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Libia – Febbraio/Marzo 2002 di Marco Groppi

– Posted in: Africa, Nord Africa, Resoconti di viaggio

By Marco Groppi
Originally Posted Saturday, July 24, 2004

 Libia – Febbraio/Marzo 2002

 23 febbraio 2002 – 15 marzo 2002

A cura di Marco Groppi
(groppi@libero.it)

Partecipanti:

Marco Groppi – consulente informatico, anni 47

Maria Grazia Rossi Groppi – casalinga, anni 44

Mezzo: Fiat Panda Fire 750 del 1986 (Km 156.000) alla partenza.

Prologo:

Ci siamo proposti lo scopo di raggiungere Ghat utilizzando le normali strade carrozzabili e di qui effettuare un tour in Akakus e Messak Settafet con guide e fuoristrada.

Prerequisito irrinunciabile: il viaggio doveva essere individuale e quindi senza guide né scorte (a parte il tour in Akakus).

Precedenti esperienze: due viaggi individuali in Egitto (senza automezzo) con tour nel Deserto Bianco.

Bisogna dire che la cosa più difficile da realizzare è stata il soddisfacimento del prerequisito:

ci sono voluti mesi per arrivare ad individuare un’agenzia con la quale abbiamo concordato la lettera di invito con le pratiche per il visto, un tour con guide e fuoristrada di 5 giorni in Akakus ed una persona che ci ricevesse in frontiera e ci supportasse per le pratiche di ingresso.

La nostra personale impressione è che effettivamente, al momento, è impossibile entrate in Libia se non si è assistiti da personale libico dell’agenzia che ha eseguito l’invito.

Prima di partire, abbiamo letto la storia della colonizzazione italiana della Libia di Angelo Del Boca (edita da Mondadori): ritenevamo che fosse doveroso, nei confronti del paese che intendevamo visitare, prendere conoscenza di ciò che l’Italia aveva compiuto.
Sarebbe auspicabile che quanto abbiamo appreso fosse più largamente conosciuto, soprattutto da coloro che hanno avuto a che fare o intendono recarsi in quel magnifico Paese.

 Tappe:

 


 

23 e 24/2/2002: da Piacenza a Hammamet

Causa il forte ritardo della nave Carthage, siamo giunti a Tunisi verso le 19 per cui abbiamo potuto fare poca strada, facendo tappa ad Hammamet. Guida perfetta per la Tunisia la Lonely Planet (edizione italiana a cura di EDT).

25/2/2002: da Hammamet a Ben Guerdane

Buone le strade, nessun problema per il traffico. Il colosseo di El Jem é meraviglioso, ma soprattutto merita il piccolo museo con i suoi mosaici e l’area archeologica adiacente (domus romana anch’essa zeppa di stupendi mosaici).

Arrivati a Ben Guerdane, ci siamo fermati all’hotel nella piazza del paese ove si trova anche un distributore: purtroppo nessuna delle nostre guide citava alberghi in questa località e il nostro hotel sembrava decente solo dall’esterno assolutamente sconsigliato se non si ha il palato forte).

Passeggiando poi dalle parti del suk e della moschea abbiamo visto che il posto offriva la possibilità di sistemazioni che sembravano decisamente migliori (come sempre vale il detto ‘mai fermarsi alla prima osteria’ …).

26/2/2002: da Ben Guerdane a Sabrata

Partendo dall’Italia avevamo rimosso il sedile posteriore dalla Panda che era cosi’ ben stipata di ogni cosa e tutto il bagaglio era ‘a cielo aperto’: non sappiamo se questo ci abbia agevolato o meno, ma tutti i controlli doganali sono sempre consistiti in una occhiata distratta al nostro veicolo.

Comunque la procedura di ingresso in Libia (a Ras Ajdir) è allucinante: più di due ore con l’aiuto del tizio dell’agenzia.

Un’osservazione forse banale: quando ci si reca nell’ufficio per fare il carnet de passage, bisogna dichiarare il valore del mezzo e penso che convenga stare piuttosto bassi perché temo che questo venga utilizzato nel caso che il mezzo non possa essere riesportato (ad es. per furto o rottamazione). Non sono sicuro di quanto affermo, anche se so che è possibile fare il carnet anche in Italia presso l’ACI, la quale vuole a supporto dell’operazione una fidejussione bancaria per il valore pari a quello del mezzo nuovo Sabrata è stupenda e si può visitare tranquillamente in un paio d’ore (attenzione: chiudono alle 17 in inverno).

Per trovare gli scavi occorre girare a sinistra poco dopo l’ingresso in paese: si percorre la strada per un centinaio di metri: poco prima dell’ostello della gioventù (che è sulla nostra sinistra), si prende il viale sulla sinistra che porta direttamente all’ingresso degli scavi. Se si è in difficoltà per individuare la strada, conviene chiedere, ma poiché né l’Inglese, né il Francese, né l’Italiano servono a nulla, la cosa migliore è quella di mostrare una foto delle rovine e spiegarsi a gesti!

A nostro avviso conviene visitare Sabrata prima di Leptis, perché Leptis é qualcosa che poi toglie la possibilità di stupirsi di fronte ad altre rovine del genere.

Pernottamento all’ostello della gioventù vicino agli scavi (molto confortevole e con personale molto cordiale; ci hanno concesso l’uso di un locale dove ci siamo preparati la cena).

 27/2/2002: da Sabrata a Ghadames

Unico piccolo problema durante tutto il viaggio: ad un posto di blocco (sulla strada ai piedi del gebel, circa una cinquantina di Km prima di Nalut) ci hanno chiesto i documenti ed il carnet de passage en douane (ci pare che sia stata l’unica volta in tutto il viaggio che ci abbiano chiesto i documenti).

Il militare (che parlava solo arabo) insisteva sul fatto che il documento era contraffatto perché una data appariva con il mese calcato, come si fosse trattato di una correzione.
Continuava a fare il segno dei soldi facendo intendere che bisognava pagare. Noi abbiamo fatto i cosiddetti ‘pesci in barile’: massima tranquillità e gli facciamo vedere le ricevute dei pagamenti effettuati in dogana, la congruenza dei timbri etc.

Alla fine, dopo circa mezz’ora, ci hanno lasciati andare (il tutto senza sborsare un dinaro).

Nalut: visita all’antico granaio – da non perdere.

Ghadames: non c’è bisogno di commento, a parte i soldi che spillano per l’ingresso alla medina costringendo ad essere accompagnati da una guida.

Qui abbiamo fatto fare la registrazione presso la polizia turistica (timbri triangolari verdi sul passaporto).

Pernottamento: nel camping della Winzrik con la nostra tendina.

28/2/2002: da Ghadames a Gariyat

Lunga tappa di trasferimento praticamente solitaria sull’altopiano. Da Ghadames si ritorna a Darj (che è una piccola oasi con una medina che avrebbe meritato una visita): abbiamo verificato che c’e’ la possibilità di pernottare presso il gestore del bar proprio di fronte al distributore ed al bivio per Ghadames. Noi comunque abbiamo fatto il pieno del serbatoio e di una tanica da 20 l ed abbiamo proseguito per Gariyat: il tratto è veramente solitario (300 Km) senza alcun insediamento umano o punto di rifornimento attraverso l’altopiano. Giunti a Gariyat abbiamo tenuto la destra fino a raggiungere la strada che proviene da Tripoli e prosegue per Brak/Sabha. Pernottamento in una stanza comune (ma c’eravamo solo noi) con solo i materassi per terra presso il ristorante Albakosh; è il terzo ed ultimo edificio dopo il posto di blocco ed il distributore che si trovano poco dopo aver imboccato la strada per Brak. Comunque era poco caro, pulito, con i servizi decenti e le docce calde.

1/3/2002: da Gariyat a Tekerkiba

Lunga, ma suggestiva, la strada fino a Brak, poi si percorre un bel tratto fra le prime vere dune per raggiungere Sabha.

A Sabha abbiamo faticato un po’ prima di trovare la direzione giusta per il Sud (fino a che un gentilissimo signore ci ha fatto strada con la sua auto mettendoci nella giusta direzione); comunque per prendere la strada per Ubari occorre girare a sinistra una volta arrivati sulla circonvallazione e, una volta arrivati all’incrocio con una grossa strada trafficata, girare a sinistra passando sotto l’arco tipico delle città libiche, tenendo a questo punto d’occhio il vecchio forte italiano (che sta in posizione rilevata e quindi si nota) e l’aereoporto: dobbiamo lasciarcelo sulla sinistra percorrendo una grossa strada a più corsie che corre a fianco di grandi installazioni militari sia sulla destra che sulla sinistra.

Questa strada porta, dopo alcuni chilometri durante i quali uno si chiede dove sta mai andando, ad un ulteriore svincolo ove occorre tenere la destra.

Mancanza assoluta di qualsiasi segnalazione (ovviamente in arabo). Comunque a forza di chiedere siamo riusciti ad imboccare la strada per Ubari.

Pensavamo di fare tappa all’ostello della gioventù di Fjeij, ma a dispetto delle buone referenze nelle varie guide da noi consultate e a dispetto dell’apparenza gradevole dalla strada, non vale assolutamente i 10 dinari a testa che chiedono. Cosi’ dopo un po’ di discussioni ce ne siamo andati per far tappa al camping dell’Africa Tours del successivo villaggio di Tekerkiba. E’ un luogo veramente gradevole (ben segnalato dalla strada) e proprio a ridosso delle stupende dune dell’erg di Ubari. Il gestore parla anche italiano.

Prima passeggiata all’imbrunire sulle dune, con un tramonto meraviglioso.

2/3/2002: da Tekerkiba a Ghat

Arrivati a Germa, contavamo di visitare il museo che però era chiuso, essendo il 2 marzo giornata di festa nazionale; ci siamo quindi diretti verso Ubari, dove si percorre la circonvallazione fino a che questa termina praticamente su di una curva a gomito sulla destra (poco dopo in questa direzione c’è l’ufficio postale dove è possibile fare telefonate internazionali – 1 dinaro al minuto, minimo 3 minuti): sulla destra, appena prima di tale curva c’è il forte italiano (all’interno un camping) e di fronte (sulla sinistra) la strada per Al Awaynat (alias Serdeles).

Una ventina di Km fuori Ubari, in direzione Al Awaynat, c’è una sorgente (bene indicata sulla Michelin 953): è discosta dalla strada di un centinaio di metri e bisogna quindi uscire di strada, ma il fondo è buono anche per una macchina normale. Per trovarla bisogna individuare sulla destra, a un centinaio di metri dalla strada, un piccolo casotto bianco fra le acacie. Vale la pena per una sosta e per rinfrescarsi.

Gli ultimi 20 Km prima di Ghat sono gli unici che pongono problemi: l’asfalto è molto rovinato e sconnesso e costringe a procedere adagio.

A Ghat abbiamo sostato in un bungalow del Refak Alsara che è il primo campeggio che si trova sulla sinistra appena prima di entrare in paese. Qui era il nostro punto di incontro con le guide e qui abbiamo lasciato la Panda durante il nostro tour in Akakus.

Dal 3 al 7 /3/2002: Akakus

Abbiamo optato per un giro di 5 giorni che comprendesse anche il wadi Mathkandush nel Messak Settafet, con partenza da Ghat e ritorno a Ghat. Bisogna però dire a posteriori che l’ideale sarebbero stati 7 giorni perchè per raggiungere il Mathkandush bisogna perdere più di un giorno in una monotona traversata e poi l’uscita è verso Germa con ritorno quindi per la strada bitumata già percorsa (Ubari – Al Awaynat) per arrivare a Ghat. L’alternativa poteva essere quella di restare solo in Akakus, ma così ci si sarebbe privati di qualcosa di veramente unico quali i graffiti del wadi Mathkandush.

8/3/2002: da Ghat a Tekerkiba

Il piano prevedeva la visita di Murzuk, ma vi abbiamo purtroppo rinunciato causa il Ghibli o qualcosa del genere: vento e polvere, una luce strana che ha cambiato il paesaggio e ci rendeva un pò preoccupati per il filtro dell’aria (il pilota di meccanica se ne intende poco o niente …)

Visita al museo di Germa, questa volta aperto e poi due chiacchiere con il Sig. Sergio, il simpatico e cortese proprietario dell’hotel di Germa (proprio a fianco del museo): eravamo in difficoltà per cambiare i nostri dollari (di piccolo taglio, ahinoi!) ed egli ci ha cortesemente aiutato.

Ancora pernottamento al campeggio dell’Africa Tours: questa volta però, dopo i 5 giorni di ‘full immersion’ nel deserto dell’Akakus e nell’erg di Murzuq, le dune non ci sono più sembrate così eccezionali (ma sarà anche stata la luce strana dovuta al vento del deserto …).

9/3/2002: da Tekerkiba a Waddan

Ripercorriamo la strada fino a Sabha, contando di imboccare qui la strada per le oasi di Suknah, Hon e Waddan, ma i militari al posto di blocco presso l’incrocio per Suknah ci indicano di proseguire verso Brak per raggiungere la nostra meta.

In effetti l’aspetto della strada che volevamo prendere era pessimo (asfalto a blocchi spezzati, come nell’ultimo tratto verso Ghat).

Proseguiamo per Brak ed all’incrocio a ‘T’ prendiamo la destra (sulla sinistra si andava verso il posto di blocco di Brak). La strada inizialmente accettabile presenta poi comunque dei tratti molto rovinati ed in pessime condizioni. Il paesaggio è comunque estremamente solitario e stupendo; la sera ancora vento e polvere. Non trovando niente di soddisfacente a Suknah e scoprendo che l’ostello di Hon (citato dalla Lonely Planet) ora è un centro sportivo/ricreativo e non essendoci sembrato l’albergo molto invitante (ma ci fossimo fermati!) ci rechiamo a Waddan trovando (con fatica) l’ostello: è stato anche peggio dell’albergo di Ben Guerdane (caccia grossa agli scarafaggi, che si è comunque completata con successo).

 10/3/2002: da Waddan a Khoms

Dopo l’ultimo lungo tratto di paesaggio desertico e pre-desertico, raggiungiamo la costa e la bellissima via Balbia; il primo tratto è lungo la parte terminale del golfo della Sirte ed è piuttosto desolato, ma poi il paesaggio diventa sempre più verde, avvicinandoci a Misurata, con tratti che ricordano l’Italia per gli stupendi filari di olivi e di piante a noi familiari. Lungo la strada, prima di arrivare a Misurata ed all’altezza di un posto di blocco, incontriamo gli imponenti resti di un villaggio coloniale fascista, che ci hanno spinto ad una visita con apparizione di poliziotto che ci ha (molto cordialmente per la verità) intervistato.

Il posto era vagamente surreale, per l’architettura che richiama quella di tante nostre città e l’aspetto reso tetro dai muri divelti del Palazzo del Popolo e della Chiesa, con le porte murate ed il campanile ancora integro, ed i resti di marmo travertino sulla scala di accesso.

A Khoms ottimo e poco caro l’hotel Labdah in prossimità degli scavi di Leptis: il gestore, estremamente gentile, ci ha permesso di pagare in dollari facendoci il miglior cambio di tutti (1 $ = 1,6 Dinari).

Su Leptis non c’è da dire nulla: si deve solo andarci.

Bellissimo percorrere la città e giungere fino al porto, attraversare la spiaggetta e salire ai resti del faro

Vale la scarpinata raggiungere la porta Oea percorrendo la bellissima e lunga strada che dall’arco di Settimio Severo si dirige verso ovest. Da questa porta si raggiungono le terme dei cacciatori che contengono dipinti e mosaici stupendi (custode sul posto che apre le terme). É assolutamente da non perdere.

11/3/2002: da Khoms a Tripoli

Usciti da Khoms non siamo purtroppo riusciti a trovare la stradina che portava alla villa Silin, mancando così questa villa imperiale romana posta sul mare in posizione splendida e piena di stupendi mosaici. Abbiamo poi saputo a Tripoli che bastava accordarsi con un tassista nel centro di Khoms: in genere forniscono il servizio per 20 dinari.

Temevamo moltissimo il traffico ed il pericolo di incidenti sulla Balbia verso Tripoli a causa di quanto avevamo letto su varie guide: non è assolutamente il far west che ci eravamo immaginati, anche se bisogna guidare con attenzione perché il traffico è abbastanza sostenuto. A Tripoli siamo facilmente arrivati a quella che era la Piazza Verde (ridotta ormai ad uno squallido parcheggio) e a parcheggiare ai lati della medina (proprio vicino alla torre dell’orologio). Temevamo per la macchina, posteggiata cosi’ su di una strada per due giorni, ma ovviamente non le e’ successo nulla.

Abbiamo alloggiato per due notti al Tourist Hotel nel cuore del Suk Turk: è decisamente piccolo (5 stanze) con bagno in comune, ma in posizione splendida (per chi ama le medine ovviamente), nel cuore della città vecchia.

Bella la medina di Tripoli (soprattutto il suk delle botteghe del rame), malinconica quella che era la nuova città coloniale.

Lunga e difficoltosa ricerca per l’acquisto di una copia del film ‘Il Leone del Deserto’: commissionato da Gheddafi negli anni 70, con attori famosi (Irene Papas, Steve Mc Qeen, etc), più che onesto nella ricostruzione dell’occupazione Italiana e della resistenza Libica capeggiata da Omar al Muktar, non è mai stato distribuito nelle sale della democraticissima Repubblica Italiana.

13/3/2002: da Tripoli a Kairouan

A Ras Ajdir l’ufficiale (che per fortuna parlava Inglese) era poco piacevolmente sorpreso che fossimo senza accompagnatore. Ci ha chiesto la lettera d’invito (che non avevamo) e gli abbiamo dato una fotocopia della fattura che ci aveva rilasciato l’agenzia Libica per le spese sostenute (Visti, accoglienza e Akakus).

Per fortuna poi il discorso è andato sulla Panda e quando il tizio (che ci ha detto di possedere una Panda pure lui) ha saputo dove eravamo stati con quel mezzo, ha cambiato umore e non ha fatto problemi.

Anzi, ci ha pure lasciato per ricordo il Carnet de Passage, con la famosa data contestata.

Per il resto la procedura di uscita è decisamente più semplice di quella di ingresso. È stato comunque bene aver seguito il nostro accompagnatore all’ingresso per sapere dove erano i vari uffici, perché per rendere le targhe bisogna recarsi direttamente allo sportello dove sono state ritirate (che è in un capannone decisamente fuori mano).

Kairouan merita sicuramente una visita per la sua medina e gli stupendi monumenti islamici (e poi fanno dei bellissimi tappeti …)

14/3/2002: da Kairouan a Tunisi

Trovare il museo del Bardo richiede una bella pazienza perché non è mai indicato e, provenendo da sud, bisogna affrontare un bel pò di traffico sulle tangenziali e nell’interland; comunque vale la visita anche solo per ammirare il mosaico di Virgilio (ovviamente per chi ama l’Eneide). La collezione di mosaici è davvero enorme, ma la cosa che ci ha colpito di più sono le nuove sale dedicate al ritrovamento ed al contenuto di una nave romana (naufragata) della fine del I sec. A.C. che trasportava materiale di antiquariato per un ricco senatore romano che doveva abbellire la sua villa: originali greci del II sec. A.C., elementi architettonici, etc.

Amanti delle medine, abbiamo dormito in un modesto albergo all’ingresso della città vecchia ed abbiamo dedicato il poco tempo che ci rimaneva alla visita della medina di Tunisi. E’ stata giustamente dichiarata patrimonio mondiale dell’umanità: stupendi monumenti islamici e stupendo agglomerato urbano. Ovviamente pieno di mercanzie di ogni genere (un suggerimento: superare la fascia esterna di negozietti che vendono solo cose smaccatamente turistiche a prezzi esagerati ed addentrarsi senza timore nei vari suk).

Purtroppo è finita.

Informazioni Varie

Cambi

Tunisia: 1 USD = 1,462 Dinari
Tunisini alla dogana di La Goulette

Libia

Non abbiamo provato a cambiare a Ben Guerdane, dove c’è pieno di cambiavalute, perché pensavamo che per la Libia fosse essenziale avere le ricevute di cambio delle banche. Cosa non vera nel nostro caso dal momento che abbiamo cambiato di volta in volta secondo le nostre esigenze e quindi all’uscita non avevamo più un dinaro libico da convertire (salvo i 50 resi alla consegna delle targhe che però non si possono cambiare in Libia).

Importante: in Libia bisogna essere dotati di biglietti da 100 USD (o al minimo da 50 USD) perché i dollari di piccolo taglio non li vogliono neanche vedere (né le banche né i privati), e se li degnano applicano dei cambi da strozzini (come a noi ci é
capitato).

Comunque 1 USD si cambia in banca a 1,55 dinari libici. Lo stesso con i privati (che però ci provano sempre a fare meno, mai di più !).

Carburante

La benzina è uno spasso, peccato che la Panda consumi così poco. Comunque siamo tornati a casa con due taniche da 20 litri piene.

Anche se non abbiamo mai dovuto ricorrere alle taniche durante il viaggio, é comunque essenziale averne perché abbiamo visto nel sud varie code interminabili a distributori che avevano esaurito le scorte.

Noi abbiamo sempre fatto in modo di non scendere oltre la metà del serbatoio.

Contributi:

Bibliografia

Angelo del Boca – Gli Italiani in Libia, Mondadori, 1993, Oscar Storia (2 volumi).

Andrea Semplici – Libia, Clup Guide, 2000; ottima sotto tutti i punti di vista.

James Azema, Libya Handbook, Footprint, 2000; molto completa ed aggiornata (in Inglese).

AA.VV., Libia, EDT edizione italiana della Lonely Planet, 1995, molto datata ma comunque essenziale per tutte le ottime cartine (di città e paesi) che, benchè molto schematiche, ci hanno permesso di girare nel centro delle varie città e trovare tutto quello che può servire.

David Willet, Tunisia, EDT/Lonely Planet, 2001; eccezionale come tutte le Lonely.

AA.VV., Sahara, Hachette, Guide Blues Evasion, Edition 2000; copre tutti i paesi della fascia Sahariana.

Jacques Gandini, Libia sud ovest: il Fezzan, Polaris, 2000; decisamente indirizzata a chi fa del fuoristrada nel deserto, ma comunque zeppa di informazioni e soprattutto dotata di una elenco di località in arabo con decodifica in caratteri latini: fondamentale per l’interpretazione dei cartelli stradali

Inoltre sono molto ben fatte le piccole guide Polaris su Sabrata e su Leptis Magna.

AA.VV., Sahara, n. 12/2000, rivista internazionale di preistoria e storia del Sahara, ed. Pyramids; contiene un ottimo articolo di Liverani sul parco archeologico dell’Akakus (in inglese).

Marina Lupacciolu, Arte e Culture del Sahara Preistorico, Quasar, Roma, 1992; molto tecnico.

Fabrizio Mori, Le grandi civiltà del Sahara antico, Bollati Boringhieri; lo citiamo solo per completezza, ma è stata per noi una grossa delusione. Se è un testo specialistico (lo è ?) sarebbe bene che l’autore o l’editore lo dichiarassero esplicitamente anziché pubblicarlo in una collana di cultura generale; con quello che costa (in linea con gli standard dell’editore) conviene fare una giornata in più in Akakus.

Cartografia

Michelin 956 – Tunisia, scala 1:800000

Michelin 953 – Africa Nord e Ovest, scala 1:4000000

Libya, Cartographia, scala 1:2000000

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