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Dancalia 2006 – La porta per l’Inferno

– Posted in: Africa, Africa Est, Resoconti di viaggio

By Maurizio Dall’Oglio
Originally Posted Thursday, December 21, 2006

DANCALIA 2006 – La porta per l’Inferno

 

Viaggio in Etiopia effettuato da:

Maurizio Dall’Oglio – Ivana Soncina – Gianni “GiBa” Barili – Lena Zatti

Raffaele Bartelloni – Andrea “Scà” Scabini – Andrea Brunelli – Fabrizio Flisi

Claudio Pelizzari – Franca Colosio – Piero Carlotti – Lina Berbenni

Periodo: 2 / 20 novembre 2006

Foto: GIBA e IVANA

 

Note tecnico/organizzative:

Per il viaggio di quest’anno abbiamo affittato 4 Toyota (foto n.1) presso l’agenzia Green Land di Addis Abeba, con la quale abbiamo concordato l’itinerario. L’organizzazione prevedeva un autista per ogni macchina più una guida resposabile del gruppo e, relativamente al tratto della Dancalia, cuoco con aiutante ed ulteriore mezzo d’appoggio su cui erano caricate vettovaglie, rifornimenti e tutto il materiale da campeggio. La parte della Dancalia è sicuramente quella più faticosa del viaggio e vista l’inospitalità del territorio la scelta è risultata azzeccata: non dover preparare campo e cena alla sera, ci ha alleviato da ulteriori sofferenze. Nessun problema di rilievo alla macchine, 3 forature e partenza a spinta per quasi tutte. Parte degli alimentari abbiamo preferito portarli dall’Italia, anche se si può dire che ad Addis Abeba si trova di tutto. Grande attenzione all’acqua, in Dancalia fa davvero caldo, si beve molto. Per quel tratto abbiamo considerato una scorta di 5 litri a testa al giorno, oltre a quella per cucinare e per un minimo di igiene personale, trasportata sul fuoristrada del cuoco. Per quanto riguarda i costi se qualcuno fosse interessato ad un qualcosa di più dettagliato mi contatti pure. In estrema sintesi posso dire che grosso modo questo viaggio è costato sui 2.200 euro per persona, tutto compreso.

 

Giovedì 2 Novembre 2006 Milano – Amsterdam – Addis Abeba.

La prenotazione on line effettuata con KLM ha funzionato egregiamente. Il check-in lo facciamo in un attimo, nonostante i 12 bidoni di plastica utilizzati per trasportare gli alimenti, che, se da un lato si riveleranno estremamente utili durante il viaggio, dall’altro ci donano un tocco da “armata brancaleone”. Il ritardo di tre ore ad Amsterdam e lo scalo non previsto a Karthoum, fanno si che si arrivi ad Addis Abeba che ormai è notte. Le nostre guide ci aspettano e come sempre si va all’Hotel Extreme. La temperatura ci ricorda l’altitudine della città: 11 gradi!

 

Venerdì 3 Novembre 2006 Addis Abeba

Prima si va in agenzia per gli ultimi dettagli poi cominciamo i preparativi dividendoci “equamente” i compiti: qualcuno va al supermercato con il cuoco, per gli alimenti da acquistare, e qualcun altro va a fare shopping. 🙂 Visitiamo il cimitero italiano e la missione di Padre Giovanni, un nostro conterraneo che da 30 anni si dedica all’assistenza di donne e bambini in terra africana. Sicuramente il lavoro non manca. La visita al reparto degli affetti da HIV è stato un momento triste ma intenso.

 

Sabato 4 Novembre 2006 Addis Abeba

Anche oggi si resta in città. La partenza è stata programmata in modo da arrivare il lunedì a Bati, una cittadina dove pare ci sia uno dei più bei mercati etiopi. Oggi visitiamo la basilica di Debre Libanos, situata a circa 120 km a nord di A. Abeba. E’ una chiesa del XIII secolo più volte distrutta e ricostruita a seguito di battaglie. Cena al “Juventus club” un circolo in stile oratorio anni 60 gestito da italiani, che è diventato per ovvie ragioni un centro d’aggregazione di nostri connazionali. La cena è all’altezza delle nostre migliori cucine nostrane.

Domenica 5 Novembre Addis Abeba – Kombolcha

Si parte in direzione Debre Birhan – Kombolcha. Il paesaggio è sempre bellissimo, con continui saliscendi che ti portano in un attimo da oltre 3000 metri a meno di mille. Anche la temperatura segue questi sbalzi. Tra le numerose testimonianze italiane, una galleria costruita da nostri connazionali ancora prima della seconda guerra mondiale, e dedicata a Mussolini.

Lungo la strada visitiamo il mercato di Sembete. La sera albergo e cena da “Tecle” un ristoratore che conosce bene la cucina italiana.

 

Lunedì 6 Novembre Kombolcha – Semera

Si parte per il più grande mercato della zona, che si tiene a Bati tutti i lunedì. Qua si riuniscono tre etnie per vendere i loro prodotti: i Wollo, gli Oromo e gli Afar. Ben presto il caos ci assale. Veniamo inghiottiti da una moltitudine variopinta di persone. Le donne sono bellissime nelle loro tipiche acconciature, anche se molto restìe a concedersi per uno scatto fotografico. Qua il turismo non è di casa, lo si capisce anche dall’indifferenza con cui, unici bianchi, veniamo accolti. Il mercato è bello anche se, a parte le diverse etnie, non si discosta poi molto da altri di ugual grandezza, inoltre ora il caldo comincia a farsi sentire. La strada che percorriamo oggi pomeriggio è molto trafficata in quanto è la direttrice principale per Djibouti. Il territorio è un deserto di pietra e vi sono molte opere in corso, anche una diga, a testimonianza della voglia di progredire del Paese. Ad un certo punto passiamo vicino al sito dove è stata ritrovata Lucy. Ora siamo in territorio Afar. Prima notte in tenda, in una colonia statale, dove Achum (non so se si scrive cosi ma si pronuncia come uno starnuto!) ci aspetta, impaziente di mettere in mostra tutte le sue arti culinarie. Ripeto che “trovarla pronta” (e buona) non è stato male.

Martedì 7 Novembre Semera

Visitiamo la vecchia città degli afar, Asayta, ed il suo mercato. Bella ma niente di che. Più interessanti sono gli afar che si incontrano per la strada. (foto n.2-3) Il caldo si fa sentire, qua siamo ad appena 300 metri di altitudine. Achum ci prepara il pranzo in un loro ristorante, comodamente seduti all’ombra. Conviene attendere una temperatura più mite, almeno fino alle quattro, prima di muoversi. Dalla terrazza vediamo in un fiume due grossi coccodrilli che risalgono la riva. Più tardi, passeggiando più o meno nello stesso punto, troviamo dei bambini che fanno il bagno. E non sembrano nemmeno preoccupati! Sulla strada del ritorno ci fermiamo a visitare un villaggio afar. Sono poche capanne al lato della strada. Il sole sta tramontando, le ombre sono lunghe, scene di vita quotidiana ci avvolgono nella loro intensa semplicità. (foto 4-5-6) Torniamo alle tende che ormai è buio.

Mercoledì 8 Novembre Semera – Lago Afrera

La mattina sbrighiamo le formalità necessarie a visitare la Dancalia. Saremo scortati da un rappresentante governativo e da due ranger armati. Poi, una volta riempiti serbatoi e taniche, si parte. Per 5 giorni non troveremo rifornimento alcuno.

Il paesaggio desolato comincia ad assomigliare a ciò che ci aspettavamo. Ed il caldo pure. Comunque anche in questa terra sassosa e desolata la vita scorre. Attorno alle poche pozze d’acqua si concentrano innumerevoli greggi di capre, pecore e cammelli, come sempre governate per lo più da donne e bambini. La meta di oggi è il lago Afrera, da cui si estrae il sale. (foto n.7) La strada sterrata è tortuosa e trafficata da camion che trasportano il prezioso carico. Arriviamo al lago che il sole cala. L’effetto è molto bello, il posto un po’ meno. Lo sfruttamento delle risorse saline ha portato una sorta di civilizzazione, rappresentata da televisione, birra, musica, e….. jeans. La sera dormiamo tutti nell’unico albergo ristorante, sotto un grosso gazebo dove abbiamo steso i materassini. Molto meglio che dormire nelle camere, davvero ai limiti della praticabilità, anche per i frequentatori locali, visto che quasi tutti si trascinano il letto all’aperto e dormono sotto le stelle. Inoltre la temperatura di notte diventa davvero mite.

 

 

 

Giovedì 9 Novembre Lago Afrera – Erta Ale

Al mattino visitiamo le saline. (foto n.8) L’acqua del lago viene pompata in grandi bacini di terra e dopo circa due mesi, quando è evaporata, il sale rimasto viene raccolto e trasportato nei centri di lavorazione.

Il vulcano Erta Ale ci aspetta. Il paesaggio diventa sempre più desertico, spesso si viaggia sotto il livello del mare, in un caldo torrido, in mezzo a resti di lava testimoni di passate eruzioni. Ma anche in questo ambiente, sicuramente ai primi posti nella classifica di quelli più inospitali del pianeta, la vita esiste. Uomini e animali si sono adattati sfruttando ogni minima risorsa che la terra offre. Questa sera ci accampiamo in una radura nelle vicinanze del vulcano, (foto n. 9) dopo aver contrattato in un vicino villaggio il noleggio dei cammelli per trasportare attrezzature, acqua e cibo. Sfruttiamo anche un pozzo nelle vicinanze per rinfrescarci. Le tende non le monteremo più, molto meglio dormire direttamente sotto le stelle.

 

Venerdi 10 Novembre Erta Ale

Oggi è il gran giorno. Finchè il terreno lo permette procediamo in macchina, 12 km di roccia nera da percorrere a passo d’uomo. Poi fermiamo i mezzi e stendiamo dei teli tra le macchine per fare un po’ d’ombra. Mangiamo qualcosa ed aspettiamo che passino le ore più calde. Verso le quattordici e trenta, dopo aver caricato i sei cammelli previsti, partiamo verso il camino fumante che ci attende all’orizzonte.

La strada non è particolarmente impervia, il dislivello è di qualche centinaio di metri solamente, ma si snoda tra rocce nere che non rendono certo agevole il cammino, e comunque sono oltre 15 chilometri, l’allenamento è quello che è. Ma la cosa più terribile è il caldo, l’arsura. Non c’è un filo d’ombra. La sete si fa sentire, l’acqua ben presto diventa talmente calda da risultare imbevibile, a meno di grande sforzo di volontà per non disidratarsi. Le pause sono frequenti, qualcuno approfitta di un passaggio a dorso di cammello, ed il camino fumante sembra non avvicinarsi mai. Dopo quattro ora di marcia, con il sole ormai tramontato quasi del tutto, raggiungiamo stremati la vetta. La fornace però non è qua, scorgiamo il rossore qualche centinaio di metri più in basso. Per raggiungerla bisogna calarsi, al buio, in una specie di immenso pozzo, con il fondo di strati di lava friabile solidificata. Decidiamo di continuare e con l’aiuto delle guide scendiamo….lo spettacolo notturno della lava non si può perdere. Effettivamente sarà cosi. Per un paio d’ore staremo sul bordo del cratere, chi sdraiato, chi legato, chi a debita distanza, ad osservare le evoluzioni della lava nel suo continuo ribollire. Non è facile descrivere le emozioni che questo spettacolo risveglia in ognuno di noi. A tutti però incute timore, paura. Vuoi per la luce particolare, i fumi, l’odore, il sordo rumore continuo, ma più di uno si è immaginato potesse essere la porta d’ingresso per l’Inferno. (foto n.10-11-12)

C’era anche una troupe cinematografica inglese che stava realizzando un servizio sul vulcano; magari lo vedremo tra qualche tempo sul canale del National Geographic.

Ritornati al punto di partenza, nessuno ha più la forza nemmeno di mangiare; al massimo un po’ di frutta, acqua (calda) e via a nanna. La notte sarà alquanto tribolata, il terreno è sassoso e sconnesso, soffia perennemente un forte vento che alza folate di sabbia e l’escursione termica è notevole, fa quasi freddo. Ma la stanchezza ha il sopravvento.

 

Sabato 11 Novembre Erta Ale – Ametela

Spunta l’alba e visitiamo brevemente i dintorni. Alla luce del sole la zona non incute più il timore della sera prima ed i disegni formati dalla lava solidificata sono bellissimi.(foto n.13) Una breve colazione e ripartiamo per il campo base. La discesa è ovviamente più agevole. Arriviamo alle dieci e trenta e già fa caldissimo, decidiamo di partire subito. La pista è sabbiosa e la temperatura sembra non interrompere mai la corsa verso l’alto. Abbiamo sempre la bottiglia dell’acqua in mano. Il senso di nausea, dato dal sapore dell’acqua calda, mi accompagnerà per diversi giorni. Chiediamo ospitalità ad un villaggio e dentro una capanna di frasche consumiamo un veloce pranzo. Più che la fame è la sete che ci opprime, o meglio, la voglia di qualcosa di fresco.

Verso il tramonto arriviamo a Ametela, un agglomerato di capanne che sorge ai confini della depressione di Dalol, giusto in tempo per vedere alcune carovane che trasportano il sale a Makale. (foto n.14)

Anche qua il sale costituisce un mezzo di sostentamento per queste popolazioni, che riescono cosi a sopravvivere, se pur a costo di enormi sacrifici.

Tra le 4 capanne troviamo pure un bar, rifornito di bibite che se non proprio fresche, potremmo almeno definire “non calde”. Non sto a descrivere l’assalto all’arma bianca dell’unico frigo, alimentato saltuariamente da un generatore, che in meno di mezzora verrà svuotato. (foto n.15)

Gustosa cena con arrosto di capra e via nanna sotto le stelle per recuperare le forze.

 

Domenica 12 Novembre Ametela – Dalol – Ametela

Oggi andiamo a vedere le conformazioni colorate di Dalol, finora solo fantasticate sui resoconti di viaggio altrui. Come la natura riesca a creare questi accostamenti cromatici, queste composizioni artistiche rimane per me un mistero. A volte si ha l’impressione di vedere dei paesaggi marini…..senz’acqua, oppure di essere parte integrante di un quadro surrealista. Credo cha la presenza di vulcani faccia la sua parte a giudicare dal ribollire d’acqua e dagli odori che il terreno sprigiona. (foto n. 16-17-18-19-20-21-22)

La depressione di Dalol forma un lago, per lo più secco, dove confluiscono le rare precipitazioni che interessano queste zone. L’evaporazione forma una spessa crosta di sale che viene rotta e ridotta in minuscole tavolette da squadre di cavatori, per poi essere trasportate da carovane di cammelli a Makale.

Nel bel mezzo di un piatto deserto, con l’orizzonte sgombro a 360 gradi, si vedono dei puntini minuscoli. Sono le squadre dei cavatori che al mattino raggiungono a piedi le zone dove le croste di sale sono pronte per essere sminuzzate.

Una squadra con l’aiuto di bastoni rompe un pezzo di crosta e lo solleva. Un’altra la spezzettata in piastrelle quadrate con rudimentali scalpelli. Gli ultimi sono i carovanieri che si occupano del trasporto. (foto n.23-24-25-26-27)

Giornate di lavoro da mattina a sera sotto un sole indescrivibile per pochi bir…..a volte non sembra lo stesso pianeta dove viviamo noi. Alla sera solito assalto al frigo del bar.

Lunedì 13 Novembre 2006 Ametela – Makele

Oggi dovrebbe essere l’ultimo giorno in Dancalia. A Makale ritroveremo l’asfalto ed il viaggio assumerà altri connotati. La pista è molto brutta, è stata ripristinata da poco, e si devono attraversare delle montagne. A volte si snoda a mo’ di serpente dentro gole, seguendo per lo più il corso di un fiume asciutto. Altre volte si inerpica per ripide mulattiere sassose, con passaggi impegnativi. Il paesaggio è comunque bello, se pur desolato. Sempre comunque la presenza umana, con una capanna, un gregge, dei bambini con animali al pascolo. Spesso incrociamo le carovane di cammelli dirette a Makele, con il loro carico di sale. (foto n.28)

Mano a mano si prosegue la popolazione aumenta. Incontriamo il primo paese, con tanto di corrente elettrica, e frigo degno di tale nome, dove ci fermiamo per il pranzo. Abbiamo l’occasione di ritrovare alcuni turisti italiani reduci da una brutta esperienze sull’Erta Ale. Un’errata organizzazione li ha lasciati senza acqua, cibo e tende per tutta la notte sulla montagna. Erano molto provati. La sera saremo in albergo a Makele, la temperatura qua è fresca e dopo diversi giorni possiamo farci una vera doccia e riprendere possesso delle nostre normali fisionomie.

 

Martedì 14 Novembre Makele

Oggi visitiamo un paio di chiese del Tigry, scavate nella roccia. (foto n.29-30) Sono abbarbicate sulla montagna e per accedervi bisogna percorrere ripide scalinate. La prima è dedicata a S. Michele ed è stata scavata nel XII secolo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Mercoledì 15 Novembre Makele

Giornata di relax. Visitiamo alcune chiese nei dintorni e facciamo un giro al mercato.

 

Giovedì 16 Novembre Makele – Lalibela

Lunga tappa di trasferimento. La strada è tutto un su e giù tra montagne e ampie vallate coltivate. Passiamo anche sul Nilo azzurro. I colori dei campi, visti dall’alto, sembrano dei quadri. (foto 31-32)

Arriviamo a Lalibela con il buio, stanchi ma affamati. Un’ottima cena ci attende.

 

Venerdì 17 Novembre Lalibela

Lalibela è forse il posto turistico più conosciuto dell’Etiopia. Qua sorgono le più importanti chiese copte. Fu fondata nel XII secolo e si trova a 2.600 metri sul fianco della montagna Abuma Joseph.

Nel paese ci sono 12 chiese, scavate nella roccia, per la necessità di proteggersi dopo la caduta di Gerusalemme. Alcune purtroppo son ricoperte da impalcatura in ferro e lamiera per impedire che le abbondanti piogge sgretolino la struttura di roccia friabile. In effetti il colpo d’occhio è deludente, anche se l’atmosfera è comunque mistica. Ci sono persone che pregano, mendicanti, monaci che vivono in loculi di pietra (foto n.34), preti copti (foto n.33).

Peccato non aver assistito alle loro variopinte e affollate cerimonie. Molto bella e forse la più famosa, è la chiesa di Bet Giorgis, interamente scavata nella roccia dall’alto verso il basso ed a forma di croce. (foto n.35) La giornata trascorrerà tra le chiese copte.

 

Sabato 18 Novembre Lalibela – Bahar Dar

La strada che conduce al Lago Tana è molto bella, scorre in quota su un altopiano con panorami mozzafiato. (foto n.36) Interessante il rito funebre incontrato lungo la strada, a cui ci verrà concesso di assistere. La sera siamo a Bahar Dar (Porta sul lago)

 

Domenica 19 Novembre Bahar Dar – Debre Markos

Con la barca al mattino andiamo a visitare due chiese che sorgono su delle isole. Il lago Tana è il più grande del paese e si trova a 1800 metri d’altitudine. Unica fauna interessante incontrata un paio di ippopotami. Le chiese sono molto belle, di forma circolare. Molto belli i dipinti, semplici ma coloratissimi, che le adornano, per lo più raffiguranti scene sacre. (foto n.37)

Nel pomeriggio preferiamo avvicinarci ad Addis Abeba, visto che domani sera ci aspetta l’aereo, per cui ci fermiamo a dormire a Debre Markos.

 

Lunedì 21 novembre Debre markos – A.Abeba

Oggi è l’ultimo giorno. Nel primo pomeriggio arriviamo ad Addis Abeba, consegnamo le vetture, facciamo le ultime compere e prepariamo i bagagli. La sera cena d’addio con tutte le guide al ristorante italiano. Poi……..il ritorno.

 

Qualche volta si è stanchi, a volte si soffre la sete, talune sere il letto è scomodo.

Le strade sono polverose e zeppe di buche. Il caldo e il freddo non sono mai come li vorresti………

Ma la nostalgia che provi al ritorno si fa più leggera al pensiero che l’anno dopo ci ritornerai……………

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