By MARTINES GLAUCO
Originally Posted Thursday, July 22, 2004
RESOCONTO DI VIAGGIO
LIBIA AGOSTO 98
AJDABYA-MARE DI SABBIA-KUFRA-AL AWAYNAT-ARKANU
PARTE prima
Componenti del gruppo:
MARTINES GLAUCO E MARCHETTI DANIELA TOYOTA BJ 70
GRASSI CLAUDIO E CAMPANINI DANIELA LAND ROVER 90
MAGANI PIERO E ETTORE TOYOTA HJ 61
Periodo: dal 5/08/98 al 27/08/98
Lunghezza : Totale Km. 7.700, (Varese Genova Tunisi Kufra Tunisi Trapani Roma Varese) di cui 1.800 di pista (all’80% fuoripista )
5 AGOSTO VARESE – GENOVA
Come al solito immenso casino all’imbarco, dopo 4 ore di coda e discussione “amichevole” con l’addetto all’imbarco saliamo sulla “Dame M.” strapiena. Partiamo con circa 2 ore di ritardo.
6 AGOSTO TUNISI
Sbarchiamo e ci dirigiamo al solito Hotel S. Georges, camera doppia 30 DT, ampio parcheggio interno, scarafaggi di dimensioni contenute. In circa 20 minuti a piedi si arriva alla medina
Il gasolio costa dirca 530 £ / Litro
7 AGOSTO TUNISI – SOUSSE KM. 136
Giornata di “scazzo” alla medina in attesa dell’arrivo di Claudio all’aeroporto. Ritardo di appena 3 ore su un tragitto di due (a me era capitato di 12 ore da Palermo!)
Prendiamo la nuova autostrada ora a pagamento (circa 4 DT) e ci fermiamo alla uscita del casello 12 KM dopo Sousse dove è possibile campeggiare in una piazzola con bagno (con annesso custode che dorme su una panchina ! )
8 AGOSTO SOUSSE – SABRATA KM. 500
I primi bidoni di benzina e olio di contrabbando con relativi cambiavaluta appaiono addirittura un centinaio di chilometri prima della frontiera.Il cambio è circa di 320 DL x 100 $ (circa 550 £). Attenzione che i tunisini imbrogliano sulla quantità dei dinari con varie scuse, per esempio che arriva la Polizia (alla quale non importa assolutamente NULLA ) e a volte ve ne danno di più per poi fare finta di accorgersi improvvisamente, riprenderle e le sostituirle con mazzette, da 6 o 7 anzichè da 10. OCCHIO. Cambiate anche in eccesso rispetto alle spese previste dato che poi all’uscita potete convertire in DT allo stesso prezzo (noi addirittura ci abbiamo guadagnato) Non chiedetemi perchè lo fanno perchè non lo sanno manco loro!
Affrontiamo per la 5a volta la dogana libica. Come sempre ci sono novità, e su 4 coppie abbiamo 3 tipi di visto differenti. L’addetto mi chiede come mai e io lo chiedo a lui. Ci si intende al volo.
Il visto lo abbiamo ottenuto senza alcun invito o imposizione di guida, semplicemente chedendolo direttamente al consolato, ma ho notizie di alcune persone che negli stessi giorno non hanno potuto ottenerlo senza invito. Misteri
dei Cosolati. La situazione è comunque in continua evoluzione e quindi l’unico consiglio è : provate!
Affrontiamo le solite procedure assieme a due amici di Torino conosciuti tramite Sahara el Kebira, gli unici turisti che incontreremo in tutta la Libia (a parte un gruppo di francesi a Tripoli e una coppia pure fracese alla forntiera al ritorno).
Le formalità sono le seguenti:
1 ) COMPILAZIONE FICHES (IN ARABO OVVIAMENTE) E CONTROLLO DI POLIZIA SULLA DESTRA, CON RELATIVO TIMBRO DI INGRESSO
2) ENTRARE NELL’HANGAR PER CAMBIO OBBLIGATORIO : 120$ PER LA TARGA AUTO, 60 PER L’ASSICURAZIONE (15 giorni, altrimenti specificate)
3 ) ANDARE A FARE L’ASSICURAZIONE NEL GRANDE PALAZZO NUOVO A CIRCA 200 METRI IN DIREZIONE LIBIA (che tra l’altro è oltre la barriera! )
4) FARE IL CARNET PAGANDO 50 $
5) PRESENTARE IL TUTTO ALLO SPORTELLO DI FIANCO PER LA CONSEGNA DELLE TARGHE
6) VERIFICARE CHE CI SIA ANCORA L’ADESIVO DI SAHARA EL KEBIRA SE NO RIATTACCARLO INSULTANDO CHI LO HA RIMOSSO
7) ATTACCATE BENE LA TARGA E USCITE PURE
Dopo circa tre ore abbiamo svolto tutte le formalità Tunisia Libia ( tenete presente che eravamo solo noi i turisti! )
Un chilometro circa prima del benzinaio c’è sulla sinistra un gruppo di negozi (tra i quali uno che vende sedie di palma bellissime a 25 DL ! ) e sopra un ristorantino un alberghetto del quale non conosciamo prezzi e condizioni ma nel quale non c’è difficoltà a trovare compagnie femminili (a pagamento)
Dopo aver fatto gasolio a go go (0.110 DL al litro, 45 £, olio motore 4 litri 3DL), per l’ennesima volta ci fermiamo all’ostello di Sabrata (prima strada a sx dopo il distributore) campeggiando sul retro (3 DL a persona), con vista sul teatro. Utilizziamo le docce anche se gli scarafaggi cominciano ad avere dimensioni tipicamente libiche.
9 AGOSTO SABRATA – CAMPO DOPO SIRTE KM. 680
Lungo trasferimento su asfalto passando sulla trafficata tangenziale di Tripoli (ragazzi che numeri!!!)
Incrociamo numerosissimi camions diretti in Egitto e Bengasi con carichi che probabilmente stanno insieme solo perchè glielo ha ordinato l’autista.
Lunghissimi tratti di 100 e più chilometri senza nessun distributore o paese, ci addentriamo in un villaggio pertrolifero (di 10.000 anime!) recintato e custodito da inflessibili guardiani per chiedere del pane.
Facciamo campo a un centinaio di metri da immensi piloni elettrici che fanno scariche talmente forti da sembrare versi di cicale.
10 AGOSTO CAMPO DOPO SIRTE – AJDABYA KM. 171
Facciamo un pieno di gasolio di oltre 350 litri a testa, accendo il motore pronti per imboccare la tanto agoganata pista quando Daniela mi dice: ” come mai scende dell’acqua dal motore ? “
Siamo dal meccanico, come stregoni un gruppo di meccanici, assistenti, semplici curiosi e assistenti di semplici curiosi si aggirano attorno al cofano della Toyota. Dopo varie prove la sentenza: “garnisiuni testada mafish!” (la gurnizione delle testata è andata a p……..e) Che fare ? nessun problema, vengo traserito da un meccanico specializzato in Toyota, e in circa mezzora ho pezzi di Land Cruiser sparsi per l’officina (compreso il cofano per meglio sedersi sulle batterie durante il lavoro) Finalmente vedo la guarnizione, non ho una garande esperienza meccanica ma mi sembra che sia a posto, anche se il meccanico sostiene che è rotta in alcuni punti. Non è che ci siano molte altre scelte, si procede.
Domanda: non hai una guarnizione di scorta, pechè in Libia sei l’unico ad avere un Toyota Diesel ? Risposta: se dovessi portarmi i probabili ricambi, oltre a riempire la macchina (che in ordine di marcia ha più di 700 chili di carico oltre le persone) dovrei probabilmente aprire un mutuo.
Nessun problema, si va alla fabbrica di “guarnisiuni” Ma dove? In paese. Purtroppo la “fabbrica” non può realizzarla perche è particolare. Nessun problema, mi procurano un taxi, e con Claudio parto alla volta di Bengasi, solo 160 km. da fare prima che chiudano la “fabbrica e sono già le 17,30. Ma a proposito, a che ora chiude ? Boh, nessuno lo sa (a dire il vero nessuno sa neanche dove sia di preciso).
Bene, ci attrezziamo come se dovessimo fare una spedizione nel Borneo, con zaino, sacco lenzuolo, viveri, patatine e ghirba prospettando già di dormire chissà dove. Si unisce a noi un amico del meccanico, attrezzato di soli Jeans e maglietta. Che illuso!
Il taxi è praticamente nuovo, nel senso che ha meno di 10 anni, 130.000 chilometri (con il cavo staccato) e tutto è rivestito di cellophane anti usura, copresi i comandi delle frecce.
Come un pazzo attraversa le vie della città sorpassando auto in sorpasso, contromano e suonando cone se avesse un moribondo a bordo. Comunque è davvero agile e dopo aver chiesto qua e là arriviamo alla mitica “fabbrica” Nei pensieri miei e di Claudio immaginavamo un immenso capannone alto almeno 15 metri con giganteschi macchinari, presse, taglierine e decine di operai anneriti dal fumo. Siamo invece in un localino 5 x 4 coperto di campioni di guarnizioni perfette, con due ragazzi in procinto di chiudere “la fabbrica”. Il nostro amico comincia la discussione, unitamente al tassista, che sembra debba concludersi perlomeno a coltellate. Dopo 3 minuti d’orologio un sorriso e la risposta: tra un’ora è pronta! Nel frattempo inganniamo l’attesa gironzolando per il quartiere, trovando un artigiano che con attrezzature italiane nuovissime e di alta tecnologia salda le testate in alluminio e le rigenera!
Dopo circa mezz’ora non resisto più alla tentazione, ma come cazzo le fanno ste guarnizioni ???
Piombo nell”officina” prima che mi impediscano di entare, e posso finalmente gustare l’incredibile manualità di questi ragazzi che con forbici e punzone stanno realizzando una “splendida creatura”. E’ veramente perfetta, quasi indistinguibile dall’originale, ed inoltre fatta con materiali ottimi!
Ringrazio e pago (25 DL, cioè 12.500 £ , più o meno quanto costa una rondella originale Toyota). Si torna indietro, questa volta a velocità normale (sono le 21) tanto che Claudio continua ad offrire sigarette all’autista per evitare che
si addormenti tra un tiro e l’altro. Per una volta non sono contrario al fumo.
Arriviamo dai nostri amici alle 23,30 con il tavolo ancora imbandito visto che hanno servito spaghetti a tutta l’officina, oramai il feeling è totale. Ettore acquisisce il nome di “Jaddy Harissa” (Nonno harissa) in quanto spalma la sua salsina berbera come fosse Nutella sui crostini al peperoncino, facendo collassare anche gli amici libici (o libiani come dicono loro). Si parla in Arabo con una scioltezza inimmaginabile, forsa anche a causa delle bevande che Ettore ha propinato a tutti. Anche i libici parlano benissimo italiano, soprattutto perchè i termini tecnici sono tutti di evidentissima origine italiana. Andiamo a letto noi contenti di sapere l’arabo e loro di sapere l’Italiano.
11 AGOSTO AJDABYA – DESERTO- KM. 100 ASFALTO 78 FUORIPISTA
Finalmente sapremo se i pezzi sparsi qua e la (a dire il vero ordinatamente) torneranno nella loro esatta posizione.
Dopo circa 4 ore di fervido e eccezionalmente preciso lavoro, il motore è pronto, interviene anche un pompista diesel che mi fa una carburazione a puntino! Sentire di nuovo quella musica rassicurante in effetti rincuora tutti. Incrociamo le dita e partiamo,verso le 14,30 direzione Jalo inizialmente su asfalto (circa 100 chilometri giusto per provare il motore) e poi ci tuffiamo nel Mare di Sabbia. La temperatura, pur aumentando (siamo intorno ai 42/45 di
massima) è più accettabile in quanto ci allontaniamo dall’umidità del mare.Quando finalmente decidiamo di accamparci, come al solito calano le tenebre, e vediamo in lontananza delle tociere con fiamme altissime. All’improvviso, mentre Clauidio già pregustava la Sua splendida insalata di fagioli tonno e cipolla, un vento fortissimo si alza a causa della forte escursione termica. Passiamo mezz’ora a raccogliere bicchieri e fazzoletti. Alla fine desistiamo e ci mettiamo in tenda. Piero, che sta compiendo il suo cinquantesimo compleanno, non ne vuole sapere di dormire nella maggiolina con Ettore (e in parte lo comprendiamo sentendo i suoi concerti notturni) e posata la sua attrezzatura francescana sulla sabbia, si zavorra il sacco a pelo con la sua Samsonite e cerca, se non di dormire, almeno di non arrivare prima di noi a Jalo per via aerea.
12 AGOSTO DESERTO – JALO – DESERTO KM. 197 FUORIPISTA
Cominciamo con le alzate alla africana (sveglia ore 6,30 partenza ore 8,00) che consistono nel vagabondaggio per circa 5/10 minuti nei dintorni del campo (a me ne occorrono anche 20) con destinazione ignota ma che ognuno ha impressa nel proprio corredo genetico, e successiva colazione / discussione durante la quale le due Daniele hanno opportunità di dare sfogo alle proprie fantasie per rimproverare i rispettivi compagni con accuse che vanno da “dove hai messo ieri sera la ghirba-ghirbini-ghirbatore ecc.” a “ma che cazzo fai di continuo dentro il cofano del motore? ” Con me dura poco pèrchè urlo più di lei con risposte altrettanto assurde, mentre Claudio con la sua flemma tipica mista tra il “chiedo perdono anche se non so perchè” e ” ma no, vedi Daniela, è perchè la supercazzolaconloscappellamentoadestra….” fanno imbestialire sempre di più Daniela che, agli occhi di Piero e Ettore appare sempre più affetta da Saharite acuta.
Comunque Claudio con insistenza chiede di poter mangiere l’insalata della sera prima. Evitiamo di riportare la risposta di Daniela. Mentre ogni mattina noi quattro prepariamo colazioni luculliane che durano più di un’ora, Ettore e Piero, anche loro ogni mattina, risistemano il carico sul loro HJ 61. Per la cronaca il materiale a bordo supera di gran lunga la parte superiore dei finestrini, e calcolando che ha pure il tetto rialzato… si arriva alla conclusione che il carico stimato esclusi passeggeri è abbondantemente oltre la tonnellata!!! ( non sto scherzando!).
Dopo circa 50 chilometri ( !) arriviamo al pozzo che avevamo visto la notte precedente. Un’immenso buco di almeno una cinquantina di metri è completamente in fiamme, e nell’intorno ci sono dei piccoli laghetti misti di acque verdognola mista a petrolio che fa dire a Piero:” Che bello ! sembra di essere in Liguria !”.
Arriviamo finalmente a Jalo, ci rechiamo al posto di Polizia per il rituale timbro da fare entro 10 giorni (così ci ha scritto il doganiere sul passaporto anche se pare che non sia più necessario !) Usciti dall’edificio e raggiunte le macchine parcheggiate dentro il piazzale supercontrollato, osservo con stupore che anche qui si mangiano i Cantuccini della LIDL. Ad un più attento esame scopriamo che si trattava dei nostri ! E’ così, per la seconda volta , i bambini ci fregano le merende dalla macchina davanti al posto di Polizia, dove, mentre chiudi l’auto tutti ti dicono: “ma no, non c’è nessun problema… “. In effetti il problema non esiste, basta aprire la maniglia e servirsi. Comunque c’è da dire che si limitano sempre ai furti di biscotti e simili (tranne quando alcuni anni fa ad Ettore fregarono, scambiandola per cioccolato, la Meta, preparato chimico per accendere il fuoco, con evidenti imbarazzi di stomaco successivi).
Ripartiamo, dopo aver rabboccato i serbatoi, per il Mare di sabbia. Cerchiamo di seguire indicativamente i punti GPS del Gandini, ma ben presto ci accorgiamo, e non è la prima volta, che sono campati per aria, al punto da indicare distanze chilometriche inferiori a quelle indicate in quel momento dallo strumento. E allora, dato che non vedevo l’ora, si parte a caccia dei passaggi tra le dune in linea retta, tenendo come riferimento alcune coordiante prese dalle carte russe.
Anche queste non sono il massimo della precisione, ma daltronde tra le dune nulla può essere preciso.
13 AGOSTO MARE DI SABBIA – MARE DI SABBIA KM. 216 FUORIPISTA
Sveglia ore 5,00, partenza ore 6,45. Ci ritroviamo ad attraversare splendidi cordoni di dune, con orientamento leggermente trasversale al nostro, obbligandoci (per fortuna ! ) a cercare la cresta migliore per il passaggio. Sono davanti a fare apripista, e quando il sole incomincia ad alzarsi troppo, diventa davvero difficile capire se stai salendo e scendendo, al punto di dover guardare il contachilometri per capirlo. Molto spesso arrivo in cima alla cresta senza neanche accorgermi, quando improvvisamente vedo delle piccole ondine alte non più di 10 cm. di sabbia più scura che indicano che li dietro la duna è tagliata. Le prime volte mi fermo e cominciamo a cercare a piedi il passaggio migliore, ma quando la temperatura sale oltre i 40, si cerca di evitarlo e così, aquisita una pratica che solo qui puoi fare, cominciamo ad inanellare decine di “sdunamenti” senza neanche più scendere dalla macchina. In alcuni casi arriviamo anche ad effettuare dislivelli di oltre 40/50 metri con picchiate improvvise dove Ettore, a causa della lunghezza dell’auto e del peso, rimane in bilico sulla cima. A volte in compenso prende una tale rincorsa che teniamo pronti i badili per abbatterlo nel caso dovessimo vederlo entrare in orbita.
Oramai abbiamo preso gusto, e nonostante l’orecchio destro si stia infuocando a forza di “no no, li è tagliata….! “cerco i passaggio più alti in modo tale da evitare il rischio di finire nei “catini” dai quali, se l’altezza è elevata, sarebbe molto problematico uscirne. Infatti, sioprattutto in quella zona, le parti più basse delle dune scaturiscono generalmente un un bacino chiuso.
Bisogna quindi cercare di puntare, a meno che la salita sia eccessiva, sulla parte più alta, dopodichè, dosando bene l’accelleratore in una maniere che potete capire solo dopo un minimo di esperienza, dovete scendere a tutto gas con
una marcia media ( il mio Toyota va bene in 2 o 3 ridotta, la Land qualcosa in più avendo marce più brevi ). Non togliete mai gas in quanto perdereste subito aderenza rischiando di intraversarvi. Ricordate che prese a debita velocità, si possono discendere dune di qualsiasi pendenza o altezza. L’importante è prenderle sempre per la linea di massima pendenza. E’ comunque molto meglio rimanere più volte in bilico piuttosto che scoraggiarsi al secondo tentativo e prenderla a velocità elevata con altissimi rischi di capottamento.
Ricordate di allacciarvi sempre le cinture di sicurezza, e se il vostro passeggero è timoroso, è meglio farlo scendere a scattare fotografie piuttosto che trovarlo attaccato al volante che dice “a destr…inistra..noooo..”.
A volte capita di trovare dei gradini verticali alti anche un paio di metri.
Nonostante su tutti i testi sacri vi sia scritto che la pendeza massima delle dune non può superare i 30° (e confermo anch’io la teoria del cono di attrito), capita molto spesso di incontrare muri prossimi ai 60° (e non di temperatura). Non chiedetemi perchè.
Comunque si possono agevolmente scavalcare anche qui dosando bene l’acceleratore, eventualmente “scassateli” prima con un badile scavando alla base o camminandoci sopra.
Il paesaggio è stupendo: alti cordoni di dune chiarissime lasciano il posto a corridoi molto ampi. Non esiste alcuna traccia di vita vegetale. Per oltre 3 giorni e almeno 6/700 chilometri non vedremo nessun cespuglio, nè acacia. Daltronde è la parte di Sahara ( soprattutto a est, in Egitto ) più desertica in assoluto. Anche la mattina alzandoci non vediamo i soliti ricami sulla sabbia che indicano una allegra vita notturna condotta a 4, 6 o nessuna zampa.
Arriva la sera e come ad ogni viaggio estivo mi prendo la solita “cagarella con febbre” non dovuta al cibo o all’acqua (tutta made in Italy) che mi dura 2 o 3 giorni. La cosa strana è che compare la febbre la sera, circa 38,5/39° e scompare al mattino. Sono oramai giunto alla conclusione che si tratta del caldo, che nonostante non sia così elevato come tutti i gufi ci avevano pronosticato, comunque fa il suo effetto.
C’è comunque da dire che a fare questi viaggi in agosto siamo veramente in pochi (si vede che gli altri non possono più raccontarlo!). Basta guardare l’Habib a Natale e poi in agosto per avere le debite proporzioni (circa 200 fuoristrada del Natale 96 contro i 6 del 5 agosto 98 ).
Fatto campo e gli opportuni rabbocchi ci accorgiamo che i consumi ipotizzati in 5 km/l sono abbondantemente sottostimati. Nel senso che siamo intorno ai 4, e calcolando che abbiamo circa 350 litri vuol dire 350 km. in meno di autonomia.
Ce la faremo?? Dopo una lunga discussione con Ettore e Piero non riusciamo neanche a capire quanto gasolio hanno fatto e nemmeno consumato, dato che non hanno mai fatto alcun conteggio nemmeno approssimativo Sanno solamente, dopo misurazioni, che hanno serbatoi capienti almeno 500 litri, ma quanto gasolio… boh!. Constatando che non sono al primo viaggio e che sono arrivati quasi a sessant’anni, deduco che ce la faranno anche questa volta.
Comunque ricordate di controllare sempre i chilometri effettuati, la media e anche quanta capienza effettiva hanno i vostri serbatoi (quella teorica dedotta dalla misurazione esterna va abbattuta almeno del 10 %, ed inoltre verificare fino a dove arriva il pescaggio).
14 AGOSTO – MARE DI SABBIA – MARE DI SABBIA KM. FUORIPISTA 212
Sveglia ore 5,30 partenza ore 7,15. Attraversiamo ancora alcuni cordoni dunari che però mano a mano lasciano posto a steminati gassì che confluiscono poi in un’immenso serir per quasi un centinaio di chilometri. Guidiamo mediamente 8/9 ore al giorno, senza sosta pranzo dato che è più fresca la macchina in movimento piuttosto che la soste sotto il telo. Effettivamente in caldo è sopportabile, tranne le punte maggiori verso le 14/15. Il consumo di acqua è comunque molto limitato rispetto alle previsioni. Beviamo circa 3/4 litri a testa al giorno, decisamente meno del previsto (almeno 6).
Alcuni tratti di gassì hanno una sabbia terribilmente soffice, tale che che l’auto lanciata a 80/90 all’ora si blocca in meno di 30 metri sprofondando al punto di sgonfiare le gomme, posare piastre, scavare e ricorrere al traino. In alcuni punti rimaniamo tutti e tre sepolti e ne usciamo solo dopo aver “trattato” in sei una macchina per volta. Il mio look è composto da scarpocini alti antiscorpione (con suola interna artigianale in compensato), calze lunghe, pantaloni bermuda, maglietta e straccio bagnato alla testa, occhiali da sole. Claudio Scorpioncini (stivali antiscorpione) pantaloni lunghi (gli stessi del 5 agosto,) maglietta, cappello handmade con ritaglio di lino cucito manualmente sul retro alla Lowrence D’Arabia. Le due Daniele utilizzano il “Twin Look” e senza saperlo indossano sempre indumenti simili, tra i quali scandalosi pantaloncini alla Crazy Horse, scorpioncini e bandana alla Zia Tugnina. Ettore e Piero hanno un look più “Ligure”: ciabatte tipo Zico, pantaloni corti, maglietta, stop. Nemmeno occhiali o cappello, le loro fronti rosse fanno impallidire la sabbia circostante.
Nonostante questo , nessun problema. Sono proprio fatti di un’altra pasta !
L’unica variante cittadina di Piero è il borsello alla “Ragioniere Bombarolo anni 70” dal quale non si stacca mai.
E interessante notare come alcune riviste “specializzate pubblicizzino il Look da Sahara che costa non meno di un milione. Io porto esclusivamente abbigliamento da consunto uso cittadino, Claudio ha portato un paio di scarpe in pelle che baretterà a Kufra con un cambio di olio. Io lo scorso viaggio ho barattato le mie scarpe da tennis n° 45 che Daniela mi aveva proibito di portare ulteriormente con una croce di In Gall rotta.
Il paesaggio pur essendo “monotono”, è estremamente affascinante: sapere che per centinaia di chilometri non vi è assolutamente nulla e nessuno, che siamo veramente soli “nell’immensità delle solitudine” mi “illumina d’immenso”.
Un poco meno quando gli attacchi di febbre e connessi si fanno sentire. La nostra attrezzata farmacia comunque viene abbondantemente in soccorso, unitamente alle cure di tutto il gruppo che la sera si prodiga per fermi sentire un vero “paziente inglese”.
15 AGOSTO – MARE DI SABBIA – MARE DI SABBIA KM. 330
Sveglia ore 6,30 partenza ore 8,00 . Siamo in prossimità del confine egiziano che costeggiamo per svariati cilometri. Il paesaggio cambia, appiaiono i primi “taffoni”, piccoli jebel facilmente attraversabili si alternano a terribili tratti di pietre aguzze ma di debole consistenza.
Ogni fermata tecnica ( piastre o esigenze fisiologiche ) trasforma i partecipanti in “piccoli archeologhi” dove qualsiasi sasso che non abbia la forma di sasso diventa un reperto. Nascono interessanti discussioni scientifiche riguardo alla formazione delle macine neolitiche che Piero prontamente definisce “effetto naturale dovuto al rotolamento di una pietra sull’altra dovuta all’azione del vento”. Cercando di comprendere come una pietra di 3 chili possa essere rotolata dal vento sino a creare una conca delle dimensioni di mezzo metro è piuttosto difficile. Neanche una visita al museo archeologico di Tunisi chiarirà il mistero.
Passiamo il mezzogiorno di ferragosto (nel bel mezzo del Sahara, sembra una barzelletta) gironzolando tra pietre e taniche tedesche e americane datate 1943/45. Giunti alla sera prepariamo l’ennesimo campo ai piedi di uno splendido cono alto circa 200 metri che si eleva da una piccola collinetta sabbiosa di uno splendido rosso fuoco. Tutto attorno è una foresta pietrificata. Un paesaggio che rimane nel cuore di Daniela, la mia, l’altra è troppo impegnata a dare saggi di saharite e Claudio di sordità. I fratelli Magani, una volta stabilito finalmente come stivare l’auto, come ogni anno hanno problemi con il fornelletto (comprensivo di lavandino utilizzato, anche a bidet, lungo circa 1 metro, largo 40 cm. ) Per fortuna questa volta non rischiano di esplodere, ma la decisione è presa: a Kufra ne prendiamo uno nuovo ( e se possibile più ingombrante) Grazie ai buoni uffici di Piero, che ha confessato che quest’anno ha detto il rosario di meno che nel viaggio precedente, riesco a debellare il “mal d’africa” (beninteso quello cattivo!).
Claudio si accorge di avere il serbatoio supplementare rotto e comincia a perdere gasolio. Per fortuna ha delle taniche vuote e comincia a travasare fino al livello “sano”
16 AGOSTO MARE DI SABBIA – KUFRA KM. 212 FUORIPISTA
Sveglia ore 6,30 partenza ore 8,00. Continuiamo incrociando a volte alcune piste dirette in Egitto e a volte su piste che portano a Kufra che presto abbandoniamo per fare navigazione diretta infilandoci spesso in pietraie assassine o dune “cattive”. Comunque è troppo bello navigare con il Gps, e dato che tutti si fidano di me (beati loro) mi infilo nei posti più assurdi senza venire “piastrato” In prossimità di Kufra, con un venticello di sabbia insistente Ettore distrugge una XS.
Arriviamo a Kufra (dopo oltre 1000 chilometri di fuoripista) e ci concediamo una bella doccia all’Hotel Sudan. Quando ci riprendiamo un poco scopriamo che Claudio è già partito in cerca di un saldatore di cui dessuno di noi sa il domicilio. Dopo aver girato per ore per Kufra un pò a cazzeggiare e un pò a cercare Claudio, si presenta un personaggio in borghese che ci dice di andare immediatamente alla “sicuritè”, ovvero la polizia turistica.
Già nel viaggio precedente avevamo avuto questo “sequestro”, e in quel caso il disperso ero io. Dopo una ramanzina personale infinita dovuta al fatto che non ci siamo presentati subito, e dopo avere esordito dicendo che suo nonno e
suo zio sono stati uccisi dagli Italiani ( ! ) mi comunica che comunque siamo perdonati, e mi regala la guida del Gandini in Francese (in effetti non l’avevo). Sguinzaglia i suoi uomini a caccia di Claudio e ci rimanda all’albergo. Fiduciosi attendiamo che ce lo riportino perlomeno non incaprettato. In realtà arriva con le sue forze stupito delle nostre preoccupazioni. Comunque ha già risolto tutto.
Però…. continua…..