Arriviamo in Angola passando il confine con la Namibia a Ruacana, cittadina di frontiera stanca e addormentata. La dogana namibiana è pulita, ordinata e di un’efficienza svizzera: ci armiamo di santa pazienza e chewing-gum, ma ci vogliono comunque più di due ore per il disbrigo delle pratiche doganali. Dobbiamo registrare i numeri di serie di tutti i nostri apparecchi fotografici: la dogana namibiana teme l’importazione di elettronica a basso costo dall’Angola.
Un viaggio in Etiopia era atteso e desiderato, ma non scontato. Almeno per il sottoscritto. Atteso e desiderato perché, in generale, il Paese attira e stupisce per la sua cultura e le sue popolazioni; in particolare, perché nella mia storia personale esiste un lontano avo che condusse le prime esplorazioni nel 1892 per la Società Geografica Italiana nell’area del Corno d’Africa: Giuseppe Candeo. Tuttavia forse per nessuno di noi era dato per scontato: soprattutto per la “naturale” resistenza che i sahariani hanno ad abbandonare le grandi sabbie e il loro mezzo, quando la mancanza di tempo per le troppo grandi distanze e le ritrosie alla spedizione in container ti impediscono di guidare il tuo Defender… per poi trovarsi su un Toy (ma qui finisce ogni dibattito su questo specifico punto!).
Sulle tracce degli esploratori e degli archeologi che ci hanno preceduto cercheremo di guadagnare la via per Berenice ed i tumuli del cratere di Onib, non senza avventurarci anche in percorsi alternativi ed inediti che speriamo ci offrano l’opportunità di imbatterci in nuovi ritrovamenti, rinvenendo ulteriori pozzi, villaggi Beja o resti di antichi insediamenti minerari che lontani dalle principali vie carovaniere e di trasporto delle merci e dell’oro magari ancora oggi si sono preservati dallo sguardo curioso degli avventurieri. A quel punto non ci rimarrà che rientrare puntando ad ovest la strada ferrata che unisce, nemmeno fosse un sogno !, Wadi Halfa a Khartum; passando prima per l’avamposto di fort Murrat e successivamente per le miniere di Umm Nabari, intersecheremo la ferrovia all’altezza della stazione numero 6 che si erge nel vuoto totale a 360° nell’orizzonte, e da lì, tagliando ancora il deserto, raggiungeremo le rive del Nilo per gustarci prima delle luci del tramonto Karima e le sue grandiosità.
By Nicola Ferrulli Originally Posted Monday, August 9, 2004 ETIOPIA (1): IN VISITA AI SURMA (21/12/01 – 05/01/02) a cura di Nicola Ferrulli L’Etiopia, alle 22,30 del giorno 22 dicembre 2001, vince per 2 a 1 contro il Kenya. L’Etiopia è campione 2001 del RWANDA CHALLENGE, campionato di calcio dell’Africa Orientale. L’aveva vinto, l’ultima [...]
Un viaggio africano, un vero viaggio africano. Guasti, inconvenienti, imprevisti e meraviglie sopratutto meraviglie per il gruppo composto da Ale e Martino su Toyota hzj 75 e Rosalba, Carlo ed io, Gian, su Toyota hj 61. Mete principali del viaggio: il lago Turkana (Kenya) e la regione dei Surma (Etiopia) nella valle dell’Omo, lato Ovest verso il Sudan.
Nell’estate 1999 Elisabetta ed Io abbiamo avuto il primo approccio con il Madagascar e durante l’inverno è nata l’idea.
L’estate scorsa, dal 18 agosto al 12 settembre 2000 non abbiamo realizzato soltanto un viaggio, ma anche un’avventura e un sogno. Dopo alcuni concitati mesi di preparativi e aspettative siamo arrivati con le nostre mountain bike a Fort Dauphin (Taolagnaro), punto di partenza del nostro viaggio, situato all’estremo sud del Madagascar affacciato sull’Oceano Indiano. Abbiamo quindi attraversato l’isola da est ad ovest fino a Tulear (Toliara) sul canale del Mozambico e da qui abbiamo visitato le fantastiche spiagge lungo la costa.
L’Etiopia, Addis Abeba (Addisbabà, come dicono i locali): si pensa subito al Leone di Giuda, a Menelik, all’A.O.I., alla stele di Axum, al re Salomone; recentemente alla guerra che l’ha vista opposta all’Eritrea. La s’immagina, questo sì, in Africa ma lì quasi per caso e comunque mai com’è.
Una sorpresa e qualche risposta sull’origine degli stereotipi che circolano liberamente sull’Africa.
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