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Il mio Egitto 2005 By Silvia e Johnny

– Posted in: Africa, Nord Africa, Resoconti di viaggio

By Silvia e Johnny
Originally Posted Monday, May 8, 2006

“IL MIO EGITTO 2005”

Le case viaggianti che ci hanno accompagnato per tutto il viaggio:
TOYOTA KZJ 90
TOYOTA HZ 78
TOYOTA HZ 78
TOYOTA HJ 61

-30 Luglio 2005-
PARTENZA ore 11.00 da Monza.
-30 luglio 2005 –
Per me il viaggio con la nave non è mai piacevole, a causa di quella sensazione d’instabilità che mi rimane per tutto il tragitto. La parte interessante invece è la conoscenza dei compagni di viaggio, s’instaura un’atmosfera speciale, una confidenza che poi ti aiutera’ a superare tutte le disavventure che si presenteranno. Il deserto mette a dura prova il tuo animo, è come rimanere nudo di fronte alla stanchezza, al caldo, all’imprevisto, alle abitudini dei tuoi compagni di viaggio.
-31 Luglio 2005 –
Arrivo a Tunisi ore 18.30
Uscita dogana ore 19.00
Piccolo rifornimento poco fuori del porto e via….
Primo campo in mezzo ad una cava di sabbia, questa è la prima notte che dormo finalmente in un letto stabile senza mal di mare.
-1 Agosto 2005 –
Partenza per il confine libico
Ore 10.30 entrata dogana libica
Anche se c’è la guida i controlli sono lenti, abbiamo mangiato un panino in piedi aspettando che preparassero le targhe, terminata quest’attesa, ci hanno fatto mettere le macchine sulla buca per controllare da sotto non si sa bene che cosa!
Ore 15.00 abbiamo finito, possiamo entrare in Libia!
Ore 17.00 siamo a Tripoli perché la guida Salem Mohmed Salama deve prendere dei vestiti, i materassini e tutto l’occorrente per passare la notte con noi, fuori all’aperto. Oltre alla guida c’è la giovane moglie di 32 anni, il poliziotto e l’autista.
Attraversando le città mi sono resa conto che gli autisti africani sono dei vandali. Poco prima del tramonto abbiamo accostato e ci siamo inoltrati nelle campagne coltivate, per trovare un posto dove accamparci.
– 2 Agosto 2005 –
Ore 14.00 stiamo percorrendo il Golfo Della Sirte, il mare è turchese, ci fermiamo per fare rifornimento e mi viene in mente che è veramente un peccato non poter fare il bagno e così di comune accordo si parte sgommando alla ricerca di un passaggio fra le dunette, per arrivare alla spiaggia, il tempo di scendere, c’infiliamo il costume e via in acqua per rigenerarci. Non mi sembra vero, una boccata di vita in mezzo a questa fornace. E’ ora di ripartire, piccola bufera di sabbia sull’autostrada del deserto, non so se questa sera riusciremo a fare la cena, il sole si è oscurato. Siamo in dogana! Intanto che gli uomini si sono assentati tutto il pomeriggio per procurarsi le infinite documentazioni doganali, noi donne ci siamo raccontate, sotto gli occhi curiosi ma rispettosi della gente che ci spogliava con lo sguardo per carpire chissà quale segreto. Terminate le formalità ci congediamo da Ismail, il poliziotto turistico, con una promessa d’appuntamento per il 27 Agosto, lasciamo una piccola mancia per la sua buona volontà, inaspettata ma gradita. Ormai è quasi buio, ci allontaniamo velocemente dal confine, che rimane in alto rispetto al livello del mare, la nostra amica ci aveva descritto questo momento in modo da farci sognare. Ci aveva parlato di questa strada che scendeva dalla scogliera portandoti sulla spiaggia, dove avremmo fatto sicuramente un bagno. La delusione è grande. .…..Abbiamo cercato un posto per fare campo, c’inoltriamo verso una stradina, dopo poco tre uomini ci rincorrono, facendoci chiaramente capire che il luogo è interdetto. Via da lì si ricomincia a cercare e finalmente troviamo riparo dietro alcune case abbandonate, mangiamo velocemente un po’ di pane e formaggio e poi montiamo la tenda a causa della forte umidità che arrivava dal mare. Con gran piacere scopriamo che due brande in tenda non c’entrano e così Johnny mi cede il posto, a mezzanotte scopriamo che è saltato l’impianto elettrico della nostra macchina, meno male che c’e’ Santo guru che ripristina perfettamente tutta la baracca, ma l’operazione è terminata alle due di notte!
– 4 Agosto 2005 –
Sveglia ore 6.00, anche oggi niente doccia si parte per Siwa, Marco generosamente ha rinunciato ad El-Alamein poiché siamo in ritardo di un giorno a causa delle operazioni nella dogana egiziana, media 34° per ora non abbiamo raggiunto ancora il calore dell’Algeria o sarà la tranquillità che mi fa stare bene?
Ore 12.00 siamo a Siwa, 40°, abbiamo fatto la spesa, gasolio, acqua, frutta per 10 giorni nel deserto. Ok da qui si parte seriamente per l’avventura!
Via da Siwa abbiamo affrontato subito Il Grande Mare di Sabbia, un’immensa distesa di sabbia a perdita d’occhio. La prima impressione è di disorientamento, poi piano piano mi sono sentita subito a mio agio.Questa sera faremo il primo campo nel deserto.
– 5 Agosto 2005 –

Ci svegliamo su una distesa di sabbia senza avere paura d’animali e d’alcuna persona e soprattutto c’è un bel caldo secco. Oggi è un continuo insabbiarci, che palle! In prossimità del punto dove faremo campo abbiamo incontrato due falchi che covavano le uova su un piccolo sedimento di rocce. Questa distesa di sabbia mi ha annoiato! Abbiamo fatto campo all’interno di una duna, il vento ci ha costretti a barricarci dietro il telo per mangiare.
Fino alla una di questa notte, ho pensato che non avremmo più dormito, visto che c’era un omino che con la pala ci buttava sabbia sulle brande. Poi ci ha colto il sonno fino a questa mattina, quando gli uccellini ci hanno svegliato, forse era una coppia? Rimango piacevolmente colpita nel vedere che la natura sopravvive a questo caldo.
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– 7 Agosto 2005 –
Questa notte c’è stato un venticello perfetto, quasi dava fastidio ma ho dormito benissimo, oggi dovremmo raggiungere il cratere. Il guru afferma che questa temperatura fresca è inconsueta, meglio così, il GPS è puntato verso ovest in direzione del cratere senza nome ma incontriamo tracce troppo fresche. E’ meglio evitare e andare verso sud.
Avvistiamo delle piccole piramidi in mezzo alla sabbia rossa, è bellissimo, è un emozione tale, quasi come quella provata di fronte alla Sagrada Famiglia Algerina. Ogni volta che vedi queste meraviglie capisci che è valsa la pena di arrivare fino a qui.

Ore 16.30 in lontananza vediamo una balise, abbiamo raggiunto il confine libico-egiziano.

Abbiamo raggiunto una zona, dove si trova la Silica Glass, in altre parole il risultato della caduta di un meteorite che arrivando sulla terra si è trasformata in questa pietra dura trasparente.
Ore 17.00 abbiamo raggiunto la grotta Foggini: centinaia d’omini, struzzi, recinti, animali, impronte di mani……..una grande emozione.

Queste rocce raccontano la vita quotidiana del popolo del deserto che abitava queste cavità.

– 8 Agosto 2005 –

Nottata in bianco, il vento non ci ha fatto dormire. Ora capisco chi soffre d’insonnia.
La grotta dei nuotatori è stata una delusione grandissima, purtroppo i dipinti non ci sono più, la roccia è completamente esposta e il vento ha compiuto un sacrilegio. Il film: “Il paziente Inglese” non ha nulla a che vedere con la realtà e per completare l’opera ci sono scritte d’ogni genere compiute da vandali. Dalle impronte di pneumatici si capisce che è un posto frequentato dai turisti.
Siamo arrivati in prossimità di un monumento commemorativo in onore del principe Hussein Kamal El-Din, il quale aveva rinunciato al trono per dedicarsi alle partite di caccia grossa e i viaggi nel deserto. Principe che quando non viaggiava finanziava le spedizioni di Almasy. La sorpresa vera è stata che guardando fra i sassi, abbiamo trovato due scatole di latta piene di messaggi lasciati dai viaggiatori e naturalmente abbiamo lasciato anche noi il nostro saluto. Grand’emozione! Ore 17.30 siamo arrivati nel Jabal al Awaynat, questa catena montuosa che è al confine tra Libia, Egitto e Sudan. Incredibile il paesaggio cambia, ci sono finalmente le acacie e il cuore mi si riempie nel vedere finalmente un po’ di verde. Ci arrampichiamo su una duna color porpora e il paesaggio da quassù è bellissimo. In questo quadretto faremo campo.
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– 9 Agosto 2005 –
Nottata bellissima, al mio risveglio sotto la branda ho trovato tracce di topolini e verso le rocce sopra di noi ci spiavano gli iraci (procavia). Abbiamo raggiunto le 8 balls, probabilmente un segnale per una pista d’atterraggio. Tutto in torno abbiamo terra rossa, le montagne che ci circondano sembrano dei dolci spruzzati di cacao. Il campo che ci ha segnalato Laberio in realtà è abbandonato, probabilmente è stato un punto di ricerca. Ore 17.30 facciamo campo. C’è molto vento, abbiamo tirato il telo, speriamo di dormire. Il paesaggio è stupendo, ci affacciamo ad un canyon completamente rosso. La nostra piccola dissenteria è passata a forza di riso in bianco, già da ieri sera abbiamo assaggiato il cous cous. Questa temperatura è il regalo più bello che potessi ricevere, la notte dormiamo con il sacco a pelo.
– 10 Agosto 2005 –
Ieri sera sembrava che il vento non ci desse tregua e così abbiamo ironizzato chiudendoci in macchina a mangiare cacio, salumi, spumante, e così è iniziata una seratona. Per concludere rum e succo di pera, il tutto condito con il limbo, e mentre si consumava questa serata d’alcol ed euforia il guru ci osservava inorridito con gli occhi di fuori! Devo fare una piccola nota doverosa al nostro amico, che ci ha deliziato con le sue performance in preda ai fumi di non so che cosa….? Ad un certo punto, il vento si è calmato e con il telo tirato abbiamo dormito benissimo.
La luna….Questa sera per la prima volta l’ho vista tramontare all’orizzonte…..

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Il nostro gps ci segnala Abu Ballas, siamo arrivati sotto questa piccola montagnola dove ai piedi erano depositate circa trecento giare d’acqua, che servivano alle carovane come rifornimento. Ora rimangono soltanto dei miseri cocci e tanta amarezza nel rendersi conto che l’uomo distrugge tutto ciò che incontra. Qui faremo campo, il tramonto è bellissimo.
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– 11 Agosto 2005 –
STRADA ASFALTATA
Dalle foto satellitari abbiamo visto che c’è una strada asfaltata che attraversa il deserto. Il guru afferma che probabilmente porta ad un presidio militare. Il nostro obiettivo è di arrivare ad Assuan e quindi fare campo questa notte nel deserto, senza farci scoprire. In realtà, ci siamo divisi in quattro direzioni diverse per confondere le tracce. Sembriamo quattro idioti! Domani mattina quando ci fermano dichiareremo che arriviamo dall’Oasi di Dakla. Faremo rifornimento e poi noi e Claudio andremo in agenzia per informarci del volo per Abu Simbel, mentre gli altri chiederanno per la chiatta che li farà attraversare il lago Nasser per il Sudan.
-12 Agosto 2005 –
Fa freddo di sera, si sta bene di giorno, il cielo è azzurro. Queste sono le caratteristiche che si trovano d’inverno e invece siamo in Agosto, io sono contentissima, non potevo chiedere di meglio. In questo momento sto scrivendo con la lampada che m’illumina il quaderno e mi viene in mente Katharine Clifton del “paziente inglese”, ma io sono su una branda sotto le stelle senza sacco a pelo con 20°, cosa voglio di più?
Oggi siamo arrivati dal deserto con passo felpato per non farci scoprire, abbiamo raggiunto la strada asfaltata.
Al primo posto di blocco tutto liscio come l’olio. Abbiamo fatto provviste e poi siamo andati a mangiare il pesce in uno sgabuzzino dove ci hanno servito degli sgombri alla piastra, riso e insalata di pomodori. Tutto buono ma che mattone! Poi ci siamo di nuovo incamminati verso l’uscita del paese incontrando ben quattro posti di blocco, ma veloci. Il paesino in sé non dice niente, ma il palmeto è bellissimo e vai con un’altra iniettata di vita!

– 13 Agosto 2005 –
Scoperta sensazionale, mentre johnny andava a fare la pipì ha scoperto un deposito di giare, probabilmente una trentina, perfettamente conservate. Bravo! Dopo due giorni di pietraia snervante, sto perdendo la pazienza, speriamo di arrivare domani ad Assuan……..

– 14 Agosto 2005 –
Terzo giorno di pietraia! Una cosa da non credere, siamo entrati in una zona formata da una grossa falesia, molto alta, da qui non riusciamo a trovare un passaggio per scendere. Devo essere sincera, ho avuto un momento di panico, ma come sempre il guru è stato all’altezza della situazione. Dopo ore d’estenuante ricerca, puntiamo in direzione Assuan, scendiamo per un crepaccio, pendenza del 50% e finalmente possiamo uscire attraverso un wadi. Da lontano avvistiamo una garrita bianca, apparentemente nessun movimento. Nel momento in cui ci siamo avvicinati, si sono accorti di noi e sono usciti per guardarci. Su consiglio del guru abbiamo fatto finta di niente e ci siamo allontanati con calma. Probabilmente ci avrebbero fermato tutto il giorno per qualche strano motivo. Incontriamo una seconda garrita, questa volta erano preparati, evidentemente avevano comunicato la nostra presenza ma l’atteggiamento è stato impassibile. Scampata quest’avventura ci dirigiamo verso Assuan e ci fermiamo per il campo a 17 km di distanza. Si sente il caldo per la prima volta, sono un po’ preoccupata, immagino che più ci avvicineremo al Nilo e peggio sarà.
-15 Agosto 2005 –

Assuan
In lontananza si vedono i pali della luce e la civiltà c’investe di colpo. I clacson, il traffico, i volti delle persone. Non appena superato il posto di blocco, che c’è prima del ponte, mi si apre uno spettacolo mozzafiato, è Assuan.
Il fiume che scorre, tutto il verde che ti riempie gli occhi, il cuore annega nel buonumore, è questo l’effetto che mi fa così tanta vegetazione. Dopo giorni passati a vedere pietre e pietre questa è la giusta ricompensa. Improvvisamente tutta la stanchezza svanisce. Costeggiando la riva si vedono i famosi barconi che fanno la crociera sul Nilo, sono ormeggiati l’uno di fianco all’altro fino ad arrivare anche a cinque, formando un grosso ponte unico. La città brulica d’uomini, donne anche senza il velo o addirittura vestite come le europee, bambini, tassisti insistenti, calessi con ronzini bardati sempre a festa. Il resto degli amici sono andati al porto per la loro chiatta, noi e Claudio siamo andati a cercare l’albergo che ci aveva consigliato un amico. Più tardi ci siamo incontrati per salutarci a malincuore. E’ strano lasciarci dopo tutto questo tempo passato insieme così vicini vicini!
L’albergo è posto sulla collina, dall’alto si domina il tratto di Nilo e l’obelisco incompiuto. Decidiamo di dividerci.
Su indicazione del portiere ci avventuriamo verso la piccola diga d’Assuan. Abbiamo fatto il giro della città due volte e abbiamo fatto amicizia con il capo della polizia, prima di riuscire a trovare la diga che era proprio dietro di noi. Dall’alto si possono vedere ancora i resti della civiltà nubiana e in fondo sull’isola di File si vede il tempio d’Iside. Ci sarebbe piaciuto fermarci in quest’atmosfera speciale che solo sul Nilo si può trovare, ma chissà forse in un’altra vacanza? Lo spero.

Abu Simbel
Abbandoniamo immediatamente l’idea di andare in macchina perché dovremmo percorrere la strada di notte e con il convoglio. Siamo andati a comprare il biglietto per Abu Simbel, mentre arrivano notizie dall’Italia d’incidenti aerei, ma come dicono da queste parti: insallah. Siamo circa cento persone, probabilmente l’attentato di Sharm el-Sheikh ha mietuto le sue vittime. Arrivando nel piazzale vediamo una montagna del colore del deserto, i templi sono alle sue spalle e così mentre la costeggiamo ci sentiamo un po’ esploratori, di fronte c’è il Lago Nasser e voltando la testa guardo le quattro statue di Ramesse Secondo che ho visto decine di volte nei documentari.
Lo spettacolo è bellissimo, l’interno del tempio è perfettamente ricostruito. Le pitture sono maestose, arrivano fino al soffitto per poi continuare in altri disegni. Con la mente, cerco di contare i secoli che ci dividono dal compimento di questo splendore, ma non riesco a tenere il conto e mi perdo nei colori di queste pitture. Poco più in là c’è il tempio di Hator tagliato nella roccia, dedicato alla regina Nefertari, amata moglie di Ramesse, probabilmente l’unico esempio di un tempio dedicato alla consorte in cui la statua della regina è d’eguale misura a quella del re. C’è una curiosità che purtroppo rimarrà tale, mi piacerebbe immergermi lì dove è stato smantellato il tempio per vedere cos’è rimasto e forse trovare qualche piccolo cimelio. Mi vengono in mente i disegni del Belzoni.
-16 Agosto 2005 –

Edfu

Siamo arrivati al tempio alle 17.30, ci hanno aperto il sito per la nostra simpatia, in realtà avevano già chiuso, ma riusciamo a convincere lo chef del sito e così sarà lui la guida, in via del tutto eccezionale. Molto frettolosamente attraversiamo il cortile e ci si apre uno spettacolo magnifico: c’è una grossa colonna alta 36 metri e alla base ci sono due splendidi falchi di granito completamente decorati. Entrando si vede la statua del dio Horu perfettamente conservata. Tutto il tempio è in ottime condizioni. Finalmente sono riuscita a vedere il famoso nilometro. L’emozione è grande, le pareti sono ricoperte di geroglifici che narrano la messa in scena della battaglia tra Horo e Seth. Durante il conflitto, Seth è mostrato in forma d’ippopotamo e alla fine del dramma il sacerdote taglia una focaccia a forma d’ippopotamo e la mangia per distruggere Seth.

All’interno c’è la barca di legno con cui era trasportata la statua del dio Horu in occasione delle processioni. Purtroppo non siamo potuti salire sulla terrazza, per via dell’ora ormai tarda, da cui si dice ci sia una vista magnifica del Nilo.
Fuori del tempio giriamo a sinistra in direzione Luxor, percorrendo la strada ci troviamo nella piazza del mercato e così chiediamo informazioni alla polizia. Grave errore! Abbiamo messo in allerta l’intero distretto. Mi sembrava di essere in un film degli anni, ’60 dove Alberto Sordi dirige il traffico nel centro di Roma. La polizia ci ha scortato con le sirene accese, fra la folla incuriosita fino al confine di Edfu nei pressi di un posto di blocco. La scena è concitata a tal punto che c’era sembrato che ci stessero fermando ma poi il graduato di turno ha dato l’ok per il nostro via, fortunatamente tutta questa sceneggiata è durata alcuni secondi! Scampato il pericolo, ci dirigiamo verso il resto del gruppo che ci aspetta allo Sheraton. Abbiamo percorso una strada parallela al Nilo, qui ci sono tanti piccoli agglomerati abitativi, circondati dalle verdi campagne interamente coltivate, interrotte ogni tanto dai mulini dove le donne lavano i vestiti, dove i bambini si tuffano, facendo questo gioco all’infinito e tanti piccoli uomini con i loro muli carichi di legname o biada per le bestie. L’acqua del canale scorre lentamente e questo mi trasmette tanta serenità. Siamo interrotti molte volte dai posti di blocco, ed è esilarante vedere come le facce dei poliziotti cambiano atteggiamento quando incontrano il nostro sguardo, ridono e immediatamente si ricompongono entrando nella parte dei poliziotti seri. Costeggiando il Nilo, voglio guardare le sponde, almeno fino a quando ci sarà luce, non distolgo lo sguardo dalle palme, dai sorrisi della gente che ci guarda incuriosita. Ormai la giornata di lavoro è finita e mentre le mamme cercano i figli in giro, gli uomini si ritrovano a parlare davanti a qualche bar commentando incuriositi il nostro passaggio. Mi piacerebbe fermarmi per cenare con loro ma il resto degli amici ci attende a Luxor. Dopo circa due ore di strada e almeno cinque posti di blocco, ormai esausti arriviamo allo Sheraton, all’ingresso finalmente un viso amico che ci accoglie calorosamente, sicuramente una doccia calda e dei vestiti puliti ci toglieranno questa stanchezza
-17 Agosto 2005 –

Abbiamo affittato un mini pulmino per andare a fare il giro della Valle dei Re e delle Regine, per vedere il tempio di Hatshepsut, il tempio di Karnak, il museo di Luxor e in fine andare a fare la gita sulla feluca.
L’albergo rimane il punto di riferimento, questa sosta di tre giorni ci voleva, nonostante le giornate siano piene d’impegni e stancanti. Ero molto preoccupata di trovare un caldo soffocante ma il tempo è stato clemente, dall’albergo c’è una vista spettacolare, sembriamo sospesi sull’acqua, la struttura della Sheraton sembra una gran nave e la piscina finisce sulle sponde del Nilo.
Le acque scorrono molto lentamente, e verso l’imbrunire i colori si fanno caldi e intensi, quasi come se potessi sentire il calore che sprigionano. Raramente mi è capitato di voler rimanere a lungo in un posto per pensare di viverci, credo che ora sia uno di quei momenti. Abbiamo deciso di fare il giro sulla feluca, cosa dire? Mi sono innamorata di questo fiume che è la vita del popolo egiziano e sicuramente è il comune denominatore dell’Egitto. Con noi ci sono Claudio, Emanuela e l’omino che conduce la feluca, che molto simpaticamente ha lasciato il timone a Claudio per prepararci il tea.
La barca va abbastanza velocemente, trascinata dalle correnti e la mente va immediatamente in dietro nel tempo, quando i faraoni si facevano cullare su queste acque. Una palla gialla e rossa va a dormire nelle calde acque del Nilo, ma ahimè dobbiamo ripartire, abbiamo indugiato anche troppo, ma con piacere, se avessimo avuto il tempo mi sarebbe piaciuto rimanere con il resto di questi ragazzacci, con i quali sto trascorrendo una bellissima avventura, un’esperienza indimenticabile. Tengo le lacrime strette e saluto i compagni di viaggio con la speranza che questi 10 giorni passino in fretta per poterli rivedere.
-19 Agosto 2005 –
Da quando abbiamo lasciato Luxor ci hanno scortato fino ad Al–Kharga e credo che sarà così per tutte le oasi. Siamo arrivati in città e ci hanno accompagnato a mangiare e a fare benzina. Ci scortano fino fuori al paese e poi a metà strada tornano indietro. Più avanti troviamo l’altra pattuglia che ci aspetta sbarrandoci la strada. Ci tratteniamo dal ridere perché sembra un film di 007. E’ divertente ma siamo fortunati, ci fanno strada e ci aiutano se abbiamo bisogno di qualcosa. Prima di arrivare all’oasi di Dakhla a Mut abbiamo lasciato la strada asfaltata per andare a dormire, la polizia non si vede e così si scappa via. Notte in bianco per il vento e il freddo, ho dormito in macchina anche se “dormito” è una parola grande!
-20 Agosto 2005 –
Oasi di Dakhala: questa mattina siamo andati a visitare la città vecchia, ci siamo fatti accompagnare da un gruppo di ragazzini fra le rovine di quel che resta della parte vecchia della città, alcune abitazioni sono ancora occupate e quasi tutte hanno degli animali da cortile e asinelli. Tra le macerie, i bambini ci hanno fatto arrampicare sul cucuzzolo della collina, si vede l’oasi e mi fa uno strano effetto rendermi conto d’essere gli unici turisti nel luogo, forse perché non siamo più in otto e la differenza si sente. Passando per il centro, la polizia ci chiede dove siamo diretti, sicuramente l’atteggiamento da quando siamo arrivati è cambiato. In un primo momento, li abbiamo colti impreparati, adesso, si ricordano del nostro passaggio e quindi ci seguono, tanto è vero che dopo un quarto d’ora che eravamo alla sorgente ci hanno raggiunto per scortarci lungo la strada. La fonte si trova vicino ad un hotel rosa, c’è acqua calda molto ferruginosa, solo Claudio ha fatto il bagno. Poco più avanti c’è il lago artificiale molto carino alimentato dalla fonte. Lungo la strada abbiamo incontrato piccoli gruppi di case: campi, mucche, ciuchini, è bellissimo!
Siamo arrivati all’Oasi di Bahariyya, abbiamo dormito in un albergo gestito da un tedesco, molto bello, mi ricorda un villaggio turistico del Madagascar.

 

Attraversando le oasi s’incontra il Deserto Bianco, paesaggio lunare bellissimo che al tramonto, per un gioco di luci trasforma le rocce di rosa.

-21 Agosto 2005 –
LE PIRAMIDI DI GIZA
Questa mattina siamo partiti dall’oasi in direzione Cairo. Arrivando dal deserto si vede la punta della piramide circondata dalla città, è incredibile. Raggiungiamo la piana di Giza, fatto il biglietto entriamo in macchina, con grande stupore capiamo che si può fare il giro con la propria auto, fortunatamente una parte del parco che racchiude questi giganti confina con il deserto e se si fotografa dalla parte giusta sembra che tutto il complesso sia ancora nel deserto com’era in origine. Parcheggiamo davanti alla Sfinge, lo spettacolo è particolare: un leone accovacciato e le tre piramidi dietro. La prima impressione è che tutto sia piccolo rispetto a come me l’ero immaginato, ma andando sotto la piramide ci si rende conto dell’immensità di quest’opera. Siamo entrati nella piramide di Cheope, la più grande, a circa 100 metri c’è l’ingresso di una tomba incompiuta chiusa, poi s’incomincia a salire su una scala obliqua all’interno di un basso corridoio, ma non ho il coraggio di andare avanti e così lascio il passo ai miei compagni. Entriamo a vedere la barca solare che è accanto alla piramide di Cheope, è stata trovata lì vicino all’interno di lunghe fosse. La barca sarebbe servita al faraone per raggiungere l’aldilà, è bellissima, in acero. Torniamo indietro e costeggiamo di nuovo la sfinge per salutarla un’ultima volta. Tutt’intorno al sito, dalla parte del leone la città incombe ed è una gran delusione vedere il progresso che cosa ha compiuto: la sfinge e i grattacieli.
SPIAGGIA STUPENDA DI MARSA MATRUH
Superiamo velocemente la zona dei bagni di Cleopatra e ci fermiamo sulla spiaggia, il mare è di un verde stupendo, e poiché siamo in anticipo sulla tabella di marcia decidiamo di fermarci per fare un tuffo, ma dal nulla sbuca un militare, è di vedetta al tratto di spiaggia dove ci siamo fermati. Un ragazzo di vent’anni del Cairo. Non parla inglese, né francese, ma ci siamo capiti con i gesti. Al momento di lasciare la spiaggia, ci siamo insabbiati e lui molto carinamente ci ha aiutato. E’ proprio il colmo insabbiarci in spiaggia dopo un viaggio di 10.000 km!
-22 Agosto 2005 –
Siamo arrivati ad El Alamein con il buio, abbiamo cercato l’albergo che ci segnalava la guida ma quando siamo arrivati: no comment! Chiedendo informazioni ci hanno segnalato Porto Marina, si paga il biglietto d’ingresso come a Gardaland. Ci si è aperto uno spettacolo di luci, sembrava di essere sulla riviera romagnola. Molte villette private, le spiagge affollate, negozi di lusso, le aiuole curate, le fontane, un mondo a parte, chiediamo per una stanza d’albergo, il costo è di 400$, naturalmente rinunciamo e chiediamo di poter dormire sulla spiaggia di fianco ad uno stabilimento balneare con il permesso del custode e della polizia. Ho passato la più brutta notte di tutta la mia vita: le zanzare ci hanno rovinato il viso e la musica assordante fino alle cinque del mattino non ci ha fatto chiudere occhio.
-23 Agosto 2005 –
Ore 7.00 si parte per il confine egiziano-libico
Ore 12.30 arriviamo al confine
-24 Agosto 2005 –
Alla dogana ci viene a prendere la nostra guida Salem, con l’autista e il poliziotto. Abbiamo attraversato la Libia senza problemi tranne per le due forature di Claudio, risolte in breve tempo.
Siamo arrivati in dogana molto tardi, abbiamo trovato una fila di locali che aspettavano in coda, (ma grazie al mio ottimo francese!), sono riuscita a convincere la gendarmerie a passare avanti, sbrigandoci in breve tempo. Subito dopo il confine abbiamo deciso di arrivare a Djerba nonostante l’orario, verso le due abbiamo cercato un albergo e ci siamo fermati tre giorni per fare i turisti.
Questa vacanza è ormai al termine, un grosso magone mi assale ma come dice il nostro guru, le fotografie più belle sono quelle che ti rimangono in testa e quest’esperienza rimarrà per sempre nel mio cuore come tutti voi. Grazie per la piacevole compagnia e per questo regalo che è stato l’Egitto.

 

Silvia e Johnny

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