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Namibia Sconosciuta, un percorso in 4×4 al di fuori delle piste battute a cura di Robogabraoun

– Posted in: Africa, Africa Australe, Resoconti di viaggio

By Robogabraoun
Originally Posted Sunday, July 25, 2004

Namibia Sconosciuta

Un percorso in 4×4 al di fuori delle piste battute, attraverso savane vergini e montagne scoscese, dall’Oceano fino al confine con l’Angola di Robo Gabr’ Aoun

 

Swakopmund e la West Cost Natural Reserve sfumano nei retrovisori del Toyota HJ60, immagine indistinta di marosi atlantici infuriati ed aride coste ammantate di nebbia appena colorata dal pallido sole di Luglio. L’aria pregna di profumo di salsedine riempie l’abitacolo, mentre il rumore ritmico dei ciottoli smossi dalle ruote mi accompagna come musica. Alle mie spalle il serpente di polvere sollevata dal mio passaggio si allunga verso l’orizzonte come scia di cometa, turbinante in spire concentriche ed ordinate che pian piano si tramuta in densa cortina, sorta di sipario a chiudersi sui giorni appena trascorsi. Nelle mani che ora tengono il volante con torpore c’è ancora il brivido della corsa tra le dune di Sandwich Harbour, 70 km di siouf affilati a picco sull’Oceano, miraggio sahariano a regalare emozioni di un’altra Africa, lontana migliaia di km eppure così viva dentro di me da sentirne  l’intenso profumo.Alcune rinomate Guide nostrane liquidano l’escursione a Sandwich Harbour come una tranquilla passeggiata sul bagnasciuga…non è così: il continuo mutare della morfologia delle dune impedisce ormai l’accesso alla risacca, costringendo le auto a risalire le chine ripide delle colline sabbiose in un carosello di salite e discese, inusuale in questo pezzo d’Africa in cui tutto, piste comprese, è organizzato,numerato, classificato, in stile prettamente teutonico. No, qui no: qui vale la regola tutta nord africana del cercarsi la via migliore, qui occorre leggere il colore della sabbia, valutare le pendenze, “sentire” il motore…è un angolo di Sahara, di Ch Gaga, ritagliato in questa terra così diversa.

Guido e la mia mente corre indietro, ad altri viaggi, ad altre sabbie. Oggi abbandoniamo le main roads,queste piste che paiono autostrade, per arrampicarci in Damaraland, a cercare e respirare sapori d’Africa ancora veri, lontani dal vociare dell’industria del turismo. L’Ugab River si distende davanti a me come una ferita nella terra arida e riarsa dall’inverno australe, confine naturale tra le ghiaiose distese del Namib settentrionale e la famosa Skeleton Coast, la spiaggia degli scheletri, meta della maggior parte degli itinerari turistici qui, in Namibia.

Svoltiamo ad oriente, infilando le ruote nell’infida sabbia del fiume. Le famose pista namibiane , lisce come tavoli da biliardo e scorrevoli nel loro perfettamente livellato fondo di ghiaia sottile sono oramai solo un ricordo, mentre il pesante fuoristrada arranca scodando lungo le anse contorte del fiume secco. Foreste di Mopane, l’albero preferito dagli elefanti, si alternano a macchie di acacie,  puntellano qua e la le sabbie, unici residui della trascorsa stagione delle piogge; tutt’intorno la sabbia scura d’umidità riporta come una carta carbone migliaia di impronte di selvatici, richiamati qui dalla sete. Corolle di giunchi e canneti fanno da cornice agli stagni, mentre le pareti della valle si chiudono, via via che si procede verso nord est, in una forra dalle pareti strapiombanti.

Una vertiginosa mulattiera scala la parete dell’Ugab, portandoci in cima a una bastionata di arenaria rossa, a dominare il canyon.  Un saliscendi di tortuosi sentieri conduce all’altopiano del Damaraland Meridionale, e le pietraie lasciano il posto ad una distesa di erbe di un verde tenue, quasi irreale, in cui la pista di terra color ocra è come un segno di pennello di un artista capriccioso. Branchi immensi di Springbock, le piccole antilopi saltanti, invadono la prateria, e sulle erte dei massicci le timide zebre di montagna ci guardano stupite, noi rumorosi invasori del loro regno fatto di silenzi secolari. Cespugli di euforbiacee movimentano il mare d’erba, mentre ammassi di granito rosa, le kopije, si ergono dalla piana come scogli. Lontano ad oriente la massiccia cima del Brandenberg domina l’orizzonte, infiammata dal sole morente che la copre di un manto cremisi.

Il fuoco del campo disegna i massi tondeggianti di ombre grottesche, e le tende sono un rifugio effimero nella notte placida, quando il possente ruggito del leone riecheggia lontano, chissà dove, sotto lo sguardo benevolo della costellazione della Croce del Sud.

Ancora piste di terra rossa nella savana, ad incrociare branchi di Zebre di Montagna, Sprinbok, Orici…E nuovi letti di fiumi in secca, perlustrati ramo per ramo, alla ricerca degli elefanti del deserto, seguendone le tracce nel folto delle acacie. Un altro ripidissimo colle ci immette nella vallata che sovrasta i picchi arenarci di Tvyfelfontein, antichissima tavolozza su cui i boscimani incisero le loro scene di caccia circa 10.000 anni or sono…Dall’alto del passo osservo la linea perfetta della pista che sale dalla pianura verso il sito, i bus che si rincorrono nella polvere, i gruppi di visitatori che arrivano dalle città dell’interno. Ma è solo un attimo, giusto il tempo di visitare le antiche, meravigliose incisioni, e ci si immerge nuovamente in tratte lontane dalle piste maggiori, passando lenti tra le acacie ed i bottle trees, nel nostro salire verso nord. L’antico forte di Sesfontein è l’ultimo brandello di Damaraland, cuneo di terra che si spinge nel Kaokoveld, la terra degli Herero e degli Himba. Un tuffo nelle vicine cascate di Ongongo e via, verso nord ovest, di nuovo soli nel cuore di questa natura rigogliosa, il rombo del diesel quasi sacrilego in questo silenzio rotto solo dal vento.

Attraverso la rete di ouidian costeggiamo il confine orientale del Parco della Skeleton Coast, ancora inseguendo gli elefanti lungo piste dimenticate e guadi di fango colloso, tra stormi di trampolieri  e gigantesche otarde, tra timide giraffe brune ed orici sorpresi di incontrarci in questo mondo solitamente estraneo agli umani. Villaggi di Herero, con le tipiche capanne di legno e sterco, colorano le vallate, mentre sulle alture le cupole delle capanne degli Himba  ed i loro kraal di sterpi appaiono come miraggi tra le rocce scure. La Balise del RedDrum, il Bidone Rosso, vestigia dell’occupazione Sudafricana, ci indica la direzione per l’estremo nord del Paese, e dopo un serpeggiante sentiero il fuoristrada solca l’immensa Valle di Marienflus, una prateria di alte erbe puntellate da rade acacie, in cui branchi di antilopi fuggono con balzi maestosi al nostro passaggio.

Un basso colle sabbioso è la chiave del  percorso, e la vallata si stende meravigliosa ai nostri piedi, infiammata dalla luce del tramonto. Raggiungiamo il fiume Kunene mentre il sole sembra annegare tra le rapide; un grosso coccodrillo si tuffa da un masso al rombo dei Toyota che sopraggiungono, il motore urlante per lo sforzo a superare la barriera di sabbie cedevoli che separa la valle dalla riva del fiume.Montiamo le tende tra acacie secolari mentre le fiamme del nostro fuoco illuminano la riva opposta, già terra di Angola. Ripercorrendo in parte Marienflus verso oriente dirigiamo ancora verso nord est, deviando verso le montagne in un mattino polveroso, regalo di una notte di vento violento. Il cielo è giallo di sabbia mentre volgiamo le ruote in una valletta laterale fino a raggiungere una parete di roccia apparentemente invalicabile; un redjiem si erge ai piedi della parete, un cumulo di pietre recanti scritte in tutti gli idiomi del mondo occidentale…Siamo al punto di uscita del Van Zyl Pass, uno dei più difficili passaggi per 4×4 di tutto il Paese. Punto di uscita perché questo valico si percorre solitamente da est verso ovest: noi lo valicheremo in senso contrario. Il Toyota punta il muso verso l’alto,salendo come un lento trattore sulla roccia nuda senza tentennamenti; dal parabrezza si vede solamente cielo.

Pare di stare su una mulattiera Alpina, si scende a sistemare le pietre  per avere maggiore grip, si avanza con un filo di gas con le ruote paurosamente in twist, tutti a segnalare dove far passare le ruote,in un immane show di incitamenti,  di adrenalina in circolo e labbra  serrate. 13 km di difficili passaggi trialistici conducono alla sommità del colle, tra pietraie taglienti e twist da cardiopalma, gradoni di roccia e pericolosi traversi. Ma il vecchio 60 non da segno dei suoi anni e sale imperterrito fino in cima, offrendoci il più bel panorama che mai ricordi di aver ammirato. Ci accampiamo poco oltre il passo, dopo qualche chilometro di altre mulattiere sassose, in una radura di giganteschi Mopane,già nel territorio degli Himba di montagna.

Otijtanda ci accoglie al mattino; per puro caso ritroviamo riuniti nel villaggio numerosi capi clan della zona…è morto un capo, e la comunità si raccoglie per effettuare il rito del funerale. Oggi numerosi buoi verranno sacrificati, e le loro corna andranno ad ornare la tomba del defunto, a celebrazione della sua grandezza. Le donne, ricoperte di ocra rossa e grasso animale, si aggirano nel gelido mattino coperte del solo gonnellino di pelle, a seni nudi, i capelli raccolti in trecce sottili. Gli uomini macellano i buoi, in vista della cerimonia. Offriamo al capo villaggio tabacco, farina, zucchero in cambio della visita del suo campo. Gli Himba delle montagne non sono ancora stati inquinati dal turismo di massa, e qui ancora non è giunta la degradazione dell’alcolismo né l’abitudine alla questua, infausti regali di un turismo superficiale che pur di rubare un’inquadratura mette tra le mani di questa gente denaro a fiumi sradicando la millenaria consuetudine dello scambio. 

Ancora ripide erte montane, spesso tra le vacche di questi nomadi allevatori, scacciati sui monti dai guerrieri Herero in secoli di dominazione. Ritroviamo il fiume Kunene e la meraviglia delle Epupa Falls lascia ancora una volta senza fiato,anche se il raggiungerle ci immerge nella Namibia classica, quella dei minibus e dei Lodge di lusso; dopo 10 giorni di solitudine è uno shock non da poco. Per discendere al sud puntiamo su Opuwo lungo direttrici secondarie, tralasciando le piste maggiori, avendo cura di scoprire angoli di Namibia ancora puri, seppur a pochi km dal flusso turistico.

Ancora più a sud la Barriera Veterinaria, reticolato che divide in due parti il Paese a tutela della salute del bestiame della Namibia Meridionale, ci introduce nel cuore pulsante del turismo organizzato: Etosha Park…lo raggiungeremo domattina. Ultima notte di campo, a sud di Obatere, accompagnati dal latrato delle iene e dal profondo rantolo del leone.

Il sole ancora non è sorto quando per l’ultima volta arrotoliamo le nostre tende e ci dirigiamo al Galton Gate per entrare in questo splendido Parco Africano: più di 70 pozze, sparse in 22000 kmq di parco, ci permetteranno di osservare, in due giorni, un numero impressionante di animali, tra cui ben 12 leoni. Il Toyota impolverato è parcheggiato accanto ai grandi Bus delle Organizzazioni Turistiche, è quasi fuori luogo con la sua carrozzeria spigolosa e rude, vicino alle linee morbide delle brillanti carrozzerie di questi gioielli della comodità. Mi accendo una sigaretta, appoggiato al grande cofano, il ticchettio ritmico del 6 cilindri a cullarmi come una armoniosa melodia…Ho sete di piste, di sassi e di dune; ho voglia ancora di silenzio e di una coperta di stelle. Quest’oggi ritorneremo a Windhoek, la capitale, 600 km più a sud; poi, tra pochi giorni, ci o immergeremoin nuove piste, nuova polvere, nuove emozioni…Un colpo d’acceleratore ed il motore risponde col suo respiro profondo, cupo: andiamo…ci aspettano nuove sabbie. 

 

INFORMAZIONI PRATICHE

 Per viaggiare in Namibia non occorre Visto, e si può risiedere nel Paese per un periodo non superiore ai tre mesi.

E’ possibile noleggiare qualsiasi tipo di vettura, dalla berlina al 4×4 completamente equipaggiato con materiale da campeggio, compresa la versione Namibiana della Air Camping.

Per quanto riguarda le prenotazioni dei Lodge o delle Guest Farms esse possono venire effettuate con largo anticipo direttamente dall’Italia, stesso dicasi per le pratiche di noleggio delle autovetture.

Latitude 24 è tra i migliori operatori del Paese, ed è gestito da personale italiano. Li si può contattare tutto l’anno alle e mail micheledutto@libero.it  e info@latitude.com.na

Lo stesso operatore può fornire a richiesta pacchetti viaggio completi, veri e propri tour sia classici,con pernottamento in lodge, sia raid in fuoristrada in campeggio nelle regioni più remote del Paese, lontano dagli usuali tracciati.

L’ambasciata d’Italia ha sede a Windhoek in Anna Street numero 1, italy@ambitwin.org.na

Ricordo che per guidare in Namibia un mezzo non di proprietà occorre essere in possesso della Patente di Guida internazionale, ottenibile in Italia presso gli uffici della Motorizzazione o dell’ACI. E’ anche possibile spedire il proprio mezzo dall’Italia mediante navi cargo: se interessati a questa soluzione, peraltro costosa, contattate l’Operatore di cui sopra.

Una terza alternativa consiste nell’acquistare in loco un mezzo per poi rivenderlo prima del rientro in Italia, pratica piuttosto usuale e conveniente per lunghi periodi di permanenza.

 

SALUTE E CONTRATTEMPI

 Non vi sono obblighi di vaccinazione per entrare in Namibia. Ciò nonostante ritengo consigliabile il vaccino per il tifo,la febbre gialla e la profilassi antimalarica. La zanzara Anophele è presente nel Paese nelle regioni del nord, lungo i confini con l’Angola, specialmente nella stagione delle piogge e nella tarda primavera. Si consiglia l’utilizzo di repellenti per insetti e di zanzariere; dopo il tramonto indossare abiti con maniche lunghe e calzoni. L’acqua dei rubinetti è assolutamente potabile in tutti i centri del Paese, e le bottiglie di acqua minerale sono reperibili in tutti gli Store, da nord a sud.

Per quanto riguarda i pericoli derivanti dal contatto con la fauna selvatica esiste la possibilità di imbattersi in numerosi serpenti velenosi, alcuni letali, come il Puff Hadder o il Mamba Nero: non si tratta di animali che attaccano l’uomo ma ,essendo fortemente mimetici, possono essere accidentalmente calpestati, causando di conseguenza il loro morso. Sono quindi vivamente consigliate calzature alte e pantaloni di tessuto resistente; si raccomanda inoltre di prestare la massima attenzione nel raccogliere dal suolo legna o altro.

I grandi carnivori sono presenti in gran numero in Namibia, anche al di fuori delle Aree protette. Non esiste tuttavia pericolo, nemmeno per chi pernotta in campeggio nelle lande più remote, in quanto la forma della tenda non rappresenta una preda per i felini. Gli elefanti del deserto, rintracciabili nei fiumi del Damaraland e del Kaokoveld, non sono un pericolo se non vengono disturbati: se campeggiate in ouidian frequentati dai pachidermi non allontanatevi dalle tende al calar del sole ed alzate le vostre igloo lontano dai boschi più fitti, rifugio abituale di questi enormi mammiferi. Il Rinoceronte nero ha un carattere bizzoso, ed anch’esso,anche se raro, abita il letto dei corsi d’acqua del Damaraland. Se avete la fortuna di vederne qualche esemplare accontentavi di ammirarlo da lontano per evitare una carica, possibilità tutt’altro che remota. Il rarissimo Rinoceronte Bianco lo si trova solamente in Etosha e nonostante la sua immensa mole non rappresenta un pericolo, in quanto nettamente più mansueto del collerico cugino di stazza inferiore. Se volete evitare spiacevoli incontri con iene e sciacalli ricordate di chiudere all’interno delle auto viveri e rifiuti, se campeggiate in aree libere.

Ragni e scorpioni sono piuttosto comuni in tutto il territorio; per essivalgono le stesse regole precauzionali valide per i serpenti. Per quanto riguarda furti e rapine occorre prestare massima attenzione nei grandi centri abitati: il rischio di furti è elevato, quindi accertarsi sempre di chiudere le auto e di non lasciare in vista oggetti “interessanti”, quali borse, fotocamere e simili. L’aggressione fisica è un evento quanto mai raro, se si escludono i quartieri più a rischio, come Katutura a Windhoek nelle ore serali…ma è una eventualità riscontrabile in tutte le grandi città del mondo.

 

CUCINA

 I piatti a base di carni sono sicuramente la carta vincente della cucina namibiana; le ottime carni del Kudu, dell’orice, dell’antilope e del facocero vengono servite in centinaia di modalità, seguite dal coccodrillo (il cui gusto è a mezza via tra i pollo ed il pesce).

Nelle città della costa Atlantica viene servito ottimo pesce: rinomatissime le ostriche di Luderitz, le aragoste di rocca di Swakopmund. A proposito di quest’ultima città consiglio una cena al ristorante Tug, nei pressi del vecchio molo, con vista direttamente sul mare e piatti curatissimi. Per quanto concerne il self drive potrete trovare in ogni città e nei villaggi maggiori centri commerciali e stores forniti di cibo fresco ed in scatola, nonché di pratici blocchi di ghiaccio ideali per mantenere gli alimenti nei cool-boxes.

Per i vegetariani, grazie al clima mite per buona parte dell’anno, non mancano infinite varietà di verdure e frutta, reperibili non solo negli shop center delle città ma anche nei mercati di ogni villaggio lungo le piste principali.

Circa le bevande in Namibia si trova dell’ottima birra, la Lager Tafel ne è un esempio eclatante.

Il vino, prodotto nella sua quasi totalità dalla Kristall di Omaruru, è piacevole ma non adatto ai palati più esigenti. Di qualità più elevata quello importato dal Sud Africa.

Una varietà incredibile di succhi di frutta ed affini riempie le scaffalature dei supermercati, e vi potrete sbizzarrire nel gustare il nettare dei frutti più strani.

Per i cultori della cucina italiana è possibile reperire prodotti nostrani tipici presso i grandi centri commerciali della capitale, dalla nutella ai sughi di grandi marche italiane…Addirittura, in Avenue Nelson Mandela si trova uno store, Blue Olive, specializzato in prodotti alimentari italiani, dall’olio extravergine al miglior sugo per spaghetti!!!!

In Windhoek non mancano le pizzerie, tra le quali spicca Sardinia, in Indipendence Avenue, gestita da italo-sudafricani, in cui si serve davvero un’ottima pizza napoletana.

 

VIABILITA’

 Sono pochissime le strade asfaltate in Namibia: una grande arteria bitumata, la B1, attraversa da nord a sud tutto il paese, ed alcune diramazioni completano il quadro d’insieme: la statale per Swakopmund, quella per Luderitz e pochissime altre.

La quasi totalità del territorio è servita da piste sterrate, classificate in tre distinte categorie a seconda del loro grado di mantenimento;

Le piste di tipo C, larghe e scorrevoli, rappresentano le tratte di maggior percorrenza turistica, ed uniscono i centri maggiori alle più blasonate attrattive del Paese. La manutenzione è certosina ed il fondo talmente livellato da permettere medie di velocità elevatissime; proprio in virtù di questa caratteristica risultano poi essere le tratte più pericolose, in quanto l’eccessiva sicurezza invita a spingere oltre misura sull’acceleratore, provocando a volte incidenti dalle conseguenze disastrose.

Le piste di tipo D, secondarie, uniscono i centri minori e la loro manutenzione è saltuaria. Spesso, specialmente dopo la stagione delle piogge, risultano impercorribili per lunghi periodi.

Le piste di tipo P, carrarecce e mulattiere, o ancora semplici piste di collegamento tra le varie fattorie; sono praticamente prive di manutenzione e sono percorribili in sicurezza solamente con mezzi a trazione integrale e solamente in inverno e primavera. Lungo le piste di tipo P e le più remote di tipo D si svolgono gli itinerari più interessanti.

ATTENZIONE: è assolutamente vietato abbandonare le piste segnate in tutto il territorio della Namibia. In questo Paese non esiste il concetto di “fuori pista”, e persino lungo il corso dei fiumi secchi più remoti esistono barlumi di tracce; non è consentito abbandonarle. I Rangers vigilano anche al di fuori dei territori protetti, e la popolazione tutta è oltremodo sensibile a questa normativa: non facciamo brutta pubblicità al nostro Paese infischiandocene delle regole di chi, in fondo, ci ospita.

 

LE ETNIE

 La Namibia è un crogiolo di etnie differenti. Gli abitatori originari di queste terre erano i Khoi Khoi, sedentari dediti ad allevamento ed a forme rudimentali di agricoltura, provenienti dall’attuale Sud Africa, spinti verso nord dall’arrivo dei primi colonizzatori a fine 1400. A fianco dei khoi khoi(chiamati in seguito, dai colonizzatori, Ottentotti) vivevano i Khoi San, o San, nomadi che vivevano nel fitto del Bush, la tipica vegetazione cespugliosa che ricopre gran parte del territorio del Paese. Appunto per questa loro caratteristica vennero denominati dagli europei Busch Men, ovvero Uomini del Bush, da cui il termine Boscimani.

Successivamente nuove correnti migratorie interessarono l’area dell’attuale Namibia, questa volta da nord: numerosi ceppi di origine Bantù, provenienti dall’Africa Orientale, sottomisero i Khoi khoi. I più rappresentativi di questa ondata furono sicuramente gl Herero, che dominarono per secoli la maggior parte del Paese. Di discendenza diretta dagli antichi Khoi khoi sono i Nama, popolazione dalla caratteristica lingua a schiocchi.

Altri ceppi Bantù scesero inoltre dalle alture dell’Angola, oltre il fiume Kunene, andandosi ad impiantare nelle regioni settentrionali della Namibia: gli attuali Owambo ( l’etnia maggiore del Paese), i Kawango, I Caprivians.

A questi gruppi di origine settentrionale appartengono anche gli Himba, l’etnia più famosa di Namibia; si tratta di pastori seminomadi che transumano nelle lande montuose del nord est del Paese, tra le forre della regione del Kaokoveld. Non essendo un’etnia di stirpe guerriera furono sempre soggiogati dai più forti Herero , fino alla quasi totale distruzione di questi ultimi ad opera delle truppe coloniali tedesche nel primo decennio del 1900. Si suppone che gli Himba altro non siano che un’evoluzione di una branca degli stessi Herero, isolata dal resto dell’etnia nel corso delle guerre tra questi ed i Nama.

Abbiamo poi i Damara, ceppo etnico che tutt’oggi divide gli studiosi di antropologia sulle sue origini. La loro lingua è sicuramente di origine khoi khoi, mentre le loro abitudini sono marcatamente di tipo seminomade.

L’antropologia moderna fa risalire la loro etnia al bacino del Nilo;pare infatti che questa antica popolazione giunse in Namibia dal sud ovest del Sudan, in un’ondata migratoria attraverso mezzo continente.Tratti in schiavitù sia dai Nama sia dagli Herero, essi, grazie all’intercessione dei missionari tedeschi nel 1870, riuscirono ad ottenere la protezione del governo coloniale che  li relegò in un territorio nel centro nord del Paese, che prese il nome appunto di Damaraland. 

Un’altra etnia presente in Namibia è quella dei Basters, letteralmente “Bastardi”, ovvero il risultato del meticciamento dei khoi khoi sud africani con i primi coloni europei. Una rappresentanza consistente di Basters raggiunse la Namibia meridionale intorno al 1800, insediandosi poi stabilmente nell’area della città di Rehobot. Vanno molto fieri del loro nome e della loro origine.

In Namibia vivono inoltre circa 90.000 bianchi di origine europea, la maggior parte di loro di provenienza tedesca e sud africana. Nel Paese vive una discreta rappresentanza di Italiani, circa 300. La maggior parte delle imprese commerciali sono nelle mani dei bianchi. La popolazione globale della Namibia non supera i 1.800.000 individui, con una densità media di circa un abitante per kmq, la più bassa dell’intero Continente.

  

CARATTERISTICHE DEL TERRITORIO

 La Namibia è considerato il paese più arido di tutta l’Africa Australe.
Due grandi deserti occupano buona parte del suo territorio: il kalahari ed il Namib.

Il Kalahari si estende nel sud est , al confine con il Botswana ed il Sud Africa, e rappresenta le propaggini occidentali di questo deserto, la cui porzione maggiore si trova in Botswana.

Si tratta di un terreno che presenta un’alternanza di basse formazioni sabbiose raggruppate in lunghe dorsali e fasce di terreno cespuglioso, dominato da graminacee arbustive. L’alternarsi delle due componenti dona al Kalahari l’aspetto tipicamente zebrato che lo caratterizza, chiaramente visibile durante le trasvolate. E’ un deserto aspro,quasi totalmente disabitato, e patria degli ultimi boscimani.

Il Namib ricopre l’intera costa atlantica namibiana; dal kuiseb river fino al profondo sud una muraglia di dune domina la costa ,spingendosi all’interno per una 70ina di km. Le dune superano il confine con il Sud Africa e continuano fino quasi al capo di Buona speranza, per una estensione totale di circa 800 km. A nord del Kuiseb, fino all’altezza di  Torra Bay, le dune lasciano posto a distese ghiaiose che ricordano il Reg ed il serir dell’Africa Settentrionale, per circa 500 km. Oltre Torra Bay riprendono le dune, per altri 800 km, fino oltre il confine con l’Angola.

Si tratta quindi di un deserto di immani dimensioni, seppur poco esteso in longitudine.

La presenza delle correnti Atlantiche fredde, in antagonismo all’aria calda proveniente dal deserto, provoca la formazione di spesse coltri di nebbia. Ed è proprio la nebbia che, estendendosi per km e km nell’entroterra, ha permesso la nascita di un habitat unico al mondo, dando modo a numerosi organismi viventi di vivere in queste lande altrimenti proibitive per l’assoluta mancanza di acqua. Le regioni centrali del paese sono corrugate da sistemi montani anche di notevole altezza, tanto che la capitale Windhoek sorge a circa 1700 metri di quota in una conca contornata da catene montuose. Le vallate tra i massicci sono ricoperte di steppaglia costellata di rade acacie, dalle tenui tinte pastello in inverno che divengono di un verde intenso nella stagione delle piogge. La sterpaglia prende il nome di Bush, che rappresenta la tipologia più diffusa della vegetazione Namibiana. Salendo a nord, nella regione un tempo appartenente al Damaraland, e lasciandosi alle spalle le formazioni granitiche della regione di Omaruru, si incontra una zona di estesi altopiani erbosi, dominati da monoliti di graniti rosa denominati kopije che rendono l’intera area estremamente interessante dal punto di vista paesaggistico. 

Aride steppe fanno da sipario tra Damaraland e Kaokoveld, territorio in cui nuovamente le catene montuose regnano sovrane, coperte da fitta boscaglia di tamerici, acacie e mopane. 

I massicci montani culminano al confine nord, lungo il fiume Kunene, dove, orientandosi da nord a sud, delimitano due immense vallate ,Hartmann e Marienflus, ricoperte da lussureggiante savana.

Lo “spicchio” namibiano del Caprivi, una porzione di territorio che si incunea verso Zambia, Zimbabwe e Botswana, è invece dominato da una serie di grandi fiumi, il Kunene, l’okawango e lo Zambesi, che rendono questa regione verdeggiante e tra le più ricche di fauna selvaggia del Paese.  

 

I PARCHI

 Il più famoso Parco di Namibia è senza dubbio l’Etosha Park, 23000 kmq di territorio di savana al cui centro spiccano i 5000kmq di argilla dell’Etosha Pan, bacino di raccolta delle acque effimere provenienti,nella stagione umida, dal nord.

Al suo interno, seguendo gli itinerari consentiti, è possibile ammirare un gran numero di animali tipici dell’Africa centrale e meridionale: decine di specie di antilopi, rinoceronti,zebre, giraffe, elefanti, leoni, leopardi e cheeta, uniti a centinaia di specie di uccelli, stanziali e migratori.

Tanto per fare un esempio pensate che in Etosha si trovano circa 1500 elefanti, 1800 giraffe, circa 30000 springbok, qualcosa come 5000 orici!!!

Segue, in ordine di importanza, il Namib Naukluft Park, con l’anfiteatro di dune più famoso del mondo,ovvero Sossusvlei. Fanno parte del parco le montagne del Naukluft, le lagune di Sandwich Harbour, il cosiddetto Welwischtia Drive, ovvero una zona montagnosa ricca di paesaggi tra i più vari che deve il suo nome ad una pianta endemica, la welwiscthia, che vive unicamente in quelle alture.

Lo Skeleton Coast Park, insieme alla Western coast natural Reserve, racchiudono completamente la costa atlantica da Swakopmund fino all’angola, ospitando la Cape Cross Reserve che custodisce la più importante colonia di otarie del capo di tutta l’Africa Australe. Il Fish –river canyon Park si trova all’estremo sud e protegge l’immenso orrido scavato nell’arenaria dal fiume Fish. Non è forse il secondo canyon del mondo per estensione, come alcuni sostengono, ma è sicuramente una meraviglia della natura che val la pena di ammirare. Abbiamo poi il Khaudum Park, poco a sud est della zona di Grootfontein, una landa sabbiosa al confine con il botswana, dal fascino selvaggio. Quattro parchi sorgono nel Caprivi: il Popa Falls Park (da non confondere con Epupa Falls, molto più ad ovest lungo il Kunene River),il Mahongo, il Caprivi Game Park e l’accoppiata Mamili e Mudumu National Park.

Il massiccio montuoso del Waterberg, nella regione di Otijwarongo ed Otavi, è divenuto Parco nei primi anni 70: è una regione di altipiani che si estende per circa 200 kmq ed è meta ideale per chi ama il trekking.

  

IL VIAGGIO IN SPECIFICO

 Il viaggio qui descritto si è sviluppato per un totale di circa 4000 km, di cui circa 3300 su pista.

Dopo una parte di approccio, rappresentata dalla visita al Namib Park di Sossusvlei ed alla cittadina rivierasca di Swakopmund, l’itinerario, previo l’impegnativo “prologo” tra le dune di Sandwich Harbour, si è sviluppato tra gli altopiani del Damaraland e le vette del Kaokoveld risalendo i fiumi ugab, hoanib, huarisib ed altri, fino a raggiungere le meravigliose vallate di Marienflus, al confine angolano. Oltrepassato il temibile Van Zyl Pass (da ovest verso est) ci si è spinti fino ai dimenticati villaggi Himba di Otjtanda e Othjende, fino a raggiungere Okangwati e la normale pista per le Epupa Falls, sul medio Kunene. Il tutto in 10 indimenticabili giorni di fuoristrada puro e campi al di fuori di qualsiasi circuito turistico. Per terminare il viaggio sono stati spesi tre giorni per la visita dell’Etosha Park, appoggiandosi alle strutture dei Lodge di Okaukuejio, Halali e Namutoni.

Il supporto logistico ed i mezzi sono stati forniti da Latitude 24 (Ziegler Strasse 39,Whindoek, fax +264-061-221056 ) cui si appoggiano alcuni tra i più rinomati operatori italiani tra i quali Kel 12 Dune, cui questo viaggio si riferisce.

  

LETTURE E CARTOGRAFIA

In Italia si trovano due Guide specifiche sulla Namibia: La EDT Lonely Planet e la fiorentina Polaris. La prima è un testo completo, include una parte di belle fotografie degli animali più diffusi con schede esaustive di ciascuno.

Ricchissime le informazioni sulle città, come solitamente accade nelle pubblicazioni di questo Editore. La seconda offre un’impaginazione più curata e curiosità sul Paese inedite. In entrambe le Guide mancano indicazioni precise utili a compiere itinerari al di fuori delle tratte più battute, coordinate GPS, road books per tracciati in 4×4.

Per quanto riguarda la cartografia in italia non sono rintracciabili mappe dettagliate del Paese: la Michelin Africa South può andare bene per indicazioni di massima. La mappa del Touring Club, scala 1:2000000 può essere utilizzata per i viaggi in self drive su itinerari classici. 

Per i viaggi nell’entroterra del Damaraland e del Kaokoveld si possono trovare, in namibia, le ottime carte 1:500.000 delle Forze Armate Sud Africane, ricchissime di particolari ed assai precise, ottime per la navigazione su piste secondarie.

Un’altra buona mappa, sempre reperibile in loco, è quella edita dalla Shell, limitata però alla regione del Kaokoveld. La si può trovare presso tutte le librerie e centri commerciali della capitale.

Un’altra mappa, questa volta relativa al Kaokoveld ed al Damaraland settentrionale, edita dalla Contimap (www.4xforum.com ), riporta le coordinate gps di numerosi punti di interesse ed importanti crocevia. Ma attenzione: alcune delle coordinate, testate, presentano grossolani errori di trascrizione.

Una mappa generale, ottima per gli spostamenti meno tecnici, è “Namibia” della Projects & Promotions di Windhoek ( proprom@iafrica.com.na ), a cura del cartografo Ulrich Jaschke.

Nelle librerie (ma anche negli storse del Parco) si possono acquistare belle cartine dell’Etosha national Park, contenenti tutti i tracciati percorribili all’interno dell’area, l’ubicazione delle pozze e delle aree di sosta. Sono edite direttamente dal ministero del Turismo.

Circa i libri relativi a flora e fauna consiglio Mammals of Southern Africa, edito da Briza, e scritto da Burger Cilliè; splendido testo in grado di mettervi in condizione di riconoscere qualunque mammifero incontriate durante il viaggio. E’ scritto in lingua inglese.

Damaraland Flora, di Craven & Marais, Machmillan Publishers, è un ottimo libro sulle specie vegetali della regione del Damara.

Di Ian e Jackie Sinclair segnalo Birds of Namibia, edito da Struik, una guida fotografica agli uccelli del Paese.

In Italia, edito dalla Polaris Edizioni di Firenze, un ottimo testo per una conoscenza storica e culturale più approfondita sul popolo dei  Boscimani è Kalahari, di Silvana Olivo, pubblicato nella collana “Percorsi e Culture”.

 

SICUREZZA NEI TRACCIATI INUSUALI

 L’utilizzo del GPS in un tour classico in namibia è assolutamente inutile ad ogni incrocio sono apposti chiari cartelli indicatori riportanti il numero di denominazione di ogni singolo tracciato: basta avere in pugno una delle mappe stradali in vendita ad ogni store del Paese per cavarsi in un attimo d’impaccio.

Per quanto concerne itinerari impegnativi nelle regioni del Damara e del Kaokoveld occorre invece avere grande prudenza: le piste minori sulle montagne e nei fiumi non compaiono sulle mappe comuni e l’intrico delle tracce al suolo può trarre in inganno.Su questi tracciati non esiste possibilità di rifornimento né di carburante né di acqua e viveri. Se non si ha  buona conoscenza del territorio o buone capacità di navigazione, sconsiglio vivamente di intraprendere un itinerario in queste regioni splendide ma pericolose proprio per la loro lontananza dalle piste battute. Non molto tempo fa una coppia di incauti turisti, partiti per il Damara senza scorte di carburante e viveri e privi di supporti cartografici adeguati, è rimasta bloccata per aver esaurito la benzina nell’entroterra: uno dei due è morto di sete prima che l’auto venisse individuata.

Consiglio quindi la massima cautela e una sana umiltà nel valutare i propri personali limiti. In caso di dubbi ritornare sui propri passi senza indugio e assoldare una guida locale. Se si viaggia in self drive informarsi preventivamente presso il Rent Car se l’assicurazione copre le zone in cui intendete recarvi: alcune compagnie non tutelano incidenti in aree remote come Caprivi o estremo nord ovest del Kaokoveld.

 

L’AUTORE

 Robo Gabr’Aoun, all’anagrafe Roberto Salvai, pinerolese residente a Boves (CN).

Da 10 anni viaggia in Sahara con sua moglie Antonella, soli o con piccoli gruppi di amici.

Dopo numerose esperienze in diversi Paesi del nord Africa ha pubblicato per la Mucchi Editrice di modena il libro La Sabbia è in me”, un testo a mezza via tra il manuale tecnico ed il racconto di viaggio, racchiudente frammenti di viaggi in Marocco, Libia e Tunisia.

Nel 2002 ha pubblicato per la Casa Editrice Polaris di Firenze due Guide specifiche sulla Tunisia, una delle quali in collaborazione con l’archeologa Maria Teresa Grassi.

Ha contribuito alla stesura della nuova Guida Libia della EDT Lonely Planet edizione 2002 e per conto della stessa Casa Editrice ha pubblicato articoli sull’ecologia sahariana sulla rivista Il Mappamondo.

Nel 2003,dopo alcuni mesi trascorsi in Sudan dove ha svolto funzioni di  Guida per conto della Nubian Sudan Tours (cui fanno riferimento molti operatori italiani,francesi e tedeschi), si è trasferito in Namibia, anche qui in veste di Guida.

In ottobre, dopo la oramai usuale partecipazione ad Immagimondo presso Lecco,ritornerà in nord Africa.

Sono in via di pubblicazione altri testi: L’Odore della Polvere , e Sentieri di Nubia.

Collabora attivamente come articolista con le più importanti testate motoristiche nazionali, e con i maggiori siti inerenti al turismo tra i quali:

Sahara.it , Turisti per Caso, Viaggiatori on line, Viaggeria, Turismo.it, I Mondonauti ed In Africa.it

Risponde quotidianamente a quesiti sulla preparazione di viaggi in nord Africa alla sua email

robogabraoun@hotmail.com

 

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