La domenica, quando coi miei genitori si andava dalla zia Maria, il mio passatempo era quello di curiosare nelle scatole di metallo dei biscotti Doria. Lo zio Guido, in questi piccoli forzieri, custodiva gelosamente un’enorme quantità di fotografie. Ritratti dai bordi frastagliati di persone sconosciute, piccole foto tessere ingiallite dal tempo, i paesaggi del Lago Maggiore, le feste di leva coi coscritti, il periodo della guerra in Croazia, ragazzi e ragazze col “vestito della festa”, e poi le foto fatte in studio nel giorno del suo matrimonio con la zia.
Nell’era della computer graphics forse le tecniche di stampa con ingranditore, sviluppi e fissaggi sono superate… comunque sono a mio avviso un passatempo piacevole, nel senso che per ottenere dei risultati decenti passi MOOLTO tempo nella camera oscura.
L’alchimia dello sviluppo mi ha sempre affascinato e vedere apparire l’immagine dal “nulla” sulla carta fotografica in modo silenzioso e progressivo non ha niente a che vedere con l’osservare una stampante che sputa tra stridulii un foglio di carta.
E’ uno splendido libro, edito da una piccola casa di Lecco, che contiene il resoconto di un lungo viaggio svolto in cammello in Mali. Le fotografie contenute sono assolutamente fantastische!
Ma saranno venuti troppo tardi: perchè i palmeti proibiti o la polvere vergine delle conchiglie ci avranno regalato la parte più preziosa. Offrivano solo un ora di fervore: e siamo noi che l’abbiamo vissuta” Antonine de Saint-Exupery
Ecco alcuni consigli per tutti gli appassionati di Africa e di deserto, una sorta di dieci comandamenti semplici e sintetici per non fallire, per essere sicuri di portare a casa belle immagini da mostrare a “quelli” che il deserto si ostinano a volerlo vedere in cartolina. Insomma, un modo come un altro, magari sottile, per far morire d’invidia quelli che vanno a Rimini.
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