By Enrico Manfredini
Originally Posted Wednesday, January 12, 2000
“Caro Alvise, un saluto a te e a Glauco (mi dispiace che non sia potuto partire)
Di ritorno dal nostro ultimo viaggio nella Libia del sud est, ti volevo inviare un breve ma esaustivo resoconto di questo viaggio in una regione dove pochissimi turisti si sono addentrati.
E’ ovvio che un viaggio di questo tipo deve essere fatto solo da persone con buone nozioni di navigazione muniti di G.P.S. e di carte e con ottime auto.
Noi utilizziamo le carte americane a scala 500.000, le piste non corrispondono quasi mai alla realtà ma d’altronde non abbiamo praticamente mai seguito piste tracciate.
Non esagero nel dirti che questa regione ha parecchi tratti di somiglianza con il Ténéré con il Tassili n’Ajjer, insomma è meravigliosa.”
African Travellers-CAP 180
Libia del sud est
Percorso effettuato dal 19/12/98 al 8/01/99
Staff:
Filiberto Gabresi ; Enrico Manfredini Toyota hj60
Agenzia Libica di appoggio
I.T.C.
Partecipanti al viaggio:
Zitoli Andrea e Lisa Toyota Four Runner 3000 t.d.
Guzzon Giorgio e Maria Rosa Land Rover Defender 110
Dessi Gianni e Livia Land Rover Discovery
Morelli Marco e Montorsi Laura
Indice
19/12/98 Genova
20/12/98 Tunisi
21/12/98 Tunisi Libia
22/12/98-23/12/98 Confine libico – Sabah
24/12/98 Sabah- verso Tazurbu
25/12/98 da 100 km da Tazurbu verso líoasi abbandonata di Buzeyma
26 01 98 Rabianah
27/12/98 Kilinge
28/12/98 Tibesti libico verso Adgura
29/12/98 Ouadi Thaon
30/12/98 passo di Aranaba e campo a Zuma
31/12/97 Waw En Namous
1/1/99 Timsah
2/1/99 Germa erg di Ubari
3/1/99 lago Mandara lago di Oum el Ma, lago di Gabraon
4/1/99 Gharian
5/1/99 Sabrata
6/1/99 Zarzis
7/1/99 Tunisi
8/9/1/99 Genova
19/12/98 Genova
Imbarco a Genova dove incontro i partecipanti al viaggio, siamo tutti contenti di partire, c’è molto entusiasmo.Naturalmente incontro alcuni vecchi compagni di viaggio, in particolare Roberto, Gabriele, Stefano, vanno in Tchad, nell’Ennedi, so che non è un viaggio facile, tutt’altro, ma sono anche sicuro della lorogrande esperienza, infatti il loro viaggio andrà benissimo.
Gli entusiasmi si spengono con il mare mosso. Di notte faccio le solite estenuanti formalità burocratiche, per l’auto e passaporti.
20/12/98 Tunisi
Arrivo a Tunisi, dogana abbastanza veloce, salutiamo gli amici e andiamo ad Hammamet a dormire.
21/12/98 Tunisi Libia
Trasferimento veloce verso la frontiera libica, rimaniamo però bloccati tra le due frontiere a causa del Ramadam per circa un’ora, alle 8 di sera siamo a Zuara davanti ad un buon cous-cous. Dormiamo all’ostello.
22/12/98-23/12/98 Confine libico – Sabah
Trasferimento veloce verso Zilla dove arriviamo in tarda mattinata del 23, ultime telefonate in Italia, ultimi acquisti al mercato, gasolio per Km600 (terreno molle) acqua per almeno 5 giorni. Nel pomeriggio imbocchiamo la pista verso Tazurbu, facciamo campo dopo Km20 dalla base petrolifera di Sabah.
24/12/98 Sabah- verso Tazurbu
Partenza e lasciamo subito la pista camionabile per dirigerci verso il primo way point.
La nostra direttrice di marcia è quasi una linea diritta tra dove ci troviamo e Tazurbu, non c’e quindi nessuna pista da seguire, navighiamo con punti G.P.S. ricavati dalla ricognizione dell’anno scorso. Il territorio si presenta all’inizio come un reg ondulato con ai lati cordoni di dune che presto sbarrano la nostra direzione di marcia,si scavalcano i cordoni poi reg piatto e cordoni da scavalcare ogni 20-30 km.
I cordoni non sono particolarmente impegnativi, occorre però stare molto attenti in uscita perchè nella quasi totalità si esce dalla parte barcanata quindi molto ripida e molle. Mi raccomando ancora una volta di stare molto attenti a non arrivare sopra le dune troppo veloci: tra di noi cíè chi non ha esperienza di guida su sabbia. Sgonfiamo le gomme e cerco i passaggi, procediamo molto bene, sono io che ho le difficoltà maggiori dovendo aprire con la mia Toyota hj60 con altre 4 persone a bordo i viveri l’acqua il gasolio ecc..
Alla sera siamo a 100 km da Tazurbu e abbiamo scavalcato 6 cordoni di dune.
25/12/98 da 100 km da Tazurbu verso líoasi abbandonata di Buzeyma
Ultimi cordoni di dune, il terreno cambia, l’accesso a Tazurbu è caratterizzato da grandi mammelloni, piuttosto molli, punteggiati da tamerici per lo piuí secche.
E’ abbastanza difficile trovare un punto con terreno duro per fermarci, ci raggruppiamo dentro al palmeto dopo qualche insabbiamento, poi passiamo alla polizia: quest’anno nessuna formalità e poi alla pompa di benzina. C’è il gasolio ma non c’è benzina.
Ci confermano quanto già sapevamo dall’Italia: a Rabianah la pompa di benzina non funziona dobbiamo quindi riempire tutto qui e sperare di trovare almeno 300 litri di gasolio e 100 di benzina per il Land Cruiser di appoggio che noleggiamo da qui.
L’auto di appoggio la prendiamo per caricare la guida per il Tibesti libico, l’autista si chiama Ahmed e gentilmente ci mette a disposizione casa sua per una doccia calda e per gli ultimi preparativi: non dobbiamo tralasciare nessun particolare, si controllano tutte le auto compreso il Land Cruiser libico, da Rabianah in poi dovremo contare solo sulle nostre forze.
Ben rifocillati ripartiamo nel tardo pomeriggio verso l’oasi abbandonata di Buzeyma
Dopo 40km campo.
26 01 98 Rabianah
Ripartiamo e dopo poche decine di km si intravede in lontananza il picco roccioso che sovrasta Buzeyma. Il terreno cambia gradatamente aspetto si passa da un reg molle ad ondulazioni sabbiose: stiamo entrando nell’erg di Rabianah. Sgonfiamo e visitiamo l’oasi. Non c’è nessuno e possiamo girovagare in assoluta tranquillità, tra le palme le case abbandonate e il lago dove noto esserci piu’ acqua rispetto all’anno scorso. Ci rimettiamo in marcia e presto ci ritroviamo tutti insabbiati: l’uscita e l’entrata dai palmeti sono veramente molli. Troviamo le tracce che portano verso Rabianah e qui veramente lo spettacolo è fantastico: si viaggia sempre dentro ai cordoni ogni tanto qualche ramo di palma fa da balise, il G.P.S. serve solo a confermare i Way point per il resto piu’ che altro guardo la temperatura dellíacqua che sale parecchio (c’e un po’ di vento contrario) e cerco di seguire le poche tracce che seguono un percorso che è praticamente obbligato.
Guidare si fa impegnativo, non riesco quasi mai a mettere la terza e non posso distrarmi nemmeno per un attimo una mia indecisione metterebbe pure gli altri in difficoltà. Siamo tutti molto contenti le dune dellíerg di Rabianah sono impegnative ma di una bellezza indescrivibile, spesso mi ricordano il tratto da Fachi a Bilma nel Ténéré. Nel tardo pomeriggio arriviamo in prossimità di Rabianah, che è contraddistinta da un piccolo massiccio roccioso che la sovrasta. Le difficoltà non sono finite : líaccesso al palmeto, ome al solito, è terribilmente molle. Raggiungiamo il punto che ci sembra il piu’ alto, ci fermiamo: a terra proiettili e bossoli, Ahmed ci spiega che era il vecchio posto militare. Puntiamo ora al palmeto e finalmente siamo a Rabianah.
E’ un’oasi molto carina forse l’unica rimasta ancora tradizionale. Gli abitanti sono in maggioranza Tebu, vivono in capanne circolari costruite con una intelaiatura di rami con sopra stuoie e rami di palma. Anche i loro tratti fisici sono particolari e si differenziano parecchio da arabi e tuareg; la loro struttura sociale è molto individualista: non si basa sul clan ma su piccoli gruppi famigliari, vivono prevalentemente in Tchad, e nell’est del Niger (Kaouar).
Cerco Salem la guida con la quale l’anno scorso abbiamo fatto la ricognizione: arriva un Land Cruiser: è lui. Scende dalla macchina e ci abbracciamo. Salem è Tuareg, viene da Djanet è emigrato dall’Algeria a causa del Fis. Parla francese, naturalmente, l’anno scorso ci ha fatto da guida e abbiamo allacciato un ottimo rapporto. Con l’efficienza che caratterizza i Tuareg ci procurerà 200 litri di gasolio e tutto quello che ci occorre.
27/12/98 Kilinge
La mattina presto partiamo ci aspettano ancora circa 100 km di sabbia prima di uscire dall’erg Nessuno si insabbia; rigonfiamo e puntiamo verso ovest. Incontriamo sul percorso tronchi fossili e arriviamo in prossimità di Kilinge.
Questo passo è stato minato dagli stessi libici un camper tedesco ne ha pagato le conseguenze, per fortuna non gravi per l’equipaggio. A noi comunque il passo minato non interessa la nostra rotta non prevede di oltrepassarlo al contrario, procediamo ora verso sud verso il Tibesti libico che è, a mio parere la punta di diamante del nostro itinerario.
28/12/98 Tibesti libico verso Adgura
Cominciamo a costeggiare le montagne del Tibesti libico le tracce sono rare ,il primo posto di grande interesse è Ouadi Lori, un fiume fossile punteggiato di acacie: nell’alveo emergono picchi rocciosi dalle forme bizzarre contornati da piccole dune.
Pitture rupestri a Lori Tiguittini. Procediamo poi sempre costeggiando le montagne in direzione sud, sud-ovest verso il villaggio abbandonato di Tuzugu. Il villaggio è in una altura che sovrasta uno oued ed è contornato da picchi rocciosi ci sono parecchie Capanne tebu. Salem ci spiega che è stato abbandonato a causa della siccità degli anni 70, dentro alle capanne ancora molti attrezzi, basti, macine. Il posto è straordinario in Italia ho trovato delle carte che lo riportano.
Ripartiamo nel pomeriggio verso Adgura che si presenta come un piccolo massiccio con all’interno cordoni di dune: è un vero e proprio labirinto di dune e di alti pinnacoli. Ci addentriamo per poterne ammirarne la bellezza, decidiamo anche di fare il campo in anticipo per potere fare (chi vuole) una passeggiata.
29/12/98 Ouadi Thaon
Ripartiamo ancora verso sud, il confine del Tchad si avvicina, siamo nel ouadi Ouri Dross caratterizzato da due grossi picchi isolati mentre verso est una lunga fila di pinnacoli con addossati dei cordoni di dune forma una piccola falesia: il contrasto della sabbia sulle rocce è meraviglioso
Il mio G.P.S. segna 5 km dalla linea teorica di confine con il Tchad, alla nostra destra le montagne del Tibesti libico si fanno sempre piuí imponenti, ammiriamo il Bikubiti (o Pik Bette) montagna di 2300 metri situata sulla linea di confine con il Tchad. Procediamo verso Ouadi Thaon sempre tra pinnacoli, oued e dune; ad un certo punto la pista è sbarrata da una barriera fitta di rami. Salem spiega che questa estate è piovuto: la guelta che l’anno scorso era secca ora è ricca di acqua e alcune famiglie tebu sono rientrate con i loro animali; lo sbarramento serve perché gli animali non escano. Facciamo visita ai nomadi Tebu, che ci accolgono con dignità e gentilezza, acquistiamo una capra (per la guida e l’autista) e facciamo dono di medicinali: ne hanno bisogno il primo centro abitato è a 500km
Arriviamo alla guelta e ci rilassiamo facendoci una bella doccia fa caldo si sta proprio molto bene.
Ripartiamo verso le pitture rupestri di Ouadi Thaon il luogo è di una bellezza indescrivibile per i colori ed i contrasti.
Notiamo tre distinti colori di sabbia: nell’oued è marrone, sulle montagne la sabbia addossata è rossa (incredibile), nel lato sud del oued le dune sono gialle, ancora nel oued acacie verdissime e cammelli formano un quadro perfetto. Naturalmente facciamo qui il campo, tra i roccioni.
30/12/98 passo di Aranaba e campo a Zuma
Ultimo giretto ancora nel oued e poi incomiciamo a risalire tenendoci circa a 15 km ad est rispetto al percorso precedente, anche a ritroso il paesaggio è molto interessante
Si incrociano tracce di camion dirette verso il Tchad, un piccolo problema al mio serbatoio supplementare ci fa perdere un poí di tempo, risolvo il tutto, anche se mi faccio una sgradita doccia con il gasolio.Siamo diretti verso il passo di Aranaba: si trova circa a 15 km a sud del passo minato di Kilinge, Salem è perfettamente in grado di passare Kilinge (esiste una pista sicura a fianco), lo ha gia fatto una infinità di volte, ma preferisco verificare questa nuova pista. Infatti solo alcuni anni fa un gruppo di fuoristradisti accompagnati da guide tebu di Rabianah, hanno aperto questo passaggio, grazie anche, pare, a studi storici dove risulta che il Generale Leclerc, durante la sua risalita dal Tchad verso Libia e Tunisia sia proprio passato per Aranaba. Da tenere conto che praticamente a parte Aranaba e Kilinge non esistono altri passaggi tra le montagne. Arriviamo nel pomeriggio nel oued che precede il passaggio tra le montagne. La pista è stretta si fa praticamente tutta con le ridotte, ha alcuni passaggi da brivido quando costeggia il burrone con in fondo lí oued.
E’ una pietraia che mette a dura prova le gomme e gli ammortizzatori, a volte scendiamo per togliere le pietre piu grosse, (un po’ peggio degli ultimi km che portano al rifugio dell’Assekrem).
In ogni modo dopo uníora siamo fuori e ci ritroviamo dall’altra parte delle montagne.
E’ incredibile come cambi ancora il paesaggio siamo ora in una zona di serir qua e la qualche acacia, un po di vento.
Poco prima del tramonto siamo a Zuma dove c’è un giacimento di Amazzonite minerale verdastro utilizzato dai Tebu per realizzare monili. Montiamo il campo poi ci sparpagliamo attorno armati di martelli per cercare il minerale che è presente in abbondanza. Ne troviamo di molto bello.
Ceniamo, Salem e Ahmed mi fanno presente la loro intenzione di ritornare subito a Rabianah. Eravamo infatti d’accordo così: loro arrivati a Zuma sarebbero ritornati indietro. Io, nonostante siano tanti anni che viaggio nel Sahara ancora mi meraviglio di questa fretta di ritornare una volta terminato il loro lavoro. Sono le 10,30 di sera dopo una giornata faticosa e loro partono di notte con una auto sola e perdipiu devono fare il passo minato di Kilinge !!! Per loro, uomini del deserto, tutto questo è la normalità, per noi è incomprensibile.
Il commiato è come al solito breve ma sentito intensamente da tutti, con loro abbiamo passato delle giornate indimenticabili.
31/12/97 Waw En Namous
Rieccoci di nuovo soli, ora la nostra direzione è il vulcano di Waw En Namous. Sento la responsabilità della navigazione, non c’è assolutamente niente tra Zuma ed il vulcano. Nessuno se non qualche raro turista percorre queste zone e finora pur essendo il periodo delle vacanze natalizie non abbiamo mai incontrato nessun veicolo.
All’uscita di Zuma occorre trovare uno oued che si percorre per circa 100km, lo trovo subito il fondo è un pò molle ma tutto sommato scorrevole.
Usciti dal oued ci ritroviamo nel Serir Tibisti un vastissimo reg a volte un po ondulato punteggiato da cordoni di dune da costeggiare ad ovest.
Procediamo senza nessuna difficoltà ad una andatura piuttosto veloce e a metà pomeriggio siamo in prossimità del vulcano. Cerco di arrivare alla sommità del vulcano il piu’ possibile da sud ovest per evitare un banco terribile di fech-fech che si trova nel lato sud, la piega che faccio non è sufficiente seguo alcune tracce che mi portano direttamente dentro al banco.La polvere che sollevo mi impedisce totalmente la visibiltà, purtroppo solo Andrea capisce che da li è impossibile passare tutti mi seguono e usciremo dal banco con una lunghissima retromarcia (in ridotta).
Finalmente siamo sul bordo del vulcano e ancora una volta rimaniamo colpiti dalla sua maestositaí, dal contrasto che le ceneri di colore nero formano con líazzurro dei laghi il verde delle palme
Anch’io mi sento bene la parte piu’ impegnativa del viaggio è ormai passata e tutto è filato così liscio, non una foratura, pochissimi insabbiamenti, nessun problema di navigazione e tra di noi si è creato un sincero legame di solidarietà e di amicizia, il viaggio però non è ancora finito e so per esperienza che non bisogna mai allentare la soglia di attenzione.
Visitiamo Waw En Namus e poi facciamo il campo nella conca lavica a nord del vulcano.
Incontro un conoscente italiano che ho sentito tante volte al telefono ma che non ho mai visto in faccia, mi informa che un mio carissimo amico mi aspetta a Germa, purtroppo però non lo incontrerò. Mentre siamo tutti indaffarati nel preparare il cenone di capodanno arriva un gruppo di svizzeri, ci salutiamo e come al solito chiedo che itinerario hanno fatto: sono scesi dal Grande mare di sabbia (confine Libia-Egitto) ma la cosa interessante è che hanno trovato la “Silica Glass” chiamata anche “Verre Libique”; in pratica si tratta di vetro fuso simile alla giada. Queste pietre, uniche in tutto il Sahara, scoperte da Monod, sono avvolte nel mistero perché non si sa ancora come si siano formate; l’ipotesi piu’ plausibile è l’impatto con una meteorite che potrebbe avere fuso il vetro contenuto nella sabbia. Parliamo a lungo di queste pietre e me le mostrano nonostante debbano scaravoltare mezza macchina, le ho in mano e le osservo a lungo. Sento che in me si concretizza uno dei tanti sogni che mi frullano in testa. Ne parlo subito con Laura e Filiberto: il prossimo viaggio vorrei farlo in Egitto e la meta sarà il Gilf Kebir.
Si tratterà di una vera e propria esplorazione non ho notizie di viaggiatori sahariani che siano arrivati al Gilf Kebir da Siwa attraverso il Grande mare di sabbia egiziano. Al momento in cui scrivo (febbraio 99) ci stiamo già lavorando.
Sogni a parte festeggiamo il capodanno 98 dando fondo a panettoni, torroni, Andrea stappa una bottiglia di Moet mentre alcuni fennec ci comunicano la loro presenza.
1/1/99 Timsah
Ripartiamo sulla pista che conduce a Wadi El Kebir che raggiungiamo per líora di pranzo. Approfittiamo dellíostello gestito dai militari per farci una bella doccia, nel frattempo cerco gasolio. I conti che avevo fatto prevedevano il rifornimento qui.
Ricordo che qui, fino a qualche anno fa, il gasolio era addirittura gratis; ora la pompa è rotta e i primi tentativi per trovarne sono infruttuosi. Facciamo un pò di conti da Rabianah fino a Wadi El Kebir abbiamo fatto circa 1200 km. Nei serbatoi però ne resta ancora e a conti fatti per arrivare a Timsah ci occorrono solo 30 litri. Faccio i complimenti al Discovery di Gianni e alla Land Rover di Giorgio hanno veramente consumato molto meno del mio Toyota e di quella di Andrea.
Arrivano gli amici Svizzeri e appena saputo del nostro piccolo problema ci danno loro il gasolio, noi in cambio gli offriamo della buona pasta italiana. Riprendiamo la pista verso Timsah e arriviamo al palmeto al tramonto.
2/1/99 Germa erg di Ubari
Come al solito uscita impegnativa dal palmeto facilitata però dalla compattezza che ha la sabbia di mattino presto, asfalto fino a Germa che raggiungiamo nel primo pomeriggio. Acquistiamo verdure, arance e facciamo acqua e gasolio .Siamo incredibilmente in anticipo di un giorno e decidiamo che dopo aver visitato i laghi tenteremo di proseguire dentro l’erg di Ubari scavalcandolo quindi integralmente fino a Brak. Decidiamo anche di non dormire a Germa ma di fare campo dopo le prime dune. Nel tardo pomeriggio iniziamo, dopo aver sgonfiato (1.5atm) ad entrare nelle dune verso il lago Mandara. C’è qualcosa di strano però nella sabbia nel senso che non sento nessun cenno di insabbiamento e nemmeno gli altri si insabbiano.
Ma come! L’ultima volta che ero stato qui alcune auto provavano tante volte prima di riuscire a passare una duna ed ora è tutto così facile ! Scendo dalla macchina e scavo: sotto il primo di strato di sabbia molle c’è un fondo umido e compatto: è piovuto!!!
Questo rende veramente molto piu facile tutto il percorso infatti non ci insabbiamo mai.
Un bellissimo tramonto tra dune fa da cornice al nostro primo campo nelle dune dell’erg di Ubari.
3/1/99 lago Mandara lago di Oum el Ma, lago di Gabraon
Riprendiamo le tracce che portano verso il lago Mandara e dopo poco arriviamo.
Rimango male a vedere che il lago è quasi in secca.Non si sa praticamente niente su questi laghi, unici in tutto il Sahara, non si sa come arrivi líacqua che li alimenta è veramente un peccato però vedere questo lago assomigliare piu ad un acquitrinio.
Speriamo che sia un fenomeno passeggero. Proseguiamo e sempre tra gassi e scollinamenti di cordoni di dune arriviamo al lago di Oum el Ma. E’ un lago molto bello e non è in secca al suo interno nuotano delle anatre, facciamo una lunga passeggiata, a parte noi non c’è nessuno. Dal lago di Oum el Ma per andare verso il lago di Gabraon di solito si torna indietro fino a Mandara alcune tracce però in direzione Nord-Est fanno intravedere un passaggio tra i cordoni. Decidiamo di tentare anche se il passaggio lo affrontiamo in senso contrario.
Riusciamo a passare e ci troviamo nel corridoio che porta a Gabraon. Arriviamo per l’ora di pranzo e rimaniamo incantati nel vedere la bellezza di questo lago incastonato tra imponenti dune. Qui c’è un po di gente al campeggio gestito da una agenzia libica. Lunga passeggiata lungo le rive del lago e nel villaggio abbandonato: la moschea, un po’ restaurata merita una visita.
Riprendiamo il percorso seguendo le tracce che portano verso Nord-Ovest , nel tardo pomeriggio facciamo il campo.
4/1/99 Gharian
Le tracce (poche e un po’ vecchie) continuano a piegare sempre verso nord-ovest, i passaggi si fanno piuí stretti e difficili ma ci aiuta molto la compattezza della sabbia, ad un certo punto sulla cima dell’ennesima duna da scavalcare ci appare davanti il Wadi Chati: è fatta! Siamo praticamente alla fine dell’erg. Ancora una quarantina di km tra piccole dune palme, qualche sebka e arriviamo all’asfalto. Lasciamo l’erg di Ubari con un po’ di malinconia sappiamo tutti che adesso è tutto asfalto fino a casa.
Arriviamo alle 10 di sera a Gharian dopo una bella corsa sull’asfalto e una cena in un ristorante locale. Apprezziamo tutti il confort dell’hotel dopo quasi due settimane di campi.
5/1/99 Sabrata
Trasferimento fino a Sabrata per visitare nel pomeriggio con tutta calma la città romana, per fare gli ultimi acquisti in Libia e il pienone di gasolio.
6/1/99 Zarzis
Dogana libica velocissima, quella tunisina le solite due ore, trasferimento a Zarzis, nell’hotel con annesse terme, spiaggia, birra
7/1/99 Tunisi
Trasferimento a Tunisi nella sera the a Sidi Bou Said dove ritroviamo alcuni vecchi amici
8/9/1/99 Genova
Imbarco sull’Habib e rivediamo tutti gli amici che hanno fatto itinerari diversi cíè chi è andato in Tchad, in Niger, un gruppo addirittura dal Niger è risalito dall’Algeria per fortuna senza problemi. Lunghissime chiacchierate e tanti progetti futuri smorzati però dal mare ancora una volta mosso . All’arrivo a Genova ci salutiamo calorosamente dandoci appuntamento presto per rivedere le immagini del viaggio e per progettare nuovi itinerari: dove? Nel Sahara naturalmente.