By Alfredo Crivelli
Originally Posted Saturday, January 21, 2006
Algeria 2001, ritorno al passato di Alfredo Crivelli
16 dicembre 2000 – 8 gennaio 2001
Partecipanti:
Alfredo, Roberta e Napo Crivelli – Defender 90
Paolo Chiodi e Gianni Fornara – Mercedes 300td
Massimo Conforti e Guido Baglioni – Mercedes 230b
Percorso articolato su 5500km dei quali 2250 di pista.
Lo scorso inverno sono ritornato in Algeria.
Non era la prima volta, c’ero già stato a Pasqua 2000 per fare l’Erg Chech con dei cari Amici, ma quello fu un viaggio un po’ particolare, molto “sportivo”.
In passato ho visitato diverse volte questo Paese, sempre in moto (con una grande Cagiva 650), ma anche se i viaggi erano organizzati in proprio e con l’uso delle guide solo nei tratti più difficili (niente GPS e nonostante i 50 litri di benzina, un’autonomia relativa rispetto ad un 4X4), non mi hanno mai dato quel senso di libertà che ho sempre cercato. Di solito si concordava l’itinerario e poi via, nelle mani della guida, aspettando il campo serale per fare il punto della situazione.
Sulla memoria di quei viaggi, ho ricostruito questo itinerario cercando sulle carte i nomi tanto spesso sentiti, anche se storpiati nella pronuncia delle guide. Non è stato facile perché molti dei miei compagni di viaggio contemporanei non hanno mai visitato l’Algeria, sono quelli che io chiamo bonariamente “I Libici”, mentre i viaggiatori con qualche primavera sulle spalle hanno anche loro informazioni legate alla memoria ma niente punti GPS. Alla fine la paziente ricerca è stata premiata e aiutato da degli ottimi compagni di viaggio, che molto bene hanno capito e condiviso la filosofia del viaggio, sono partito.
Questo viaggio l’ho vissuto con un’emozione particolare perché ho rivisto luoghi e persone che non vedevo da molti anni, e che mi mancavano, fatto con ritmi d’altri tempi: sveglia con il sole già ben fuori, soste per il pranzo degne di questo nome e campi serali approntati molto prima del tramonto per avere il tempo di fare qualche foto o solo per passeggiare.
Questa lunga introduzione non precede, come spesso accade nei reports che sono pubblicati su SEK, alcun diario di viaggio perché quello che ho provato e ritrovato in quelle tre settimane me lo tengo per me.
Penso però di fare una cosa gradita allegando l’intero percorso, sotto forma di traccia in formato
OZI (53 Kb file zippato ) e
PCX5 (39 Kb file zippato) per Quo-Vadis.
Non allego invece alcun WPT perché con la traccia del mio percorso chiunque abbia un po’ di esperienza e la cartografia necessaria potrà organizzare il viaggio.
A chi non è in grado di farlo partendo dal mio materiale preferisco non dare nulla così non andrà a mettersi nei guai con il mio aiuto.
La traccia parte dai Quattro Chemins dove si trova una postazione militare. Consiglio di fare gasolio a Hassi Messaud perché, a volte, Hassi Bel Guebbour rimane a secco.
La pista è su fondo compatto sino all’inizio delle propaggini nord dell’Erg Issaouane, ma l’attraversamento di questo tratto è abbastanza semplice.
Poi pista ben segnata sino ad Illizi, intervallata da un paio di pozzi permanenti, un piccolo fortino a Hadjadi, con accanto un cimitero.
Da Illizi tutto asfalto sino a Djanet. Consiglio di calcolare una sosta di un paio di giorni per visitare almeno il sito di Jabarene ricco di pitture rupestri e scenari molto particolari. La traccia lascia l’asfalto per dirigersi verso l’erg d’Admer, splendido ed imponente, che si supera grazie ad un punto relativamente più facile chiamato Tahort.
Poi il piattone del Tafassasset sino al pozzo di Tiririne (nei paraggi vi è una postazione militare) da dove ci s’immette prima nell’Oued Tiririne, poi nell’oued Hohadj, per finire nell’oued Tadant.
A metà del Tadant si trova un piccolo villaggio Touareg sorto nei pressi di un pozzo permanente (l’indicazione delle pur precise carte russe è sbagliata di quasi 5 km). Consiglio di fare un po’ di spazio in macchina per qualche genere di utilità da regalare agli abitanti.
Poi il Tadant incontra l’oued Takalous che si getta a sua volta nel Tin Tarabine. Giunti a Tehe-n-arene si può prendere una deviazione che porta direttamente a sud per visitare la splendida guelta di Ti-n-Eggoleh, asciutta ma spettacolare per i salti d’acqua rofondamente scavati nella roccia.
Da lì si prosegue sino a Tagrera, dove si può fare campo in uno spettacolare anfiteatro naturale.
La pista corre ancora a sud sino ad incontrare la deviazione che porta direttamente a Tamanrasset.
Tam è molto cambiata, ma chi non lo è?
Si lascia Tam su di una pista finalmente sistemata sino all’Ermitage di Pere de Foucauld, dove si può godere di uno dei tramonti più belli di tutto il Sahara.
Pista al limite della percorribilità, almeno per un terzo, quella che porta a Hirhafok.
Da lì si prende la strada nazionale per Djanet che si lascia poco dopo in direzione di Mertoutek. Poco prima di Mertoutek vi è un piccolo e insospettabile passaggio che porta nell’enorme pianura ad est della catena del Teffedest.
Seguendo l’immenso oued si doppia il Garet el Djenoun e si ritrova la pista che porta ad Amguid, dove non c’è nulla da vedere. Bellissimo ed imponente l’erg che si lascia sulla destra. Dopo le gole di Amguid la pista diventa monotona con molti tratti di tôle ondulee. I quattro Chemins sono oramai in vista.
E ora giusto qualche informazione.
Come arrivare in Algeria lo sapete, l’Habib e la Cartaghe le conoscete.
Le formalità doganali sono le stesse riportate nel racconto dell’Erg Chech e non sono cambiate.
Per i visti vi consiglio la simpatica Ivana Dotti.
Molte zone attraversate e i nomi citati sono ricorrenti in tutte le guide sull’Algeria.
Non voglio approfondire troppo i particolari perché vorrei stimolare una ricerca personale di informazioni.
Lungo il tragitto si incontrano Targui solitari e villaggi Touareg.
Anche la presenza di gazzelle è molto significativa, specie a sud.
Gasolio sicuro a Hassi Messaud, Illizi, Djanet, Tamanrasset, a volte mancante a Hassi Bel Gebbour e forse possibile a Zaouatallaz.
Acqua permanente nei pozzi di Tabelbalet, Hadjadj, Tiririne, Tadant. Il pozzo di I-n-Abeggui, nonostante le ricerche, non è stato trovato perché probabilmente insabbiato per scarso utilizzo.
Nessun incontro né con locali né con turisti tranne che nei pressi di Tagrera battuto da numerose HJ60/61 cariche di turisti