By Le Mani del Chaos
Originally Posted Sunday, July 11, 2004
conventional long form: People’s Democratic Republic of Algeria
conventional short form: Algeria
local short form: Al Jaza’ir
local long form: Al Jumhuriyah al Jaza’iriyah ad Dimuqratiyah ash Sha’biyah
Erg Chech 2003
Introduzione: Ma dov’e’ Grizim?!
C’era una volta l’ennesima cena in cui si sarebbe dovuto discutere della meta del viaggio di Natale
Noi c’eravamo già messi l’animo in pace poiché la destinazione pareva già decisa da mesi (Tunisi -Dakhla) ed eravamo concentrati sul tris di primi che avevamo nel piatto. In effetti, questi ultimi parevano ben più impegnativi del lunghissimo “trasferimento” che ci sarebbe toccato patire da lì a poco. Ma ecco che il nostro grande Capitano dice (sputacchiando un po’ di prezioso ripieno di tortellino) che aveva cambiato idea e che saremmo andati a GRIZIM. Silenzio di tomba. Sguardi interrogativi serpeggiano per la tavolata. Il Capitano ridacchia. La truppa non si fa’ cogliere impreparata e tosto le mitiche 953 compaiono per incanto e si distendono su piatti e bicchieri. Zero risultati. Ma dove è ‘sto Grizim?! In Algeria, ci viene riferito. Alla fine un fortunato lo becca. La notizia viene diffusa e ritornano gli sguardi interrogativi. Verso il Capitano. Ma non e’ un TANTINO in culo?! Ovviamente si. E cosi’ siamo partiti per Grizim. A Adrar ci si conta: la spedizione è assai variegata. I fuoristrada spaziano da un Pinin al Defender passando per un vecchio Pajero: totale 13. I centauri invece contano su due ramarri, tre indistruttibili dierrini, un navigato TT e due ciccione bicilindriche (Transalp e Africa). Totale otto. Ole’ ole’ che si parte! Tira molla e martella finalmente alle 15 la carovana è in marcia. Non sorprende che il Capitano sbagli immediatamente l’imbocco della pista. Qui bisogna aprire una piccola parentesi riguardo al nostro Condottiero: tra le sue varie deficienze si annovera pure l’assoluta incapacità di seguire una pista. Non lo fa’ apposta, è più forte di lui: se ha anche solo una traccia davanti al muso del Defender va’ in tilt. Il fisico ammosciato e l’occhio spento certificano il grave malessere che lo assale. Ed è curioso come poco alla volta devii sempre più fino a perdere ogni riferimento di passaggio umano. Allora come per magia rinasce. E la sua truppa lo segue ovunque con la certezza che:
E in ogni modo certo molto meno divertente. Chiusa parentesi. Insomma, porco qui e porco lì finalmente capitiamo su quella specie d’autostrada non asfaltata che porta al fortino di Bordj Fly S.te Marie. Il tramonto ci coglie proprio in mezzo a delle dune e ci fermiamo con 145 Km in saccoccia. Che non sono pochi visto come sono messe le povere fuoristrada: hanno dietro acqua, viveri e carburante per 2.000 Km d’autonomia. Per loro e per le moto. In pratica viaggiano con il retrotreno quasi appoggiato ai tamponi di fine corsa… La serata scorre veloce e poi tutti a nanna. Di notte però si sente un rumore inquietante: pare un camion lanciato in lontananza ma di fari non se ne vedono. “E mxxxx come che accelera!!!” Volti preoccupati fanno capolino dalle tende: sta a vedere che adesso ci arriva addosso e fa’ uno strike generale. Il rumore scompare e tutti tirano un sospiro di sollievo. Da li’ ad un’oretta pero’ eccolo che ritorna!! Un’indagine approfondita appurava che di camion non c’era traccia mentre il colpevole veniva individuato nel riscaldamento della maggiolina di quei freddolosi di Enrico e Giuliana…. Alle prime luci dell’alba una musica mistica ci allontana definitivamente dalla realtà: Vangelis ci avvolge con le sue note sognanti e il gruppo si avvia trasognato alla mitica colazione. Questo giro fa’ la comparsa una non meglio definita bustina di cappuccino in polvere: messa nell’acqua bollente produce una schiuma peggio della birra. I primi si sxxxxxxo, gli altri fan tesoro e mettono meno acqua… Dopo un po’ il terribile urlo ” Il bar chiude!!!” annuncia che entro un ora si parte. E infatti partiamo. I Km passano veloci e finalmente la finiamo di puntare a ovest e giriamo verso sud. Cominciamo a costeggiare i cordoni di dune dell’erg di Chech e ovviamente alla prima abbastanza grande le moto impongono la pausa pranzo: non per mangiare ma per fare gli asini sulla sabbia tanto sognata. E così ci siamo fermati un po’ troppo. Gli ordini sono categorici: questa notte si dorme nel forte! Solo che verso il finale la questione si incasina: non viene imboccato il passaggio giusto e una moto si perde inseguendo non si sa’ che cosa… Il gruppo finalmente si ricompatta che è ormai buio e ci troviamo a 4 Km dal forte. “Benissimo” direte voi. E no, c’è un bel cordone di dune di mezzo! Ci tocca di fare campo qui!” Sconforto generale. Ma sembra che là le dune siano più basse… Una moto parte in avanscoperta. Il Capitano non resiste e dopo poco i fari del Defender migliorano ASSAI la situazione del povero centauro.
Trallallero trallala’ il passaggio c’è. Conquistiamo il forte di notte belli cotti ma felici. La notte trascorre tra rumori da giungla: i due peggio cinghiali si sono messi a dormire agli angoli opposti delle mura. Tutto rintrona di eco spaventose. Quando che quasi ti sei abituato ecco che il ruggito dello strangolato ti rimescola i nervi peggio di “L’esorcista”… Il mattino seguente, coltelli in mano, viene stabilita la regola che i cinghiali dormono tutti insieme e possibilmente LONTANO! Imbocchiamo una delle innumerevoli tracce che puntano a sud e partiamo. Il terreno è pietroso e ondulato, c’è diversa polvere e la carovana si allunga un po’. Risultato: di nuovo manca una moto. Stop generale su di una collinetta: tornerà indietro prima o poi… E invece no. Dopo aver aspettato un bel po’ due moto partono per la ricerca. Per gli altri invece pappatoria scacciapensieri… Seguiamo la traccia del disperso quando ad un tratto…
LE TRACCE DIVENTANO DUE!! Diamo fondo ai nostri neuroni e decidiamo che si è girato e sta’ tornando indietro. Così giriamo anche noi e a ognuno la sua traccia. L’arcano viene scoperto: ad un certo punto invece di restare sulla pista appena fatta il fuggitivo ha girato secco a 90 gradi diretto nel nulla. E allora anche noi
Ve la faccio breve: fatto un centinaio di Km nei posti più impensati marchiamo il punto sul GPS e torniamo alla base. Ormai siamo senza benzina… Arriviamo dai nostri amici, rifacciamo il pieno e ripartiamo con il Capitano e lo Psicologo al seguito: eh sì perché il Transalp ha un’autonomia stimata di oltre 200 Km mentre noi molto meno. E così, visto come stanno andando le cose, non sia mai che lo troviamo fermo che ha finito il carburante. E con lui anche noi. Lo troviamo proprio mentre stavamo uscendo dalla pista per raggiungere il punto GPS: arriva tutto sferragliante con la gomma anteriore forata, copertone distrutto e mezzi raggi andati…. Gli diamo da bere, carichiamo la moto dietro al Defender e ritorniamo dal gruppo mentre lui straparla esagitato e lo Psicologo guarda per aria… Ole’ che si riparte! Dopo un po’ riusciamo ad accostarci al cordone di dune che ci corre parallelo: sul fianco troviamo un tavolato di sabbia dura liscia come un biliardo. BRUM BRUM!!! Aperti a ventaglio a 100 all’ora sembriamo una carica di cavalleria! E arriviamo a tiro di Grizim. A tiro nel senso che mancano solo 20 Km. Ma di super mxxxx! Il terreno cambia e diventa roccioso. E’ un po’ difficile descrivervi il COLORE di quei sassoni: diciamo argentei, cotti da un sole millenario che un lavoro del genere non l’avevo mai visto. Superati ‘sti accidenti di sassi arriviamo a…. MA PROPRIO A GRIZIM!!!
Ole’ ole’ e festa grande. Il nostro punto GPS che dovrebbe indicare il pozzo ci guida deciso sul colmo di una duna. Troppo alta, decidiamo di non scavare… Allora il Capitano tira fuori le IGN a 1:200.000.( parentesi: queste carte sono INTROVABILI. Ma come fa’ Chiodi ad averle?! Beh, basta scrivere al comando militare Algerino!!! Un mito e una leggenda…) Bene, la situazione e’ la seguente: IGN stesa sul cofano, il Capitano con gli occhiali abbassati, naso appoggiato al foglio e ghigno inquietante a causa della concentrazione. Con il metro (?!) vengono rilevate le coordinate, tradotte in sessagesimali e impostate sul GPS. Risultato: torniamo sulla duna di prima e coerenti decidiamo di non scavare… Non ho ancora detto che diamine e’ Grizim: in pratica e’ un Chot, un lago asciutto. Si resta davvero perplessi a vedere le croste di fango accavallarsi in un posto in cui a gennaio ci sono 35 gradi, ad agosto non voglio saperlo e che e’ di un secco che nemmeno un cespuglio… Super campo in mezzo ad un catino di dune. Il mattino dopo risaliamo verso nord e ritorniamo sulla rotta tracciata dal Maestro Stefano Laberio. Verso sera incontriamo il primo di una ventina di cordoni che dovremo attraversare. Siamo stanchetti ed e’ un po’ tardi. “E chissenefrega!!” Tutti dentro.
E ora vi racconto dei cordoni di dune dell’erg Chech. In spregio dell’Entropia che vorrebbe tutto piatto in questa zona si formano questi cordoni dunari, molto lunghi ma stretti, mediamente un 3-4 Km, che non lasciano scampo: bisogna attraversarli. In particolare questo primo e’ stato anche il peggiore. Salita facile e discesa facile. E allora?! Eh, allora in mezzo e’ si’ QUASI piatto ma di una sabbia molla ma molla con continue buche che non ti lasciano correre…la tipica sabbia algerina. Se volete divertirvi sulla sabbia andate in Libia nell’Aubari o nel Murzuk, NON in Algeria… Le macchine, con le gomme sgonfie che tocca il cerchio, ancora vanno ma per le moto e’ una condanna. E’ stato l’unico posto dove l’Africa da sola non passava. In pratica e’ stata trascinata fuori con due volonterosi attaccati al paramotore (pare fatto apposta, delle maniglie perfette..) e il terzo che da’ il GIUSTO gas per non farla sprofondare e spinge solidale. Porco qui e porco li’ arriviamo fuori che le macchine sono già partite. E per dove? Con Chiodi ad aprire strada e’ una bella domanda… Ci dirigiamo verso il cordone successivo e incappiamo in un pistone di borotalco direzione nord sud: da che parte si gira? Mah, andiamo verso nord… Ci va’ bene e dopo un po’ becchiamo le macchine. Attenti studi sulle carte satellitari avevano individuato il passaggio ideale per il cordone successivo ( che e’ anche il più largo): non sorprende che il GPS ci guidi ostinato verso un muraglione di sabbia. Magari dietro c’erano pure le margherite ma di passare… nada. E cosi’ campo di nuovo. Il mattino seguente la situazione non e’ mutata: il muro di sabbia e’ ancora li’. La truppa e’ perplessa: e adesso?! Chiodi parte con un sorriso e uno strano luccichio negli occhi. I maligni sospettano un orgasmo. Le ragazze, previdenti, chiudono i finestrini. Pare che egli goda di estrema fecondità… Il Defender, come al solito, apre strada; costeggia il cordone, si allontana, torna sotto e ZAKETE! Ci salta dentro.
E’ una magia che dovete vedere per crederci. Non stiamo parlando della Parigi-Dakar super fighi con super mezzi, qui ci sono 34 persone che lavorano nei posti più disparati tutto l’anno e a Natale si fanno un giro in Africa. D’accordo, non e’ gente di primo pelo ma sono sempre 13 macchine una in fila all’altra! Claudio gli mostra la strada e l’impossibile diventa DIVERTENTE!! E’ vero, si piantano e smadonnano ma c’è un fatto: tutti aiutano tutti, ragazze comprese. Ad esempio Manu è bravissima a fare “l’incrocio”… Non c’è gara, non c’è sindrome da super ego, ridendo e scherzando compaiono le strop, si formano trenini improbabili e per CB c’è da morire dal ridere. Addirittura quest’anno siamo stati caziati perché facevamo troppo casino. Raccolti in semicerchio intorno al Capitano adirato abbiamo risposto:
Io sono le mani del Caos ed ho scritto questo per mostrarvi come sia la vostra mente a dipingere i colori del tempo che attraversate.
“PROSECCO TIME!!!!!!!!!”
Ci ha mandato a cxxxxx e ha tirato fuori le bottiglie ridendo. Torniamo al nostro erg Chech. Scavalca di qua’, scavalca di la’ ad un bel momento il Defender apripista denuncia un deciso sferragliamento. Sosta per accertamento danni… Danno accertato: la crociera dell’albero di trasmissione anteriore è kaput. Bene, benissimo, pausa pranzo. Viene steso un bel telone tra due macchine a mo’ di tenda , il super tappeto rosso di Tomas per terra e la truppa si stravacca. Nel frattempo, il Capitano s’infila sotto la macchina, cercando di venire a capo di alcune terribili viti strette con estrema cura dalle maestranze inglesi. Il caldo si fa’ sentire, più di 35 gradi, cosi’ da li’ a poco la maggior parte finisce per ritrovarsi in mutande: non sorprende che taluna biancheria intima presenti vistose tracce di grandi frenate. Si stava per indire una gara, ma poi la mancanza sia di un premio adeguato come di sufficienti beveraggi alcolici hanno portato ad un nulla di fatto. Inoltre le ragazze erano contrarie a partecipare e quindi non c’era scopo… Cosi’, nel relax più totale (nostro) e nello sbuffare (che nemmeno due elefanti che si accoppiano..) di Chiodi, siamo arrivati al punto che avevamo le crociere in mano. Per smontarle definitivamente occorreva una morsa. Chi ha una morsa? Augusto guarda per aria, fa’ finta di nulla… Niente da fare, ha vinto il giro. Bisogna dire che la morsa di Augusto non era nemmeno tanto male; certo non era stata dimensionata in modo da resistere a due persone appese ad un palo. Insomma ha vinto la crociera… Ma noi ci siamo vendicati perché poi l’abbiamo presa a martellate. Riaggiustato il tutto la carovana riparte. Brum brum che siamo in ritardo!!! Cosi’ è la volta della povera Transalp che, strapazzata peggio di una pallina da flipper dal suo indecoroso pilota , decide che è proprio stufa. In particolare la frizione ne ha due “maroni” cosi’ e la fa’ finita. Ovviamente si ferma nel bel mezzo di un discreto sabbione. “E adesso chi diamine la tira fuori?!” Beh, il Defender ovviamente… Una bella corda lunga e pronti via!! La tecnica mostra subito i propri limiti
1) la macchina va’ troppo piano e bisogna essere in tre a portare la moto.
Uno guida e due la tengono dritta.
2) Se la macchina fa’ una curva la moto cade a prescindere dai porchi dei “sostenitori”.
Inoltre il pilota asserisce deciso che cosi’ non vuole.
3) Quando la macchina scavalca una duna la corda s’infila nella sabbia e tira la moto verso il BASSO e non verso l’ALTO…. Cosi’ occorrono altri due volonterosi che impediscano alla corda di insabbiarsi.
Andiamo avanti in queste condizioni per una mezz’oretta e poi decidiamo che è proprio l’ora perfetta per fare campo… Il Transalp viene smontato e i vari pezzi distribuiti nelle macchine partecipanti. Non è dato di sapere se, e in che modo, tutti i componenti siano arrivati a Padova. Il centauro non era granché simpatico… Ad un certo punto finiscono le dune e si finisce in un posto allucinante. La 953 lo chiama Tanzerouft. Beh, non è mica una storia da poco: è il terreno ideale per la formazione di quelle catastrofiche crestine, alte 20 centimetri, che vedi solo quando ormai hai preso la prima. E allora, se sei in macchina ti ritrovi a vedere ruote e sospensioni divorziare e andarsene per conto loro; se sei in moto devi avere molta fortuna che dopo due giri della morte atterri dal verso giusto e non con il casco… Dunque sabbia grossa e chiara, sole allo zenit e avanti a 90 l’ora. L’ esperienza ti urla il pericolo e tu non riesci a vedere assolutamente NULLA: PIATTO COME UN BILIARDO!! A confronto viaggiare in autostrada sembra di essere sulle montagne russe… E mica è durato poco: almeno un 150 chilometri. Ci siamo fermati due volte perché ci veniva da vomitare tanto eravamo senza riferimenti. Pazzesco. A forza di macinare chilometri incocciamo nella mitica bidon 5. Detto per inciso non è che sia poi ‘sto grande stradone… Cosi’ giriamo (PURTROPPO) a nord e a notte fatta arriviamo a Adrar. Ci aspettiamo grandi festeggiamenti e invece troviamo…., la fiera INTERNAZIONALE della agricoltura, con tanto di Ministro per lo sviluppo agricolo (o qualcosa del genere..) e l’Hotel tanto sospirato PIENO!!! Non ce ne fregava mica granché di dormire in un letto, ma la faccenda era che non ci si lavava da dieci giorni e l’indomani alcuni sarebbero dovuti partire in aereo…. Porco qui e porco li’ conquistiamo due camere DOPPIE. La prima divisione assegnava partecipanti in numero di cinque per camera. E vai con i materassi per terra! Poi pero’ la situazione e’ peggiorata. La Direzione non consentiva di montare la tenda nel cortile (colpa del Ministro che abitava anche lui li’..) sicché a tarda ora alla camera numero 227 venivano ulteriormente assegnati altri quattro inquilini che, dotati di tenda, dormiranno in poggiolino …. E cosi’ ci siamo molto divertiti.