By Robogabraoun
Originally Posted Monday, September 29, 2003
Cielo grigio su questa Windhoek immobilizzata nell’ultimo Sabato mattina di settembre.
Piove, una cascata di gocce sottili, impalpabili, quasi un effetto nebbia, preludio dei temporali che tra qualche decina di giorni inizieranno ad inondare questa terra arida.
Solamente due giorni or sono stavo appoggiato allo steccato circostante la pozza di Namutoni, in Etosha, alle 6 del mattino, ultimo giorno di questi 90 di Namibia, ultima tappa di altri 35000 chilometri di Africa a riempire lo zaino della memoria…
Lo specchio d’acqua solitamente evitato dagli animali del Parco a causa del gran numero di pozze nelle immediate vicinanze, quella mattina mi aveva offerto uno spettacolo grandioso, come a riservarmi un saluto speciale, un gran finale prima del ritorno:
Una grande mandria di gnu, in una cortina di polvere resa luccicante dal riverbero del sole nascente, si avvicinava alla sorgente, in una lunga fila ordinata…Poi erano sopraggiunte le zebre, le impala, persino un paio di giraffe…Sorridevo dietro il fumo di una Camel a quell mio ultimo mattino prima del rientro.
E mentre, ora, la pioggia leggera tintinna sulle finestre, risuonando sugli infissi di metallo a prova di Termite, penso a questi 7 mesi di piste, dune, volti, gioie e timori, incazzature, insomma vita… Dio mio quanta Africa, tutta insieme, eccolo alla fine arrivato il sogno di viverci, di respirarla giorno dopo giorno, a lungo, senza l’assillo dei 15 soliti giorni che finiscono subito, che appena arrivato gia’ sei di ritorno…
Gia’, sei di ritorno. Ora sono di ritorno. Ritorno breve, appena pochi giorni prima di ritornare per altri mesi ancora in questo Continente che mi ha intrappolato l’anima.
Ma ritorno, e sento l’euforia scorrermi nelle vene, nelle mani, tra i capelli seccati dal vento e diventati troppo lunghi, sulla pelle scottata da un sole implacabile che solamente oggi stenta a farsi vedere, anche lui come a dire “basta, finito…”
E sento forte l’odore delle mie radici, dei miei luoghi, della mia casa, dei volti delle persone con cui ho vissuto la mia quotidianita’ prima di questa parentesi, di questa fuga a caccia del Sogno. Il Toyota dorme il riposo del giusto nel cortile qui di fronte, ancora impolverato dall’ultimo viaggio, ancora intriso delle voci di persone fino a 20 giorni or sono sconosciute ed ora presenti nei miei ricordi, nel mio passato.
Sono solo in questo ufficio vuoto, solo fino ad un mese fa traboccante di guide, autisti, scaricatori… E’ come sceso un sipario sul grande palco dei viaggi, sembra che tutto dorma, tutto sia ovattato.
E ritorno nei miei luoghi, al di la’ dell’amore infinito che per questa Terra provo, consapevole della gioia di ritrovarla quella mia tana, che nessuna sabbia potra’ mai annullare e che, in fondo, anch’essa di sabbia si compone.
E’ la dicotomia tra due amori paritetici, egualmente possenti ed inestinguibili: il richiamo del Deserto e quello delle pareti di ogni giorno, in cui ripensare agli orizzonti lontani sfiorati in passato, progettarne di nuovi, anche solo sognarli.
Ho sulle spalle una gerla di esperienze potenti, di polvere, di sassi, di uomini.
E la’ dove ho le mie radici la svuotero’, a rinnovare della mia tana i colori ed i profumi, e ad aspettare che la mia anima mi spinga a ripartire…sempre certo di un giorno ritornare.
E raccontare…inch Allah.