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Con i Tuareg a Timbuctù e nel Sahara di Claudio Pacifico

– Posted in: Cultura, Recensioni, Storia, Usi e Costumi

By Claudio Pacifico
Originally Posted Wednesday, October 26, 2005

Con i Tuareg a Timbuctù e nel Sahara

Claudio Pacifico

Darf Publishers

London / Tripoli

ISBN 977549659-4

DL: 25 € 15

L’ambasciatore di “Sabbie Perdute” rimonta sulla rahla per una nuova traversata sahariana sempre verso Timbuctù ma questa volta non si perde, tutt’altro ne ritorna anzi con un nuovo lavoro che rispecchia le due principali modalità di scrittura dell’autore; la nostalgia, quasi un mistico vincolo per il ricordo dimensionale del viaggio e dell’avventura e la sua passione, un vero must, per la ricerca antologica più erudita, probabile retaggio di una professione avvezza a scavare ben oltre l’apparente esteriorità dei fatti, come sovente sembra, invece diplomaticamente presentarci.

Ciò è gia evidente nel titolo “Con i Tuaregh a Timbuctù ricordi di lontane avventure e traversate Sahariane”.

Il libro si sviluppa quindi in due precise direzioni, da una parte vi è una ampia e organica narrazione che ripercorre puntigliosamente il cammino e le tappe dei viaggiatori dell’epopea romantica della grande esplorazione ottocentesca alla scoperta di Timbuctù, la misteriosa regina delle medioevali sabbie sahariane, dall’altra una profonda e vissuta nozione dell’arcaica e affascinate cultura tuaregh che ci viene illustrata sul filo dei ricordi e dell’amicizia che legano l’autore e il suo indimenticato amico e “maestro di vita del deserto” Alì Alyoù.

Si parte quindi riprendendo i testi dei grandi storici arabi, le narrazioni e le tracce lasciaste dai tanti viaggiatori che si cimenteranno nella gara volta a carpirne per primi i misteri e leggende di questa città. Riemergono cosi nomi e figure oggi dimenticate o rimosse come quella di Giovanbattista Belzoni il padovano pittoresco “spedizioniere” di antichità egizie che, ammaliato dalle favoleggiate ricchezze della città proibita tutto tenterà per arrivarci ma mai vi giungerà o la stravagante personalità di tale Auguste Dupuis più noto come padre Yacouba, un Padre Bianco che addirittura vi impalmerà Salama, una affascinante residente e ci lascerà i primi scritti sulla vita e le genti di Timbuctù .

La filosofica e intensa spiritualità, i codici cavallereschi, i dogmi culturali, la poesia immortale, i miti e i misteri di questa indomita popolazione ci vengono invece narrati attraverso un specie di erudito taccuino di viaggio sulle conversazioni fatte fra l’autore e Ali durante le interminabili azalay, sulle rotte del sale marciando fianco a fianco a dorso di mehari lungo le sconfinato rotte del Sahara, unico oceano dove “non si possono immergere i remi” e da dove riemergono le affascinanti memorie, le suggestive testimonianze di antichi splendori, l’epica epopea di questo popolo di cui alla prevedibile prossima sparizione l’autore ne indica l’epitaffio da incidere sulla lapide: scomparsi perché non potevano sopravvivere alla modernità. Con i Tuaregh a Timbuctù l’autore continua il suo viaggio alla ricerca dei misteri della propria interiorità, del viaggio nel suo Sahara, l’ultimo, quello non ancora invaso e deturpato dalla Dakar e dai i turisti d’avventura.

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