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Egitto 2006 Agosto non bastano gli occhi-Seconda Parte

– Posted in: Africa, Nord Africa, Resoconti di viaggio

Originally Posted Saturday, September 2, 2006

 

Egitto 2006 Agosto, …non bastano gli occhi…

Siwa, GSS, Silica Glass, Wadi Abd Al Malik, Gilf Kebir, Wadi Hamra, Step Camel Pass, Wadi Sura, Grotta Foggini , Lorry LRDG, Kemal El Din, Abu Ballas, Water Mountain, Regensfield, Farafra, Kalafisch, Dakhla, White Deseet, Cimitero delle Balene, Cairo, Alessandria.

Prima parte:

Siwa, GSS, Silica Glass, Wadi Abd Al Malik, Gilf Kebir, Wadi Hamra, Step Camel Pass, Wadi Sura, Grotta Foggini , Lorry LRDG, Kemal El Din, Abu Ballas, Water Mountain, Regensfield.

Seconda Parte:

Farafra, White Deseet, Kalafisch, Dakhla.

Farafra: Da non perdere il museo-mostra di un interessante e spirituale artista che presenta le opere d’arte nella propria casa, offre anche ritiri spirituali con ricariche di energia. Espone in Europa e a New York (Quella dell’11 settembre).

Il Deserto Bianco offre al visitatore il meglio della sua singolare bellezza ed i suoi aspetti più spettacolari in un’area pressappoco triangolare che si estende a nord della latitudine 27°20’, fra la strada asfaltata del circuito delle oasi ed il bordo dell’immensa depressione naturale di Farafra. Non serve essere geologi per capire che qui si affronta un fenomeno naturale di vastissima scala; scendendo nella depressione repentinamente si avverte un cambiamento di scenario, qualcosa di completamente nuovo ed inaspettato che obbliga a spegnere il motore, a scendere subito dalla macchina per vedere, toccare, capire ed esplorare in ogni angolo e da ogni punto di osservazione le mille variegate forme impartite da tutti gli elementi naturali a suolo e rocce nel corso dei millenni.

L’azione eolica erosiva ed abrasiva del vento, le alterazioni meteoriche per infiltrazione di acque, le variazioni di temperatura, hanno scolpito e modellato i calcari a grana finissima di età eocenica del Deserto Bianco, in una miriade di pinnacoli di ogni dimensione, muti testimoni degli enormi volumi di roccia asportati dal vento. Si ammirano in stupefatto silenzio archi naturali, funghi di roccia, superfici perfettamente levigate o, all’opposto, scolpite in negativo secondo vaschette ed alveoli, massi spaccati in due dagli sbalzi di temperatura, pietre minutamente disgregate o ricamate da preziose concrezioni cristalline.

Diversamente dalla natura variopinta di altri deserti famosi, qui è il bianco a dominare su tutto. Ogni opera, ogni creazione di questo mondo minerale mitiga però il suo candore con infinite sfumature verso il grigio o con la lucentezza della grafite pallida, mentre il nero cupo degli occasionali noduli di manganese sparpagliati in superficie e l’ocra profondo dei lembi sabbiosi intervengono come uniche ed armoniche introduzioni di tinta in un paesaggio che rimane essenzialmente monocromatico.

L’itinerario che decidiamo di seguire ci consente, di inoltrarci in questo eden, toccando una serie di siti incredibilmente rappresentativi di questi fenomeni geologici e ci offrì l’opportunità, inoltre, di rinfrescarci di tanto in tanto tra le acque sorgive di alcune fonti dalle quali le stesse sgorgano dal sottosuolo all’ombra di piccoli palmeti, spesso costituiti da un numero esiguo di piante, che comunque ne conferiscono un generale aspetto di piccola oasi ove ristorarsi, prendendosi un attimo di pace e di relax, mettendosi al riparo dal cocente solleone e dalla calura sprigionata dalle rocce. Chi non è rincorso dalla fretta potrà passare, così, una splendida notte a Magic Springs ( N27°.22,235’ E28°.20,878’) o nei suoi immediati dintorni, dove il deserto bianco all’imbrunire offre indimenticabili tramonti. Se, invece, avrete alle spalle diversi giorni di viaggio tra le dune del gran mare di sabbia o sarete al rientro da un’escursione nel deserto bianco, potrete farvi uno splendido bagno e trovare successivamente un comodo alloggio, a Farafra, la più piccola e forse la più graziosa delle oasi occidentali egiziane. Arrivando da Magic Springs, magari nel tardo pomeriggio, un’ora prima del calare del sole, anziché prendere la comoda strada che proviene da Bahariya, potrete oltrepassare l’asfalto e puntare subito cap 180°; quindi lasciarvi trasportare, scivolando in un paesaggio costituito da dolci saliscendi, dove le ruote, per la gioia della macchina e degli occupanti, potranno accarezzare dopo tanti giorni di duro lavoro, un soffice tappeto di sabbia consistente. Così ci si potrà tranquillamente abbandonare alle piacevolezze ed alle leggerezze che il panorama riserva, facendosi penetrare dalla sua bellezza senza curarsi della guida, almeno per i successivi venticinque chilometri, fino ad intersecare una comoda pista, ben marcata e di larga carreggiata che, presa svoltando completamente a destra, vi scorterà fedelmente fino a Farafra iniettando, è proprio il caso di dirlo, nei vostri occhi, un tramonto che non riuscirete facilmente a dimenticare. Potrete aspettare ancora un istante prima di prendere posto in albergo ( N27°.03,956 E27°.58,327 Hotel Farafra con parcheggio interno e buoni servizi ), il sole non sarà ancora tramontato : attraversando tutta la piccola oasi di Farafra e, puntando sempre occidente, raggiungerete la fonte “dell’eterna giovinezza” alle coordinate N27°03,639′ E27°.55,709′, vi concederete un bel bagno ristoratore tra le acque calde e zampillanti che sgorgano copiose, per la gioia del corpo intero che, nuovamente rilassato e tonificato, ritroverà perdute energie in vista della sera e della grande notte stellata che si accenderà sopra le terrazze delle bianche case di Farafra.

Scarica i wpt in formato OZI

Il Kalafisch:

Al pozzo di Dikka inizia l’antica carovaniera, perfettamente balisata, percorribile in meno di una giornata, che collega direttamente l’oasi di Farafra a quella di Dakhla e che ci permette di risparmiare circa 150km di asfalto.

Per raggiungere il pozzo seguite l’alsfalto che esce da Farafra verso est e lasciatelo al wpt xxx. Dal pozzo potete proseguire scegliendo il canalone meno battuto. Numerose sono le sorprese che riserva questo breve tratto di dune (180 km), che la maggior parte delle volte è percorso troppo velocemente dal Rally dei Faraoni per poterle apprezzare. Il labirinto finale che porta a Dakhla è ben segnato da balise frequenti, ma tenete a vista la traccia del gps perchè è facile prendere una falsa strada ed arenarsi in un delirio di sabbia molle e sassi aguzzi.

La discesa dalla falesia, 2 km prima di Dakhla, è considerata non percorribile in salita, non mi sendo di dire che sia vero con certezza tuttavia, sono presenti due lingue di sabbia sul lastricato che producono una contropendenza esposta. Ritengo pericolosa la salita, soprattutto se nel gruppo ci sono auto locali, ma è più pericoloso in Ciad. Considerate il verricello vostro amico, forse Cattone si sbaglia a dire che le piastre non servono a nulla…

Lo spettacolo che ammirerete in quest’ultimo tratto ricompenserà la pazienza dedicata ad attraversare il pezzo sabbioso e la pista successiva, da solo merita un viaggio.

Terza Parte:

Cimitero delle Balene, Cairo, Alessandria, El Alameyn.

Fotogallery

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