By Marino Alberto Zecchini
Originally Posted Thursday, March 24, 2011
INSOLITE ESPLORAZIONI
Sulle acque della Grande Sirte oggi ho visto galleggiare abiti vuoti, cinture di corda slacciate che sembravano serpenti imprigionati ai passanti di calzoni di una vita che oggi non c’è più. Le tasche rivoltate, svuotate dei loro segreti… odori di morte. Abiti colorati alla moda africana, berretti a visiera per osservare lontano…la terra oltre il mare. Fogli di carta bagnata con scritte scolorite… parole come anime sottili sciolte nell’acqua salata. Avanzi fluttuanti, uniti avviluppati come un unico relitto smorzavano i flutti, arrestavano l’onda.
Là sulle spiagge incantate di Zarzis sono morte le speranze di un viaggio in cui solo ora si può leggerne tutta la disperazione. Una corsa dentro l’ipnosi di un miraggio arrestata da un onda che dopo aver mangiato e digerito gli esseri ne ha risputato gli avanzi. Un mare senz’anima che continua impassibile il suo moto davanti a tutte le tragedie del mondo… che ritorna, riportandoci i ricordi e le memorie di “nuovi esploratori”, ovvero di quella moltitudine di persone del sud che interagiscono con “nuovi territori” di scoperta verso nord. Sono gli eroi d’oggi, vittime che affrontano il deserto ed il mare con strumenti da loro ritenuti adeguati: un sacco dentro cui sono infilati scarpe di gomma per camminare sulle pietre e sulla sabbia arroventata dal sole del Sahara, una giacca di plastica per affrontare il freddo e l’acqua dei flutti del mare, un foglio di carta sul quale sono scritti gli indirizzi del loro paese e molta ma molta speranza. Moderni esploratori di un mondo sconosciuto, giunto nei loro villaggi del sud con le immagini della televisione globalizzante che diffonde un’idea che non è più natura, ma un mondo diverso magnetico e affascinante da contrapporre a quello del loro paese.
Allora la speranza si veste d’avventura ed il deserto ed il mare sono il passaggio obbligato, le tribù avverse del nord e la polizia degli stati attraversati sono gli indigeni bellicosi da evitare a volte da affrontare. Una esplorazione travagliata e rischiosa ancor più di come lo erano quelle delle compagnie geografiche europee del 1800 che sfidavano il deserto e l’Africa selvaggia allo scopo di valutare le ricchezze e considerarle in seguito come bene da colonizzare. I nuovi esploratori hanno altre mire, meno violente, più umane, più nobili: trovare un po’ di pane da inviare ai loro paesi perché le loro mamme possano anch’esse mangiare un po’ di quei beni che gli sono stati sottratti con la forza durante i secoli della deportazione, della colonizzazione e dallo sfruttamento abituale delle multinazionali. E poi, in quei tempi era giunto in Africa il messaggio cristiano fatto di bontà, perdono, generosità e amore per il prossimo a cui molti hanno creduto, un messaggio che giungeva dal nord che valeva la pena cercare e conoscere. Inoltrarsi nei territori del messaggio: l’Europa, l’Italia, Roma per scoprire che l’origine, l’essenza e la sua natura proveniva da una terra e da una umanità più simile a loro. Grottesco paradosso frutto delle elaborazioni santificate di sapienti del nord. Quindi una esplorazione che non aveva come scopo solo la conoscenza e il futuro benessere, il contatto con altri popoli, ma anche spirituale. Insomma un impresa questa possibile solo a gente forte ed in buona salute… alla “miglior gioventù” africana.
Gli ostacoli e le difficoltà sul percorso sono tanti, in agguato in ogni momento; Jungle d’asfalto, belve feroci, politici scorpioni che fingono un viso accattivante per poi colpirli inaspettatamente con la coda. Paure amplificate dai megafoni di televisioni corrotte dagli interessi.
Annunci d’amore già dall’inizio sospette di tradimenti di ministri e capi di stato più attenti a come compaiono sugli schermi che del reale problema propongono accordi di controllo dei territori e dei mari attraversati per allontanare la minaccia. Le prigioni costruite sulle isole al fine di fermare quella che hanno definito: invasione degli “extra”. Insomma un viaggio in cui i pericoli che Livingstone o il Duca D’Aosta e altri grandi esploratori del passato avevano incontrato non sono nulla in confronto.
A molti potrà sembrare una inversione di vedute ma è pur vero che attraverso un’astrazione intellettuale è possibile verbalizzare un punto di vista ribaltato, cambiando i valori che concettualmente siamo abituati ad avere. Una forma ludica che può aiutare a mantenere la nostra mente allenata, a rimanere obiettiva e libera di spirito e di giudizi. Quei giudizi sovente inquinati di preconcetti che sovente hanno giustificato i peggiori totalitarismi e dittature che sono stati possibili attraverso una sorta di ipnosi collettiva, sempre studiata prima a tavolino al fine di possedere in qualche modo l’intera coscienza nazionale per fare di essa una massa insensibile e lontana dalla realtà, inutile fare esempi, sono troppi e sempre molto dolorosi, questa è per molti oggi la strada imboccata dagli italiani. Oggi, davanti al cerchio vizioso dell’emigrazione clandestina che avviene in molte parti del mondo ma che vede l’Italia e la Tunisia protagonisti di primo piano di questa enorme tragedia umana credo sia necessario introdurre un dibattito pubblico che ci abitui a sentire il problema con il rispetto soprattutto dell’uomo al di a di delle sue origini geografiche o religiose. I governi devono attivarsi, ma soprattutto è indispensabile che ogni singola persona sia vigile e capace di osservare e reagire di fronte ai soprusi e alle ingiustizie verso i più deboli. La comunità internazionale in primo luogo deve seriamente trattare il problema alla sorgente, stabilizzare la reintegrazione dei giovani nei luoghi delle loro origini con possibilità di impiego e delle condizioni almeno minimo-vitali. Per noi, in qualità di comuni cittadini è diventato indispensabile una lucida attenzione sui partiti e su quegli uomini politici che sono preposti al flusso umano della immigrazione che sul mercato nero sovente diventa forza lavoro quasi gratuito. Alla terribile e temibile mafia della cravatta e dei fazzoletti colorati sporgenti dai taschini che sovente osserviamo pavoneggiare perfino sugli schermi televisivi.
Un esame critico ma umano al drastico trinceramento dell’Europa nel rinchiudersi sempre più dietro la sua fortezza geografica e le sue leggi dissuasive che sono sovente causa di ingiustizie e di morti. L’attenzione ad una indiscriminate chiusura dei ponti levatoi della sua fortezza di granito sovente fatta paradossalmente in nome dello spirito cristiano e della “fratellanza tra gli uomini ”.
Marino Alberto Zecchini