By Marino Alberto Zecchini
Originally Posted Wednesday, March 23, 2011
Clandestini
Il deserto è come il mare, molte sono le somiglianze sia nell’aspetto fisico sia nella sue concezioni metaforiche, le onde sono dune, le oasi le isole nel mezzo di uno spazio che si presenta misterioso e nel contempo affascinante. Dal mare come dal deserto riemergono prima o poi tutto quel che per anni gli abbiamo donato, ovvero le scorie e i fantasmi del nostro benessere.
L’acqua e la sabbia possiedono una memoria senza limiti. I mari e i deserti di tutto il mondo vomitano quantità di rifiuti, sulle spiagge, lungo le piste di sabbia troviamo inesorabilmente le tracce dell’”homo incquinatur”. Il vero cancro della terra che vampirizza tutta la vita attorno a sé. I piccoli pescatori, e i nomadi transumanti hanno paura… affermano di vedere gli spiriti camminare sulle dune e sulle onde dicono che si aggirano ovunque, appaiono e spariscono, spargendo intorno il loro implacabile dolore come fosse la profezia di nuovi imminenti disastri. Presso le “gubbe” (mausolei) dei loro santi si moltiplicano i pellegrinaggi, gli uomini semplici si sono dati il compito di bonificare attraverso le preghiere, le benedizioni e lo spargimento d’incenso le loro zone. Tracciano cerchi per terra per creare zone sacre nella convinzione di tenere lontano gli spiriti e le malattie esplose dal profitto e le lordure d’occidente. Danzano e cantano gli scongiuri affinché questi jeni malefici ritornino negli inferi da cui sono venuti. Inutile cercare, inutile scrutare, guardarsi attorno, dietro le spalle: noi occidentali non li vediamo se non ci riflettiamo in uno specchio sincero. Ma loro sì: li vedono e sentono le loro voci… vedono le nostre tracce ed invocano aiuto. Sulle barche e nelle carovane transumanti, si sentono molte voci che gridano aiuto. Sono voci che parlano arabo, berbero e i dialetti della gente nera subsahariana, implorano nello stentato francese dei popoli colonizzati. Osservano il balucicare delle nostre città, dei supermercati traboccanti di cibo e di preziose mercanzie pronte all’uso, sono per loro magnetiche visioni. Gli involucri di plastica, di latta, strisce multicolori di carta, stagnola, lattine di alluminio con gli accattivanti disegni e scritte coniate dall’ultima grafica propagandistica delle multinazionali, le scorie radioattive, i morbi e le terribili malattie uscite dai laboratori sperimentali, le immagini televisive dove la danza dei “sette veli” viene riproposta quotidianamente…attrazione fatale. Tutti questi fantasmi invadono il mondo povero del sud. Disperati per un avvenire impossibile ti seguono, invocando di continuo di essere portati in salvo. Allora si organizzano per partire anche loro alla conquista dell’effimero benessere. Viaggio dell’ossessione… indossano gli amuleti dentro i quali è conservato in segreto la formula del marabuto, un vero e proprio scacciafantasmi. Un piccolo involucro di pelle appeso al collo come una medaglia, un “grigri” al quale è affidata la speranza della vita. Metafore? No. Dall’acqua e dalla sabbia riappaiono i corpi. Sulle piste della sete e della disperazione rimangono i corpi incartapecoriti dal terribile sole africano.
Nel Mare della piccola e grande Sirte giacciono migliaia di cadaveri senza nome come fossero anch’essi scarti dell’umanità d’occidente. I poveri pescatori li trovano come terrificanti visioni galleggiare con i loro abiti vuoti, la carne mangiata dai pesci, quei stessi pesci che esportati andranno a rallegrare le tavole imbandite d’occidente. I pastori nomadi del Sahara ricoprono i loro resti con le pietre e la sabbia lasciando il loro amuleto sul collo perché temono di rivelare la fallacità dei marabuti a cui essi stessi si affidano. Le guardie costiere tunisine solcano ininterrottamente durante le notti le acque delle coste illuminandole con radenti fasci di luce alla ricerca di superstiti, tendono nel silenzio notturno le loro orecchie per ascoltare gli ultimi gemiti. Quando li trovano lanciano le reti per issarli a bordo: uomini, donne bambini che conservano ancora il sorriso beffardo delle tragedia. Le salme senza nome vengono portate in un luogo di cui si parla ma sconosciuto, un cimitero nascosto tra le dune di sabbia, anche le guardie per rispetto o per timore lasciano al loro collo gli amuleti della speranza? Fuggiti per l’”attrazione fatale” o scampati ad una delle numerose guerre d’Africa. Per Gheddafi sono miserabili, non fa distinzioni sull’asilo politico o la povertà, a Roma nell’ultima sua presenza ha affermato che il concetto estremamente civile della protezione per chi fugge da una guerra o da persecuzioni in Africa non esiste.
In occidente, in Italia sono solo clandestini, e i clandestini non hanno una storia, una identità, la loro storia è scritta sui giornali, letta alla televisione da chi non la conosce. Sacrificati, incarcerati, espulsi, a volte uccisi nelle insulse prigioni: per avere consenso e più voti.
Alcune parti politiche, urlano comizi per creare più forte il conflitto. Si sentono offesi dalla presenza di una differente umanità. Cantano la loro rabbia, innalzano bandiere, cantano canzoni, per sentirsi più forti, più uniti, più gruppo, più razza, più “lega”: per eliminarli senza rimorso.
Nei parlamenti hanno discusso anni del ciador delle loro donne, dimenticando che è lo stesso di Maria la madre di Dio. Hanno posto al giudizio di tutti il mistero dell’Islam lo hanno spiegato, discusso, in un oceano di profonda ignoranza. Dicono che sono invasori mascherati e sarebbe meglio se tornassero di dove sono venuti, perché gli italiani possano avere più posti di lavoro , lo dicono in difesa dei diritti perché si vuole essere ancora più ricchi.
In Italia i clandestini sono condannati a vivere nascosti e di stenti, a dormire nei luoghi più immondi, tra gli escrementi e non si sopporta…”il miracolo giornaliero della loro sopravvivenza”.
Se vogliono rimanere si devono integrare, sottostare alle nostre leggi: una chiave che chiude il recinto…“ghetto Italiano”.
Luoghi comuni di politici esaltati! Chiudiamo le nostre orecchie al raglio dell’ignoranza, chiudiamo i trattati che ci costringono in confini culturali, per favorire un partito, una setta, una tribù una “lega”. Poniamoci in silenzioso compatimento verso le nauseanti teorie delle aggressioni di politici senz’anima. …respiriamo l’essenza universale dell’uomo.
Marino Alberto Zecchini