro un supersportivo che ha partecipato alle olimpiadi, lo sfortunato autore del volo in moto;
1 Africa Twin 750 ante ’93 con Marco il palestrato soprannominato No-global indovinate perchè;
1 Transalp 600 con Franco un poliziotto intossicato di nicotina che si piega ma non si spezza;
3 Honda xl 600 lm con: Mazzu quello che sa fare tutto, indistruttibile al freddo al caldo alla faticaGuido laureato in agraria di quelli che lavorano e sa rispondere a tutti i quesiti Marco, il sottoscritto, sindacalista spesso in competizione nel definire i percorsi;
piccola nota di colore alcuni politicamente rossi altri leghisti e neretti.
LA DOTAZIONE
Cibo per l’intero viaggio, autonomia di carburante di circa 1.100 Km per fortuna, acqua per 12 giorni, cibo per tre settimane, cucina da campo, compressore attrezzi ed utensili con ricambi vari come al solito.
GPS, cartine e note-book ci hanno aiutato non solo a seguire l’itinerario previsto ma a definirne altri alternativi in corso d’opera.
IL PERCORSO DI PROGETTO
Come dicevo le rotte sono state costruite su un mix di dati presenti e raccolti su internet. Come già detto il percorso di progetto è stato modificato durante il suo svolgimento a causa dell’incidente in moto, dalla ricerca di passaggi, dai guasti e dalla scarsa attitudine del blazer a pieno carico a superare dune alte e lunghe. Personalmente lo ritengo ancora valido e per questo viene integralmente proposto
ALCUNE NOTE SUL PERCORSO
Appena prima di entrare in Darj, a sinistra parte la classica pista per El Gazeil che è stata sfaltata, noi l’abbiamo lasciata prima di arrivare al pozzo: Il tracciato alternativo, si è rivelato per un tratto una sassaiola su rocce, molto complicato che ci ha fatto perdere parecchio tempo.
L’Idhean d’Awbari
è stato attraversato sul lato ovest quasi parallelo alla Ghadames Ghat, una volta individuato l’imbocco sicuro (vuol dire affidarsi a quelli già collaudati altrimenti si rischia di entrare e perdere tempo inutilmente nella ricerca dei successivi passaggi per proseguire) abbiamo trovato valli scorrevoli e veloci ma che sono orientate verso sud-ovest, quindi occorre prestare attenzione a non perdere di vista i possibili scavalcamenti per poter mantenere la direzione sud.
Questa zona non và sottovalutata, occorre prestare attenzione anche quando non sembra che ve ne sia di bisogno, se siete alle prime armi riflettete sull’utilizzo di guide.
La traversata è durata molto più del previsto, su questo hanno influito le ore di guida limitate, l’incidente della moto, il blazer che aveva velocità di marcia limitate e necessità di passaggi relativamente non complicati, anche l’emotività dei componenti ha influenzato l’andatura, un giorno, quello che si considerava il più esperto è andato in panico, in un altro parte del gruppo stava per perdersi di vista.
Per entrare nell’hamada Zegher abbiamo tribolato, alla fine abbiamo messo insieme: alcuni WP del Gandini, quelli che avevamo e delle tracce evidenti trovate sul percorso. Alla fine penso che sia uscito un tratto nuovo con dei passaggi molto belli.
Al ritorno dal Was Namus abbiamo provato a seguire una pista presente sulla carta russa che avrebbe dovuto portare direttamente da Wau el Kebir a Traghan. Le informazioni raccolte sul posto dai locali erano discordanti, alcuni indicavano una pista esistente altri dicevano che non c’era nessun’alternativa.
Dopo aver percorso un tratto scorrevole è cominciata una sassaiola senza tratti di discontinuità che c’imponeva velocità di marcia troppo basse per cui abbiamo rinunciato.
Da Germa a Sebha siamo passati per i classici laghi: Mandara, Oum el Ma, da questo è possibile andare direttamente verso LoghLogh senza tornare indietro verso Mandara come indicato dalla guida del Gandini. Occorre scavalcare una duna relativamente impegnativa alla fine del lago sulla sinistra. Abbiamo quindi proseguito per Tazroufa, Mahfou e Gabroun. Da qui siamo andati direttamente a Sebha su di un percorso di cui non ho trovato traccia da altri resoconti. Dopo il lago si segue le tracce d’altri mezzi e copertoni lasciati come balise credo dalle guide (gli esperti confermano?), quando le balise piegano verso nord proseguire in direzione est. Credo sia una tratta poco battuta ma di gran soddisfazione (almeno credo e spero per mio orgoglio personale), un’autentica libidine per la guida.
LE PRATICHE DI ENTRATA
Prima di tutto abbiamo verificato le voci circolanti sulle difficoltà per entrare con mezzi propri, in particolare le moto. Su questi dubbi ho svolto un’imponente indagine telefonica con tutte le persone di cui ho trovato traccia nella ricerca d’informazioni.
Il rilascio del visto è condizionato dall’invio a voi ed al consolato della lettera d’invito da parte di un’agenzia. A questo punto potete consegnare i passaporti (muniti di timbro bilingue) e restituire il modulo verde compilato con fototessera. La restituzione avviene dopo una settimana pagando direttamente al Consolato £ 49.000.
Alla fine sono pervenuto alla conclusione che: occorre affidarsi ad un’agenzia ufficialmente riconosciuta; in Africa come al solito le regole cambiano in modo imprevedibile; Internet rappresenta uno strumento formidabile per veicolare informazione anche quelle inaffidabili.
In frontiera era presente il rappresentante dell’agenzia che ci ha assistito alle pratiche, questa volta abbiamo totalizzato il massimo della sfiga: nessun turista in frontiera, entrati alle ore 1.00 siamo usciti alle 6.00.
Le solite cose: registrazione alla polizia, cambio obbligatorio, carnet, assicurazione e targa per un totale di USD 90 per una moto ed una persona.
Consiglio vivamente di svolgere tutte le pratiche d’entrata in Tunisia sulla nave da Genova a Tunisi, sono tre sportelli, ripeto 3, diversamente ci s’infogna al porto.
NOTIZIE UTILI
Il cambio nero in Libia ha perso completamente la sua convenienza, anzi è arrotondato in difetto rispetto a quello ufficiale che è pubblicato sul Sole 24 ore.
Il prezzo della benzina in Tunisia è circa 1.000 £/l. in Libia circa 180 £/l. Abbiamo trovato un ottimo albergo a Mizda simile a quello di Germa di cui raccomando di tenere conto qualora ci si trovasse nei paraggi.
I GPS cartografici sono utili ma, nel caso del mio E-Map ho notato la mancanza d’alcune funzioni utili che sono invece presenti sui GPS nati espressamente per la navigazione su pista.
INCOVENIENTI
Volo e caduta di una motocicletta, una foratura posteriore al ritorno dopo 400 Km d’asfalto, perdita viti di fissaggio della pinza freno anteriore, foratura di una ruota per ciascuno dei mezzi a quattro ruote, scoppio tubo del circuito di raffreddamento, problema alla crocera di sterzo del blazer.
Foratura della mia moto con spina d’acacia dopo 400 Km d’asfalto, avendo lasciato il gruppo perché facevamo tre settimane invece di quattro come gli altri, non avevamo camere d’aria perché avevamo ridotto al minimo il bagaglio del ritorno. Purtroppo la valvola dell’aria era difettosa ed abbiamo dovuto caricare la moto su di un camion per arrivare in Tunisia e trovare una camera d’aria di ricambio.
Infine purtroppo problemi di convivenza tra i componenti del gruppo, è proprio vero che nelle difficoltà l’atteggiamento di facciata cade per lasciare posto a come si è dentro. Un modo per conoscersi.
CONCLUSIONI
Il viaggio realizzato è stato complessivamente bello dal punto di vista paesaggistico e della navigazione nella prima parte. Con il senno di poi varrebbe la pena di ricalibrare meglio la lunghezza delle piste onde evitare un numero di campi eccessivi per ciascuna pista. Gli inconvenienti avuti hanno creato una sensazione fastidiosa di ricalcolo continuo dei tempi di viaggio al fine di coniugare la voglia di viaggiare con la data d’imbarco.
Io continuo ad essere soddisfatto e mai appagato, bramoso di ricominciare ed allo stesso tempo voglia di riposare ed assaporare la pausa. Forse perché un po’ nomade e un po’ stanziale e non so se da questa patologia del viaggio ricavo il senso di quello che è stato fatto e di quello che vorrei fare.
Ma ciascuno nella sua diversità svolge con gli altri il viaggio, con le proprie contraddizioni, l’importante è non far vivere agli altri le proprie miserie, così da conservare, qualsiasi cosa succeda, un bellissimo ricordo e la voglia di tramandarlo.
Dopo molto tempo che è successo, Marco il febbraio 2003.
Viaggio fotografico
Idhean Awbari
Mahfou
vento sulle dune al tramonto
Gabrun
Parcheggio
Pozzo
Steli vulcaniche
baraccati
la bisca
pelosi al pascolo
noi tre
blazer
check point timsah