By Alfio Lavazza
Originally Posted Tuesday, March 29, 2011
ARCA 2010(alla ricerca)
Addis Abeba – Dar es Salaam – Prima Parte
2 agosto 2010 Brebbia
Si torna.
Stiamo per cominciare dopo vari preparativi logistici, il nostro viaggio. Ci siamo lasciati ai primi di gennaio ed ognuno ha proseguito con i propri lavori a casa.
Dopo vari incontri siamo riusciti a mettere una pezza allo strappo che si era creato nel gruppo, siamo ancora tutti insieme alla ricerca dell’arca.
Per la partenza abbiamo deciso di incontrarci tutti a casa mia dove ci faremo prelevare da un transfert per l’aereoporto.
Le notizie da Addis Ababa sembrano buone, macchine e mercanzie dovrebbero essere in ottima forma, quindi dobbiamo solo saltare sull’aereo and take-off.
Voleremo con Luftansa via Francoforte.
E’ Lunedì sera, siamo tutti in cantiere e ci siamo preparati una sontuosa cenetta a base di pesce, poi tutti a nanna, domani ci aspetta la levataccia per la Malpensa.
3 agosto 2010 Brebbia
Ore 4:45
La navetta che abbiamo prenotato ci preleva tutti alla nautica, siamo in 12, tutti belli pimpanti per cominciare questa nuova gita africana.
Cosi’ per un’indicazione di massima, partiremo di Addis Ababa, capitale dell’Etiopia e scenderemo la valle dell’Omo. Attraverseremo quindi la dogana con il Kenia ad Illeret seguendo il lago Turkana sino a Nairobi.
Dopo l’attraversamento dei parchi Nakuru e Masai Mara passeremo il confine con la Tanzania lungo le coste del lago Vittoria e successivamente attraverseremo il Serengheti-Ngorogoro-Maniara e giù verso sud sino a Dar es Salam.
Voliamo da Malpensa ad Addis Ababa via Fracoforte, la giornata meteorologicamente parlando è fresca e limpida, il volo è perfetto ed arriviamo con solo mezz’ora di ritardo alla capitale etiope.
All’aeroporto ci attendono suor Gemma con una sorella, fanno parte della missione di suore Comboniane dove Enrico ha lasciato la sua Toyota. Ci fanno trovare un’accoglienza fantastica. Tutti ci ritroviamo in uno spirito conviviale.
Domani ci aspetta una giornata un po’ impegnativa dove dovremo fare tutto il possibile per lasciare la confraternita alle 5 di mattina, io ed Edo dobbiamo recuperare le Land, manutenzione e viveri.
Sono abbastanza emozionato all’idea di ritrovare la nostra casa viaggiante.
4 agosto Addis Ababa
Siamo in piedi abbastanza presto per riuscire a contattare Tzegay, il “nostro uomo a Panama” e poter recuperare le macchine.
Le Sorelle ci preparano la colazione, Enrico con suor Gemma si organizza per l’assicurazione, io ed Edo ci facciamo portare a recuperare le Land, sono state diverso tempo sotto una tettoia dove teoricamente erano al riparo dalle incessanti piogge stagionali.
Tutto sommato non ci lamentiamo, quella di Edo ha la batteria scarica, la mia parte ma verifico che una delle due, batterie, è completamente senza H2O e probabilmente dovro’ sostituirla.
Torniamo alla missione e cominciamo la manutenzione e la preparazione delle casse, scopriamo ovviamente che avevamo lasciato un sacco di roba leggera di vestiario e con quella di adesso siamo un po’ esagerati. Regaliamo quindi della roba alla missione.
Cambio la pompa del freno e altre piccole cose tra cui dei nuovi collegamenti per il pc, abbiamo installato un nuovo sw per la navigazione che contiene delle cartine molto dettagliate (track4africa).
Facciamo altre manutenzioni alle macchine della missione e qualche altro lavoretto di carpenteria, le sorelle in cambio ci accolgono a pranzo e cena.
Credo che l’unico problema restera’ la batteria, essere stata per cosi’ a lungo a secco l’avra’ sicuramente fosfatata. Domani con tutti i km che faremo o va o si cambierà.
5 agosto Addis
Partiamo all’alba, sono le 6 local time. Una piccola colazione con le suore della missione ci risveglia dalla levataccia.
I km che dobbiamo percorrere sono poco più di 500. Tra traffico e strade disastrate sappiamo che finirà come sempre che si arriverà a sera.
Lasciamo la città in maniera abbastanza indolore e con il traffico assolutamente civile, poi le strade si rimpiccioliscono e le macchine, asini e persone aumentano in modo esponenziale.
Per la navigazione siamo ok, mentre sono ormai certo che la batteria non riuscirò a recuperarla. Poi vedrò come fare.
Lasciati i sobborghi della capitale, come già avevamo avuto modo di constatare nel viaggio precedente, comincia una marea di persone ed animali sia in strada che sul ciglio. E’ sempre molto complicato e pericoloso muoversi in questo traffico. (Questo ha pesato molto sulla decisione di ottenere un’assicurazione valida!).
Il paesaggio sta pian piano lasciando spazio alle acacie e a svariate qualità di ficus, ovviamente enormi.
Siamo abbastanza fortunati in quanto la meteo ci sta aiutando, gia’ alle prime luci dell’alba siamo vicini ai 26 gradi. La strada per il momento e’ in ottimo stato ma impensabile tenere medie sopra ai settanta orari.
Credo che sin d’ora questo sia il tratto più bello dal punto di vista paesaggistico incontrato in Etiopia. Moltissime coltivazioni ed un sacco di gente dedita alla pastorizia, negozi ed attività di tutti i tipi.
Sbagliamo qualche bivio ma senza perdere troppo tempo, verso le 13 ci fermiamo per mangiare qualcosa, dopo aver attentamente assunto una perfetta muta mimetica. Risultato: una miriade di persone ci accerchia le macchine, per il vero con un fare assolutamente cordiale, ma da indurci a velocizzare e riprendere la marcia.
Si continua senza tregua per coprire gli ultimi duecento km, adesso la strada asfaltata è continuamente interrotta da tratti sterrati con fondo duro e in pessime condizioni. A volte si alterna con guadi interessanti.
Riusciamo verso le 17.30 ad arrivare ad Arbra Minch un bel paese che si affaccia sul lago il cui colore è rosso terra. Seguendo le tracce gps arriviamo al punto d’incontro dove troviamo puntuale la nostra guida.
Cena al camping e riparazioni varie.
Io verifico che effettivamente la batteria dei servizi è morta, One day (la nostra guida) ci da un minimo di ragguagli tecnici e gli do delle istruzioni per recuperare una nuova batt.
Anche una delle mie gomme è finita, quindi dò tutti i pezzi per essere pronti l’indomani.
La cena non è una cosa bellissima ma il posto è fantastico sono solo poli poli (lenti).
Durante la notte comincia a piovigginare e comunque la temperatura è ancora fantastica.
Km da BREBBIA: 8630
6 agosto Arbra Minch (30-11-2002) Ethiopian time!!!!!!
Al risveglio fortunatamente non piove, che già è una bella cosa!
Colazione al ristorante del campeggio e incontro con il primo babbuino africano, io monto la batteria che è nel frattempo arrivata.
Purtroppo non ne hanno di dimensioni uguali, quindi nel mio vano non entra piu’.
Trovo una posizione di ripiego e allungo i cavi, cosi’ dovrebbe funzionare, salvo un fissaggio adeguato.
Procediamo con i preparativi, O.D. (Oneday) ci organizza una visita a quello che chiamano il crocodile market, usciamo con la barca verso la baia dove ci dovrebbero essere moltissimi coccodrilli ed ippopotami, in effetti dopo una mezzoretta di fuoribordo e qualche rete segata, ci troviamo vicino alla costa dove molti animali popolano la riva.
In cielo volteggiano aquile e pellicani, i coccodrilli sono di notevole grandezza, circa sei mt. Gli Ippo si mettono in mostra per le foto, si parla di 11000 cocco e 5000 ippo quindi non è difficile incontrarli.
Abbiamo fatto circa l’una ed è ora di pranzare, ci fermiamo in un piccolo ristorantino caratteristico e abbastanza pulito, considerando lo standard locale. O.D. ci ha fatto preparare un pesce tipico fritto la Tylapia.
Tutto molto simpatico e caratteristico, io al ritorno dal lago mi sono caricato sul cofano un ragazzetto che trasportava a spalla un fascio impressionante di fi eno. Gli risparmio una salita che sarà almeno di un 350 mt. di dislivello, una follia.
Dopo pranzo dobbiamo cambiare dei soldi in banca ed avviarci verso il paesino di Chengia sulle alture vicino a Arbra, sono una 30 di km di sterrato duro e di montagna. Si sale in modo deciso tra un sacco di ragazzini e adulti che trasportano a braccia qualsiasi carico. Qui per farsi notare e prendere qualche birr, ballano stile Michael J., alcuni fanno anche la brake dance… sullo sterrato ovviamente.
Arriviamo sulla sommità dove hanno costruito tre o quattro bungalow e la vista è da urlo: sguardo a perdita d’occhio, i laghi principali brillano e ci sentiamo proprio in un posto eccezionale. Inganniamo l’attesa della cena con un aperitivo, siamo a 2400 mt. di quota, questa notte sarà sicuramente fredda.
Dopo cena siamo invitati ad un ballo tribale intorno al fuoco.
Ovviamente organizzato per l’occasione. I canti tribali e le danze sono sicuramente originali, assolutamente una serata bellissima. Andiamo in tenda sapendo che sara’ sicuramente freddino ed infatti la notte piove e il freddo ci fa dormire in maniera profonda sino all’alba.
Piove molto, il silenzio è spettrale e continua sino alla mattina.
7 agosto Dorze
Ci alziamo al freddo dovuto all’altura e alla pioggia, all’alba faccio qualche foto che non renderanno sicuramente la realtà. Siamo a 2400 mt. di quota facciamo una colazione molto frettolosa intorpiditi dal freddo.
La nostra guida ci accompagna alla visita del locale paese in coppa alla montagna. Per usare una colorita espressione napoletana!
È incredibile sembra che il tempo si sia fermato al 1200 DC… in effetti qua l’aratro non esiste i campi si dissodano con una zappa a due denti.
Vivono di coltivazione e pastorizia nel fango e poltiglia. Visitiamo alcune capanne dove siamo allibiti quando siamo immersi nel totale fumo del fuoco acceso all’interno della capanna. Questo è purtroppo l’unico sistema che protegge in parte le capanne dall’attacco delle termiti.
Finita la visita del villaggio, siamo in discesa verso Arbra M. ed al distributore per viveri e gasolio. Facciamo il necessario per arrivare ad un 500 km da Nairobi, verso Maralal dovremmo trovare i rifornimenti. Da notizie recenti ci risulta che per un migliaio di km potremmo avere difficoltà con il carburante.
Riprendiamo la strada verso Weyeto dove ci fermeremo per la notte. Siamo molto tranquilli sulle medie, forse fin troppo, ma comunque O.D. sà esattamente che tempistica tenere. Dopo un pasto con vista sulla valle visitiamo il villaggio di Konso, molto particolare e sicuramente piu’ organizzato di quello della mattina.
Tutta la struttura gerarchica ruota intorno al capo villaggio, ci sono delle “piazze” dedicate alle riunioni dove discutere dei problemi del villaggio, ovviamente la marea di bambini al seguito è impressionante!
Le costruzione di tutta la struttura è in massi e muri a secco, trasportati da molti km di distanza dal greto del fiume attiguo. La gente è molto cordiale e ovviamente appiccicata…
Usciamo alla meglio da questa situazione interessante e proseguiamo verso Weyeto, dove sulla via incontriamo un mercato nel quale le nostre signore provano una improbabile visita.
L’asfalto si alterna allo sterrato duro e veloce.
Scendiamo di quota e la temperatura è decisamente al rialzo, siamo in arrivo nella valle dell’Omo dove campeggiamo e organizziamo un’ottima cena. Ci siamo fermati in una specie di autogrill, prima di arrivarci ho scorto nella pianura delle coltivazioni di una vastità impressionante. Il tutto apparentemente automatizzato, cosa che sino ad ora non avevo notato.
Km da BREBBIA: 9238
8 agosto Weyto
Ci svegliamo con calma e diligenza, alle otto siamo pronti a partire per il Parco di Manga.
La direzione è Ovest, la strada allo stato attuale è in fase di asfaltatura e noi siamo costretti a saltare da una pista sterrata all’altra attraversando la striscia d’asfalto.
Finalmente facciamo una guida interessante e con paesaggio di tutto rispetto, verso mezzogiorno ci fermiamo prima di entrare nel villaggio di Ginka dove prenotiamo la sosta per la sera.
Proseguiamo lungo lo sterrato verso la valle dove andiamo ad incontrare la tribù dei Mursi. La pista si districa nella vegetazione, il caldo è decisamente notevole e siamo tutti attratti dall’incontro con i gli abitanti di questa vasta riserva.
Questa tribù è presente in tutta la valle, che così per descrivere la vastità potrebbe essere paragonata alla Lombardia, prima di tutto sono tribù guerriere, quindi non esattamente friendly… quasi tutti gli adulti maschi hanno un kalasnikov a tracolla e fanno riferimento al solo capo villaggio.
Sono estremamente litigiosi, una piccola discussione innesca senza problemi fustigate e botte da orbi. Hanno il caratteristico piatto labbiale che a seconda della grandezza identifica la femmina più bella. E quando scrivo femmina non stò parlando di un animale!
Facciamo una sosta per un pic nic, poi incontriamo i primi Mursi che come risaputo vogliono 1 birr per foto. È gente estremamente fiera e consapevole del loro ruolo di cacciatori guerrieri, non c’è dubbio che ogni loro richiesta deve essere esaudita. Alcuni provenienti da altre tribù hanno vistose cicatrici sul petto procurate con tagli che vengono infettati con cenere, così da creare carni crescenti di notevole impatto visivo.
Arriviamo nel principale villaggio e la nostra guida con al seguito una scorta armata, comincia le trattazioni inerenti al prezzo per scatto. La loro caratteristica di estrarre i denti anteriori per posizionare il disco, unito al disco ed al labbro pendente li hanno protetti dal commercio ai tempi della schiavitù.
La loro prepotenza si fa sentire dopo pochi minuti, siamo circondati da gente armata che strattona e pretende ogni cosa. La sensazione è di essere in balia degli elementi, soprattutto quando il capo viene strattonato e non riconosciuto come tale.
Dobbiamo lasciare il territorio senza mezzi termini.
Per dare un’idea dell’arroganza di questa tribù, bisogna sapere che tempo fa al sentire di una possibile rimozione dal parco, una delegazione di Mursi ha giustiziato 6 poliziotti e il governatore capo, ritornando poi tranquillamente in riserva.
Ritorniamo con calma verso il villaggio di Ginka dopo una sosta in un fiume dove nessuno resiste a divertirsi con l’H2O. Scopro di perdere gasolio del serbatoio principale.
La sera avevamo prenotato per una cenetta in un “lodge” a base di agnello. Ci ritroviamo a cenare con uno spezzatino di capra, non una leccornia ma ci si adatta a tutto.
Km da BREBBIA: 9430
9 agosto Ginka
Sveglia presto per coprire un 100 km, dobbiamo cambiare i soldi e fare gasolio. Il programma di oggi e’ di visitare un mercato della tribù degli Hamer.
Questa tribù ha la tipica capigliatura attorcigliata e dipinta di rosso fuoco con terra e grasso di capra. Vivono tipicamente nella boscaglia e anch’essi sono dedicati alla pastorizia. Le donne sono particolarmente carine nel viso e assolutamente cordiali, anche se una foto deve essere assolutamente richiesta.
Gli uomini sono possenti e con un fi sico invidiabile…. Tutti armati e fieri. Alcuni hanno un riconoscibile forellino nella capigliatura dove inserire una penna di uccello, identifica per un anno che il guerriero ha ucciso nella foresta un animale feroce o un nemico.
Il mercato che si svolge nella principale piazza di Turmi è molto gradevole ed interessante, facciamo qualche acquisto originale.
Oggi siamo fortunati, il salto del toro (bull jump) si svolge una decina di volte nei soli mesi estivi, ci coinvolge in pieno per le prossime ore.
Si tratta di una iniziazione tradizionale nella scelta dell’uomo pronto al matrimonio, non è certamente preparata per il turista. Alcuni visitatori di passaggio sono inorriditi alla crudeltà delle scene.
Diverse ragazze pronte per maritarsi si fanno fustigare sulla schiena da ragazzi incaricati dal capo villaggio, questo per dimostrare il loro amore verso il baldo giovane che saltera’ la quindicina di tori. Il tutto dura più di tre ore, con i nostri ragazzi cerchiamo di comprendere la sofferenza che possono provare queste fanciulle. In realta’ il dolore deve essere enorme ma da nessuna delle ragazze traspare ciò. Tutto è così visceralmente radicato nella tradizione di queste popolazioni che sembra anche ai nostri occhi comprensibile. Il prescelto balza sui tori che vengono tenuti fermi da un sacco di ragazzi, scatenando l’emozione delle ragazze in attesa della scelta. Da questo momento il ready to married non potra’ piu’ fare sesso senza sposarsi, è arrivato il momento di diventare grandi. Siamo stati fortunati ed ho visto i nostri ragazzi emozionati ed impressionati da queste usanze, complice anche il clima gioioso di festa ed il ritrovarsi perfettamente in sintonia con la popolazione. Accompagnamo un guerriero sino al villaggio di Turma e proseguiamo fino ad Omorate, posto di frontiera per poter lasciare l’Etiopia. La pista è fantastica anche se mi fora una copertura, un piccolo contrattempo prima di una eccezionale cena dinanzi al muro di cinta dell’immigration, unico posto con una guardia armata a copertura del nostro campo notturno.
A parte qualche noioso ma quanto innocuo moschitos, la cena e le birre fresche completano un’ottima giornata.
Km da BREBBIA: 9617
10 agosto Omorate
Ci alziamo verso le sette in modo da poter espletare il più presto possibile le formalità doganali, io purtroppo non ho il foglio di registrazione della vettura… e sono un po’ preoccupato (verificato, l’avevo lasciato a casa…). Il capo della stazione si presenta alle sette e mezza circa e comincia a registrare i passaporti, delle macchine non gliene puo’ che importar di meno, quindi in poco tempo torniamo in paese per comprare pane e cambiare i birr in scellini, cambio sfavorevolissimo ma comunque dei birr, la moneta locale dell’Etiopia, non avremmo più potuto farne uso.
Incontriamo i responsabili della piantagione per olio da palma della Fri-el del nostro amico Thomas e andiamo a visitarne il vivaio; poi ci allontaniamo verso il bivio per la frontiera.
Saluti e firme con la nostra guida e poi sulle tracce delle carte tracks4africa seguiamo in direzione di Illeret.
Fortunatamente siamo nella stagione secca, i rami ammucchiati a due metri ed oltre sulle piante che costeggiano i letti dei fiumi la dicono lunga di come deve essere questo posto quando piove.
La pista è comunque scorrevole e incontriamo il confine fisico con il Kenia dopo circa 40 min. Alla stazione di controllo di Illeret facciamo registrare il nostro passaggio, poi a Nairobi, oltre mille km più a Sud ci faremo timbrare i passaporti.
Appena pochi km ed entriamo nel parco del Sibiloi uno dei quattro siti più fertili di reperti preistorici di tutta l’Africa, ci fermiamo nel greto di un fiume in secca per uno spuntino poi ci affrettiamo per arrivare in un sicuro posto per campeggiare.
I km sono comunque duri da fare ma a livello di pista sono molto interessanti, i primi animali erbivori cominciano ad attraversare la pista rubandoci un po’ di attenzione, il lago Turkana riesce in certi momenti ad essere veramente affascinante.
Percorriamo gli ultimi km abbastanza velocemente arrivando quasi ai 50 di media, che sullo sterrato non sono proprio da buttare..
Al controllo ci consigliano il Crocodile Camp Site dove possiamo rinfrescarci nel lago. Ovviamente siamo soli, da giorni non incontriamo vetture se non indigene. Il camp ha una piazzola con il posto per accendere il fuoco, dopo un po’ di titubanza ci tuffiamo nel lago e facciamo un lavaggio collettivo dalla polvere accumulata sulla pista polverosa. L’acqua è viscida, dovuto alla presenza di sali minerali, la sera è strepitosa con vento forte ma caldissimo e una stellata fantastica della volta dell’emisfero quasi Sud, siamo a 4 gradi Nord
Km da BREBBIA: 9852
11 agosto Turkana Lake
Smontiamo il campo con due coyote che ci osservano, abbiamo preso le nostre precauzioni e non abbiamo lasciato nulla in giro! Usciamo da parco alle 9 circa, paghiamo le varie tasse e il camp, procediamo lungo la pista che si snoda nel terreno vulcanico. A tratti velocissima su ghiaione nero lava e a tratti lenta da ridotte.
La zona diventa sempre più desertica. Le persone sono sempre meno presenti, forse incontriamo una decina di pastori che in questa zona sono piuttosto schivi.
Ci si ferma per un caffè vicino ad un pozzo parlante, caratteristico della zona.
Scendiamo dalla falesia in direzione di Loyangalani unico centro cittadino dove cercheremo di sapere se potremo proseguire per Maralal nell’immediato oppure trovare una sistemazione per la notte.
Siamo li verso le 13 e incontriamo una coppia di Italiani in arrivo da Nairobi, sono un po’ sbattuti dal caldo e dalla pista, e forse non si aspettavano una pressione simile da parte dei locali!
A questo punto capiamo che andare fi no a Maralal è impossibile, ci vuole un giorno, quindi decidiamo di fermarci e trascorrere in pace un paio d’ore al lago.
Un pò di fuori pista e posizioniamo le nostre 4×4 in riva al Turkana e tutti in acqua per lavarsi e rinfrescarsi, di coccodrilli neanche l’ombra, anzi un pescatore ci mostra il bottino delle sue reti.
Finiti i vari relax cerchiamo una sistemazione per la notte. Dormire in un posto qualsiasi non sembra conveniente, cerchiamo un lodge in paese. Uno bello ma dove non possiamo utilizzare le nostre tende viene scartato anche perché il gestore non sembra troppo simpatico, andiamo quindi a chiedere ospitalità alla missione dei padri della Consolata dove suor Maria Assunta ci permette di accamparci nella missione tenuta in maniera impeccabile.
Cè anche una piscina di acqua termale, giusto per non farsi mancare nulla. I ragazzi sguazzano fino all’ora di cena.
È sempre molto caldo, si dorme nudi sopra ai sacchi. Il vento forte a raffiche muove il palmeto dove ci siamo accampati, scoprirò a casa che è tipico della zona Sud del lago Turkana.
Km da BREBBIA: 10038
12 agosto Loyangalani
Partiamo dalla missione alle sette circa, dobbiamo fare “solo” 250 km solo che ci vuole una giornata! La suora ci saluta e ci racconta qualche andeddoto sull’operato della loro struttura, restiamo come sempre attoniti dai racconti della realta’ che ci circonda.
Usciamo dal paese e procediamo su una pista dura su pietra vulacanica, il lago Turkana lo costeggiamo lasciandolo sulla destra, i paesaggi sono sempre fantastici e siamo affascinati dalla luce e dai colori del lago.
Passano molto lentamente i km e pian piano lasciamo il lago con un grasso vulcano al centro. Le tribu’ cambiano e passiamo ora nella zona dei Samburo.
Continuiamo appesantita dalla difficolta’ del terreno. Cominciamo a lasciare il deserto e ci inoltriamo sulle colline verdeggianti e poi sulle montagne. In un paesino si riescea comprare pane e birra ed incontriamo un camion di turisti con la scorta armata.
Facciamo dei tratti di fondo roccioso e con salite da prima ridotta, incontriamo un Land 109 con rotta tutta la bulloneria della flangia dei mozzi posteriori, diamo una mano per farli procedere, non sappiamo per quanto… e’ veramente un inferno, e siamo ancora a trenta km dal camp che dovremmo raggiungere. In una sosta mi accorgo di aver rotto una testina della banda antirollio, mi ha gia’ schiacciato il tubo del freno di dx, quindi onde evitare di romperlo smonto a fatica la bassa e poi ci pensero’.
La roccia e le sassaie lasciano il posto al fondo duro di terra rossa con buche profonde e a volte ripiene di fango.
Il sole sta gia’ scendendo e siamo prossimi all’equatore. L’ora prima del tramonto le ombre e i colori assumono un aspetto fantastico, la Land bianca di Edo procede sulla terra rossa: e’ uno spettacolo.
Arriviamo a Maralal giusto in tempo per valutare che il campeggio non ci puo’ ricevere, optiamo quindi per quello fuori paese. A parte che non c’e’ l’acqua per la doccia il posto e’ tranquillo e sicuro. Ci preparano anche una cena self-service a base di pollo e riso.
L’indomani ci sara’ un’importante gara di corsa di cammelli, ci tengono molto e tutti i vincitori sono stati registrati come nei nostri circoli di golf.
Siamo a 2200 mt. e questa notte sarà fredda, ma la pista è stata talmente dura che senza dubbio crolleremo.
Km da BREBBIA: 10224
13 agosto Maralal
Ci alziamo con un po’ di umido addosso una dormita strepitosa: silenzio e buio intenso. Siamo abbastanza tranquilli perche’ sulla carta abbiamo un 150 km di pista e un 100 di asfalto. Dobbiamo occuparci di diverse cose logistiche prima di lasciare Maralal: siamo senza soldi (scellini) Enrico deve saldare un ammortizzatore e poi dobbiamo fare un po’ di spesa. Io e Monica andiamo in banca a cambiare, riesco anche a trovare la bombola del gas. Enrico si occupa dei suoi pezzi. Ci ricongiungiamo tutti all’officina e facciamo della spesa tra cui anche 6 kg. di carne di vitello e di capra.
Per i pezzi della mia macchina neanche a parlarne, la mia Land del ’97 e’ troppo nuova per trovare ricambi quassu’… Si riparte sulla pista dura e con buche impressionanti. Quando ne sbagli una rimbalzi come un canguro per diverse volte.
Verso l’una attraversiamo una riserva, dove intravediamo delle giraffe nella bruce. Se ne stanno tranquille al pascolo e decidiamo quindi di entrare e fare la nostra consueta pausa di meta’ giornata. E come se ci fossimo fermati a lato strada nei boschi di casa nostra, solo che al posto delle mucche qui pascolano zebre e giraffe, qualche facocero e gazzelle.
Riprendiamo la marcia e siamo subito rapiti da un branco di elefanti sempre a bordo pista, purtroppo siamo un po’ preoccupati dalla distanza da percorrere, non riusciamo ad andare avanti, la pista e’ terribile. 16:30 vediamo l’asfalto, erano giorni che non sapevamo piu’ cosa fosse percorrere dei metri senza che un assordante rumore ti avvolga il cervello era ormai cosa dimenticata. Siamo vicini all’equatore, anche se ormai le distanze al giorno d’oggi sono ridotte, sono abbastanza emozionato al pensiero di attraversarlo con la nostra macchina, dopo avere percorso più di 45° di latitudine da casa. Troviamo il cartello della “Equator Line” e facciamo le foto di rito con il nostro gruppo.
Ora dobbiamo procurarci una valida sosta per la notte, abbiamo un’indicazione di camp che purtroppo non puo’ soddisfare le nostre esigenze, questo ci complica la vita. La zona non è propriamente tranquilla e azioni di banditismo si sono già verificate, è necessario trovare una sistemazione ottimale. Attraversiamo la città di Nakuro che oramai è illuminata e riusciamo a trovare sistemazione nel camp all’interno del parco (Nakuru Lake).
Accendiamo la brace e ci prepariamo alla nostra cena. Siamo nel camp site all’interno del parco dove zebre e babbuini ci vengono a far visita senza problema. Bisogna chiudere tutto altrimenti questa notte ci faranno tribulare.
Km da BREBBIA: 10482
14 agosto Nakuru lake
Mi alzo un po’ prestino, riesco così ad andare alla reception del parco per regolarizzare l’entrata. Al mio ritorno gli altri del gruppo stanno preparando la colazione.
Subiamo un’incursione da parte di un gruppo di babbuini che ci fregano due uova prima che riusciamo ad armarci di badile….
Sopravvivenza, urge ingegnarsi!
Smontiamo il campo e cominciamo l’escursione intorno al lago dove ci fermiamo subito per ammirare migliaia di fenicotteri rosa.
Intorno a loro anche molti bufali.
Ci sono un sacco di turisti, qualche giapponese ci fotografa addirittura le nostre auto! Continuiamo la visita e possiamo osservare anche dei bellissimi rinoceronti, sia nero che bianco. Verso mezzogiorno Nené che è alla guida del Land fi nisce in un grosso buco e ci serve l’aiuto di Edo per trascinarci fuori.
Facciamo campo per il pranzo ai bordi di una cascata di una ventina di metri d’altezza: ombra, temperatura eccellente e relax completo.
Dopo aver ripreso il girovagare ed osservato delle pacifiche giraffe Edo ribalta un grosso sasso, con conseguente storta della barra di accoppiamento. Siamo quindi costretti a smontarlo e martellarlo per ridare un aspetto decoroso alla guida del Land.
Sono proprio dei trattori queste Land, con due chiavi e un martello risolvi molti problemi.
Lasciamo il lago Nakuru. Ci avviamo verso Naivascia dopo aver fatto sosta in un grosso supermercato e fatto provviste. La strada è asfaltata e arriviamo agevolmente. Purtroppo il campeggio che abbiamo trovato sulle carte di tracks4africa è a 30 km di pista con tanto fetc-fetc.
Siamo ripagati comunque dal bel ristorante del campeggio che ci serve con una ottima cena sel-service. Si comincia anche ad avere saltuariamente dell’acqua calda nelle docce, anche la location è particolarmente rilassante.
Durante la notte delle yene rompono le scatole.
Km da BREBBIA: 10740
15 agosto Naivascia
Ci alziamo con estrema tranquillita’, dobbiamo solo preoccuparci di arrivare per tempo a Nairobi e trovare una sistemazione per la notte. È domenica e non possiamo far nulla riguardo a immigration e dogana.
La n104 è tutta ottimamente asfaltata e arriviamo agevolmente nella capitale, abbiamo visto che c’è un’italian ghest house, ma purtroppo non ci puo’ ospitare.
Riusciamo a rimediare un’ottima sistemazione nel Camp Hill dove arriviamo giusto in tempo per mangiare un hamburgher.
Il campeggio è pieno di ragazzi in viaggio con zaino e sacco, noi ci dedichiamo nel pomeriggio a fare un po’ di manutenzione e grassaggi. Le donne fanno anche un bel bucato. Sostituisco una ruota forata e controllo livelli e bulloneria.
La sera siamo diretti al Carnivore, il famoso ristorante di Nairobi, sino a qualche anno fa era possibile mangiare buona parte degli animali che sono nel parco a sud della capitale, ora è divenuto più una istituzione ed una tappa obbligata. È comunque una sosta eccellente dove mangiare carne alla brace stile ciurrascheria.
Rientriamo in taxi un po’ tardino.
Km da BREBBIA: 10893