By Marko
Originally Posted Friday, September 6, 2013
Mauritania estate 2013, il sahara senza tempo.
Toyota hzj78 Marco, Betty, Gaia, Alice
Toyota Kz95 Daniele, Ani, Jasmine, Sara, Nadia
Toyota hzj75Valerio, Mavi
Mercedes G 350 Giancarlo, Anna
L.R. 110 Andrea
Avevamo voglia di fare un viaggio, non il solito sdunamento, un giro nel sahara senza troppa pressione.
La Mauritania, un paese che non abbiamo ancora visitato nei nostri giretti nel sahara, al momento ancora sicuro, non vi è l’obbligo della guida.
Ci hanno sempre affascinato i racconti degli amici che ci sono stati, raccontavano di villaggi sperduti nel deserto dove il tempo è fermo da parecchi anni.
Presa la cartina della Mauritania si scopre quanto è grande, impensabile girarla tutta con il tempo a nostra disposizione, cosi scegliamo di concentrare il giro nel Parco del Bank d’Arguine e nella regione dell’Adrar, preferiamo visitare con calma e goderci questa regione che fare un giro a fuoco, anche perchè con noi, come sempre, ci saranno le due nostre figlie che non gradiscono stare in auto tutto il giorno.
Leggendo i primi libri sul paese ci entusiasmiamo, poi la parte marittima sull’oceano sarà di gradimento alle nostre figlie che potranno concedersi qualche bagno al mare.
Contattiamo un po’ di amici con prole per coinvolgerli nel viaggio, i mesi di preparazione si susseguono e il gruppo si definisce, saremo 4 auto.
Quello che spaventa di più e’ la distanza da casa, prima di arrivare in Mauritania c’e’ in mezzo mezza Europa e tutto il Marocco.
Una parte del gruppo me compreso decide per un traghetto che risparmi la traversata Europea, altri via terra
Il viaggio inizia già con un imprevisto, il toyota 95 di Daniele è rimasto senza condizionare a 24h prima della partenza, impossibile ripararlo, per giunta è sabato sera. Sento subito un amico che in serata sbattendosi non poco trova il condizionate usato ma non c’è tempo per montarlo.
In un pomeriggio di luglio il gruppo si ritrova al campeggio di cap spartel N35°45,50 W 05°56,1, subito ne approfittiamo dei ristorantini locali del cap e ci facciamo una scorpacciata di sardine.
La mattina fatichiamo non poco a Tangeri per la ricerca di un meccanico che monti il compressore del condizionatore del toyota 95, al concessionario toyota di Tangeri non si prendono la responsabilità di montare un pezzo usato. La fortuna vuole che ci mandano da un meccanico specializzato in condizionatori e in poco più di un ora il toyota 95 è pronto per affrontare la calura estiva.
L’attraversamento marocchino passa per Marrakech con sosta al campeggio Ralais 4×4 www.lerelaisdemarrakech.com con piscina per la gioia dei più piccoli, poi verso Sidi Ifni dove iniziamo un tratto di fuoristrada che conosco bene e che ci porta alla spiaggia bianca con la splendida uscita dal oued areora, poi giu’ sino allo sbocco sull’oceano dell’oued draa.
Riconquistiamo l’asfalto proseguendo da Tan Tan sino alla dogana marocchina.
Passiamo indenni la rotonda di Tan! in questa rotonda c’è un segnale di STOP in arabo, a metà rotonda dove ci si deve fermare e dare la precedenza a chi viene da destra, anche se non viene nessuno, meglio fermarsi contare fino a 3, mettere la prima e partire, pena la multa visto che i poliziotti sono li a guardarvi. Giancarlo ci avvisa del giochetto e siamo passati tutti indenni.
Nel sud marocchino i poliziotti usano spesso i radar ad ingresso e uscita dei paesi, meglio rispettare i limiti imposti dai cartelli….qui qualcuno di noi è stato pizzicato
Ci sono anche molti controlli, gendarmeria, polizia e dogana, utile avere con se delle fiches per velocizzare i controlli, fatene almeno 20-30 per auto per essere sicuri sia in andata che ritorno.
L’attraversamento delle due dogane ci occupa 3ore.
La strada che collega le due dogane è molto malmessa, sterrata e bisogna fare lo slalom tra le carcasse di macchine mezz’erotte, ribaltate…sembra che ci sia stata una guerra.
In dogana Daniele si accorge di non avere più il libretto del toyota e già lo diamo per spacciato…. Invece mostrando il foglio complementare e i documenti dell’assicurazione marocchina, nessun problema riesce a passare la dogana pure lui.
Risultano preziosi i consigli del forum riguardo il pass avant. In Mauritania rilasciano un pass avant di 3 o 7giorni, poi bisognerebbe andare alla dogana centrale della capitale (N18° 05,196 W15° 57,782) per prolungare il soggiorno. Chiediamo se si può avere un pass avant di più giorni, cosi con l’aiuto di un locale riusciamo ad avere un colloquio con un ”capo” dogana, o meglio cosi ci è stato presentato.
Entriamo in un ufficio buio, dove ci aspetta un doganiere con una divisa molto vistosa, mi chiede che giro voglio fare cosi gli spiego nel dettaglio il mio giro, oasi e villaggetti compresi. Poi il tizio mi chiede quanti giorni mi servono, rispondo 15 giorni. Con un cenno del capo ci fa capire che ci accontenterà , cosi ringraziamo e torniamo nell’ufficio di rilascio del pass avant e 15 giorni ci furono concessi.
Il pomeriggio arriviamo via asfalto a Nouadhibou al camping Abba (N20°54,50’ W17°03,20’), ormai ridotto ad un’area di sosta per camion in transito per il paese. I camionisti ci spiegano che vengono qui a passare la notte perche’ fuori gli rubano il gasolio.
Già il gasolio costa caro qui in Mauritania per come è messa la maggior parte delle persone, quasi un euro al litro, noi, sapendo dei costi abbiamo fatto un gran pienone prima della dogana marocchina a 0,60euro al litro, proprio prima della dogana ci sono due distributori.
Al campeggio incontriamo un amico di vecchia data: Andrea Scabini che da anni gira solo con il suo 110 ben attrezzato. Andrea decide di aggregarsi al gruppo.
Al camping Abba incontriamo Abderahmane Kane, il presidente della ONG A.E.P.N (Association pour l’aide à l’Enfance aux Parents Necessiteux) che aiuta i bambini senza famiglia in Nouadhibou.
http://www.aepn.de/files/newsletter_01-2013_francais.pdf
Lasciamo due pacchi di aiuti per conto dell’associazione Bambini nel deserto.
Serata al mercato del pesce e cena sulla griglia in campeggio.
La mattina presto partiamo per un giro al capo bianco ed alla ricerca delle foche monache. Arriviamo al piazzale del capo poi si prosegue a piedi. La marea è bassa, è impressionante lo spazio che lascia, i granchi formano un tappeto sulla spiaggia, appena ci vedono scappano nelle tane, scatta la gara alla fotografia del granchio ma sono veramente veloci
Splendida la nave arenata sulla spiaggia, qualche pellicano. Risaliamo con una fune sulla falesia e ci mettiamo alla ricerca delle foche monache, ne avvistiamo solo una.
La visita del capo bianco costa 1200 ouguiya, circa 3euro a persona, bambini gratis, paghiamo in uscita a un vecchietto che ci aspetta alle auto, vecchietto di età indefinita, chi dice oltre 100 chi dice 40 portati male..
Il pomeriggio dovremmo partire per la volta del parco del banck d’arguene, anche per questo parco bisogna fare i biglietti che costano sempre 1200 ouguiya al giorno per persona adulta. All’ufficio preposto ci omaggiano di cartina dettagliata con wp, e diversi opuscoli sulle specie di uccelli presenti, anche se troveremo ben poco in questa stagione.
La temperatura e’ fresca, la brezza marina si sente, ci dirigiamo proprio sul mare e tentiamo ti tenerlo sempre a vista anche se non sempre ci si riesce pervia della sabbia molle, attraversiamo pianure sabbioso con il fondo conchiglioso, non incontriamo mai nessun veicolo.
Pausa pranzo in una caletta niente male di fronte all’isola di Agadir.
L’acqua e’calma e calda cosi i bimbi si divertono un mondo. Pochi uccelli avvistati.
Arriviamo al cap tafarit al villaggio, c’è un campeggio ma pare chiuso, al villaggio domandiamo se il campeggio è aperto e subito un tizio mi dice che ha rotto il radiatore del suo mercedes 190 e pare gli interessi solo quello.., cosi intanto che i bambini si godono l’ennesimo bagno al mare noi ripariamo con dell’acciaio epossidico bicomponente la crepa del radiatore.
ci accampiamo al campeggio che non ha alcun servizio, pare abbandonato.
In serata un toyota locale ci viene a trovare, sono i guardaparco e ci allertano sul fatto che sono 5 giorni che ogni sera piove allagando la spiaggia e le piste, ci consigliano di andare su asfalto, oppure qualora decidessimo di proseguire di seguire le tracce a terra più fresche. Ringraziamo per il consiglio ma non ci preoccupiamo più di tanto…In nottata un forte temporale allaga tutto.
La mattina si presenta il tipo a cui ho riparato il radiatore mostrando come la riparazione sia stata efficace, il mercedes ha ripreso a funzionare e lui è bello contento, lo salutiamo e siamo pronti ad andarcene, ma il tipo tira fuori un blocco di ricevute e pretende il pagamento del campeggio…ma quale campeggio ribattiamo noi, pure i bagni sono chiusi. Il tipo dice che bastava chiedere e lui la chiave e qualunque servizio che avrebbe provveduto! Fantastico, di fronte a una considerazione del genere è difficile ribattere, pertanto contrattiamo e paghiamo 3euro a macchina.
La mattina prosegue andando verso Iwik ma è impossibile seguire le tracce a terra, è tutto allagato, il tempo nuvolo è impossibile rimanere sulla pista tracciata senza sprofondare e insabbiarsi cosi siamo costretti a inventarci una rotta ma in ogni dove si trovava acqua e allagamenti che impedivano il passaggio verso il villaggio, impossibile stare vicino al mare si sprofonda sino a telaio…
Aveva ragione il guardiaparco…cosi siamo costretti a guadagnare l’asfalto per poi raggiungere Nouakchott in serata.
Alla capitale prima cosa laviamo le auto dal fango e dalla sabbia, cerchiamo una nuova batteria per il toyota 75 di Valerio che non mantiene la carica.
Nouakchott è una brutta città priva di qualunque interesse, cosi appare scritto sulla guida polaris, niente di più vero!
Cosi ci rifugiamo al campeggio hotel sahara, cena in un ristorantino senegalese niente male.
In città diversi guadi è tutto allagato, notte massacrati dalle zanzare.
Il giorno seguente ci dirigiamo a Akjouit lungo l’asfalto che porta a Atar, poco dopo le indicazioni per la pista di Terjit.
Una nuova strada sta nascendo che collegherà Atar con Tidijka, i lavori sono in corso e non so dire se sarà asfaltata oppure no, a giudicare dalla preparazione pare che sarà asfaltata. Proseguiamo lungo la vecchia pista e arriviamo a Terjit abbastanza presto, nel villaggio c’è gran pace e poca gente, alla fine della strada un campeggio hotel, ci accamperemo li.
Il vecchietto gestore del campeggio è molto simpatico ci accoglie con entusiasmo, chiediamo il costo del campeggio e per una cena, è molto onesto non c’è bisogno nemmeno di contrattare.
Nel frattempo a piedi ci addentriamo nell’oasi.
Molti locali sono nell’oasi alla frescura delle palme e nelle grotte, arriviamo alla fine dell’oasi dove c’è un piccolo cubo di cemento che raccoglie l’acqua formando una piccola piscina. Subito le bambine approfittano destando l’interesse della popolazione che incuriositi vengono a guardare, ben presto si riempie di bambini locali che subito si mettono in mostro di fonte alle nostre fanciulle. I ragazzini locali non sono invasivi, si riesce a relazionarsi con loro, hanno già imparato i nomi delle nostre femminucce. Anche le donne locali sono incuriosite ed è facile relazionarsi. Cena ottima al campeggio.
La mattina partiamo, attraversiamo il villaggio di Terjit ora gremito di persone, sono tutti lungo la strada, si vedono bambini girare senza vestiti e senza scarpe. Con noi abbiamo dei vestiti usati cosi ci fermiamo per una distribuzione improvvisata, intanto compere di artigianato locale, impossibile non comprare qualcosa.
La pista prosegue verso la valle e poco dopo incontriamo l’oasi di Meheret, molto più grande di Terjit. Appena scesi dalla falesia siamo accolti dai bambini, ne spicca uno molto intraprendente, parla bene inglese e francese, mi dice che lui può farci da guida nell’oasi, cosi gli diamo fiducia, mi monta sulla pedana laterale del toyota e mi dice dove andare. Facciamo un bel giro a piedi nell’oasi visitando qualche casa tipica e il mercato, poi il ragazzino ci mostra la via di uscita del paese.
Voglio ricompensarlo per la sua gentilezza, ma non accetta denaro, ci chiede del dentifricio visto che nell’oasi se ne trova di pessima qualità, cosi lo accontentiamo. Rimaniamo stupiti della sua genuinità lo salutiamo augurandogli buona fortuna, anche lui mi saluta augurandomi “bonne chance”
Il viaggio prosegue verso il plateau Muezzi poi qualche duna sulla pista verso sud sino ad arrivare al cratere di Aoulloul
N 20° 14.445′ W 012° 40.501′.
http://www.b14643.de/Sahara/Mauritania_Craters/index.htm
Non incontriamo nessuno lungo il tragitto
Molto bello lo scenario del cratere dal bordo, si apprezza la sfericità, notiamo delle tracce che penetrano nel cratere da una zona bassa, le seguiamo e facciamo campo.
E’ sera, ormai i bimbi sono a letto da un pezzo, i grandi contenti della splendida giornata contemplano le stelle poi tutti a nanna.
Sono già a letto quando sento Anna urlare, esco subito e la trovo a terra, è stata punta da uno scorpione sul dito del piede. Anna è preoccupata e lo siamo tutti, Giancarlo la tranquillizza, cosi tutti noi. Lei è molto brava a mantenere la calma, a non farsi prendere dal panico, gli do dei potenti antidolorifici oppiacei e gli spiego cosa gli succederà. Ci mettiamo a perlustrare il cratere con le luci e troviamo altri 3 scorpioni, ci sono molte tane. La notte passa, Anna ha dormito poco ma sta meglio, ha solo il piede leggermente informicato, è andata bene.
Oggi direzione Cinguetti. proseguiamo lungo la pista che porta a nord, poi incontriamo delle dune, visto la buona temperatura e la sabbia buona decidiamo di puntare direttamente Cinguetti via dune. La sabbia è ancora umida delle piogge dei giorni scorsi cosi alle 14 siamo a Cinguetti scoprendo la sorprendente temperatura di 38gradi.
Qui siamo ospiti da un amico, il pomeriggio lo dedichiamo a girare per l’oasi, la zona vecchia e il mercato per fare provviste.
Poca gente in giro, ci spiegano che non ci sono più turisti da un pezzo, la città sta andando in decadenza, le strutture turistiche di un tempo ora sono chiuse. Siamo entrati nella città vecchia in una boutique gestita da donne locali, dove si vende artigianato locale, molto impolverato, lo stato di abbandono è tangibile, addirittura per farci aprire abbiamo disturbato delle persone.
Peccato che un segno del passato cosi importante sia lasciato all’abbandono. Simpatici i bambini che si accompagnano giocando a palla, cosi qualcuno di noi gioca con loro destando simpatia.
Ripuliti e belli freschi qualcuno l’indomani rifornisce di gasolio alla pompa, quindi verso l’oued che attraversa la città, direzione Oudane, il gps con il punto di Oudane improvvisamente devia verso l’ oued a sinistra, il passaggio è li, vi entriamo e scorgiamo una splendida uscita dall’oasi, dune a destra e sinistra, cosi invece che proseguire dentro l’oued ci abbandoniamo tra le dune a sud di cinguetti andando un po’ fuori rotta…ma sembriamo bambini tra le dune, cosi affrontando i 100km di fuoripista sabbioso e dunoso verso Oudane, evitando l’oued che a tratti presenta laghi di acqua.
Barrage della gendarmeria a Oudane , rigonfiamo i pneumatici visto il terreno duro.
A nord est di Oudane c’è il famoso Guelb El Richat, l’occhio d’Africa. Il Richat non è un cratere di impatto meteoritico, qualcuno pensa di origine vulcanica. Il Richat è un posto assurdo, sembra di essere sulla luna, non ci sono alberi perlopiù è piatto con questi anelli montagnosi che vanno superati. Le pioggia dei giorni precedenti hanno creato degli sbarramenti di acqua che talvolta dobbiamo guadare, altre volte dei laghi impossibili da attraversare meglio raggirarli….qualcuno ogni tanto ci rimane nel fango, ma siamo attrezzati con verricelli e strop, è un attimo disincagliare i veicoli.
Decidiamo di passare la notte in una zona denominata l’albero di madame Monot N21°07,54’ W11°22,75W , dove pare che la moglie di Monot aspettasse il marito mentre questo era in giro per le sue esplorazione per il Richat. La zona è riparata dai venti con qualche albero.
Il giorno dopo prendiamo la direzione verso nord, l’oasi di El bayed è la nostra meta, non ci sono molti km, vogliamo arrivare presto per godercela. L’uscita del Richart no né semplice, un durone ci sbarra il passaggio, ci sono tracce, ma sono in discesa, dobbiamo girellare un po’ per trovare una buona uscita.
Dopo un noioso plateau, ci troviamo su una falesia, le tracce a terra proseguono lungo 3 discese impegnative per la falesia, arriviamo cosi nella piana. Questa è una zona importante per i reperti, a terra si trovano bifacciali ovunque, qualche pestello, qualche incisione rupestre e una guelta. Arrivati al villaggio lo troviamo deserto, poche capanne ma non si vede anima viva in giro, sino alla fine del villaggio dove un uomo magrissimo e dall’età indefinita esce dalla tenda.
L’uomo in questione si presenta è Yeslem Ould Bouaila, l’uomo che cercavo.
Ci accoglie nella sua tenda con la sua famiglia, parla bene francese, ci offre del the e ci racconta la storia di El bayed.
El bayed è una piccola oasi costituita da poche famiglie, l’oasi è molto povera ma in un contesto gradevole tra la falesia e le dune che le fanno da contorno.
Nel 1986 un giovane viaggiatore canadese capita per caso a El bayed apprezzandone la bellezza e conobbe Yeslem. Il ragazzo rimase stupito come in un oasi cosi bella la presenza umana fosse scarsa. Il motivo pare che risiedeva nel fatto che nell’oasi non ci fosse una scuola, il governo mauro non aveva abbastanza fondi per la scuola, cosi le famiglie soggiornavano altrove. Solo Yeslem e pochi altri parlano francese.
Il Ragazzo canadese scrisse al governo mauro decantando la bellezza dell’oasi e che purtroppo fosse lasciata a se stessa, ma non ottenne successo. Il Ragazzo allora una volta ritornato in Canada non si perse d’animo e ne parlò al padre che dono i fondi per la costruzione della scuola. Il padre del ragazzo era un insegnante in pensione e si dedico all’insegnamento del francese e di altre materie presso la scuola cosi i nomadi locali si stabilirono nell’oasi sino a raggiungere il numero di 34famiglie.
Come spesso succede nelle belle storie un triste evento sconvolge tutto, il ragazzo mori in un incidente di auto in Mauritania e il padre troppo anziano per far tutto da solo se ne andò.
La scuola ora è ancora presente e attiva per qualche mese anche se non c’è più nessuno che insegna il francese, alcune famiglie se ne sono andate.
Yeslem è anche il capo del villaggio, appassionato di archeologia. Ci porta nel suo museo personale motivo della nostra visita. Bifacciali, pestelli, macine, antichi strumenti chirurgici, punte di frecce, uova di struzzo intere! Rimaniamo estasiati di quanto materiale Yeslem ha messo da parte in questi anni.
Le ragazze della sua famiglia allestiscono un mercatino di artigianato, impossibile non comprargli qualcosa anche solo per la cortesia che ci hanno mostrato. Gli chiediamo anche di farci del pane per la serata.
Contraccambiamo donando qualche vestito per i più piccoli e un piccolo contributo economico per il pane, le mamme entusiaste subito vestono a nuovo i piccoli.
Notte tra le dune a nord di El Bayed una stellata da paura…..e nuovi scorpioni in agguato, per fortuna nessuna vittima
Diretti verso Atar, decidiamo di percorrere la sebka di Chemcham, una sorta di chott. Oggi fa caldo e c’è vento non si preannuncia una bella giornata, lungo il tragitto incontriamo ancora qualche villaggetto e nomadi.
Appena ci vedono arrivare le donne dei villaggi preparano i manufatti di artigianato locale, i bambini sempre messi piuttosto male, spesso nudi, doniamo dei vestiti e le donne ci omaggiano di piccoli “cadeaux” poi compriamo qualche oggettino.
La sebka è un ambiente ostile, fa caldo, il termometro arriva a 48gradi, c’è anche molto vento, il suolo è salato pare che nessun essere vivente possa sopravvivere in quel contesto. Il terreno è una sorta di crosta ondulante dura peggio della tole ondule, procediamo lentamente.
Finalmente delle tracce che vanno verso Atar, il gps si mette dritto, via cosi si può filare, addirittura in alcuni tratti riusciamo a tenere i 100km/h, il paesaggio è surreale.
Alla fine della sebka pieghiamo verso sud ovest e puntiamo Atar, il terreno diventa sabbioso, qualche dunetta.
Arrivati a Atar il cielo è giallo carico di sabbia non promette nulla di buono, fa caldo. Decidiamo di usare una struttura locale, cosi consultiamo i libri in nostro possesso e optiamo per un campeggio pare gestito da una francese www.aubergemeretdesert.com Al nostro arrivo una signora locale ci accoglie, i bimbi vedono i bungalow e voglio fare festa tutti assieme, cosi decidiamo di dormire nei buongalow e spedire i bimbi in uno tutto per loro. Della francese nessuna traccia, ma l’ambiente è carino, confortevole per cui ci aggrada e rimaniamo. Contrattiamo il prezzo comprendente la cena.
Il padrone della struttura per cena ci decanta la crep maura…ci lasciamo abbindolare e decidiamo di farci preparare la cena. Una sorta di crepe dolce da accompagnare a zuppa di verdure e pollo, a dire il vero il pollo si è visto poco.. un accostamento strano, comunque le pance sono piene anche dei bimbi con qualche patatina fritta, e come dessert yogurt scaduto….
Durante la notte una violenta tempesta di sabbia si abbatte sulla città, davvero impressionante. L’energia elettrica si interrompe per tutta la città, qualcuno che ha preferito dormire in auto chiede asilo nei buongalow. Dopo la tempesta piove a dirotto!
La mattina è molto fresco, si sta bene ma ci tocca discutere un pò con il padrone della struttura per il conto, ha iniziato a dire che ha dovuto prendere il taxi per le bibite, che qualcuno ha lavato la macchina con la canna….insomma deve fare cassa!
Otteniamo un pò di sconto ma poca cosa. La mattina la passiamo ad Atar e ci rendiamo conto come i prezzi raddoppiano rispetto a cinguetti, probabilmente il fatto che non ci siano turisti in giro, la crisi e la povertà del paese fa lievitare i prezzi, ogni genere di alimento o bevanda ci viene raddoppiata, dobbiamo contrattare sempre.
Uscendo da Atar ci immettiamo sulla pista che porta a Chuom, attraversiamo i villaggi a nord di Atar, per poi collegarsi ad una tremenda pista tutta tole ondule. Qualcuno ci lascia una gomma.
In serata siamo a Chuom e cerchiamo un gommista che sostituisca il pneumatico rotto dell’amico …ne approfittiamo per donare gli ultimi vestiti.
Chuom è un paese fatiscente, una piazza centrale dove ci sono i negozi, troviamo un gommista e ne approfittiamo per far sostituire il pneumatico tagliato, fortuna che abbiamo noi il pneumatico nuovo da montare sul cerchio perchè questo ha solo gomme usate e per i 4×4 solo 750×16. A mano monta il pneumatico e con fatica.
Nel frattempo un negoziante di pezzi per auto ci si avvicina incuriosito, ci mettiamo a parlare e chiede informazioni sul nostro giro. E’ contento che siamo in giro per turismo, ci dice che da quando il Francese ha dichiarato che la Mauritania è pericolosa non ci sono più turisti, i francesi sono scomparsi, si vedono solo spagnoli e qualche italiano. Ricorda e rimpiange i tempi del Rally, quelli si che portavano soldi e aiuti.
Si crea intorno a noi un piccolo gruppo di uomini che partecipano attivamente alla discussione, ci rincuorano sulla sicurezza del paese e ci stimola a tornare a divulgare la sicurezza della Mauritania.
Intanto mamme e bimbi rimpinguano le casse dei negozi comprando coca cole fresche e qualche genere alimentare, purtroppo nulla di artigianato locale.
A riparazione finita seguiamo la ferrovia per qualche km per poi accamparci
In mattinata siamo diretti a Ben Amira, lungo la pista della ferrovia incontriamo gli unici turisti con 4×4, sono italiani e ci fermiamo per scambiarci i saluti e le impressioni.
Giro per Ben Amira, vi sono due grossi monoliti neri e delle sculture moderne fatte da artisti di diverse nazionalità nel 1999, tra cui una italiana, ma purtroppo il sito è un può lasciato a se stesso.
Proseguiamo lungo la pista della ferrovia tenendola a destra cosi ci hanno detto, la pista è sabbiosa ma facile, piuttosto monotona, solo il lungo treno è un’attrattiva.
Facciamo campo a 100km dal confine cosi l’indomani potremo uscire di buon ora.
L’uscita dalla Mauritania è piuttosto veloce, mentre l’ingresso marocchino è lungo circa 2ore, ci fanno mettere l’auto in un angar e viene passato un grosso scanner.
Il viaggio di ritorno nel Marocco procede bene, lungo e inesorabile l’asfalto del sahara occidentale….
Ultimi giorni a rilassarsi a Guelmine all’ottimo fort bou jerif e poi a Essauria a gustare le aragoste nei baracchini del pesce.
Personalmente questo giro in Mauritania mi è piaciuto molto, ho riassaporato la bellezza di girare nel sahara libero e senza impedimenti, sembra di fare un viaggio nel tempo, è tutto fermo da anni, i villaggi sono molto carini e fanno un bel contorno, cosi la gente non troppo invasiva, apprezza il baratto e sono genuini.
Sicuramente merita un altro viaggio, anzi forse più di uno, è un paese molto grande, c’è molto da vedere, solo in questo giro abbiamo percorso 9100km. Speriamo solo che non venga coinvolta dalle tristi vicende e si lasci il tempo di visitare per bene altre zone.
notizie utili:
visto richiesto in ambasciata maura a Roma tramite http://www.studiocolombovisticonsolari.it/ mettete in conto 62.50 € a passaporto per l’ambasciata, più i diritti di agenzia (se avete più passaporti i diritti di agenzia scendono come costo) noi abbiamo pagato 80€ a passaporto, servono 2 foto tessera e il modulo di richiesta visto.
Potete anche rivolgervi direttamente all’ambasciata Maura.
Il costo carburante in marocco 0.85€, sahara occidentale sotto a Tarfaya 0.60€, Mauritania circa 1€.
In Mauritania ci sono pochi distributori e solo nelle città importanti, nei villaggi gasolio nei bidoni alcuni puliti altri meno, ci hanno sconsigliato l’utilizzo dei bidoni e cosi abbiamo fatto.
Prima della dogana marocchina ci sono due distributori di carburante
Assicurazione Marocco 95€ per 1mese autovettura, 250€ autocarro, in Mauritania 50€ per 20gg per tutti i veicoli.
Mettete in conto 4settimane, farne meno significa correre molto, alternativa è fare a fuoco il Marocco e concentrarsi più in Mauritania, cosi la mia idea futura è spedire moglie e figlie in aereo cosi facendo potrò attraversare in aereo il Marocco.
Pagate il pedaggio per il parco Bank d’Arguine, i guardaparco girano spesso.
Ci sono molti barrage sia nel Sahara Occidentale che in Mauritania, per velocizzare i controlli utile fare delle fiches per ogni macchina con i dati dei passeggeri del veicolo. Fatene molte, avendo le fiches il tempo di sosta è limitato. Il personale delle forze dell’ordine è molto tranquillo e disponibile, non abbiamo mai avuto un problema; qualcuno ci ha chiesto dei regali ma non abbiamo mai dato nulla, dicendo loro che i regali sono per i poveri. Ai militari ho solo dato medicinali per uno specifico sintomo a chi me ne ha fatto richiesta.
In Mauritania chiedete sempre quanto costa prima e trattate il costo, ma non esagerate, sicuramente pagherete qualcosa in più del normale, fatelo per una buona causa, la maggior parte delle persone versa in povertà.
Comprate gli oggetti di artigianato locale che le donne nei villaggi vi propongono, siate generosi, sono costi ridicoli, pochi euro e saranno un bel ricordo.
I villaggi nel deserto sono molto poveri, se avete scarpe o vestiti usati donatele, saranno graditi.
Foto di Marko e Zio Orso