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Egitto 2006 Agosto non bastano gli occhi-Prima Parte

– Posted in: Africa, Nord Africa, Resoconti di viaggio

Originally Posted Friday, September 1, 2006

 

Egitto 2006 Agosto, …non bastano gli occhi…

Siwa, GSS, Silica Glass, Wadi Abd Al Malik, Gilf Kebir, Wadi Hamra, Step Camel Pass, Wadi Sura, Grotta Foggini , Lorry LRDG, Kemal El Din, Abu Ballas, Water Mountain, Regensfield, Farafra, Kalafisch, Dakhla, White Deseet, Cimitero delle Balene, Cairo, Alessandria.

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Partecipanti: Serena, Jhonny, Silvia, Elena, Paola (o Partizia?), Pino, Liliana, Ambra, Stefano, Adele.

Scordate di lasciare l’auto ‘da qualche parte’ per poi riprenderla in un secondo tempo, la legge egiziana è severa e la critica situazione economica del ministero dei trasporti rende inflessibile l’applicazione della legge, a volte con il sequestro del mezzo.

Recatevi alla dogana dell’aeroporto, e, seppur con un giorno di pratiche doganali, alla fine potrete ricoverare il vostro fuoristrada in un capannone custodito a tempo indeterminato. In privato invio i riferimenti delle persone che vi potranno eventulmente assistere

Introduzione

Sfatiamo alcuni luoghi comuni:

– Il clima in Agosto è meglio che in Aprile, non c’è vento forte ed il termometro non supera i 40°. Siete mai stati in Siria o in Marocco nello stresso mese??

– La dogana Egiziana è molto efficiente (se i documenti sono in regola…)Considerate un tempo necessario allo sdoganamento pari a meno di 5 ore per 5 auto.

– La circolazione è Libera su asfalto ( scorte armate solo su alcuni tratti di asfalto lungo il Nilo) Limitazioni su GSS, la zona del Gilf, fino al Dj. Uweinat . Queste zone sono sottoposte a permesso governativo regolarmente rilasciato un mese prima dell’ingresso dalle agenzie riconosciute, sotto un’elenco. Vietate alcune zone a confine con il Sudan.

– Il tratto di asfalto Siwa Baharia è sottoposto a servitù militare, non so chi rilasci ufficialmente i permessi di transito ma l’agenzia che vi assisterà per i permessi del Gilf vi fornirà anche questi.

– La sabbia in agosto ha la stessa consistenza che in dicembre.

– Non esistono le sabbie mobili.

-Il Liquid sand è stato inventato da Bagnold per svantaggiare tatticamente il nemico.

– Come dice il Cat “le piastre non servono”

– In estrema sintesi “partite pure da Siwa…”

– Sono pronto a cambiare idea.

Cambio 765 Pound equivalgono a 100€

Formalità di ingresso

Il visto di ingresso si ottiene in dogana previo acquisto delle ‘stamps’ al costo di 15US$

Per il veicolo occorre il carnet di dogana, non è così difficile da ottenere:

Recatevi all’ACI e concordate il valore del veicolo: se nuovo, il valore intero senza IVA, se usato fate applicare le valutazioni euro tax. (Il mio defender immatricolato in aprile 2005 ‘vale’ 20.000 Euro Un Toy 95 immatricolato 7 anni fa vale 4.000 Euro). L’ACI vi rilascierà un modulo faxsimile che porterete in banca. Il modulo è la richiesta di fidejussione a favore dell’ACI. La banca emette la fidejussione con velocità proporzionale a quanto siete buoni clienti: vi possono richiedere controvalore liquido o controvalore di fido o …. sulla parola… Quando porterete la fidejussione all’ACI, dovrete avere con voi anche i numeri di motore dell’auto che, assieme al n° di telaio deve essere indicato nel Carnet.

– Occorre altresì (azz. scrivo in burocratese) essere soci ACI

N.B. solo due cose sono importanti nel carnet: N° Telaio e n° Motore, devono coincidere in entrata e in uscita, il controllo è accurato.

In Dogana IN ENTRATA:

1- Aquisto in banca delle stamps necessarie per l’ottenimento del visto, secondo ufficio sotto i portici a sinistra

2- Incollate lo stamps al passaporto e recatevi al primo ufficio (di Polizia, divise bianche perfette), primo ingresso a sinistra, recatevi direttamente ai gates

3- Uscite e con l’auto recatevi sotto le tettoie per il primo controllo Chassies e N° Motore

4- Superate questo gate e posteggiate nel piazzale successivo, degli addetti con divise da meccanico ricalcheranno su carta i numeri motore e telaio

5- Gli stessi vi indicheranno l’ufficio in cui vidimare tali numeri NB se siete più auto controllate che non vengano invertiti i numeri dei motori e rispettivi telai, in questo ufficio c’è ressa ma i locali lasciano passare avanti

6- Ritornate verso l’ufficio visti, passando per il controllo RX dei bagagli, ultimo ufficio in fondo il corridoio, un signore a cui presentare i carnet, vi indicherà dove fare le copie di tutto, fuori dall’ufficio, stesso edificio del Traffic Office

7- Non dovrede spiegare nulla all’ufficio fotocopie, consegnate il plico e vi sarà consegnata un’elegante carterlla al prezzo di 200 Pound

8- Ritornate all’ufficio dove avete lasciato il carnet, consegnate le copie e verrete accompagnate all’ufficio dove verserete 501 pound per vidimare il carnet

9- Ritornate all’ufficio carnet

10- Pagamento assicurazione 25 Pound

11- Recatevi al Traffic Office, compilate un modulo in arabo facendovi aiutare da qualcuno nei pressi, e pagate 50Pound per le targhe

12- Ritornate all’ufficio Carnet per ritirare lo stesso.

13- Ritornate al trafic office a ritirare la patente plastificata

Formalità di USCITA

1-Appena entrati in dogana proseguite 300m e fermatevi sotto le tettoie.

2-Un funzionario arriverà a controllare i numeri del motore

3-Pagate 2 pound

4-Recatevi all’ufficio di polizia, compilate il modulo che troverete sui tavolini ed eseguite le formalità di polizia (quelli con le divise bianche)

5-Sarete accompagnati all’ufficio carnet e qui vi verrà svincolato ma prima, con un fogliettino

6-Tornate verso l’ingresso e al primo adificio basso consegnate le targhe

7-Ritornate ancora all’ufficio dove avrete lasciato il carnet, vi verrà così riconsegnato. Controllate che siano presenti i timbri

Trasferimento:

Abbiamo raggiunto l’Egitto attraversando la Libia, tutto asfalto, circa 1.900KM.

Primo giorno: Genova Kairouan

Secondo Giorno: Kairouan Dogana Leptis Magna

Terzo Giorno: Leptis Magna Ajdabiya (circa 150km dopo Ajdabiya)

Quarto giorno: Ajdabiya dogana Egiziana, Marsa Matruh

Quinto giorno: Siwa

Carburante

Il gasolio costa poco meno che in Libia.

Non c’è il problema dei distributori sprovvisti di carburante.

Spesso l’acqua per l’uso alimentare è non potabile (ferrosa o sulfurea). Riempite le taniche in Libia o a casa.

Nelle oasi si possono ricaricare facilmente le bombole di gas (non a norme ISO))))

A Siwa un ottimo albergo: Hotel Cleopatra N 29°12 E 25°33

Prima parte:

Siwa, GSS, Silica Glass, Wadi Abd Al Malik, Gilf Kebir, Wadi Hamra, Step Camel Pass, Wadi Sura, Grotta Foggini , Lorry LRDG, Kemal El Din, Abu Ballas, Water Mountain, Regensfield.

Dopo l’attraversamento del Grande Mare di Sabbia, ci infiliamo in un Wadi senza nome che ci porta direttamente nel Abd El Malik, attraverso il Lama Monod Pass risaliamo al Top del Gilf per ridiscendere ancora nel wadi Hamra.

Aggiriamo tutto il wadi per risalire ancora il Gilf, forse, salendo il Clayton Pass. Con certezza però imbocchiamo un discesone mozzafiato identificato con il nome di Step Camel Pass. Sotto il Tropico aumenta l’umidità, un tuffo a Wadi Sura ci rinfresca le idee con gran finale alla Foggini. Nella pianura una grande quantità di testimonianze del LRDG e varie spedizioni ‘reali’. La direzione est con itinerario ‘classico’ passa da Kemaal el Din, Abu Ballas e Watermountain.

Non c’è molto da aggiungere a quanto già scritto su altri report per descrivere le bellezze di questa terra, le parole di .bionsky valgono anche per questo viaggio. Tutti gli aspetti tecnici, gli aggiornamenti sui recapiti delle guide hotel waypint formalità sono invece riportatì qua e là.

Di Fabio Tessarollo: E’ difficile spiegare il divertimento che si prova tuffandosi tra le dune, lasciandosi rimbalzare e sballottare tra i muri di sabbia, discendendone i corridoi angusti come in una pazza corsa con l’ottovolante, o sorvolandone le creste e risalendone i pendii fino a dislivelli superiori ai 100-150 metri, giocando coi loro granelli, tanto perfetti e pregni di piacevole tepore quando ti scivolano tra le mani o ti corrono tra le dita dei piedi, quanto altrettanto dispettosi quando ti si insinuano negli occhi, in bocca, tra i denti o nelle scarpe. Siwa e Farafra distano fra loro, in linea d’aria, circa trecentoquaranta chilometri, che se affrontati con cognizione di causa e con perizia, senza mai sottovalutare il deserto e le sue insidie, possono dispensare infinite gioie : distese dunarie di incredibile bellezza, sensazioni profonde di solitudine e di serenità, passaggi tecnici di guida assolutamente divertenti e ripaganti del rischio per le peripezie che si richiedono nell’ affrontarli, nonché siti, alcuni anche di dubbio gusto, dei quali parleremo presto.

A parte il tratto Dakhla Farafra, tutto l’asfalto è coperto da rete GSM-GPRS, con possibilità di navigare in internet con il proprio palmare o, se avete un telefono predisposto, usare direttamente il vostro computer.

Fu il nostro primo giorno nel grande mare di sabbia, e tutto procedeva nel migliore dei modi: avevamo macinato già una cinquantina di chilometri da Siwa e ci stavamo insinuando in un bacino in cui le dune, pur presentandosi ancora molto scomposte e con andamento tutt’altro che regolare, erano di incredibile spettacolarità. Ripensai però all’armata di Cambise scomparsa nel nulla, per opera del terribile khamsin, il peggiore nemico che possiamo incontrare nella nostra marcia. Partito dalla Persia, superato il Sinai, invaso l’Egitto e conquistata Tebe, sua antica capitale ridossata sul Nilo, l’esercito di Cambise, figlio di Ciro il Grande, decise di risalire a nord, passando per le oasi occidentali di El Kharga, Dakhla e Farafra e da lì, attraversando il deserto, a Siwa, per distruggere i suoi floridi commerci con Cirene e la sua rinomata tradizione oracolare, poco consona alle attitudini belligeranti persiane. Giunta a tre giorni di marcia dalla sua destinazione, l’armata, rallentata nel cammino dalla morsa delle sabbie e dai dislivelli notevoli delle dune, venne investita da un vento ustionante, l’khamsin, che iniziò a soffiare con veemenza da sud e che finì per disorientare e disidratare in brevissimo tempo tutti i reparti in movimento della milizia persiana che, costretti alla sosta forzata, subirono un progressivo indebolimento fisico ed il collasso.

Sia in Libia che in Egitto, i tratti costieri recintati sono tuttora minati. In Egitto inoltre, da circa 10 km a sud di Soloum fino a M. Matruh, garritte di controllo con militari per impedire a chiunque di cmpeggiare o fare il bagno nel mare, sempre a causa: ‘weapon’

Così si legge nell’articolo pubblicato dallo stesso Negro sulla rivista “Sahara” N°7. Ci dirigiamo velocemente, grazie al terreno senza insidie fuoristradistiche, verso il Silica Glass. Visitiamo nel dettaglio un antico villaggio paleolitico dove troviamo numerosissimi manufatti in vetro libico di qualità superiore, particolarmente trasparente ed uniforme. Non contenti troviamo mole, macine, raschietti, seghetti, frammenti lavorati di uova di struzzo con il buco centrale per la realizzazione di collane, geodi, affioramenti di ferro grezzo….. insomma un’intera e vasta zona abitata suddivisa in officine litiche specializzate!!!! Giancarlo, già conoscitore del villaggio, mi indica una bottiglia di whisky che trovo nell’esatta posizione in cui l’aveva lasciata (piena o vuota???). Ecco, questa è la nostra giornata, interamente dedicata al leggendario ed ambito vetro libico. Nella zona meridionale del Gran Mare di Sabbia vi è un’ampia area ellittica pressappoco centrata alla Lat. E 25 28′ 18” e Long. N 25 32′ 12”, ampia circa 35 km in senso E-W km ed estesa 75 km in senso N-S, dove nel suolo fra le dune è possibile trovare frammenti di vetro composto quasi interamente da silice (Silica Glass Area). Questo vetro, noto come Libyan Desert Silica Glass (LDSG), si è originato per effetto di un impatto cosmico, con una meteorite o cometa. Secondo le datazioni eseguite col metodo delle tracce di fissione è avvenuto 9 milioni d’anni fa, nell’Oligocene.Il calore sviluppato dall’energia liberata all’impatto è stato sufficiente a fondere le rocce bersagliate che si suppone fossero costituite da arenaria quarzosa quasi pura. Il Libyan Desert Silica Glass egiziano è quindi definibile come roccia da impatto o impattite. Il cratere generato dall’impatto non è stato ancora identificato anche se recentemente una relazione con i crateri libici BP ed Oasis è stata proposta (Begosew et al., 1999). Al silica glass egiziano è stato dedicato nel 1996 un convegno che si è tenuto presso l’Università di Bologna (“Meeting on Silica Glass and related desert events”). Per i dettagli mineralogici e geologici si rimanda quindi il lettore interessato agli atti di questo convegno. La curiosità del grande pubblico verso questo vetro naturale è cresciuto notevolmente dopo che il geologo Vincenzo De Michele (1999) ha dimostrato che lo scarabeo del pettorale di Tutankhamon è stato ricavato da un pezzo di questo materiale e non è costituito da opale come si riteneva in precedenza. Gli antichi egizi conoscevano quindi il Libyan Desert Silica Glass o per lo meno frequentarono seppur sporadicamente il Gran Mare di Sabbia nella zona del silica glass. Grazie agli archeologi (Negro, 1992) sappiamo che gli uomini preistorici hanno usato frequentemente questo materiale per ricavarne strumenti.

La polizia turistica vi chiederà in ogni momento il vostro itinerario SOLO NEL GSS E NEL GILF OCCORRE IL PERMESSO, per la vostra sicurezza dichiarate dettagliatamente il vostro percorso.

Nella peggiore della ipotesi vi chiederanno molto gentilmente (quasi con imbarazzo) che gli rilasciate una dichiarazione: ” My name is Stefano, I will go in White Desert and dont need help”

Gilf Kebir: Le informazioni a nostra disposizione, datate 1932, si riferiscono ad un mitico personaggio dell’epoca, il Conte Ladislao De Almasy, che in veste di collaudatore di auto destinate al medio oriente, lavorava ad Alessandria d’Egitto. Qui conobbe molte persone altolocate, tra le quali Hassanein Bay. Da questa persona venne a conoscenza dell’esistenza di una mitica carovana detta dei ‘quaranta giorni’ che partendo da Kartum attraversava la linea dei pozzi giungendo fino a Karga. Affascinato da questo racconto volle anch’esso percorrere tutto il tragitto. Il primo tentativo fallì poiché imbattutosi in centinaia di sfollati dal Sudan preferì fermarsi a soccorrerli riuscendo a salvare numerose persone Conobbe, inoltre, Penderel, un capitano Inglese pilota d’aereo. Con il suo aiuto ottenne numerose foto aeree e riuscì ad organizzare una spedizione aerea fino ad Uweinat in Libia, costeggiando il Gilf Kebir. Raggiunse Uweinat e fu festeggiato dalla truppa dell’avamposto italiano. Conobbe numerose storie raccontate dai vecchi del posto: durante l’invasione Araba, i Tebu locali fuggirono verso il Chad, verso il Sudan ed, in una piccola parte, verso nord stabilendosi poi in una oasi da loro chiamata Zarzura. De Almasy si appassionò a questa leggenda e organizzò una spedizione di ricerca. In una delle sue spedizione si accampò ai piedi del uadi Sura e scoprì degli strani dipinti all’interno di una caverna poi denominata dei tuffatori. Il motivo di questi dipinti era alquanto originale: uomini che si tuffavano e nuotavano. Clayton inoltre individuò un passaggio per salire sul Gilf. Assieme al tenente Penderel risalì questo passaggio (passo di Acaba) ed individuò lungo questo percorso, in spedizioni successive, il uadi Hamra, uadi Melik ed un terzo uadi non accessibile. Vari dipinti e graffiti decoravano questi ambienti. In un’altra spedizione attraversò il grande mare di sabbia scoprendo il Silica Glass e raggiungendo Gialo. Alcune scene di questo sintetico racconto sono narrate nel film Il Paziente Inglese.

Seconda Parte:

Farafra, White Deseet, Kalafisch, Dakhla.

Terza Parte:

Cimitero delle Balene, Cairo, Alessandria.

Fotogallery

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